III. ABBANDONO IN DIO:
Alle suore dell'Australia (1)Il primo pensiero, questo: riconoscenza al Signore. Riconoscenza per i benefici generali, ma anche riconoscenza per i benefici particolari. Al mattino diciamo sempre il Vi adoro per ringraziare il Signore dei benefici generali: perché ci avete creati, fatti cristiani, conservati e condotti in questa congregazione.
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Poi i benefici particolari e cioè ciò che avete ricevuto in questa nazione di bene: come il Signore vi ha accompagnato spiritualmente e <vi> ha /accompagnato/ (a) tutta la comunità nell'apostolato che esercitate qui: con i bambini e con la gioventù femminile e con le persone, famiglie che visitate e tutta l'altra attività che svolgete.
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Sia benedetto il Signore, sia benedetto Gesù buon Pastore, sia benedetta la Madre del divin Pastore e siano benedetti i santi apostoli Pietro e Paolo.
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La Congregazione delle Suore di Gesù buon Pastore piace al Signore e piace anche agli uomini. Piace al Signore Gesù: lui è il buon pastore, voi sarete le buone pastorelle. E lo siete e volete ancora migliorarvi, progredire. E che la congregazione piaccia al Signore è chiaro, perché siete associate all'opera di Gesù buon Pastore, ma anche per questo: che la congregazione va crescendo di persone e di opere.
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Da quando siete partite per venire in Australia la congregazione ha progredito: una bella chiesa raddoppiata la casa, /è/ (a) aumentato il numero delle persone e delle iniziative, e poi la formazione è sempre più buona, sempre migliore per preparare le suore all'apostolato e per dare una formazione sempre più <per> compita, completa.
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Il Signore vi ha dato una buona direzione. La madre (a), che mi ha incaricato di salutarvi, compie santamente il suo ufficio, con saggezza e insieme con una certa fermezza, la quale è necessaria. Oh.
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Ora poi è da considerarsi anche che la congregazione [è] approvata dall'autorità ecclesiastica. E dopo questo: nel 1961 abbiamo ricevuto circa, oltre anzi, 150 domande di pastorelle da parte dei vescovi e dei parroci. Dunque piace ad essi, anche agli uomini, la congregazione oltre che piacere a Gesù buon Pastore.
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Perciò non è una famiglia religiosa la quale viene artificiosamente avviata. E' una famiglia religiosa la vostra che vuole, ha voluto il Signore e che corrisponde ai bisogni della società, ai bisogni delle diocesi, delle parrocchie. Sì.
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Tante volte abbiamo da rispondere - alle domande che chiedono suore - abbiam da rispondere: "Mandateci prima le vocazioni, poi si formeranno e dopo saranno mandate nella vostra diocesi, nella vostra parrocchia ai parroci".
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Perciò riconoscenza al Signore: è lui che vi ha dato la vocazione, è lui che vi ha guidate in questa congregazione; è lui che vi ha confermato il buon spirito che c'è.
Io sono tanto contento di quello che avete fatto e di quello che state facendo qui. Oh.
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Il catechismo nella formazione dei bambini, [per] formarli cristiani, nella formazione della gioventù, nella formazione in modo particolare della gioventù femminile. E i catechismi e tutto quello che riguarda il culto: la pulizia della chiesa, il canto sacro...
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L'azione, così detta cattolica. L'azione cattolica è di tante specie. L'azione cattolica [è] anche visitare i malati e portare degli aiuti alle famiglie. Voi portando qualche aiuto anche materiale, fate sempre un po' di carità spirituale, cioè ricordare che siam fatti per l'eternità, per il premio eterno, il paradiso.
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Oh, allora ecco quello che ci impegna e ci obbliga a ripetere il Deo gratias, ripetere il Gloria Patri, ripetere il Magnificat, ripetere il Te Deum (a), ripetere il Gloria in excelsis Deo, il Dio sia benedetto.
