IX. MEZZI DI SANTIFICAZIONE (II):
Riconciliazione ed eucaristia (1)
Benedetti questi giorni di raccoglimento, di grazia, di luce e di conforto e di letizia. Sono i più bei giorni dell'anno questi. Perché nel corso dell'anno vi sono solennità che allietano l'anima e sono occasioni di maggiori grazie; tuttavia in questi giorni ci sono le migliori vostre disposizioni, che si riducono poi sempre a due e cioè: fede ed umiltà.
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Umiltà e fede assieme, sempre. Come chi vuol camminare: muove un piede e poi l'altro. Ora atti di umiltà, ora atti di fede. Allora questi giorni saranno utili per la gloria di Dio, per la santificazione dell'anima e per frutto alle anime alle quali voi state portando del bene. E cioè: istruzione religiosa, direzione buona per la vita, e aiuto con la preghiera, col buon esempio, in sostanza con l'apostolato, l'apostolato interiore e l'apostolato esteriore.
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L'apostolato interiore è il lavoro spirituale ordinato: l'apostolato della preghiera, l'apostolato della sofferenza, l'apostolato del buon esempio, l'apostolato della parola spicciola.
E poi l'apostolato esteriore: nell'istruire particolarmente /coi/ (a) catechismi, e con le buone parole, le esortazioni, le conferenze, ecc. E poi, nell'indirizzare la gioventù, la fanciullezza. Indirizzarle perché si eviti il peccato e si guidi le anime, in quanto è possibile, per la via, la vita cristiana e, se poi vuole il Signore, la vita religiosa.
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E poi la preghiera, la preghiera sociale. La preghiera, quindi collaborazione col parroco, coi sacerdoti; preghiera per i defunti della parrocchia. Preghiera per i bambini, pei fanciulli, per la gioventù femminile e maschile, per le madri di famiglia, per i padri di famiglia, per tutto il complesso della parrocchia.
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E poi la preghiera per la congregazione. E bene che si sappia quante case ci sono e quante case case stanno aprendosi; perché avendole in mente, ecco, noi le ricordiamo al Signore, a Gesù buon Pastore, sì, perché vi sia dovunque la pace, la gioia e insieme il progresso spirituale: la santificazione.
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E poi ricordare tutte le anime. Oh, che il Signore mandi buoni pastori alle anime; mandi cioè un numero sufficiente di sacerdoti al mondo, e mandi nello stesso tempo le cooperatrici del buon Pastore, dei buoni pastori.
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Ora, con tutto questo che voi avete in mente, il fine ultimo è sempre la gloria di Dio. Il fine prossimo è la santificazione. Ora, la vostra anima in questi giorni è tesa verso la santificazione: è tutto quel che state facendo di preghiera, di esercizi di virtù e dei buoni propositi e delle comunicazioni con Dio, con Gesù, con Maria, coi santi apostoli Pietro e Paolo. Sì, l'anima tesa verso la santificazione, la santità.
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Ora, ecco, dobbiamo ricordare che vi sono molti mezzi per la nostra santificazione. Esempio: la lettura spirituale, l'esame di coscienza, le varie pratiche della giornata, le varie preghiere della giornata, ecc. Tuttavia come mezzi di santificazione i principali sono due, i principali, a cui dobbiamo dare massima importanza, perché sono i massimi mezzi di santificazione, e sono cioè; due sacramenti: confessione e comunione.
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Confessioni ben fatte e comunioni ben fatte. Ecco! Sono i due mezzi principali, perché? Perché son sacramenti. Interviene in modo particolare Gesù: è lui che assolve. Particolare Gesù: è lui vivo e vero nell'eucaristia.
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Ecco i due grandi mezzi che sono sacramentali: superano gli altri mezzi che pure dobbiamo adoperare. E giova che in questi giorni si rileggano i due capitoli delle costituzioni, e cioè quello che riguarda la confessione e quello che riguarda la comunione.
