Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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VI. COME L'AGNELLO (1)
Per la vita religiosa si richiede tra le altre qualità un buon carattere. Questo in generale per tutte le persone che vivono in comunità in modo particolare, ma in modo particolarissimo la vita religiosa secondo l'apostolato pastorale.
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La vita religiosa richiede la socievolezza, cioè la buona convivenza, la quale procede da pensieri ben ordinati, da sentimenti cristiani e umani e <ch> richiede la convivenza in ogni occasione. Perciò negli esami da ammettersi e alle promozioni questo elemento va considerato.
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Questo carattere buono si richiede ancora di più per l'apostolato vostro. Il tratto coi bambini, il tratto con la gioventù, il tratto con i parroci e i sacerdoti in generale, il tratto con le popolazioni.
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Si aggiunge poi questo, che voi formate un buon numero di case e nelle case, in generale, non vi è un gran numero di persone. Si capisce nelle case di formazione sì, un numero di persone rilevante, ma nelle parrocchie: quattro, cinque persone o sei, un po' più, un po' meno. Ecco. Allora se tra quel piccolo numero di persone vi è un buon tratto, un buon carattere, si vive la vita gioiosa e tranquilla, una vita di collaborazione.
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Se invece vi è un carattere difficile, allora quel carattere pesa sopra gli altri, sopra le altre persone. Perciò questa condizione, questa qualità del buon carattere sempre più dobbiamo curarlo.
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Che cos'è il carattere? Il carattere è la risultanza abituale delle tendenze varie di una persona; risultante cioè abituale delle tendenze che si hanno e queste tendenze che abitualmente si mostrano. Quindi da che cosa viene a formarsi il carattere? Il carattere in primo luogo procede dalla nascita, secondo la eredità che <riceve> si riceve dai genitori in generale; e poi dalla conformazione fisica e conformazione psichica di una persona. Dalla nascita quindi.
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Poi il carattere si forma ancora crescendo. Si forma dall'ambiente in cui si è vissuti: l'ambiente familiare secondo le persone e le abitudini della famiglia; poi l'ambiente parrocchiale dove si è imparato il catechismo e <si son> dove si son frequentate le funzioni. Poi /il carattere dipende/ (a) dall'ambiente sociale, la scuola e secondo l'ambiente in generale in cui uno è vissuto.
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Le eredità? che procedono <dai> dai genitori e non solamente dai genitori diretti, ma anche <dalle persone che non hanno, da cui non sono na> da persone da cui [non] si è direttamente nati. E poi dipende anche dalle tendenze, tendenze che possono essere di serenità, di letizia; e tendenze di persone le quali vivono di oscurità, di invidie e divengono difficili, quasi insopportabili.
Allora, da queste tre cause procede il carattere che domina poi la persona.
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Il carattere ideale, quale sarebbe il carattere ideale? Il carattere ideale, eh, risulta, parlando in generale, da un equilibrio: un equilibrio che è l'intelligenza, poi la volontà, poi la sensibilità.
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L'intelligenza. Vi sono persone che sono sempre ottimiste e vedono sempre le cose con serenità e hanno tutto quel modo di giudicare e di pensare le cose secondo la loro realtà, non sospettando [o] giudicando male, no.
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E', un equilibrio di pensieri in primo luogo e poi l'equilibrio della volontà. Volontà, la quale è facile alle volte a dominarsi; alle volte è anche difficile, quando poco si pensa, poco si riflette.
E poi la precipitazione nel decidere, nel volere, nella pretesa egoistica di volere che gli altri si adattino sempre e che abbiano sempre il torto, mentre si può <avere> anche errare, sbagliare. Quella volontà la quale è egoismo poi in fondo. E invece la volontà buona che è carità, è il fiore della carità.
