VIII
L'ESAME DELL'ANIMA
L'ora di adorazione di questa sera mira ad ottenerci dal Signore Gesù la grazia della sincerità: sincerità coi Signore, sincerità con noi stessi, sincerità con il prossimo.
Abbiamo considerato la nostra comparsa davanti al nostro Giudice supremo, Gesù Oggi consideriamo l'esame, le testimonianze, la discussione che avverrà al giudizio. È vero che il giudizio di Dio si compie in un istante, ma noi dobbiamo considerarlo nei singoli tempi per averne maggior vantaggio spirituale.
1. Siamo schietti con Dio. - Il timor del Signore è una gloria e un vanto, è gioia e corona d'allegrezza. Il timor del Signore allieterà il cuore, darà letizia, contento e lunga vita. Chi teme il Signore si troverà bene negli ultimi momenti e nel giorno della sua morte sarà benedetto. L'amor di Dio è gloriosa sapienza. Quelli ai quali essa si mostra l'amano appena l'han vista e ne han conosciuto le grandi opere. Il principio della sapienza è il timore del Signore, che coi fedeli è creato nel seno materno, accompagna le donne elette, e si riconosce nei giusti e nei fedeli. Il timore del Signore è la religiosità della scienza. La religione custodisce e giustifica il cuore e gli dona
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giocondità e contento. Chi teme il Signore sarà felice e sarà benedetto nel giorno della sua morte. La pienezza della sapienza sta nel temere il Signore. Essa ricolma dei suoi frutti, riempie tutta la casa dell'uomo dei suoi prodotti, e i magazzini dei suoi tesori. Il timor del Signore è la corona della sapienza; riempie di pace e di frutti di salute. Egli conosce la sapienza e la calcola: l'uno e l'altra son doni di Dio. La sapienza distribuisce scienza e intelligenza prudente, ed esalta la gloria di chi la possiede. Radice della sapienza è il timor del Signore, e i suoi rami son di lunga durata. Nei tesori della scienza v'è l'intelligenza e la religiosità della scienza, ma per i peccatori la sapienza è oggetto d'esecrazione. Il timor del Signore scaccia il peccato. Colui che è senza timore non potrà esser giustificato, perché la foga della sua collera ne sarà la rovina (Eccli. 1,11-28).
Il timore di Dio è principio della scienza: «Confige, Domine, timore tuo carnes meas, a judiciis enim tuis timui»: trafiggi col tuo timore le mie carni, giacché mi spavento davanti ai tuoi giudizi1. Signore, penetrami di un santo timore, perché io voglio temere i Tuoi giudizi. L'anima nostra dovrà comparire davanti al Giudice supremo, Gesù Cristo. Alziamo gli occhi e vediamo se possiamo incontrarci senza tremare e con lo sguardo sereno cogli occhi penetranti di Gesù. Gesù legge fino in fondo all'anima nostra. Gli renderemo conto di tutto il bene e di tutto il male operato in vita.
Gli renderemo conto di tutto il bene. Tutto è scritto nel libro della vita; niente viene tralasciato. Vi sono anime che nella loro vita si conservano fedeli al Signore; e vi sono anime che nella vita si allontanano
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da Dio e non lo obbediscono. La vita nostra è una prova. Abbiamo dato prova di fedeltà a Dio? Saremo salvi per sempre. Siamo stati infedeli a Dio? Oh! quanto ne dobbiamo temere il giudizio! Tutti gli uomini sono inclinati al male; ma vi è chi sostanzialmente nella vita si mantiene fedele al Signore, pure sbagliando qualche volta; e vi è purtroppo chi nella vita è sostanzialmente infedele al Signore, pur facendo qualche poco di bene.
Esaminiamoci spassionatamente: cerchiamo noi di servire a Dio, come principale mira? La nostra vita, sostanzialmente, è fedele alla legge di Dio? oppure la nostra vita sostanzialmente si allontana da Dio? Gli Angeli cattivi diedero prova di infedeltà a Dio e, pur credendo di avere molte scuse, ragioni, pretesti, furono precipitati nell'inferno. Gli Angeli buoni diedero prova di fedeltà a Dio, e furono innalzati alla visione beatifica. Caino ed Abele offrirono insieme sacrificio al Signore; ma con cuore diverso. Ci è nota la fine dell'uno e dell'altro.
