Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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I. FILI, PRAEBE MIHI COR TUUM (*)
Con il 25 di gennaio, festa della conversione di san Paolo, abbiamo incominciato l'anno che diciamo di particolare santificazione, e questo si prolunga fino al 1964, di nuovo 25 gennaio, per la /chiusura/ (a).
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Quando si dice particolare santificazione significa santificazione curata di più nell'interno. Nell'interno, e cioè la santificazione della mente con la fede viva, la santificazione della volontà con la speranza ferma e la santificazione del cuore, del sentimento con l'amore a Dio e l'amore al prossimo, specialmente l'amore alle anime.
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La santificazione interiore, affinché non ci facciamo troppe illusioni sull'esterno. Ma il Signore dice: /Fili, praebe mihi cor tuum/ (a) [Pr 23,26]. Figliuolo, [è] il cuore che voglio! Il cuore, l'interno! Sì, quando la mente è rivolta a Dio, quando c'è spirito di fede; quando la nostra volontà è ferma in Dio: ciò che /piace/ (b) al Signore, ciò che vuole il Signore, è appoggiata alla grazia del Signore; e quando nel nostro intimo cerchiamo solo Dio, cioè l'amore a Dio e l'amore alle anime, sì.
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Crescere in questo desiderio di salvare anime, che è così legato con la vocazione questo: il desiderio di aiutare anime. Domando sempre al Signore che siano innumerevoli le anime che /aiutate, che salvate/ (a) e che santificate. Questo amore vivo, vero alle anime! Oh.
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E perché la santificazione? Perché siamo creati per esser santi. E perché si è religiosi, un po' più santi. Ecco. Elegit nos [in ipso] ante /constitutiones mundi/ (a) ut essemus sancti [Ef 1,4], perché fossimo santi, prima di crearci. Ci ha creato per quello quindi. Non frustriamo i desideri, i fini che ha <Ges> il Signore Creatore.
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Poi, quando si tratta ancora di più della santificazione religiosa, perché? Il perché sta in quella domanda che ha fatto il Signore: "Se vuoi esser perfetto" [cf. Mt 19,21]. Lo vuoi? E si è risposto sì, o volete a suo tempo rispondere sì.
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Allora il primo e principale lavoro è la santificazione dell'interno. Il primo e principale lavoro è l'impegno nell'arrivare ad una santità distinta. Perché quando si dice perfetto... Ecco il primo articolo delle costituzioni appunto chiede questo: "Lavorare per la perfezione, santificazione mediante i santi voti e la osservanza delle costituzioni e la pratica dell'apostolato". Quindi legati dal voto, da un impegno!
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<I voti però> I voti però per essi stessi non costituiscono la santificazione. E' un grande atto di amor di Dio fare i voti, certo; ma sono un mezzo per la santificazione, non essi medesimi soltanto. Sono un mezzo, e cioè uno vuole far l'obbedienza e allora, per essere un po' più stimolato, fa il voto di obbedienza. E così con il nuovo impegno del voto sarà più facile seguire, fare, praticare l'obbedienza.
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Ma propriamente <lo> la santità è quella unione con Dio del nostro essere: di mente, di volontà, di sentimento. E', se si va un po' più avanti, la vita di Gesù Cristo in noi (e questo è stato indicato nella circolare su questo punto). Ma c'è anche l'altra [via] più facile, l'altra via più semplice: aumentar la fede, la speranza, la carità. Accrescere la fede, la speranza e la carità. Oh, questo vivere in Gesù Cristo, ecco, importa la santità: /In Christo et in Ecclesia/ (a) [Ef 3,21], quindi l'apostolato poi. Vivere in Gesù Cristo e vivere nella Chiesa, cioè tutte le attività che si danno a servizio delle anime cioè alla Chiesa. Cos'è la Chiesa? La Chiesa è il complesso dei fedeli che seguono Gesù Cristo, credono le stesse verità e vivono sotto il governo <del> del romano pontefice, dell'autorità ecclesiastica.
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Santificazione! Ho detto una santificazione interna più particolare. Occorre che noi vediamo se ci sono degli impedimenti alla santità in noi. La santità è l'unione con Dio più stretta, quindi l'unione con Dio in primo luogo è l'unione di volontà, perciò la conformità al volere di Dio.
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Tuttavia dobbiamo guardare che questa nostra santificazione perché sia vera, totale, che cosa si richiede? Cerchiamo Dio in tutto? Vediamo Dio in tutto? Ci appoggiamo in tutto su Dio? Sì.
