Vi è la alimentazione per il corpo e vi è l'alimentazione per lo spirito, per l'anima. Che cosa produce in noi l'alimentazione e cioè il cibo celeste, il pane del cielo? E: "Io sono il pane di vita" [Gv 6,35]. "Il pane che vi darò è il mio corpo" [Gv 6,51]. "Prendete e mangiate, questo è il mio corpo" [Mt 26,26]. Così si rivolgeva agli apostoli nell'ultima cena.
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In che cosa consiste questa alimentazione? Cioè quali frutti produce nella nostra anima? La nostra anima è chiamata a vivere in Cristo. Mirare al Vivit vero in me Christus [Gal 2,20], vive Gesù Cristo in me. E mihi [enim] vivere /est Christus/ (a) [Fil 1,21], la mia vita è Cristo, così da immedesimarsi gradatamente, comunione per comunione, sempre meglio in Gesù Cristo. E sempre più lasciare che Gesù Cristo regni in noi e domini tutto il nostro essere: Regnum Dei, intra vos est [Lc 17,21], il regno di Dio entro in voi, entro in voi.
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Oh, <penso> però ricordiamo sempre questo: che avete da vivere in Cristo buon Pastore, perché sia alimentato il vostro spirito, lo spirito delle pastorelle. Egli, che si è fatto il buon Pastore "Io sono il buon Pastore" [Gv 10,11], egli vuole che voi /vi associate/ (a) <alla sua at> alla sua redenzione come pastorelle. Quindi Gesù Cristo in voi coi pensieri di Gesù buon Pastore. Gesù Cristo buon Pastore in voi: i voleri uniformati quindi <alla> a lui: la vostra volontà e nello stesso tempo le mire, le intenzioni <che ha> che ha Gesù buon Pastore.
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Ecco l'alimentazione della suora pastorella. L'alimentazione è fatta dal buon Pastore: "Io sono il buon Pastore e dò la vita per le pecorelle e conosco le pecorelle. E altre pecorelle che ho da chiamare ancora all'ovile perché son lontane, e si faccia un solo Pastore e un solo ovile" [cf. Gv 10,14-16]. Ecco. L'alimentazione quindi viene a noi piena. Viene a voi piena: i pensieri di Gesù buon Pastore, i voleri di Gesù buon Pastore, il cuore di Gesù buon Pastore.
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Alimentazione quindi della mente. Cioè, quali sono i pensieri di Gesù buon Pastore? Sono i pensieri che leggiamo nel Vangelo. Quelli sono i pensieri, ecco, nella sua predicazione. Leggere le beatitudini, leggere i capitoli del Vangelo che più fanno per voi; leggere quello che poi in particolare Gesù buon Pastore <istruiva> diceva agli apostoli in particolare, quelli che erano scelti come pastori delle anime.
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Vi sono tratti del Vangelo che in modo particolare servono per la vostra mente, per la vostra guida. In primo luogo, questo [è] il pensiero: "Io sono venuto dal Padre, sono venuto nel mondo, poi lascio di nuovo il mondo e vado dal Padre [cf. Gv 16,28].
Ecco, ogni pastorella deve pensare così a suo riguardo. Ognuno deve pensare così, cioè: sono venuto da Dio Padre che ha creato l'anima nostra; sono venuto in questo mondo. Sono venuto in questo mondo; e Gesù venne nel mondo a compiere la missione affidatagli dal Padre, cioè la redenzione. E quando Gesù /fu/ (a) alla conclusione della sua vita, in quella preghiera Gesù stesso attesta: Opus consummavi, quod dedisti mihi [ut faciam] [Gv 17,4]. Ho compiuto del tutto la missione che mi hai dato, Gesù dice al Padre. Tutto! E stava per conchiudersi quella sua missione.
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E così avere in mente sempre: cosa son venuta a fare in questo mondo? La pastorella.
