Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XIII. PASTORALE (1)
Il buon Pastore quando formava i primi pastori, cioè gli apostoli, come operava? Egli operava in tre maniere: Primo: istruiva. Cioè comunicava il messaggio di salvezza, il Vangelo che essi dovevano poi predicare.
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Secondo: dava l'esempio di come si opera da pastori. Insegnava a fare facendo. Essi vedevano come trattava coi peccatori, con gli infelici, con gli ignoranti, con tutte le categorie di persone che l'attorniavano. Vedevano come si comportava con gli uomini e con le donne, coi buoni e coi cattivi, coi poveri e i ricchi... E imparavano.
Oh/ (a), come sapeva egli comportarsi con tutti e in tutte le circostanze! Imparare a soffrire. E il buon pastore deve sempre imparare a soffrire; la pastorella deve fare questo: imparare che le anime si salvano di più con la sofferenza che non con le parole.
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In terzo luogo, Gesù faceva degli esperimenti per gli apostoli: Misit [illos] binos ante /se/ (a) [Lc 10,1]. Mandava davanti a sé i suoi discepoli a predicare, onde preparare le popolazioni a ricevere poi da lui - quando arrivava Gesù - a ricevere il messaggio della salvezza, il Vangelo che Gesù predicava. Quindi Gesù operava in tre maniere.
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Ora, questo modo seguito da Gesù buon Pastore è quello che si deve seguire nella formazione delle suore pastorelle. Sì, nella formazione. In primo luogo sapere pregare pastoralmente. Ma in secondo luogo fare delle esperienze, e in terzo luogo l'insegnamento, l'insegnamento da darsi.
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Vi sono modi di istruire, di formare. In generale si possono <rissu> riassumere così: far fare. Come s'impara l'aritmetica? Far fare i problemi. Come insegnate il latino? Far far le traduzioni e dall'italiano in latino e dal latino in italiano. Non <che> teorie soltanto: la teoria si deve dare. E il maestro spiega <le> l'aritmetica - supponiamo - , ma fa fare i problemi, gli esercizi.
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Far fare è il <mez> mezzo fondamentale, perché si dirige soltanto quando farete: quando dovrete tenere i catechismi, quando vi troverete con i bambini, quando avrete da fare con i malati, quando avrete da tener relazioni coi sacerdoti, i parroci e altri sacerdoti... Quando <porterete> preparerete la gente a ricevere i sacramenti, alla confessione, alla comunione; come preparare i bambini e così come tenere i bambini all'asilo. E così la cura della chiesa... E come fate? Insegnate il canto perché, allora, insegnino il canto.
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Far fare. Questo è il fondamento principale per l'istruzione, il metodo principale. Ora, certamente che questo richiede un complesso... Richiede che tutta la formazione abbia un timbro particolare, un timbro pastorale la formazione. Ad esempio: l'esercizio della carità. Perché la carità venga praticata, esigerla ed essere in un certo modo rigorosi in riguardo all'esercizio della carità, perché poi tutta la vita <pasto> di pastorella è esercizio di carità. Far fare. Eh, essere piuttosto esigenti su questo punto. Far fare.
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Oh, certamente che nel libro che vi ho proposto (a), vi sono alcune cose buone, però il libro è ordinato <ai sa> ai pastori. Voi avete bisogno di un corso: un corso che serva non soltanto a espor la teoria, ma [a] far fare. Ecco, le letture in refettorio riguardano i pastori o suore e che hanno operato in senso pastorale, e cioè che hanno fatto qualche ministero non del tutto vostro, ma che ha avuto qualche esercizio tuttavia, senza essere propriamente la vita della pastorella.
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Le letture, poi, ovunque: le traduzioni dal latino in italiano e dall'italiano in latino, così francese o altra lingua: quello che imprime nell'animo i principi, l'esercizio, la pratica, il modo di comportarsi come pastorelle. Eh, vi sono tante cose! Vi sono... Ad esempio, san Gregorio Magno è il primo maestro di pastorale. San Giovanni Crisostomo, maestro di pastorale. Altri hanno scritto e altri hanno più operato, come il santo Curato d'Ars: non ha scritto. ma ha operato.
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Quindi, e la scuola e le meditazioni e le istruzioni e l'esercizio, sì, sempre rivolto a questo pensiero: di formare le pastorelle. Provare a far fare loro un catechismo. Se poi hanno l'esperienza di fare i catechismi, ecco, allora imparano.
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Perché in tutta la Famiglia Paolina si adopera questo mezzo: far fare. Abbiamo nella Società San Paolo questo scopo e cioè delle edizioni: <e vi> gli stampati in generale, <la> le pellicole, ecc. Ma appena entrato il ragazzo, comincia a fare, a comporre il libro e a stamparlo. E poi si danno le nozioni, si fan le scuole appositamente e a poco a poco...
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Il metodo migliore di fare imparare è quello di far fare. E poi, voi, applicandolo ai casi particolari e facendo già eseguire un po' di quello che [sarà fatto] a suo tempo.
Quando si dà il componimento al ragazzo, <per> il tema per la scuola, si riferisce già a quello che dovrà fare e scrivere per stampare, pubblicare sui periodici.
Lo stesso avviene delle Figlie di san Paolo, lo stesso si fa dalle Pie Discepole, ecc. Far fare. Appena /vestite/ (a) vanno a cercar vocazioni, perché hanno quella missione: suore per le vocazioni. Studiare questo.
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Oh, allora <un corso> un corso che sia speculativo, cioè dottrinale, un corso, ad esempio, (parlando di altri <per portare> per spiegare per il caso vostro) un corso dove tutti i giorni si parla, si spiega la vocazione, cominciando da quello che è la vocazione nella mente di Dio, la vocazione secondo le attitudini, la necessità delle vocazioni, i mezzi perché la vocazione sia tutelata. E vi saranno quindi cinquantadue capitoli che riguardan la vocazione e si costruisce un libro proprio.
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Sulle vocazioni conosciamo almeno un centinaio di libri e almeno una decina di pubblicazioni di periodici sulle vocazioni. Ma da tutto riassumono, prendono quello che serva per il loro caso, e quindi, la scuola e poi l'esercizio. E perciò si manda a far la mostra vocazionaria ([ad] esempio, ieri [a] Lodi). Proprio appena sono vestite o ancora non vestite.
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Allora voi venite a scoprire se c'è la vocazione della pastorella da una parte, <se lo amano> se l'amano quell'apostolato, e d'altra parte cominciano a impegnar la preghiera in senso pastorale, impegnare gli studi in ordine alla vita <past> di pastorella.
Poi le relazioni in casa, nel senso che occorre poi <che con> che si conduca una vita in casa, la quale poi si riproduca nella vita <poi> di pastorelle.
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E far far degli esercizi, sì. Degli esercizi vari, e nello stesso tempo poi assistere, vedere, correggere, aiutare, indirizzare, incoraggiare, pregare. Ecco. A poco a poco! Perché come s'impara a far la sarta? Far fare! Come imparano le Pie Discepole a fare quello che <richiedo> richiede un complesso di paramenti, ecc.? Cominciare ad adoperare l'ago. E cominciare dai primi saggi minimi, finché possono arrivare.
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Oh, la pastorale poi, perché sia formativa, comprende tre parti, che sono in primo luogo: acquistare le virtù pastorali. Centrare lo zelo, lo zelo illuminato, lo zelo forte, lo zelo costante, lo zelo mite, ecc. <La> Cominciare, così. La pastorale esige quindi in primo luogo le virtù pastorali <per le riusci> per la riuscita di una formazione pastorale.
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Secondo: la pietà pastorale, già detto.
In terzo luogo, l'esercizio della pastorale.
E poi, ancora, quello che riguarda il punto delicato di mettere insieme la vita religiosa con la vita dell'apostolato. Concordare la vita religiosa, tanto di pietà e come dev'essere la pietà della pastorella, e poi come esercitare l'apostolato utilmente alle anime, senza detrimento della pastorella. Aiutar le anime senza esporsi ai pericoli. Aiutare le anime, e per aiutar le anime la pastorella farà tante preghiere e anche tanti sacrifici: si immedesima, o meglio segue l'esempio di Gesù buon Pastore.
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Occorre quindi [a] poco a poco un trattato vostro che comprenda tutto, almeno cinquantadue capitoli, e serviranno per la parte teorica. Ma poi bisogna aggiunger la pietà pastorale e le virtù, e la virtù pastorale, e poi l'esercizio di quello che si legge, si studia in quel trattato, quello che viene insegnato teoricamente nella scuola o nelle meditazioni. Il metodo dei metodi è far fare.
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Ora, questo è uno studio da farsi da voi. E son contento che non ci siano le aspiranti, appunto a questo scopo: perché voi, poi, operando in questo senso, a poco a poco le formerete. E questo anche secondo le età, ma appena entrate già, qualche cosa. Perché se il fanciullo entra oggi alle due, alle tre lo mandate a far l'apostolato. E che cosa? Oh, ci son sempre tante cose da fare: piccole, che possa <fare già> già far lui, ecco.
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E molte cose saper inventare. Le inventerete a proposito e in proporzione dell'amore a Gesù buon Pastore, in proporzione di quanto amate e volete imitare Gesù buon Pastore. Tante invenzioni, le quali si fanno giorno per giorno. Si inventano mezzi, modi, e questo è tanto prezioso!
Del resto, avete fatto anche un saggio molto buono quando avete fatto un ricordo, diciamo, del 25° della istituzione (a). Eh, come una bella esposizione che dava un saggio di quello che compite <nel> secondo la vostra vocazione. Ecco.
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Naturalmente vi saranno sempre delle cose in cui progredire. Ma se la scienza viene data nella scuola o nelle prediche, conferenze, questa scienza è guida.
Però Gesù buon Pastore ispira in tante circostanze, in tante piccole cose, per cui si fanno delle invenzioni di pastorale: invenzioni pastorali, ispirate tutte dall'amore a Gesù e dall'amore alle anime.