E allora ecco il primo pensiero è: riconoscenza.
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Il secondo pensiero è questo: la santificazione vostra. La vostra santificazione. Non so se siano arrivate qui delle circolari che riguardano la *** (a). Sono arrivate? Va bene! Ne erano state preparate due prima che io partissi dall'Italia e saranno state spedite con una certa distanza l'una dall'altra.
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L'anno dedicato in modo particolare alla santificazione, l'anno che incominciò col 25 gennaio 1963 e si protrae fino al 25 gennaio del 1964. Anno di santificazione.
Qualcheduna avrà pensato: ma tutti gli anni son dedicati alla santificazione. Lavoriamo tutti gli anni per santificarci.
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Però c'è: anno di santificazione particolare, di particolare santificazione.
Cosa vuol dire quell'aggettivo "particolare"? Vuol dire così: che non tanto una santificazione esterna, perché siete bene avviate, avete la vostra disciplina, i vostri orari e li seguite. Ma si vuol dire santificazione interna. La esterna la curate più facilmente e la si vede, ma la santificazione interna riguarda la mente: pensieri santi; riguarda il cuore: sentimenti santi; riguarda la volontà.
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La mente: pensieri retti, spirito di fede, abituale raccoglimento, mente che pensa soprannaturalmente, <la la> la vita orientata verso la santità.
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Secondo: santificazione del cuore, cioè dei sentimenti. C'è tutto l'amor di Dio? E l'anima è tutta occupata di Dio? E l'anima è piena di pensieri, di sentimenti, di desideri che riguardano la salvezza delle anime? Poiché la carità è duplice: amor di Dio e amor del prossimo, amore cioè delle anime e anche dei corpi, perché ne avete cura anche in quanto spetta a voi.
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E poi santificazione della volontà: l'obbedienza, la docilità, l'abbandono nelle mani di Dio, in tutto. Quindi, santificazione interna!
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E' sempre più difficile governare la nostra mente, il nostro interno, la fantasia. La mente! Oh. Santificare la mente significa studiare le cose di religione, catechismi, poi tutto quel che riguarda la religione: oltre i catechismi semplici, i libri di religione, i libri anche di teologia.
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Poi santificare la mente: pensare alle cose che si devono pensare; e ci sono non solamente le ore di studio, ma anche ci sono le scuole: quelle che voi frequentate e quelle che fate agli altri, ai bambini.
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Pensare all'ufficio che c'è. E se una è cuoca, pensare a come deve preparare e come deve fare in maniera che la salute delle suore sia ben nutrita e conservata. E i pensieri che riguardano gli uffici vari: e i bambini e gli uffici di casa e tutto quello che avete da fare nel corso della giornata o nell'interno della casa o nell'attività apostolica, pastorale. La mente! Ecco!
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Poi pensieri di fede: cosa?
quell'articolo: "Credo in Dio Padre onnipotente Creatore e Signore del cielo e della terra" e tutti gli articoli di fede; esempio l'atto di fede prima della comunione, l'atto di fede prima della confessione: il sacerdote rimette davvero il peccato se le disposizioni del penitente sono buone.
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Ma specialmente questo: pensare perché il Signore ci ha creati, cosa dobbiam fare in questo mondo, che cosa ci aspetta nell'altro.
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Il pensiero fondamentale che dobbiamo avere secondo la fede: usciti dalle mani di Dio. L'anima nostra è uscita dalle sue mani creatrici e siam venuti in questo mondo a fare quel che vuole il Signore, secondo la nostra vocazione, il nostro stato. E poi lasceremo di nuovo il mondo e torneremo al Padre, a Dio, a Gesù.
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Però siamo entrati in questo mondo senza alcun merito: tutta misericordia di Dio. Ma per andare a Dio avere già preparati i veri meriti. Arrivare con dei meriti per avere il premio. E ognuno avrà il premio secondo le sue opere, secondo la sua virtù, secondo la propria santità. Questo il concetto: venuti da Dio, venuti in questo mondo per fare qualche cosa, richiamati da Dio; a Lui è il giudizio e il premio eterno. Ecco.