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Allora, sempre benevoli, sempre interpretazione favorevole, sempre disposte a dare il passo e a cedere il passo. E non insistenze e non la pretesa che tutti si pieghino e che tutti abbiano l'immunità <da> da difetti. Eppure i difetti li portiamo tutti e ne abbiamo tutti tanti e si morirà anche con dei difetti, ma se almeno sempre si combattono e si cerca di guidarsi, ecco, allora [a] poco a poco il modo di comportarsi <si> va sempre più /formandosi/ (a) in grado più sociale.
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Alle volte invece avviene il contrario: che, e per il modo di veder le cose e per l'assolutismo della volontà e per una sensibilità <ma> che indica malattia di nervi, allora, man mano che si va avanti negli anni, si rende sempre più pesante la vita sociale, <la vita> la convivenza. Oh!
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Tutti, ad esempio, hanno ammirato Giovanni XXIII, e <l'hanno de> l'hanno definito il Papa buono. Ecco. Che felice carattere era il suo! Quale bontà! E trattando ugualmente coi bambinetti e trattando con personalità di alto grado: <sempre co> sempre padrone di se stesso, sempre adattandosi agli ambienti, ai caratteri e alle pretese. Sempre compatire, e sempre portare la parola di conforto, di consolazione.
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Quindi <le con> il carattere che possiamo dire ideale e cioè equilibrato, dipende dalla mente e dipende dalla volontà e dalla sensibilità.
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Come si può moralmente giudicare il carattere? Come si può dominare il carattere? Prima di tutto ci vuole sempre la rettitudine di coscienza. La rettitudine di coscienza, la quale ci porta a ragionare nelle cose e a giudicarle secondo la nostra capacità.
E poi? La rettitudine di coscienza ci fa parlare o ci fa tacere, secondo è il caso. Rettitudine di coscienza. Sì.
Formare la coscienza è il primo impegno di chi forma le anime, di chi forma la gioventù. Rettitudine di coscienza: che si senta la responsabilità di quel che si dice e di quello che si fa.
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Poi, perché il carattere si vada sempre migliorando e che si finisce col giudicare: quello ha un buon carattere, ha un bel carattere, ci vuol la forza di volontà di sapersi dominare. Sapersi dominare: dominare la lingua e dominare il cuore e dominare gli occhi e dominare l'udito e dominare un po' tutta la persona. Sì.
Ci vuole una certa forza di volontà, sì, perché la volontà quando è che veramente vien dominata? Quando precede il ragionamento e cioè quando noi giudichiamo quello che è da farsi, quello che è da dirsi, quello che deve tacersi nei vari casi.
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Persone che non si controllano: apron la bocca qualunque cosa esca.
Altre persone che son così moderate, così sanno guidare se medesime e i propri sentimenti: ecco che sempre sono pronte a ragionare, a tacere, a dire secondo il caso. Persone che proprio per il carattere fanno un gran bene. Un gran bene! Sono ben vedute da tutti, stimate e preferite.
Altre persone che impediscono del tutto, quasi, il loro apostolato, perché, anziché portare il bene, spandono l'amarezza. E allora niente viene accettato, anzi qualche volta non solo non viene accettato, ma attira condizioni <di, di> di disagio in tutto l'ambiente.
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Poi è necessario che ci sia anche la bontà di cuore. La bontà di cuore: cosa significa? Significa sapere capire le persone, saper adattarsi alle persone, saper sempre portar la parola buona secondo i casi. La bontà di cuore!
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<Pro par> Persone che vivono di egoismo... E persone che vivono di altruismo: son sempre pronte a fare un servizio, ad aiutare, a rinunziare a qualche cosa di proprio. E se c'è un compito da fare, tutte a collaborare perché, eh, c'è il buon cuore. Non si lascia che il peso cada <su tutti> su qualcheduno soltanto, /mentre/ (a) la collaborazione fa dividere i pesi <da> [in modo] che allora ciascheduno potrà portare soltanto una parte.