Che cosa indica? Qual è la mia vocazione? Se la vocazione è proprio quella che si è conosciuta, ecco ora compierla: Opus consummavi [Gv 17,4]. Fare tutto il compito: il compito che il Signore ha affidato a ognuno. E poi lascieremo il mondo: Iterum relinquo mundum, et vado ad Patrem [Gv 16,28]. Poi lascieremo questo mondo e ritorniamo a Dio da cui siamo partiti. Perché è sempre lo stesso circolo: si parte da Dio e si ritorna a Dio.
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Dio è il principio, Dio è il fine. [Ego sum] alpha et omega [Ap. 21,6] dice il testo greco. Sono il principio e sono la fine. Il principio, perché <da lui> lui ci ha creati e il fine perché ci vuole con sé, con lui, e torniamo al Padre. Ma per tornare al Padre occorre che noi compiamo sulla terra quello che vuole il Padre. E cosa vuole il Padre da voi? Vuole che compiate una missione <com> quale è stata affidata al figlio di Dio incarnato, cioè l'ufficio di pastore. Ha affidato a voi l'ufficio di pastorelle, ecco.
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E perché Gesù Cristo è venuto al mondo? E perché il Padre lo ha mandato? Sic [enim] Deus delixit mundum, ut filium suum unigenitum daret [Gv 3,16]. Il Padre ha amato così le anime che mandato il suo figlio a redimere e a salvare le anime. Così, create per questo siete. Create per questo! E [ha] fatto sentire a suo tempo la voce, l'invito, cioè la vocazione.
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Ora completare, compiere cioè perfettamente l'ufficio di pastorelle, così da potere [dire] /alla/ (a) fine: Opus consummavi [Gv 17,4], ho fatto quello che volevi o Padre celeste, secondo lo spirito del tuo figlio, <di Ges>, figlio di Dio incarnato.
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Ecco allora, chiudendosi la vita presente, la vita eterna. Pensieri giusti, conformati a Gesù buon Pastore e sempre nella comunione domandando a Gesù che ispiri i pensieri <di Gesù buon Past>, i suoi pensieri come divin Pastore. Ispiri i suoi pensieri e fortifichi <la nostra> la vostra fede su questo punto. Oh!
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Ut filium suum unigenitum daret [Gv 3,16]. Così il Padre celeste vi ha mandato. Perché? Perché il Padre ama le anime e ha dato il suo figlio. Il Padre ama quei gruppi di anime a cui vi ha destinate per la loro salvezza. Oh, pensieri soprannaturali.
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La vita vostra <però> ha quindi il fine generale la salvezza e la santità. Ma in secondo luogo, capire sempre di più, illuminare sempre di più la vostra anima sopra la bellezza, il valore della vostra professione, della vostra vita come pastorelle. Fede ci occorre, perché <non> non si sarebbe mai arrivati alla santificazione, se non partiamo sempre dalla fede.
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Bisogna che abbiamo i pensieri giusti, i pensieri soprannaturali. Non tanti ragionamenti umani. Non vedere le cose solamente secondo il senso o secondo l'amor proprio. Ma comprendere quale è il valore, la bellezza delle costituzioni e come il Signore vi ha chiamate a contatto diretto con le anime.
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Perché ci son tanti istituti che operano nella Chiesa, ma voi avete un ufficio così bello, così prezioso, che vi porta a contatto diretto con le anime e la loro formazione e la loro santificazione e la loro salvezza. Questo è tanto prezioso, ma investe anche una responsabilità: responsabilità di anime. Responsabilità di una vocazione!
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Oh, lasciare tante considerazioni, pensieri che sono inutili e qualche volta anche più che inutili quando si ragiona in una maniera troppo umana, ecco, e magari ispirata dall'amor proprio.
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Vedere le anime! Vedere le anime: quanto son preziose, e quindi quanto è prezioso il vostro ufficio, la vostra vocazione. Ma sentire, vivere la fede. Iustus [autem] ex fide vivit [Rm. 1,17] il giusto vive di fede. E vive il giusto, colui che segue la chiamata di Dio, colui che compie quell'ufficio a cui è destinato ognuno.