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Ora, perché questi due sacramenti sono i massimi mezzi di santificazione? Per questo: che la santificazione sta in due parti: la prima, di purificazione dal male che abbiamo; e la seconda parte, cioè dobbiamo conquistare Gesù, cioè venire a vivere di Gesù, come Gesù. San Paolo: Mihi [enim] vivere Christus est [Fil 1,21], la mia vita è Cristo. Vivit vero in me Christus [Gal 2,20], cioè Gesù Cristo vive in me. Vivere Gesù pienamente: di pensieri, di sentimenti, di voleri, di attività, di affetto, di amore, sì.
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Primo: per la santificazione, la purificazione. La purificazione è togliere il peccato grave, togliere il peccato veniale, togliere le cattive abitudini, togliere gradatamente i difetti; togliere certi pensieri, certi modi di parlare; togliere quello che dispiace a Dio, che impedisce la grazia del Signore. Questo in modo particolare si ha con la confessione.
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Negli esami di coscienza si può dire che si fa una confessione spirituale, e cioè si esamina l'anima, ci si eccita al dolore, al proposito, si parla con Gesù. Ci umiliamo ricordando quello che è stato di manchevole. E poi la fiducia e la volontà decisa, ecco. Questo si fa specialmente nella visita e questa è una confessione spirituale. E questo ripetersi ogni giorno della settimana <si> prepara alla confessione sacramentale.
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Con queste confessioni spirituali ci si prepara <alla> bene alla confessione sacramentale. Oh, purificazione, esaminando che cosa ci manca ancora: e cioè fede più profonda, fiducia maggiore nei meriti di Gesù Cristo, nella sua grazia, il bisogno di amar Dio e di amar più le anime e di maggior volontà di essere sante. E detestare la tiepidezza e quegli impedimenti che incontriamo nella via della santificazione. Ecco. Preparazione alla confessione sacramentale, quindi.
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Oh, la confessione sacramentale dunque: Ego te absolvo, io ti assolvo. Si suppone che vi siano le due disposizioni principali, oltre le altre; ma le principali sono: il dolore e il proposito.
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Il dolore: ho sbagliato. Il proposito: non voglio far più. Ecco. Queste due disposizioni di pentimento e di proposito di far meglio, di evitare il male. Ecco, ci son lì le due migliori disposizioni.
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Non tanto importanza a quello che noi aspettiamo dal confessore - dal confessore aspettiamo l'assoluzione e qualche consiglio, e c'è sempre la grazia del sacramento -; ma bisogna che il Signore, la grazia del Signore trovi in noi le disposizioni. E le disposizioni dopo aver riconosciuto i nostri torti: il pentimento vero, ma sentito. Perché se abbiamo un pentimento vero, sentito, profondo col proposito annesso, eviteremo molti difetti e [a] poco a poco, sempre di più, sebbene moriremo con dei difetti, ma <che> giorno per giorno cerchiam di combatterli. Non commetterli volontariamente, vivere nell'umiltà. Sperare nella grazia di Dio, avanti. Sempre più purificati. Purificati.
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Alle volte c'è da purificar la mente: pensieri contro la carità ad esempio. Purificare la fantasia, purificare la volontà quando si dà meno importanza a quello che si deve fare, all'obbedienza che si deve praticare o altro, o il cuore o le intenzioni che non son del tutto rette. Detestare.
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E volere <da> di lì in avanti far meglio. Fare il contrario di quel che si è fatto. E cioè, prima c'erano sentimenti e pensieri di superbia; ecco, adesso mettiamo pensieri di umiltà, di dolcezza, di mitezza. Imparare dal Maestro divino, da Gesù buon Pastore: "/Io sono mansueto/ (a) ed umile di cuore" [Mt 11,29].
Quindi, poi l'accusa e l'assoluzione.
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Ma dopo la confessione, un ringraziamento, che sia rinnovare il proposito e pregare perché davvero possiamo praticarli i propositi che confermiamo dopo la confessione e che confermiamo ogni mattina poi. Così dopo un mese e specialmente dopo un anno, qualche cosa di male <si to> si toglie da noi. Qualche cosa si corregge, in qualche cosa ci si è progrediti. Se non progrediamo niente o peggio se, passando gli anni, commettessimo più <im> imperfezioni e difetti, allora andiamo indietro.