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Poi ci vuole anche la compostezza dei modi. La compostezza dei modi, e questo tanto con i piccoli come con le persone con cui si convive, cioè <la vita> nella vita religiosa.
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E chi potrà formarsi il carattere? E' molto importante che, quando entrano le aspiranti, si cerchi di esaminare a fondo il carattere. E bisogna alle volte esaminarlo con una certa intelligenza e non fermarsi alle prime impressioni. Perché può essere un carattere scoperto subito e qualche volta invece è difficile scoprire il vero carattere; il vero carattere che in qualche maniera si cerca di coprire e che poi più tardi si potrà manifestare o in bene <o> o piuttosto in male.
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Formare il carattere. Conoscenza di noi stessi. Conoscenza di noi stessi. Vedi, quando una persona si accorge che si fa il deserto attorno a sé, da nessuno è amata, nessuna la preferisce, o tutt'al più vi sarà qualche volta una persona che per virtù sopporta... Ma quando non si è amati, quando non si vuole e non si cerca la compagnia, <le con> le conversazioni, e perché? E perché <le la> il carattere è tanto difficile da sopportarsi. E cade allora [in] un continuo accusare gli altri, mentre che proprio dipende da chi accusa. Accusa, mentre che altri cercano di tacere per non accusare, e forse accuseranno anche!
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Non sapeva molto quella persona, ma sapeva attirarsi le persone: istruirle, dire la parola buona <e> e fare poi un gran bene, <seppure se pure> nonostante che abbia un'istruzione modesta, una preparazione modesta e anche una salute forse modesta. Sì, Non facili a accusare, ma facili a far l'esame di coscienza. Quindi la prima condizione per formarsi il carattere: conoscenza di noi stessi.
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Secondo: bisogna formarsi un piano di vita. Che cosa devo fare io nella mia vita? Quale ufficio mi è stato assegnato? Quali sono le relazioni che devo tenere? <E quali> E quali ambienti in cui vivere? Bisogna formarsi un piano di vita. Eh, se l'ambiente è difficile, a poco a poco si acquisterà l'ambiente, si guadagnerà l'ambiente.
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Un piano di vita: in questo bisogna operare con fermezza, in quello bisogna sempre compatire, sopportare. Bisogna formarsi un piano! Oh, quando poi una persona va in un posto, [in] un ufficio e si trova poco bene e si trovan poco bene le persone con essa e poi va in un altro e capita lo stesso. Essa, <si può, si trova bene e> quando va in un altro [posto], essa non si trova bene e gli altri non si trovano bene, si dovrà sempre accusare che quello dipende da altri? Che il torto pesa sugli altri?
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Farsi il piano di vita e conoscer noi stessi e ammettere, accettare le osservazioni, ammettere i nostri difetti e volerli con buona volontà correggere.
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Poi per formare il carattere, una direzione morale: essere retti. Direzione morale. Sempre un medesimo parlare: Est, est; non, non [Mt 5,37]. La verità! Sempre la verità. E non giudicare né condannare. E non cambiare giudizio magari <su> in una stessa conversazione.
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Poi conviene molto conservare le amicizie sante e farsi correggere. Farsi correggere, perché molte volte noi non ce ne avvediamo. Anzi per lo più è facile che noi guardiamo gli altri ed è difficile guardare noi stessi. Perché? Perché appunto è detto che noi <non guardiamo> non vediamo la nostra faccia, ma vediamo quella degli altri. E allora bisogna che gli altri ci dicano: la tua faccia ha questa macchia o ha quel difetto.
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Poi ci occorre, per formare il buon carattere, occorre l'intimità con Gesù. L'intimità: leggere e rileggere il Vangelo. Come si comportava Gesù? Come attirava i bambini? Come venivano a lui i peccatori? Come si è comportato nella formazione <dei> degli apostoli /di cui/ (a) alcuni avevano carattere anche difficile? E come li ha guidati?
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Poi, vedere Gesù quando si trovava tra i nemici e come si è comportato, con quale mansuetudine, e davanti Pilato e davanti ai carnefici, e come si è lasciato inchiodare in croce, senza un gemito, senza un lamento: come agnello. Come agnello! Oh.