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Il nemico della santificazione è l'io, il nostro io. Il nostro io che sta in opposizione con Dio. Per aderire totalmente a Dio occorre che noi ci distacchiamo dall'io e dalle cose esterne. Quando il cuore è ancora legato da qualche tendenza, desiderio, affezione, preferenza, voglia <di vede> di seguire le proprie idee ecc., allora [ci] sono attaccamenti <e che so>.
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E' astuto il diavolo ed è astuto anche il nostro amor proprio che facilmente impedisce /la/ (a) libertà di spirito. Perché noi, per essere liberi, cioè per avere quella libertà di spirito di sempre in tutto cercare il Signore, la sua gloria, allora che cosa /dobbiamo curare/? (b). Che non ci siano attaccamenti. Se siamo attaccati a qualche piccola cosa, il cuore non è così libero, perché la santità è la maggior libertà che ci possa essere.
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Libertà di spirito, libertà nell'apostolato, la maternità spirituale: sono esigenze queste, esigenze dell'amor di Dio, le esigenze della libertà. E cioè per essere sempre unite con Dio, per goder la libertà di spirito e per arrivare /alla/ (a) maternità spirituale e alla piena libertà nell'apostolato, ci vuole questo: la santità, il distacco, la libertà di spirito! Quando si ama Dio: "Ama e fa quel che vuoi" dice sant'Agostino. Perché l'amore <ti fa, ti fa fa> ti fa far tutto: l'amore /al/ (b) Signore.
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Vedere di distaccar a poco a poco il nostro cuore. E per arrivare [a]: Sequatur me [Mt 16,24], tu che mi segui, tu che <si> sia con me - dice Gesù - bisogna partire dall'alto, dal primo punto per arrivare al terzo: "/Chi vuole/ (a) venire dietro /di/ (b) me, rinneghi se stesso, /e/ (c) prenda la sua croce e mi segua" [Mt 16,24]. Ma <il rinnego> il rinnegamento di noi stessi vuol dir distacco.
Togliere <gli a> le affezioni, togliere gli attaccamenti, sì; perché diminuisce così tanto allora, se ci son questi attaccamenti, diminuisce così tanto il merito. E d'altra parte si resta sempre in una indecisione: in parte son di Dio e in parte sono mio, e cioè io in sostanza. Il distacco!
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Questa santità non pensate che richieda subito che facciate penitenze straordinarie: eh, non mangiare più... Vediamo un po'... Oppure: e... porto il cilicio... Aspetta, hai altro da <tenere> tener soggetto al cilicio: il cuore, la volontà! E vorrei... fare che cosa? Alzarmi di notte <e> e <di> spendere <alcune> tre ore di notte <a> inginocchiata daccanto al letto. Oh, inginocchia la volontà! Che la volontà di Dio in quel tempo è che dormi. Iniziare bene questi /distacchi/ (a).
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Preferire, se si vuol compiere il distacco, preferire quando è libero - cioè quando possiamo noi scegliere - il meno facile <piuttosto che il più difficile. Ho sbagliato!>. Scegliere il meno facile e non scegliere il più facile. E' più facile invece della meditazione far la lettura e dir delle preghiere. Ma il più difficile è di lavorare l'interno, non legger tanto, e pensare. Il più difficile è lavorare l'interno: il sentimento, la volontà, l'esame di coscienza, gli atti di fiducia, i propositi ecc. Così anche nella visita: il meno facile. Tendiamo a quello che è un po' più difficile come mortificazione.
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Poi preferire il meno piacevole che non il piacevole. E cioè: nelle cose <ne> il meno piacevole. Il meno piacevole si può applicare a tante cose: e vi è un'occupazione che è più facile e la si fa subito; e un'occupazione che è meno facile la si tramanda di giorno in giorno, e è meno piacevole da scegliersi. Sì!
Abbiamo il meno piacevole da scegliere? E' sempre d'ordinario l'obbedienza il meno piacevole. E invece il far la nostra volontà - anche qualche volta che richieda sacrificio - far la nostra volontà è più facile. Ma scegli la volontà di Dio!
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Preferire il meno gustoso: non quella tendenza a ciò che è più <sapo> saporoso, gustoso, ma in generale il meno gustoso per quanto è permesso, quando cioè siamo liberi <di sce> della scelta.
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Così, per distaccarci dalle cose umane: il meno apprezzato. Scegliere gli uffici più umili, quegli uffici a cui non si dà importanza: e sarà lo scopare, sarà un altro lavoro. Il meno apprezzato: quello che non vien lodato. E magari vi è la tendenza dell'amor proprio a fare quello che attira stima e che [è] più apprezzato da coloro che circondano noi.