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Gesù diceva lo stesso di sé: Exivi a Patre [Gv 16,28], sono uscito dalle mani del Padre, - dal seno del Padre - meglio, perché il Figlio di Dio è generato, non è stato creato; l'umanità è stata creata.
Gesù dice di sé: "Sono uscito dal Padre, dal seno del Padre, e son venuto in questo mondo, et veni in mundum [Gv 16,28], a fare la volontà del Padre. Iterum relinquo mundum [Gv 16,28], adesso lascio il mondo e torno al Padre. Così dobbiamo dire: la vita nostra in Cristo e nella Chiesa: In Christo et in ecclesia [cf. Ef 3,21].
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Ecco il pensiero fondamentale vero che deve guidarci: creati per conoscere, amare, servire Dio e andarlo a godere in eterno e per voi a condurre anime al premio, al cielo. E come il buon Pastore è venuto per salvare le pecorelle, così voi. Vi ha dato il Padre celeste l'ufficio che ha dato al Figlio suo incarnato, Gesù Cristo: anime! Egli buon Pastore!
I pensieri fondamentali son questi. Pensare così.
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Poi, tante altre cose che sono di gusto, di volere di Dio. E se una fa la poesia, che metta l'attenzione a farla bene, e se una guida la macchina fa l'attenzione di guidarla bene, e la mente lì è occupata [in] (a) Dio, perché quando ci occupiamo delle cose che abbiamo in testa, delle cose che sono nei nostri doveri, è chiaro che son pensieri che piacciono al Signore. Anche se scherzate un po' a tavola e in ricreazione; eh, pensieri che portano letizia, qualche scherzo, tutto quello è usare bene la mente.
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La mente, che ci è data da Dio come primo dono, sì. Del resto tutte le virtù che possiamo praticare prima son della mente. Prima sono nella mente: non ci può essere virtù se non c'è la mente che la pensa, supponiamo pensieri di carità, pensieri di umiltà, pensieri di amor di Dio, ecc.
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Oh. In secondo luogo per la santificazione: il cuore. Il cuore, quando cioè si ama il Signore con tutta la mente, con tutta <le vol> la volontà, tutto il cuore, tutta l'anima.
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E cosa vuol dire dunque amare il Signore con tutto il cuore sopra ogni cosa? Vuol dire: pensare al Signore come la nostra eterna felicità, Gesù, Dio, il paradiso. E quando voi lavorate solo per il paradiso e vi siete consecrate a Dio per il paradiso: quello è amore. Vogliamo piacere a Gesù, vogliamo arrivare dove Gesù ci aspetta, in paradiso; dove il Padre celeste ci attende, in paradiso; dove ci attendono la Madonna, i santi, e anche qualche sorella vostra che è già <là> al di là, defunta, qualche sorella.
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Oh, allora ecco i pensieri di cielo: <che> il cuore che cerca Dio, che cerca Dio, quello è l'amore, per conoscerlo sempre di più ed amarlo di più, per conoscerlo ed amarlo. Quando tutto si fa per Dio, è vero amore. Le azioni della giornata, le intenzioni rette: quello lì è l'amor di Dio.
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Perché vi sono maestre che fanno scuola per avere lo stipendio alla fine del mese e non pensano ad altro che a quello: <lo> fanno quel lavoro perché c'è lo stipendio. Voi invece lo fate per le anime, per i bambini.
Ma dobbiamo anche avere l'introito... Certo!
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Ogni sacerdote, ogni apostolo deve nutrirsi ed esser nutrito del suo apostolato, del suo ministero; ma non che si faccia per quello; potrebbe guadagnare anche di più altrove in altre cose.