Albano Laziale (Roma)
21 ottobre 1963

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(1) Albano Laziale (Roma), 21 ottobre 1963

442 (a) Omette T e R. Presi dagli appunti di sr. M. Liliana Fava sgbp.

443 (a) V: faciem suam.

448 (a) Il libro proposto per lo studio della pastorale è: Appunti di teologia pastorale, dello stesso don Giacomo Alberione. La madre generale, suor Celina Orsini dà subito inizio (22-10-63) al corso auspicato dal fondatore. Gli appunti della Nuova
Scuola di Pastorale tenuta regolarmente alla comunità di casa madre, vengono pubblicati nella circolare interna Il Buon Pastore e così inviati a tutti i membri della congregazione.

452 (a) R: vestiti.

461 (a) Il 21 luglio 1963 al termine del 1° corso di esercizi spirituali, in casa madre si è celebrato il XXV di fondazione. In quella circostanza fu allestita una ricca mostra liturgica e fu tenuta un'accademia celebrativa a cui presenziò il Primo Maestro stesso. Allora ebbe ad esortarci a "progredire in modo particolare sulla pastorale, nello spirito e nelle opere della nostra specifica missione di collaboratrici dell'azione apostolica della Chiesa".
(Dal quaderno della cronaca tenuta da suor M. Liliana Fava).