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Preferire, quando /si è liberi/ (a), il meno gradito, cioè che è meno gradito. Alle volte sono piccole cose: quel posto <nella camera> nella camerata. Eh, l'hanno messa vicino alla porta, che è disturbata! Meno gradito, eh sì: anche nel banco di chiesa, nel banco di studio, /a/ (b) tavola... Meno gradito: sì! Quel gioco è meno gradito a te: eh, adattati ai desideri degli altri o alle disposizioni. Meno gradito! E qualche volta è meno gradito quell'abito, è meno gradito <quel> quell'orario... E se è meno gradito, per amor di Dio lo renderemo gradito: per amor di Dio!
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Scegliere il meno comodo; e nella posizione alle volte: il meno comodo, ma non solo questo. Un po' questo scegliere il meno comodo ci porta parecchie penitenze, parecchio distacco da quello che è l'amor proprio, il desiderio naturale.
E se quella <che> era la seconda figlia di famiglia, la mamma faceva passare gli abiti della prima figlia che era <più> ormai più grandina, faceva passare gli abiti alla minore, alla seconda. E quella faceva i capricci: voleva le cose nuove, non ciò che aveva portato la sorella.
Il meno comodo!
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Poi: i meno trattabili. Vi sono persone <a> con cui è facile convivere, con cui è facile trattare; ma ci sono <parole> persone di diverso carattere, di altre tendenze; persone che non hanno mai un sorriso e che sono tanto antipatiche. Preferire più la conversazione, l'accompagnarsi con queste persone <che non> che non [con] quello che ci è più caro.
L'amor proprio si occulta sotto tante forme - sotto tante forme - e nelle pieghe dello spirito, del cuore (che quel cuore, - si dice - lo dò al Signore); ma nelle pieghe tante volte si trovano delle cosette per cui il cuore sembrerebbe di Dio, [ma] in pratica non è tutto. E il distacco? Gesù non riesce ancora a occuparlo tutto il cuore: c'è una parte che è occupata dall'io.
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E si preferisce quell'ufficio e si preferisce quell'orario e si preferisce quella materia di scuola <più> all'altra e si preferisce un'insegnante con l'altra e si vorrebbe star vicino all'una e non all'altra... E... che cosa avran preparato per il pranzo (a), e che cosa ci aspetta...
Oh, vi son tante cosette in cui l'amore proprio regna, vive e, di più, noi facciamo così: lo alimentiamo con delle cose che sembrano insignificanti. E anche alle persone consecrate a Dio, quante cose sfuggono!
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Ah, prima di arrivare a quel quarto grado di amor di Dio e cioè di santificazione che indica san Francesco di Sales, ah, ci vuole una purificazione (a) e di mente e di cuore e di volontà! Ma non si accarezzano alle volte certi pensieri e certe fantasie che qualche volta riempiono la nostra testa o nello studio o nella preghiera? Quando santa Teresa diceva così: che le dava tanto fastidio una sorella che, recitando il rosario, faceva sempre muovere un po' la corona. E le dava tanta noia quello!
Alle volte siam fatti così: di cosette (b). L'amor proprio si nutre di cosette. E il distacco nostro?
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Vi è poi un sacrificio da fare, questo: per compiere il distacco - mica ancora del tutto, eh?; non ci siamo ancora arrivati a quel punto... - è ciò che aspetta ancora il Signore da noi perché noi gli diamo il posto e lo facciam padrone di tutto il nostro essere. Regnum Dei /intra/ (a) vos est [Lc 17,21], il regno di Dio è in voi.
Arrivare un poco a questo: stimare di più i pensieri e le vedute altrui. Pensieri e le vedute altrui, non quelle nostre. Pensieri e vedute altrui, quando si tratta di cose indifferenti.
Vediamo un poco questo, se noi siamo già andati molto avanti, parlando ad esempio sull'intimo: come idee proprie, come curiosità di sapere e di vedere, come le impressioni di gioia e di dolore.
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Vedere questo: Gesù buon Pastore un giorno ha fatto l'ingresso in Gerusalemme, l'ingresso trionfale, ed era la domenica delle Palme e tutti cantavano Benedictus, il "Benedetto Colui che viene nel nome del Signore" [Mt 21,9]. E lo fecero salire sopra un asinello e poi sventolavano i rami di /ulivo/ (a), le palme e cantavano in trionfo, entrato Gesù in Gerusalemme. Domenica! Ma al venerdì santo usciva da Gerusalemme con la croce sulle spalle e dopo il Crucifige [Lc 13,21] <s poco>. Meno di sei giorni prima: Hosanna! [Gv 12,13]. Meno di sei giorni dopo: Crucifige [Mc 15,13; Lc 23,21; Gv 19,6].
Noi restiamo sereni in questa posizione?
Gesù era sereno ugualmente e quando venivano al suo orecchio gli osanna: Hosanna Filio David [Mt 21,9] e quando sentiva il Crucifige con insistenza e con una certa violenza a Pilato che lo condannasse. E usciva flagellato, [con la] corona di spine, portando la croce per arrivare al calvario.
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Questo: ah, quanto ci vuole ad arrivare lì, all'amore perfetto! Ma mirare! Mirare. San Francesco di Sales dice che son pochissime le anime che arrivino lì. <E> Però la Madonna, la Madonna sì, l'anima perfetta! L'anima perfetta! Anche lei aveva avuto la gioia: Magnificat anima mea Dominum [Lc 1,46], e quando ebbe Gesù, il bambino. E poi quando ai piedi della Croce vedeva il figlio, che una volta era il suo caro bambino, poi, allora è crocifisso e sta morendo: sempre la ugual serenità. E' difficile arrivare, neh? Ma, man mano che ci distacchiamo da noi stessi, il nostro cuore, la nostra volontà è tutta serena in Dio. (E basta adesso).
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Ci vuole il lavoro spirituale interiore. Interiore, perché è facile accomodarsi all'esterno: con l'abito uguale, con l'orario uguale e con la distribuzione degli uffici ecc. Quell'esterno ha il suo valore perché è volontà di Dio, ma ciò che più importa è l'intimo. L'intimo!
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Persone che vi portano avanti per anni il disgusto di avere un ufficio, di essere in una posizione, di essere in un posto, di trovarsi con quella persona...; per anni! Ma allora la santità?
E invece la serenità: piace a Dio, piace anche a me. Questo è la santificazione.
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E tuttavia si dirà: son pochissime le anime. Certamente son pochissime E quindi c'è sempre da pensare che la purificazione, per entrare in un bel paradiso, dev'essere tanta, perché il Signore non vuole cose che dispiacciono a lui. Perciò questa purificazione interiore. E man mano che noi togliamo di questi pensieri, di queste nostre idee, di queste nostre tendenze, preferenze ecc., allora Dio prende possesso totale della nostra anima.
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Pensieri sodi: <in> vivere /in Christo et in ecclesia/ (a) [Ef 3,21]; oppure prendere di mira le tre virtù teologali: fede, speranza e carità dalle quali poi derivano le altre. Sì! E vi sentirete "bene".
L'anno spirituale sarà veramente di progresso, di amore più intenso. Quando poi tutte le persone dell'istituto lavorano in questa direzione, quale serenità nell'istituto! Quale progresso nell'istituto! Quale frutto! Quali vantaggi l'istituto porta alla Chiesa, alle anime!
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Preghiamo tutti assieme che il Signore quest'anno aumenti la grazia. E veniamo anche a questa decisione: tutte le orazioni e i patimenti e le sofferenze e le preghiere che faremo, siano per ottenere la santità all'istituto. Ma la santità all'istituto deriva <dalle> dalla santità di ognuna, perché addizioneremo sempre: una è santa, l'altra è santa, l'altra è santa... e facciam la santità <di> dell'istituto. Perché? Perché ognuna è un numero, e si aggiunge numero a numero.
La vostra volontà certamente la benedice il Signore, Gesù buon Pastore, e confido.
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Poi nel corso dell'anno <dagli eser> al ritiro mensile fare un po' di esame: c'è meno dell'io in me stesso? E c'è già più di Dio? Lo lascio regnare questo Gesù come vuole nel mio cuore? Oppure gli nego alcune cose? E cioè: gli nego dei posti, <de> degli angoli nel cuore in cui non lo lascio entrare? E' così: lasciamolo entrare come egli vuole. /Fili, praebe mihi cor tuum/ (a) [Pr. 23,26], figlio dammi il tuo cuore. Darlo tutto!

Albano Laziale (Roma)
3 febbraio 1963

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(*) Albano Laziale (Roma), 3 febbraio 1963
1 (a) R: chiusa.

3 (a) V: Praebe, fili mi, cor tuum mihi.
(b) R: gli piace.

4 (a) R: aiutate, secondo, che salvate.

5 (a) V: mundi constitutionem.

9 (a) V: In Ecclesia et in Christo Jesu.

13 (a) R: quella.
(b) R: bisogna.

14 (a) R: a la.
(b) R: Parola incomprensibile. Sembra dica: ante

15 (a) V: Se qualcuno vuol.
(b) V: a.
(c) V: omette.

16 (a) R: distaccamenti.

21 (a) R: è libero.
(b) R: al.

24 (a) In tono scherzoso.

25 (a) In tono sentito.
(b) In tono scandito.

26 (a) R: inter.

27 (a) R: uliva.

32 (a) V: in Ecclesia et in Christo Jesu.

34 (a) V: Praebe, fili mi, cor tuum mihi.