Ci sono delle sarte e delle persone <che> ricamatrici che guadagnano molto di più di voi. Ma voi non guardate <alla> alle ricompense materiali cioè agli stipendi, ma guardate alle anime. Quindi l'intenzione lì è soprannaturale, è buona. E quando si cerca Dio così e si cercano le anime: si ha l'amore a Dio e l'amore al prossimo. Ecco.
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E quante volte fate dei sacrifici, che nessuno ve li paga - certamente - e tuttavia li fate per amor di Dio, per amor delle anime, per amor dei bambini che son cari a Gesù. "Lasciate che i /piccoli/ (a) vengano a me" [Lc 18,16]: quello è l'amore!
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Si dice: tutta la mente, perché è la mente rivolta al cielo, al paradiso, e ha scelto la vita, quella figliola, per il paradiso. Non ha pensato a formarsi famiglia, ma a consecrare se stessa a Dio ed alle anime. Questa è l'intenzione per cui siete entrate e che vi governa e che vi sostiene ogni giorno; questo è il vero amor di Dio.
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Quanto all'amore al prossimo, l'apostolato è il vostro segno di amore al prossimo e sono le opere a vantaggio del prossimo. E la vostra carità è specialmente nell'apostolato. Ma poi c'è la carità interna nell'istituto tra le sorelle: volervi bene, tanto bene. Diligite /invincem/ (a) [cf. Gv 13,34; 15,12] amatevi vicendevolmente, dice Gesù. Amatevi vicendevolmente. In che modo? "Come io ho amato voi" [cf. Gv 13,34; 15,12]. Come Gesù ci ha amato così amare.
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Amare, essere servizievoli, essere buone e sempre portare la letizia sana in comunità, piene di riguardo verso le sorelle. Piuttosto scegliersi le parti più umilianti e più scomode che non le parti più gradite. Amare piuttosto le persone che sono antipatiche che non le persone che <son patiche> son simpatiche, perché se si amano è in ordine a Dio, come immagine di Dio: fatte a immagine e somiglianza di Dio.
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Poi dopo, la volontà interiore. Nella volontà esteriore si conosce, dall'obbedienza agli orari, alle disposizioni si riconosce la volontà d'obbedienza, perché il Signore ci manda la pioggia e la prendiamo, ci manda il sole e lo prendiamo, anche se quel giorno lì invece della pioggia vorremmo il sole o viceversa. E se ci manda la salute la prendiamo e l'adoperiamo per il Signore, e se ci manda qualche malattia la prendiamo dalle mani di Dio.
Per la santificazione interiore: la mente, cuore, volontà.
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Santificazione del cuore: la retta intenzione nelle cose /fatte/ (a) per amore di Dio, per amore delle anime. Allontanare ogni pensiero <d'invi>, pensiero o sentimento di invidia, il desiderio cattivo: desideri contrari all'umiltà o all'obbedienza. Cuore quindi che cerca Dio, rivolto a Dio.
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Ora santificazione della volontà, che è compiere ciò che vuole il Signore. La volontà nostra. Che sia fatta con la docilità e la generosità e la perfezione con cui la fanno gli angeli in paradiso.
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L'obbedienza ha tre gradi e primo è quello propriamente che si chiama obbedienza: eseguire le disposizioni che sono date: se siete qui in Australia, siete venute per l'obbedienza. Se ci sono regole nelle costituzioni, osservare le costituzioni è obbedienza. Se il Signore rivolga all'anima, ad una persona, qualche sacrificio, accettarlo dal Signore il sacrificio.
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L'obbedienza. Tante volte siamo inclinati a ragionare, e ci sembra più utile e più caro quello che a noi pare più giusto; eccetto che venisse comandato una cosa che è contro la legge di Dio; altrimenti vale sempre di più fare ciò che vuole il Signore, ancorché ci sembri che sarebbe stato meglio disporre diversamente. Obbedienza.