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Ora la vita religiosa è per [il] perfezionamento e se invece?... Dopo anni, magari dieci, vent'anni da che si è fatto il noviziato, ora si è più fervorosi di allora? Si è più delicati di allora <quando era> quando si era nel noviziato? Se /si dovesse/ (a) invece essere ancora allo stesso punto oppure cadere anche in maggiori difetti, a che cosa servirebbe la confessione? Ma quando alla fin del mese dopo quattro confessioni, alla fin dell'anno dopo cinquantadue confessioni realmente si vede un progresso, è segno che noi abbiamo risposto alla grazia del sacramento. Corrisposto!
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Inoltre vi è il gran sacramento, il maggior sacramento, l'eucaristia. Noi abbiamo una duplice vita, e cioè la vita corporale e la vita soprannaturale della grazia. La vita corporale ricevuta dai genitori, e poi la vita soprannaturale ricevuta al battesimo. Quindi ci son due nascite: la prima è: figli di genitori; la seconda: figli di Dio. Vita soprannaturale.
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Allora, se c'è un cibo per il corpo e chiediamo: "Da' a noi il pane nostro quotidiano", allora chiedere il pane, per l'anima, spirituale. L'anima ha bisogno di crescere e crescere ogni giorno e fino all'estrema età, fino all'estremo giorno, sì.
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L'alimento, quale? Manducat Dominum pauper servus et humilis (a), il Signore è il cibo nostro. L'uomo mangia il Signore: Manducat Dominum, l'uomo che è povero, servo, umile. Quindi i due sostentamenti e per il fisico e per lo spirito, sì. Panem de coelo praestitisti eis (b), il Signore ha preparato all'anima un pane celeste. E Gesù lo ha spiegato: "La mia carne è veramente cibo" [Gv 6,55]. Ecco: "Chi mangia la mia carne (...) ha la vita" [Gv 6,54], e chi fa molte buone comunioni <ricever> riceve una grazia sempre più abbondante. La comunione.
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Ecco, a una certa ora si va a far colazione, la mensa in refettorio, e prima si è preparati alla mensa eucaristica, alla mensa dalla balàustra. Il pane celeste, Dio stesso si fa nostro cibo.
Ma quando noi faremo buone /confessioni/ (a) il nostro spirito, la nostra vita soprannaturale prende forza. Vi è nella mente più fede. Vi son nella mente pensieri più soprannaturali, un modo di ragionare soprannaturale, secondo il Vangelo: nutrimento della mente!
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L'eucaristia ci porta a odiare il peccato e anche il peccato veniale. Ed è la maggior grazia per un'anima che vuol santificarsi in primo luogo aver orrore al peccato anche veniale o di una parola mal detta o di sentimenti: superbia, avarizia, ira, invidia, golosità, pigrizia, sensualità. Eh, la volontà si fortifica contro questi vizi capitali! Ecco, la fortezza che deve aver la religiosa dell'osservanza delle costituzioni e di tutta la vita di ogni giornata, sempre più perfettamente vissuta.
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E' un vero cibo! Ora questo cibo noi l'abbiamo mangiato bene? Perché c'è lo stomaco che alle volte non è preparato al cibo. E noi eravamo preparati alla comunione? Alle volte non si digerisce bene il cibo, perché lo stomaco non era ben preparato. E noi abbiamo fatto un buon ringraziamento, quindi la digestione spirituale dopo la comunione? Questa digestione spirituale, per cui Gesù assume l'anima, la unisce sempre più strettamente a sé; e Gesù allora comunica pensieri santi, voleri santi, sentimenti santi. Sì.
327
A poco a poco l'anima resta dominata da Gesù. E' lui che vive in noi! Lui pensa in noi, diviene il nostro cervello. Lui che vuole in noi, e cioè la docilità della nostra volontà. E' lui che ama il Padre in noi <e> e comunica a noi questi sentimenti, questi desideri.
328
Allora giorno per giorno qualche cosa. <Il fru> Il pane celeste porta in noi dei beni. E dopo 365 volte che abbiam mangiato, se [abbiam] mangiato bene, cioè [con] preparazione e buon ringraziamento, certamente si è cresciuti.
Si è cresciuti! E crescendo, <si> ci sono sempre più virtù: sempre più unione con Dio, sempre maggior grazia. E l'anima, tra il sacramento della confessione e il sacramento della comunione, abbiam la purificazione e abbiamo la vita di Cristo in noi. Abbiam Cristo in noi, la ricchezza, sommo bene, eterna felicità, Dio!
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Allora la veste che è bianca sarà sempre più preziosa, la veste dell'anima, della grazia: senza strappi, senza macchia. Allora preparazione diretta al paradiso. Preparazione diretta al paradiso, ecco.
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E questo crescere in Cristo ha anche il riflesso sugli altri che stanno attorno. Ne avrà riflesso il clero, ne avran riflesso i fedeli che vengono in chiesa, riflesso i bambini, la gioventù, gli uomini, le donne; e riflessi anche rispetto a quelli che non vengono in chiesa, rispetto a questi che non vengono in chiesa.
Ora, è ineffabile l'apostolato che voi portate nelle parrocchie se siete sante!
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Ora, sapendo che <da noi> da noi dipendono tanti frutti nelle anime ci sentiamo responsabili <e ci sia> e ci sentiamo più obbligati. Gesù diceva: /Propter eos/ (a) sanctifico meipsum [Gv 17,19], mi santifico per loro. [La] suora si santifichi per loro, cioè per coloro che sono in quella parrocchia. E se avete altra incombenza, in casa madre: per santificare la casa e i membri della casa.
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Adesso in tante cose siamo ciechi; ma <quando> il Signore, allorché ci presentiamo a lui dopo la nostra morte, ci farà vedere tutto quel che potevamo fare, quante grazie ci ha fatto e quanto abbiam corrisposto o quanto abbiamo avuto di deficienze. E allora in questi giorni domandare un perdono generale e un impegno generale, sì: la massima santificazione usando molto bene i due sacramenti, cioè ricevendoli bene.
333
La comunione. E' vero che alle volte avete da guardare i ragazzi, va bene. Ma poi un quarto d'ora almeno, dopo la comunione, o un po' più presto o un po' dopo se non si può fare tanto immediatamente, un quarto d'ora di trattenimento con Gesù! Dirgli delle cose nostre. Dirgli che cosa è la nostra anima, quali sono i pensieri, i desideri, quali sono i propositi, quanto lo si ama, quanto noi vogliamo portargli di anime, quanto possiamo e con la preghiera e con l'esempio ecc. toglier di peccato in questa parrocchia e portare invece maggior bene nelle famiglie e nei singoli.
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Siete veramente associate... La donna associata allo zelo sacerdotale. Condividere. E poi, vedete la collaborazione di Maria nella redenzione con Gesù. Su questo modello, imparare. Studiar bene la parte che Maria ha compìto accanto a Gesù, in modo ineffabile perché è anche stata la madre. Accanto al sacerdote: santamente, come Maria accanto a Gesù.
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Avanti! Abbiate grande fiducia perché voi avete grazie speciali; e tuttavia nella vostra missione avete ancor molto da perfezionare. Tutta la scienza pastorale, penetrarla sempre meglio. Già in parte è fatto, ma [c'è] ancora molto che si vuole fare e che c'è veramente da fare. Ma fiducia: vi ha chiamate, vi ha dato questa vocazione e vi dà le grazie. Fiducia!
Ariccia (Roma)
24 agosto 1963
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(1) Ariccia (Roma), 24 agosto 1963
303 (a) R: dei.
319 (a) V: perché sono dolce.
321 (a) R: dovessero.
324 (a) Solennità del Corpus Domini. Inno del Mattutino. Cf. Lit. III, pag. 576.
(b) Cf. n. 266 (a).
325 (a) Così R. Ma dal contesto sembrerebbe: comunioni.
332 (a) V: Pro eis.