Se il giudizio avvenisse ora, noi potremmo dire che siamo stati sostanzialmente fedeli a Dio? È sostanzialmente fedele a Dio chi ascolta i suoi comandamenti, chi Lo ama, chi Lo serve, chi schiva il peccato e, se qualche volta cade, si rialza, fa penitenza e si rimette nella fedeltà al servizio di Dio. Quando verrà il Giudice supremo, troverà che quest'anima ha fatto bene: «Beatus homo, quem cum venerit Dominus, invenerit sic facientem». Beato quel servo che il padrone, tornando, troverà a fare il suo dovere1. Se invece l'anima disobbedisce a Dio, trasgredendo la Sua legge, se cerca ricchezze ed onori, se fa solamente i suoi doveri per timore degli uomini... quest'anima
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dovrà dire che è stata infedele al Signore. Un po' di bene lo fanno tutti; ma esaminiamo qual è la sostanza e quali sono le intenzioni: se si mira a Dio o a noi stessi.
Il giudizio di Dio sarà molto profondo: «Scrutabor Jerusalem in lucernis». Scruterò Gerusalemme con le lanterne1. E quanti errori allora non saranno imputati, perché in sostanza si cercava Iddio. Quante opere che apparivano buone, esaminate invece al lume di Dio, si vedranno guaste da molti difetti e peccati. Siamo sinceri col Signore? Cerchiamo Iddio con tutto il cuore? E più particolarmente: quando noi ci confessiamo, ci confessiamo schiettamente?
Si trovano anime che cercano Iddio davvero e accusano la sostanza dei loro difetti e dei loro peccati, e la vera radice del loro male: l'amor proprio, la superbia, C'invidia, la mollezza, l'accidia ecc. Vi sono anime, invece, che neppure al confessionale sono schiette. Questo è veramente il loro male: tacciono, coprono, dissimulano. Vi sono persone che, anzi, per partito preso, sistematicamente, cercano di nascondersi. Esse non fanno che ingannare se stesse! Iddio non lo si può ingannare. Egli scruta le intenzioni: «Scrutans corda et renes Deus»: il Signore scruta i cuori e i sentimenti2.
Recitiamo il mistero dell'annunciazione dell'Arcangelo a Maria SS.ma. Dobbiamo allietarci al pensiero che Gesù viene dal cielo non come Giudice, ma come Salvatore. E noi cercheremo di andare a Lui con un cuore schietto e sincero. Raddrizziamo le vie del Signore, e siamo schietti con Lui. Non illudiamoci: siamo schietti nella vita e al confessionale!
Cantiamo prima: «Figlio, deh! torna».
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FIGLIO, DEH TORNA!
Figlio, deh! torna, o figlio!
Torna al tuo Padre amante:
Ahi quante volte, ahi quante
Io sospirai per te!
Pensa che figlio sei,
Pensa che Padre io sono:
Torna, ch'io ti perdono,
Non dubitar di me.
Tu mi lasciasti ingrato,
Con modi indegni e rei,
Schernisti i pianti miei,
Ridesti al mio dolor.
Ma ciò non fu bastante
A intiepidir l'amore,
Che il mio paterno core
Sempre per te nutrì.
Anzi, dolente e afflitto,
Te, notte e dì cercai,
E ognor gridando andai:
Il figlio mio dov'è?
I Mistero Gaudioso
L'Arcangelo Gabriele annuncia alla SS. Vergine Maria l'incarnazione di N. S. Gesù Cristo e la sua elevazione a Madre di Dio. Maria accetta, dichiarandosi semplice serva del Signore. Impariamo e chiediamo la santa umiltà.