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Secondo: docilità. La docilità si ha quando l'anima è disposta a ricevere, non fa preferenze tra una obbedienza e l'altra, tra un posto e l'altro, tra una nazione e l'altra, tra un ufficio e un altro. E' docile. Si rimette con letizia a quello che viene disposto e il Signore quando manda un'ispirazione sa che quell'anima è docile ai desideri di Dio, ai desideri di Gesù.
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Se Gesù chiede qualche cosa a quella figliuola, a quell'anima specialmente dopo la comunione, l'anima è docile: sia fatto <come> come vuoi tu, Gesù. Quel che piace a te, quel che desideri tu deve piacere anche a me e desiderarlo io.
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Come Gesù. Pregava nell'orto del Getsemani il Padre celeste, e cioè: "Sia fatta non la mia ma la tua volontà o Padre" [cf. Lc 22,42]. Però aveva detto prima: "Se /è possibile/ (a), allontana da me questo calice" [Lc 22,42]. Ma aggiungeva subito: "/Non sia fatta la mia ma la tua volontà/" (b) [Lc 22,42]. Così noi, poiché tante volte sentiamo duro il passo, sentiamo che una certa occupazione, un certo studio è veramente giusto. Però con fiducia nel Signore.
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Gli apostoli congregati con Maria nel cenacolo hanno /atteso/ (a) la venuta dello Spirito Santo, e lo Spirito Santo ha dato agli apostoli il dono delle lingue. Non avverrà su di voi così come è avvenuto sugli apostoli, ma avverrà un aumento di grazia: più presto capire, più presto ritenere a memoria, più presto <parlarne> parlare bene. Ah, certamente la lingua che avete da studiare qui ha le difficoltà, ma ne ha <diffici> difficoltà molte di più il cinese, difficoltà molte di più il giapponese. *** E ne abbiamo tre anche noi che vanno a questa scuola.
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Oltre l'obbedienza e oltre la docilità, vi è qualche cosa che è di più perfetto e cioè l'abbandono nelle mani di Dio: Signore /disponi/ (a) di me come /ti/ (b) piace: se mi dai vita lunga o vita breve. Mi abbandono nelle tue mani o Padre celeste, come vuoi. Se vuoi che mi stimino oppure /che/ (c) io sia disprezzato: come vuoi o Signore. Se vuoi che io sia sano oppure che sia malato: come vuoi o Signore. Se vuoi che mi trovi con persone difficili <a> di carattere <con> o se vuoi che viva con persone di carattere uguale al mio: come vuoi, o Signore.
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Se il cibo è saporito, se il cibo invece è insipido, se l'orario non è molto comodo per noi... Se quello che proviene dall'esterno <e proviene dall'esterno che... che> dispiace perché contraddice alle volte alla congregazione stessa, all'istituto, noi dobbiamo difender l'istituto e metterlo in onore; ma se poi a torto qualche cosa viene <di> a succedere che sia contrario, dopo aver esposto le nostre ragioni, le difese, le nostre ragioni, in umiltà e chiarezza nello stesso tempo: abbandonati nelle mani di Dio. Abbandonati nelle mani di Dio!
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L'abbandono è una virtù grande: Signore disponi, fa quello che vuoi di me, tanto mi adoperi come lo straccio per pulire il pavimento, come se mi mettessi invece in cattedra a insegnare. Come vuoi: adoperami come vuoi. Quando c'è questo: non manifestare neppure alcun desiderio per non influenzare i superiori nelle disposizioni: come vuoi, si deve rispondere.
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Il buon religioso non ha né il volere, né il non volere, ma <ha in> tutto ha deposto nelle mani <di chi> dell'autorità, dell'istituto; ha deposto nelle mani: fa e adopera me secondo il volere di Dio. Avanti dunque: arrivare fino alla docilità non solo, ma anche all'abbandono in Dio. Questo è perfetto!