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Allora, questi che son così disposti imparano sempre di più. Da tutti imparano e sempre migliorano se stessi, perché vogliono avere infine un carattere buono. Ma questo leggere il Vangelo, quanto ci è di aiuto! E leggere specialmente quei tratti di Vangelo dove Gesù trattava con persone che <volevano inga> volevano prenderlo <e come> per accusarlo! Persone difficili per tante persone! E non rinfacciava il peccato, trovava e suggeriva il rimedio. E infine era sempre una parola incoraggiante, eccetto gli ostinati. Gli ostinati, i quali non venivano a lui con rettitudine di intenzione, ma venivano soltanto per poterlo sorprendere in qualche espressione e poterlo condannare.
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La mitezza. Quando è morto Giovanni XXIII <e> che ha mosso il mondo per la sua bontà, ha attirato a sé un coro universale, compresi i maomettani, i buddisti, tanta gente contraria al cattolicesimo; ma si era acquistato il cuore di tutti. E allora - mi trovavo in quel momento in Brasile - una persona appena udita la notizia: "Oh, vale la beatitudine che Gesù ha annunziato: Beati i miti, perché possederanno la terra" [Mt 5,5].
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E son queste le persone che dominano. Sono le persone buone, buone. Buon carattere, carattere felice. Ma molti credono che sia soltanto dalla nascita. Certo, già detto, dalla nascita c'è qualche cosa che influisce sopra il carattere. Qualche cosa sì. Ma san Francesco di Sales era irascibile e molto irascibile: diciotto anni di lavoro per dominarsi! E poi? E poi, era - si diceva - l'uomo più mite. Egli poi ha fatto quella espressione: "Si prendono più mosche con un cucchiaio di miele dolce che non con dei barili di aceto".
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<Pe> Persone acetose e... èvitale, perché oggi non son di buon umore e sta' lontano (a). Oh! E persone che paiono impastate veramente di bontà. Bontà nel loro animo, nel loro pensare. Bontà sempre nello scusare e coprire. E bontà nel parlare e bontà nel comportarsi.
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Quanto è decisivo questo: il riuscire buone pastorelle o non riuscire buone pastorelle. E' decisivo! Perché avete da operare sulle anime, con tanta gente, dai piccolini sino alle persone più anziane. D'altra parte la donna che argomenti e che forza deve avere? La donna domina quando è buona. Domina quando è buona, perché la bontà domina il cuore e vi domina tante volte più che la ragione, sì.
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Domandare a Gesù buon Pastore questa grazia così importante. Ma oltre che la preghiera, oltre che la vigilanza su di noi, farsi correggere! Farsi correggere, perché noi non vediamo noi stessi tante volte. <Una> Una persona che ci sia amica e che sappia dirci le cose con chiarezza <è> è veramente persona che merita la riconoscenza, che merita la riconoscenza. Ma quando <si dà> si fa la correzione, bisogna che la correzione sia fatta con bontà, ma che l'altra persona la riceva <con> con bontà, con umiltà e riconosca. E riconosca! Sì.
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Oh, allora, in conclusione: bel carattere! Buoni caratteri, ecco. Sempre nella vita religiosa, ma in modo speciale e specialissimo nel vostro apostolato, nel vostro ministero. E quanto farete! Quanto farete di bene!
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E' Gesù che ha fatto tutto il bene! Noi almeno [che] sappiamo farne un poco di bene. E non crediamo che valga molto la ragione, il valore, <la> l'astuzia, la prepotenza. Non si guadagna. Son tutti barili di aceto. Le mosche non ci vanno attorno. E invece sono i cucchiai di miele che attirano le mosche. E' un paragone; è un paragone che spiega la forza della bontà.
La bontà! Cuore impastato di bontà: il cuore del buon Pastore!

Ariccia (Roma)
16 luglio 1963

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(1) Ariccia (Roma), 16 luglio 1963

205 (a) R: dipende dal carattere.

210 (a) R: formarsi.

218 (a) R: invece che.

228 (a) R: che.

233 (a) In tono scherzoso.