2. Siamo schietti col prossimo. - Il paziente avrà da soffrire per un po' di tempo, e poi gli sarà resa la gioia. Il buon senso per un pezzo terrà chiuse le parole dell'uomo, ma le labbra di molti ne loderanno la prudenza. Nei tesori della sapienza vi son le massime istruttive; ma la pietà verso Dio è in abominio presso il peccatore. Figliolo, se desideri la sapienza, conserva la giustizia, e Dio te la darà. Che il timore del Signore è sapienza e disciplina, e ciò che piace a lui
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è la fede e la mansuetudine. Egli ne riempirà i tesori. Guardati dal non credere al timore del Signore, e dall'accostarti a Lui con cuore doppio. Non essere ipocrita nel cospetto degli uomini, e non essere di scandalo colle tue labbra. Veglia su di essi, per non cadere e per non tirarti addosso l'infamia. Che Dio non riveli ciò che tu nascondi, e non ti conquida in mezzo all'assemblea per esserti accostato con malignità al Signore, con cuore pieno d'inganno e di frode.
Figlio mio, se entri al servizio di Dio, sii costante nella giustizia e nel timore, e prepara l'anima tua alla tentazione. Umilia il tuo cuore e sopporta, porgi l'orecchio e accetta i saggi consigli, e non precipitare del tempo del buio. Sopporta le dilazioni di Dio, sta unito a Dio e aspetta con pazienza, e da ultimo sarà prosperata la tua vita. Accetta tutto quello che ti manda, e nel dolore sopporta, e nell'umiliazione abbi pazienza. Perché col fuoco son purificati l'oro e l'argento: ma gli uomini accetti a Dio, nel crogiolo delle umiliazioni. Abbi fede in Dio, ed Egli ti assisterà. Tieni retta condotta e spera in Lui, conserva il suo timore ed in esso in vecchia (Eccli. 1,29-40; 2,1-6).
Cadranno tutti gli inganni che l'uomo può architettare con insipiente prudenza umana; tutto sarà rivelato al giudizio.
Vi sarà l'accusa: chi accuserà il peccatore al giudizio di Dio? E di che cosa lo si accuserà? Accuseranno il peccatore gli Angeli che l'hanno veduto peccare, dicendo quanto si sono adoperati per ritrarlo dal male, e inutilmente. Accuseranno il peccatore i demoni che lo hanno tentato e fatto cadere, concludendo ormai che l'anima appartiene a loro. Accuseranno il peccatore perfino i muri, dove egli ha peccato: «Clamaverunt lapides de pariete».
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Accuserà il peccatore la sua stessa coscienza. I rimorsi della coscienza si fanno tante volte tacere, si dissimula e si ritarda ad ascoltarne la voce. I Farisei si riducevano ad una santità esteriore, avanti agli uomini, lavando il bicchiere all'esterno: sepolcri imbiancati che somigliavano a certuni i quali si proclamano galantuomini. L'uomo ha doveri come cristiano e, prima, come creatura: con Dio, con se stesso; non è certo sufficiente che egli compia una sola parte di questi doveri: deve compierli tutti. Quand'anche avessero eretto monumenti a quest'uomo, fosse stato elevato ad alte cariche, vestito di speciali divise, ricordiamolo: il giudizio lo rivelerebbe qual è, e gli toglierebbe la maschera, se non fosse stato buono, giusto, santo.
Il giusto sarà esaltato al tribunale di Dio, sarà esaltato dagli Angeli, i quali sono testimoni fedeli delle sue opere buone. Sarà esaltato al tribunale di Dio dai demoni, i quali mostreranno la loro rabbia per non aver potuto conquistarlo. Sarà esaltato al tribunale di Dio anche dai banchi, perfino dai muri, perfino dai luoghi che lo hanno veduto operare il bene. Soprattutto il giusto sarà esaltato dalla sua coscienza: quella coscienza di cui ha ascoltato la voce, quella coscienza che ha seguito fedelmente.
Siamo sinceri con gli uomini! Mancano di sincerità coloro che sono dominati da ipocrisia e che fanno il bene solo perché veduti. Mancano pure di sincerità coloro che lasciano il bene per rispetto umano. È necessario che noi abbiamo vero amor di Dio, e poi confessiamo le nostre convinzioni, la nostra pietà, a fronte alta, con schiettezza. Il giudizio degli uomini su questa terra poco importa, chi ci giudicherà sarà il Signore: «Mihi autem pro minimo est ut a
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vobis judicer aut ab humano die: qui autem judicat me Dominus est»1.
Nell'eternità i buoni e i cattivi renderanno testimonianza alla virtù del giusto; come pure renderanno testimonianza della coscienza falsa del peccatore. Questo mondo è spesso tutto occupato nelle esteriorità e nell'apparenza; e quante volte noi siamo in pericolo di seguire le massime del mondo che dissimulano il male!
Siamo schietti cogli uomini; e ne avremo lode da Dio: Tunc laus erit unicuique a Deo.
Recitiamo il secondo mistero gaudioso per ottenere questa sincerità e cantiamo: «Mio dolce Signor».
MIO DOLCE SIGNOR
Mio dolce Signor,
Mio padre amoroso
Divin Redentor
Di tanti e poi tanti
Da me per l'avanti
Commessi peccati,
Domando pietà.
Mi getto ai tuoi piè,
A gemer, a pianger,
A pianger perché?
Ah! senza consiglio,
Qual prodigo figlio,
Mi sono, o buon Padre,
Partito da te!
Or torno, o Gesù,
Del prodigo figlio
Dolente ancor più;
E tutto del core
A te, mio Signore,
Mia speme, mia vita,
Consacro l'amor.
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II Mistero Gaudioso
La SS. Vergine Maria si porta con sollecitudine a visitare ed a servire S. Elisabetta. Ammiriamo e chiediamo la carità di Maria verso il prossimo.
3. Siamo schietti con noi stessi. - Voi che temete il Signore, aspettate con pazienza la sua misericordia e non vi allontanate da Lui, per non cadere. Voi che temete il Signore, abbiate fede in Lui, e non perderete la vostra mercede. Voi che temete il Signore, amatelo, e saranno illuminati i vostri cuori. Guardate, o figliuoli, le generazioni degli uomini, e sappiate che nessuno il quale sperò nel Signore è restato confuso. Chi perseverò nei suoi comandamenti e fu abbandonato? Chi l'invocò e fu disprezzato? Dio ha compassione ed è misericordioso, nel giorno della tribolazione perdona i peccati, ed è protettore di tutti quelli che lo cercano con sincerità. Guai al cuore doppio, alle labbra scellerate, alle mani che fanno il male, al peccatore che cammina per due vie sulla strada. Guai agli scoraggiati che non han fiducia in Dio, e per questo non saran da Lui protetti. Guai a quelli che perdon la pazienza e abbandonano le vie rette, per andare in quelle storte. Che faranno essi quando Dio comincerà a tivedere i conti? Coloro che temono il Signore presteranno fede alla sua parola, e coloro che Lo amano son ripieni della sua legge. Coloro che temono il Signore prepareranno i loro cuori, e alla sua presenza santificheranno le loro anime. Coloro che temono il Signore ne osservano i comandamenti ed avran pazienza finché Egli non volgerà lo sguardo. E diranno: Se non faremo
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penitenza cadremo nelle mani del Signore e non nelle mani degli uomini, fila quanto Egli è grande, altrettanto è misericordioso (Eccli. 2,7-23).
Dopo la testimonianza, al tribunale di Dio, verranno le discussioni.
a) La discussione per il peccatore. Quali scuse potrà addurre il peccatore? Forse vorrebbe dire che egli non aveva le grazie necessarie? Ma il Signore gli risponderebbe: se tu avessi pregato, le grazie ti sarebbero state date. Forse vorrebbe dire che non ha avuto tempo sufficiente e che sperava di darsi a Dio più tardi? Ma il Signore gli risponderebbe: Il tempo ti è stato dato, e quanto ne hai sciupato!.. Altri con lo stesso tempo, e forse con meno, si sono fatti Santi. Forse il peccatore vorrebbe dire: I miei compagni non facevano diversamente da me, ho fatto come essi... Risponderebbe il Signore che gli altri daranno conto delle loro opere, non appena verrà il loro turno al giudizio; che intanto però egli è già al tribunale di Dio e quindi pensi a giustificare se stesso. Vorrà forse dire il peccatore che le passioni erano troppo violente? Ma il Signore risponderebbe subito: I Santi si sono fatti tali usandosi violenza... Il regno di Dio appartiene ai coraggiosi e ai forti. D'altra parte la preghiera rende possibile, per la grazia di Dio, ciò che non sarebbe possibile agli uomini. L'iniquo si sentirà come turata la bocca.
b) La discussione per il giusto. Egli non attribuirà a se stesso il bene che ha operato. Dirà: se io sono stato fedele al Signore è per l'aiuto che mi è venuto dal Signore stesso. Dirà: Signore, io devo baciare i piedi degli Angeli e di Maria SS.ma, per gli aiuti ricevuti da essi. Se non sono caduto è per la grazia della santa Comunione; se, caduto, mi sono rialzato, è
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per l'aiuto che ho avuto dal confessore. Dirà ancora: Signore, voi vi siete degnato di arricchire l'anima mia nel battesimo, nella cresima, all'altare, nella santa Messa; Signore, l'anima mia è piena di riconoscenza verso di Voi! Le vostre piaghe, o Gesù, sono i miei meriti. È la vostra misericordia che mi ha salvato, o Signore, desidero il Paradiso, non tanto per me, quanto per la vostra gloria, affinché io canti in eterno le vostre misericordie.
Da tutte le parti del cielo e della terra si leverà una testimonianza universale, la quale proclamerà santa e degna del Paradiso quest'anima, e il Signore la introdurrà nel gaudio eterno, perché bella, perché ricca di meriti, perché Gesù Cristo vi vedrà scolpita la sua immagine stessa: «Quos praescivit et praedestinavit conformes fieri imaginis Filii sui»: quelli che ha previsto, li ha pure predestinati ad essere conformi all'immagine del suo Figliuolo1.
Siamo schietti con noi stessi, particolarmente per la voce della coscienza. La coscienza fa sentire la sua voce innanzi al bene da compiersi: è un forte incitamento ad operare con coraggio. Fa sentire la sua voce innanzi al male: è un richiamo potente. Ascoltiamolo!
Più ancora. La coscienza dopo il bene è soddisfatta, dopo il male ci richiama. Ascoltiamola. La coscienza chiede di progredire, di salire ogni giorno nella perfezione, di aumentare i meriti; e il giusto cammina sulla via diritta ogni giorno, fedelmente. Ebbene, questa coscienza invocherà dal Giudice supremo il premio.
Facciamo l'esame di coscienza; ma con sincerità e schiettezza, e deste la coscienza ci dice male, non tentiamo scuse, non illudiamoci. Dove la coscienza ci dice bene, siamo perseveranti senza venire a compromessi.
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Il demonio architetta ogni giorno inganni, scuse, ma sono arti diaboliche. Diceva già Cicerone: Alla sera spegni i lumi, entra nella tua camera, fa tacere tutto attorno a te, e poi fa passare in esame, in spassionato esame, tutte le tue opere, tutte le tue parole, tutti i tuoi sentimenti, tutti i luoghi dove sei stato... Pochi fanno un giudizio spassionato di se! Pochi! Purtroppo la voce della passione, le arti maligne e ingannevoli del demonio, le massime del mondo, illudono tanti.
Domandiamo al Signore la grazia di essere sinceri con noi stessi. Se davvero cerchiamo Iddio, camminiamo decisi, avanti, senza alcun timore. Ma se noi ci accorgiamo che cerchiamo noi stessi, temiamo, cambiamo. Il timore di Dio è sapienza.
Recitiamo il terzo mistero gaudioso, per ottenere la grazia di essere sinceri con noi stessi. Cantiamo: «Cristian, deh! pensa».
CRISTIAN, DEH! PENSA
Cristian, deh! pensa
Ch'hai da morire
Ed al giudizio
Poi comparire.
La tua sentenza
Qual mai sarà?
Se pura hai l'alma
Al cielo andrai,
Ma se colpevol
Ella sarà
Nel fuoco eterno
Ahi, piomberà.
Cristian, ti penti;
Dio pure è buono
Ed egli stesso
Il tuo perdono
oggi t'invia;
Poi che sarà?
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Se per riflessi
Così tremendi
Tu non ti turbi
Se non t'emendi
La tua stoltezza
Ti perderà.
III Mistero Gaudioso
Gesù, nato nella grotta di Betlemme, vien deposto in una mangiatoia nella più squallida miseria. Cominciamo a stimare la virtù della povertà e chiediamola a Gesù ed a Maria.
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1 Sal 118,120.
1 Mt 24,46.
1 Sap 1,12.
2 Sal 7,10.
1 1Cor 4,4.
1 Rm 8,29.