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Poi Gesù buon Pastore <nella nostra> nella vostra volontà. Che cosa faremo? Ecco: fortificare le volontà per mezzo della grazia di Dio. Domandare proprio a Gesù quello che si ha da fare, quello che si deve meglio fare in una parrocchia, in quell'ufficio dove si è mandati, secondo la posizione, sì.
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Come ha fatto Gesù buon Pastore nella sua vita? Ha edificato coi suoi esempi dalla nascita fino al momento: Inclinato capite, /emisit/ (a) spiritum [Gv 19,30]. <La> Fece la volontà del Padre dalla nascita al presepio, fino [a che] piegò la testa sulla croce e rimise lo spirito nelle mani del Padre. Quindi la vita privata come l'ha santificata! Come ha santificato la vita pubblica il buon Pastore! E come Gesù ha sofferto e ha dato la vita, il sangue per la salvezza!
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Quindi: immedesimarsi col buon Pastore nella vita privata interna in casa. Santificare la vita in casa tra voi.
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Secondo: santificare l'apostolato, come lo ha santificato Gesù [in] quei tre anni di vita pubblica. L'insegnamento: quale fatica! Di notte pregava, di giorno predicava. <E> E bisogna dire: Omnia bene fecit [Mc 7,37], fece tutto bene. Omnia bene fecit, fece tutto bene; non una cosa soltanto, ma tutto faceva bene. Così tutta la giornata vostra: in tutte le azioni!
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E poi sacrificarci. Unire il nostro sacrificio al sacrificio di Gesù sul calvario. Unire il nostro sacrificio al sacrificio di Gesù che s'immola sull'altare. E l'esempio sempre prenderlo al mattino e fare il proposito: "Mi unisco <ai tuo> al tuo sacrificio, al sacrificio della croce che è <prodotto> riprodotto sull'altare. E adattarsi all'immolazione.
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Qualche volta si dice offrirsi vittima <e quando> e quando si comprende bene che cosa significhi l'offrirsi vittima, e quando uno sia preparato e ne abbia il buon consiglio, ecco: sì. Tutta la vita spesa per le anime: questo è il sacrificio.
Non pensar tanto che il Signore ci tolga la vita, ma che noi consumiamo la vita a servizio e immolando ogni giorno noi stessi con la fatica, con le umiliazioni, con l'osservanza religiosa, coi sacrifici che s'incontrano e nell'interno della vita religiosa e nell'esterno, cioè nell'apostolato. Nell'apostolato!
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E come si sentì Gesù davanti a quei che corrispondevano e come li amava! E come si comporta Gesù coi suoi nemici, che hanno combattuto sempre il suo ministero pastorale! Il suo ministero pastorale! Immedesimarsi per mezzo della comunione con la nostra volontà, immedesimarci con Gesù. Gesù che ci comunichi i suoi voleri e - diciamo così - assorba la nostra volontà:
fiat voluntas tua [Mt 26,42]: totale. Come Gesù: "Non <quo> quello che voglio io, ma quello che /vuole il Padre/ (
a) [Mt 26,42]. Così pregava Gesù. /Non sia fatta la mia volontà, ma la tua volontà o Padre/ (
b) [Lc 22,42]. Ecco. E c'è da rinunziare alla nostra volontà in tante cose e anche nello stesso corso di una giornata! Rinunzie! Sacrifici!
Ariccia (Roma)
25 agosto 1963
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(1) Ariccia (Roma), 25 agosto 1963
338 (a) V: Christus est.
339 (a) R: associandovi.
342 (a) R: ebbe.
346 (a) R: al.
355 (a) Combinazione di Gv 19,30 con Mt 27,50 della V.
360 (a) V: vuoi tu.
(b) V: non la mia, ma la tua volontà sia fatta.