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Allora adesso, aggiungendo qualche altra parola <di> di altro argomento: sviluppo, ormai, in questa nazione. Sì. L'impegno a studiare la lingua, sì, ma nello stesso tempo sviluppo e così da poter preparare alla congregazione un buon numero di religiose formate intellettualmente, spiritualmente, religiosamente: formate bene! E quindi mirare a una casa di formazione, intanto provvedere alle magistrali. Poi si costruirà man mano che si potrà.
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Pensare a giovani un po' istruite e intelligenti. Pensare e mirare ad avere un giorno maestre per le scuole cattoliche onde allargare la missione. Quando queste opere sono parrocchiali siete nella vostra missione parrocchiale.
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Abbiate anche molta fede: sempre umili: siamo così poche e così poco, ma abbiam fede che il Signore farà lui mettendo noi la buona volontà: "Da me nulla posso ma con Dio posso tutto" (a). Grande fede! Il Signore che vi ha chiamato con questa vocazione e vi ha chiamato a venire proprio in questa nazione, se c'è umiltà e fede, otterrete! Farete dei grandi passi, farete dei grandi passi in questa nazione.
115
Piace al Signore di aprirvi le buone strade in questa nazione, ma vuole anche coraggio, perché la umiltà è la base ma la fede serve a elevare i muri. L'umiltà è la base <che> che costituisce il fondamento di una casa, ma la fede innalza la casa: non soltanto che ci sia il fondamento della casa, le fondazioni, ma che si eriga la casa, la casa di Dio. La casa in cui si matureranno altre vocazioni e arriveranno, e arriverete alla santificazione.
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La casa di Dio <si> si fonda con la fede e si alza con la speranza e si completa per mezzo della carità, ma è più semplice dire: santifico la mente, santifico il cuore, santifico la volontà. E gli esami di coscienza quindi più sull'interno che sull'esterno.
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E se non avete istruzione, leggete! Se non vi dan tanti consigli, i libri che vi sono stati indicati son pieni di consigli adatti a voi. E se anche non trovassimo le parole che rispondono al nostro desiderio e alle nostre domande, venire in chiesa, parlarne con Gesù. Gesù non è muto, risponderà ai vostri cuori. Dinanzi si mette lui, egli risponderà a tutte le vostre domande, scioglierà tutti i vostri problemi con la sua grazia.
119
Oggi poi: giorno dedicato a Maria. Sempre sempre rivolgerci a Gesù per Maria, per mezzo di Maria e con Maria.
Melbourne (Australia)
30 marzo 1963
120
(1) Albano Laziale (Roma), 30 marzo 1963
62 (a) R: accompagnata.
65 (a) R: ha.
66 (a) Sr. Celina Orsini, superiora generale.
73 (a) Il Te Deum, è detto anche Inno Ambrosiano. E' un inno solenne di lode e di ringraziamento alla santissima Trinità. La prima parte (vv. 1-10) consta di una lode al Padre, seguita da una specie di dossologia trinitaria (11-13). La seconda parte (vv. 14-21) è una lode cristologica. Gli otto versetti aggiuntivi vennero staccati dal Gloria in excelsis e derivano dai Salmi: 27, 144, 122, 32 e 30.
74 (a) Vuoto del nastro. Si suppone: l'anno di santificazione.
89 (a) R: di.
96 (a) V: i fanciulli.
98 (a) R: alteritum.
101 (a) R: cose.
107 (a) V: Vuoi.
(b) V: Non la mia, ma la tua volontà sia fatta.
108 (a) R: attesa.
109 (a) R: disponete.
(b) R: vi.
(c) R: se.
115 (a) Atto di umiltà. Cf. Preghiere, pag. 194. Frase attribuita a san Francesco di Sales e che don Alberione ha leggermente modificato: "Da ma nulla posso; con Dio posso tutto. Per amor di Dio voglio far tutto. A Dio l'onore, a me il paradiso". San Francesco diceva: "a me il disprezzo".
118 (a) R: