Beato Giacomo Alberione

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INTRODUZIONE

La complessità della raccolta della predicazione alberioniana alle Figlie di San Paolo (FSP) ha orientato a iniziare la pubblicazione dagli anni della seconda guerra mondiale (1940-1945). I motivi che hanno condotto a tale scelta sono i seguenti: i contenuti di questa fase hanno avuto una particolare incidenza sulla formazione delle FSP; le annotazioni sono state particolarmente curate e il lavoro di raccolta presentava minori difficoltà. Si poteva quindi rispondere con maggior celerità al desiderio delle sorelle di avere a disposizione meditazioni del Fondatore in nuova e più documentata edizione.
La predicazione del periodo bellico tuttavia non è a sé stante. È parte di un annuncio orale che inizia con la fondazione e si protrae quasi fino alla morte di don Alberione. Il lungo arco di tempo può essere suddiviso in periodi più o meno omogenei, che permettono alcuni raggruppamenti approssimativi e aiutano a situare la predicazione del periodo bellico come parte di un tutto.
1. Gli anni della comunicazione informale (1915-1928).
2. Gli anni della prima espansione (1929-1933).
3. Gli anni del primo consolidamento (1934-1939).
4. Gli anni della guerra (1940-1945).
5. Gli anni della seconda espansione e dei primi viaggi internazionali del Fondatore (1946-1949).
6. Gli anni del rinnovamento e dell'approvazione pontificia (1950-1955).
7. Gli anni della maturità e del Concilio (1956-1969).
Non si sono reperite note scritte della predicazione alberioniana. I testi pervenuti sono frutto di appunti annotati con diligenza da varie sorelle appositamente incaricate, come si ha modo di evidenziare nelle varie periodizzazioni.
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I. LA PREDICAZIONE ALBERIONIANA: 1940-1945

1. Don Alberione e la guerra
Il 1° settembre 1939 la Germania invade la Polonia. È l'inizio della seconda guerra mondiale.
L'Italia entra nel conflitto il 10 giugno 1940, alleata con la Germania e il Giappone. L'8 settembre 1943, caduto il governo Mussolini, viene firmato l'armistizio. Si alternano allora nuove situazioni, rovesciamenti di alleanze, immani tragedie, che dureranno oltre il 25 aprile 1945, giorno che per l'Italia segna la fine della guerra e la liberazione.
Il contesto bellico, in certo qual modo, fa da sfondo esistenziale alla predicazione del Fondatore tenuta in quegli anni. Don Luigi Rolfo nella biografia ne descrive bene l'animo: «L'entrata in guerra dell'Italia non colse di sorpresa don Alberione, che usava seguire con intensa attenzione il corso degli avvenimenti internazionali [...].
Quel giorno egli parlò pochissimo: preferiva pensare, pregare e stare a vedere quale piega avrebbero preso le cose. Al segnale d'allarme della prima notte di guerra, scese lentamente le scale, fra il rumore e le esclamazioni di sorpresa o di paura degli altri membri della comunità che, nel buio dell'oscuramento, si precipitavano nel seminterrato che era stato scelto come luogo di rifugio, ma si fermò alla sommità della scala al pianterreno. E lì rimase per tutto il tempo dell'allarme, solo e silenzioso, come una sentinella. Si spostava, di quando in quando, fin sulla soglia e spingeva lo sguardo fuori, scrutando il cielo nero [...]. Poi tornava lentamente verso la scala con la corona del rosario in mano, pregando sommessamente [...].
Il suo pensiero non andava solo a quel centinaio di persone (Paolini e Paoline) che, nel seminterrato, a pochi passi da lui, trepidavano e tremavano per i possibili bombardamenti che potevano colpire la capitale, ma anche, e forse più ancora, alle molte comunità paoline che, in Italia e in altri Paesi, erano molto più esposte alle disastrose sorprese della guerra o ne avevano già subito le tristi conseguenze.
E forse, in quella stessa notte, egli affidò sé e tutti i suoi alle mani soavi della Vergine Regina degli Apostoli, promettendo
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solennemente che, qualora tutti i Paolini fossero usciti incolumi dai prevedibili orrori della guerra, avrebbe fatto erigere un grande tempio in suo onore in quello stesso luogo»1.
Dalla lettura delle meditazioni tuttavia, quasi non si avverte il dramma bellico. Fin dall'inizio don Alberione guarda alla guerra con occhio di apostolo: non lasciar mancare il Vangelo a nessuno, anche in tempo di prova. Dice alle Figlie negli Esercizi del marzo 1941: «Voi quest'anno avete fatto del progresso nell'apostolato, nonostante la guerra. Anche nei primi anni dell'Istituto, quando eravamo pochissimi, ci fu la guerra; ma si poté compiere tanto apostolato. Quello della guerra è un periodo in cui il mondo ha più bisogno di Gesù Cristo e di Dio»2. Su questa parola del Fondatore, le FSP si avventurano tra i militari, gli sfollati, i prigionieri, portando ovunque la buona stampa.
Col passare dei mesi la guerra assume aspetti sempre più devastanti causando difficoltà di ogni genere. Anche per le FSP fame, freddo, malattia, difficoltà apostoliche divengono realtà quotidiana3.
In questo contesto il Fondatore continua ad animare le sue Congregazioni, preoccupato di sostenere la fede di tutti con una presenza paterna e forte, infondendo fiducia, esortando alla serenità, alla pazienza vissuta nella speranza, senza indulgere a facili cariche emotive, ad atteggiamenti di vittimismo o di scoraggi amento.
Finché è possibile viaggiare, a Roma si programmano gli Esercizi per le sorelle delle case filiali e don Alberione vi tiene quasi regolarmente le istruzioni. A partire dal 1942 però, fino a novembre del 1945, la sua predicazione è rivolta quasi esclusivamente alla comunità di Roma. I corsi di Esercizi si riducono e l'annotazione si limita agli Esercizi e a poche prediche di occasione. Vengono meno anche i canali di informazione. Dall'aprile 1942 fino all'ottobre 1945 è sospesa la pubblicazione della Circolare Interna (CI). Per avere notizie precise su date e tematiche specifiche della predicazione, è necessario ricorrere ad altre fonti: preziosi, al riguardo, i taccuini personali della Prima Maestra
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Tecla, e le note di altre sorelle che le hanno messe a disposizione per collaborare a questa documentazione. A loro un grazie sincero.

2. Quadro complessivo: natura e carattere dei testi
Consideriamo predicazione del tempo di guerra quella tenuta da don Alberione dal gennaio 1940 al dicembre 1945. I testi conservati sono anch'essi frutto di annotazioni prese mentre il Fondatore parlava. Maestra Ignazia Balla si è assunta la responsabilità di tali appunti4; aiutata nella revisione di essi da altre sorelle. Queste note sono giunte in diverse configurazioni:
- dattiloscritti, rimasti inediti;
- opuscoli, che comprendono una sola meditazione o un ritiro mensile;
- volumi, che raccolgono soprattutto la predicazione fatta durante gli Esercizi spirituali. Tali volumi fanno parte della collezione Haec Meditare5, serie seconda; quelli che raccolgono la predicazione degli anni bellici sono i volumi: 1, 2, 3, 5, 7. Ad essi è da aggiungere il volume Esercizi spirituali del 1941, che comprende un corso straordinario di Esercizi, rivolto alle superiore.
La predicazione di questi anni, riordinata per la stampa è stata quasi certamente rivista da don Alberione. Riveste quindi una particolare autorevolezza. Inoltre, mancando note scritte dal Fondatore, questo materiale è da considerarsi come la fonte originale.
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Il quadro complessivo è il seguente:
a) 1940. È una predicazione varia ed è stata tutta stampata:
- 14 istruzioni o meditazioni, stampate sulla Circolare Interna (CI).
- 4 meditazioni, in fascicoli (Fs).
b) 1941. È un anno particolarmente ricco di corsi di Esercizi, raccolti nel modo seguente:
- Esercizi spirituali, marzo 1941 (21 istruzioni), in Haec Meditare II/1.
- Esercizi spirituali, settembre 1941 (14 istruzioni), in Haec Meditare II/2.
- Esercizi spirituali, ottobre 1941 (23 istruzioni), in Esercizi spirituali. Ottobre 1941. Riservato.
- 1 ritiro mensile, in dattiloscritto.
- 3 meditazioni, stampate in CI.
c) 1942. È uno degli anni più scarsi dal punto di vista della quantità di predicazione. Le tre meditazioni sui voti e quelle sulle virtù teologali sono però assai significative.
- Esercizi spirituali, marzo 1942 (8 istruzioni), in Haec Meditare II/2.
- 1 meditazione, in dattiloscritto.
d) 1943. Gli eventi bellici sono sempre più drammatici. Ricorda sr Concettina Borgogno: «Nonostante gli allarmi notturni e la paura, fino al 1942 a Roma non ci furono avvenimenti speciali [...]. Ma nel 1943 aumentarono gli allarmi e i pericoli»6. Si dovettero sospendere le scuole e trasferire varie suore e novizie ad Alba o in case più sicure7. In questo contesto il Fondatore continua, nella misura del possibile, la cura spirituale delle Figlie. La predicazione è raccolta nel modo seguente:
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- Esercizi spirituali, marzo 1943 (14 istruzioni), in Haec Meditare II/3.
- Esercizi spirituali, giugno 1943 (24 istruzioni), in Haec Meditare II/3.
- 5 meditazioni, in dattiloscritto.
- 1 ritiro mensile, stampato in fascicolo.
e) 1944. Sotto il crepitare dei bombardamenti, che non risparmiano il quartiere Ostiense, mentre si vive quasi sempre nella grotta-rifugio8, don Alberione porta alle FSP l'augurio di buon anno, invitandole a centrare tutta la loro vita in Cristo Maestro Via, Verità e Vita. Il 6 gennaio rivolge l'invito a vivere una giornata di ringraziamento per una notizia di speranza: il Decretum Laudis alla Congregazione da parte della Santa Sede. Dopo la ritirata dei tedeschi e l'entrata in Roma degli anglo-americani (4 giugno 1944) si comincia a ricevere qualche notizia dalle comunità dell'Italia meridionale, mentre si aggrava la situazione dell'Italia centro-settentrionale e non si hanno più notizie delle sorelle delle altre nazioni.
Non vi sono annotazioni della predicazione alberioniana fino a novembre. I testi conservati sono i seguenti:
- 5 meditazioni, in dattiloscritto.
- Esercizi spirituali, novembre 1944 (16 istruzioni), in Haec Meditare II/7.
f) 1945. La voce del Fondatore sembra tacere fin dopo la guerra; certamente non è così, ma non sono pervenuti appunti prima del 3 maggio. In quella meditazione egli comunica che è ormai tempo di dare inizio alla costruzione del santuario alla Regina degli Apostoli, segno della gratitudine per la protezione costante di Maria durante il periodo bellico. La predicazione del 1945 è la seguente:
- 1 meditazione, in dattiloscritto.
- 5 meditazioni sulla prima settimana del mese di ottobre, in Haec Meditare II/5.
- Esercizi spirituali, novembre 1945 (15 istruzioni), in Haec Meditare II/5.
- 1 breve meditazione, stampata in VN, 1 [1946]1.
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Un'attenzione particolare è riservata ai destinatari: superiore, responsabili delle tre sezioni di apostolato, cioè FSP, PDDM, SGBP, giovani in formazione che si preparano ad emettere la prima professione o la professione perpetua.

3. Prima edizione originale: criteri e valore
Essendo minimo il materiale rimasto inedito, è necessario soffermarci sulla prima edizione e rilevare nella misura del possibile alcuni criteri seguiti dalle curatrici.
Si avverte in queste raccolte la preoccupazione di portare a conoscenza delle sorelle che sono fuori Roma il pensiero del Fondatore perché se ne nutrano nella meditazione quotidiana. Prevale quindi il criterio della necessità. Le curatrici danno la priorità a quanto sembra più importante o a ciò che hanno potuto riordinare prima, senza tener conto dell'ordine cronologico e senza riferire le opportune informazioni. Spesso la data è omessa o è indicato solo il mese e l'anno.
A volte vengono riunite istruzioni tenute in due corsi di Esercizi, come quelle di marzo 1941 (HM II/1); altre volte tale operazione non viene nemmeno annunciata, come nel caso degli Esercizi di settembre (HM II/2) e ottobre 1941 (EM); a volte il volume contiene meditazioni che non fanno parte degli Esercizi, come le 5 finali di HM II/5.
L'intento formativo talora consiglia di anticipare la stampa di qualche meditazione sulla Circolare Interna o in fascicolo; queste stesse meditazioni vengono poi inserite in Haec Meditare con le altre istruzioni degli Esercizi.

Le annotazioni non hanno tutte la stessa consistenza. Per lo più sono sufficientemente estese e anche curate nella forma. Altre, invece, sono piuttosto scarne, soprattutto le inedite. Le meditazioni tenute durante gli Esercizi spirituali, in genere, sono preparate e offerte a un pubblico particolarmente disposto all'accoglienza. È uno dei motivi per cui queste istruzioni hanno inciso non solo sulle sorelle che le hanno ascoltate, ma anche sulle generazioni successive.
Tuttavia bisogna riconoscere che i livelli sono diversi. Alcuni interventi sono legati a circostanze specifiche o sono orientati
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alla correzione di qualche situazione negativa, forse presente nel gruppo delle ascoltatrici e nel momento storico della Congregazione. Allora il Fondatore scende a dettagli disciplinari che è difficile comprendere fuori di quel contesto. Altri hanno piuttosto un valore storico e rispecchiano il travaglio, gli ondeggiamenti e gli esperimenti fatti per esprimere l'identità carismatica9: tali sono, ad esempio, alcune istruzioni del 1941 relative alle tre sezioni di apostolato e ai rapporti con la SSP. Altri interventi, invece, hanno una particolare unzione apostolica, spirituale, comunitaria. Vanno menzionate, ad esempio, le istruzioni di marzo e settembre 194110, quelle sui voti del 194211, sul cammino spirituale e sull'apostolato.

4. Un magistero a una Congregazione in cammino
La predicazione del Fondatore accompagna le FSP a vivere nella fede il lungo periodo bellico e, nello stesso tempo, le illumina e guida mentre vanno consolidando la propria identità. Per meglio comprenderne i contenuti, è opportuno sottolineare qualche elemento riguardante lo sviluppo dell'apostolato e il cammino istituzionale della Congregazione.

La propaganda a domicilio
Le FSP hanno ricevuto l'approvazione diocesana il 15 marzo 1929, iniziando subito un'ampia e intensa attività di diffusione della buona stampa. Per quanto don Alberione e Maestra Tecla abbiano cercato di chiarire la natura della diffusione a domicilio o propaganda capillare, nel 1939 non è ancora pacifica l'accoglienza di questa iniziativa da parte della gerarchia ecclesiastica che la definisce apostolato «ultramoderno», ma sconveniente per
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suore così giovani che vanno di paese in paese ed entrano in tutte le case12.
Don Alberione, chiamato in udienza dal card. Vincenzo La Puma (1874-1943), prefetto della Congregazione dei Religiosi (SCR), cerca di chiarire e illustrare il valore pastorale della propaganda, ma accetta anche i suggerimenti che gli vengono dati. Scrivendo al Cardinale, comunica di aver già provveduto a rivedere alcuni articoli delle Costituzioni. Le direttive riguardanti la propaganda saranno applicate «con prudenza e gradatamente»13. Nel gennaio 1940 invia una circolare alle FSP sulla finalità della libreria paolina, presentandola come il centro di tutte le iniziative apostoliche14. Tra il 1940 e il 1941, pertanto, si aprono in Italia ben ventiquattro nuove librerie, alcune delle quali in città vicine a comunità più grandi già avviate.
Questo evento giustifica il fatto che in quei due anni don Alberione nella predicazione insista sulla natura della nostra missione, voluta da Dio, e dia una particolare attenzione alla terza parte dell'apostolato, la diffusione, sottolineando tre aspetti di essa: propaganda a domicilio, da casa e attraverso le librerie. La guerra costringerà a forti ridimensionamenti; poi i tempi cambieranno, e ciò che prima era guardato con sospetto sarà sollecitato come urgenza pastorale.

Faticoso cammino delle istituzioni femminili
Nell'approvazione diocesana, sotto l'unico nome «Pia Società delle Figlie di San Paolo», vengono conglobate Figlie e Pie Discepole. Per quasi dieci anni nelle case filiali i due gruppi vivono e operano nelle medesime comunità e nell'unico apostolato. Con la fondazione delle Pastorelle (1938) la situazione istituzionale si fa ancora più complessa, poiché queste vengono considerate come terzo gruppo della medesima Congregazione, concepita con tre sezioni di apostolato: dottrinale, liturgico, pastorale. Agli inizi degli anni Quaranta il Fondatore deve affrontare in modo diretto questo volto del ramo femminile, su richiesta della
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stessa Congregazione dei Religiosi la quale esige che venga meglio definita la configurazione interna delle FSP prima di concedere il Decretum Laudis. Egli allora tratteggia un progetto, le cui linee si trovano nel Ritiro di luglio 1941 e negli Esercizi di ottobre dello stesso anno. I punti principali sono: a) le finalità dei tre gruppi o sezioni di apostolato appartenenti a un'unica Congregazione rispondono al Decreto di approvazione diocesana del 1929; b) le tre sezioni di apostolato dipendono da tre distinte superiore che fanno riferimento alla Prima Maestra come unica superi ora generale15; c) ogni sezione ha il proprio noviziato; d) l'unità dei tre gruppi si fonda in Cristo Via, Verità e Vita; e) l'apostolato di tutta l'istituzione femminile dipende dalla SSP16. Ma tra il 1943 e il 1945 matura la soluzione della costituzione di tre Congregazioni distinte con propria finalità apostolica e autonome in tutti gli ambiti.

Decretum Laudis: prima approvazione pontificia
La predicazione risente anche di un altro evento: l'approvazione pontificia delle istituzioni paoline. Poiché la pratica contempla che preceda la visita apostolica, nel gennaio 1941 la Santa Sede incarica per tale compito il P. Angelico d'Alessandria (1899-1984), che visita contemporaneamente le comunità maschili e femminili della FP17.
È possibile che la visita abbia dato adito a imprudenze da parte di qualche membro, con il rischio di arenare la pratica canonica e anche di offendere la carità. I temi trattati nel 1941 si caricano allora di una energia e di un rigore, comprensibili solo in un padre che sente la responsabilità della sua Famiglia e cerca
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con fatica di definirne il volto davanti alla Chiesa18. Il frutto è un'approvazione piena da parte della Santa Sede che concede il Decretum Laudis il 10 maggio 1941 alla SSP e il 13 dicembre 1943 alle FSP.

II. ATTUALE EDIZIONE

1. Criteri seguiti
L'esame dei singoli testi e della composizione delle raccolte, realizzate sull'onda dell'immediatezza, ha spinto nella preparazione della presente pubblicazione, ad adottare e seguire criteri rigorosi, che aiutino a una lettura globale e autentica del pensiero del Fondatore.
a) Si è seguito l'ordine cronologico, mantenendo l'unità dei corsi di Esercizi.
b) Sotto il titolo «Meditazioni varie» si sono assunti testi precedentemente pubblicati, e dattiloscritti in cui esiste la struttura della meditazione; omessi invece i frammenti o alcune annotazioni troppo esigue o legate a circostanze contingenti, di significato non rilevante. Si sono eliminate le meditazioni che dalla ricerca sono risultate non attribuibili a don Alberione.
c) Si sono eliminati alcuni doppioni, giustificando ogni volta in nota l'operazione compiuta.
d) Si è premessa ad ogni corso di Esercizi e ad ogni gruppo di «meditazioni varie» una breve presentazione che definisce nella misura del possibile, data, luogo, destinatari, tema, fonti e scopo degli Esercizi.
La raccolta risulta suddivisa in sei parti secondo il numero degli anni presi in esame.

2. Fonti
Don Alberione, in questo tempo, è tra i cinquantacinque e i sessant'anni: una persona nel pieno della maturità. In lui sono ormai sedimentate le abbondanti letture fatte negli anni giovanili
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e profondamente integrate nella propria vita. Ha soprattutto assimilato il patrimonio teologico del tempo, attraverso la mediazione del can. Francesco Chiesa (1874-1946) la cui dottrina, come luce diffusa, permea la sua antropologia, la sua visione della realtà e della vita spirituale19.
Nella comunicazione orale il Fondatore mira alla crescita spirituale e apostolica della sua Famiglia, anche quando il suo pensiero è espressamente derivato. Cita quasi sempre a memoria, incurante della fonte come tale. Lo spunto può venirgli da un'opera, ma egli passa subito a descrivere cosa comporti quel contenuto per la FSP e come viverlo in comunità e nell'apostolato. Un capitolo, ad esempio, di La vita interiore anima di ogni apostolato dello Chautard è una bella occasione per dimostrare che nella vocazione paolina, apostolato, Eucaristia e parola di Dio sono inseparabili.
Tenendo sempre presente il retroterra alberioniano, le fonti particolari della predicazione degli anni Quaranta vanno ricercate a tre livelli, sempre tra loro armonizzati:
a) Il patrimonio della Chiesa. Il pane con cui don Alberione nutre le FSP è il patrimonio ecclesiale del tempo, rappresentato dalla vita liturgica, dalla parola di Dio, dal magistero pontificio, da alcuni autori spirituali, dai trattati di ascetica e mistica di indirizzo serio e profondo. Le abbondanti meditazioni sui novissimi, sulle feste, sui tempi forti dell'anno liturgico spesso traggono luce dalle varie collette della Messa, dalle lezioni del Breviario. È frequente il ricorso alla parola di Dio, che non è offerta quale commento spirituale o esegetico, ma come una lezione acquisita che gli sale dal cuore e dà autorità e conferma a quanto va dicendo.
b) Le scelte editoriali. In una certa misura don Alberione delinea in questi primi decenni della FP il tipo di messaggio che essa deve offrire al mondo nella linea del Vangelo e della dottrina perenne della Chiesa. Di frequente i libri citati sono le opere di quei Padri e Dottori di cui le Figlie stesse stanno curando la traduzione o la pubblicazione. Così le componenti della vita
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paolina si richiamano a vicenda e ricevono stimoli l'una dall'altra: predicazione, vita spirituale e comunitaria, vita apostolica con la specifica editoria paolina.
c) Le letture suggerite alle FSP. Tra le abbondanti pubblicazioni, il Fondatore sceglie alcune opere, particolarmente rispondenti al tipo di formazione spirituale e teologica che egli intende impartire; le consiglia per la meditazione e la lettura spirituale; le interpreta nella predicazione, aiutando pedagogicamente le FSP a raggiungere ciò che è lo scopo di tutto: «Diventare veramente Paoline»20. I libri, costantemente riproposti, appaiono già ben indicati nella Circolare Interna del 1939: «Oltre il Vangelo, la Bibbia, le Lettere di San Paolo, i libri del Sig. Primo Maestro, i libri di Sant'Alfonso, S. Francesco di Sales e S. Ignazio, Rodriguez, ecc.»21.
A partire da questa realtà, autori e manuali fanno da sfondo ad alcuni corsi di Esercizi. Tra gli autori emerge l'influsso di sant'Alfonso, particolarmente con l'operetta Pratica di amar Gesù Cristo e il Diario spirituale (di scuola alfonsiana); di san Francesco di Sales, soprattutto con La Filotea e il Teotimo; di sant'Ignazio, particolarmente con Gli Esercizi spirituali; di san Giuliano Eymard che presenta l'Eucaristia come cattedra da cui il Maestro divino insegna tutte le virtù. Frequenti sono le citazioni della Imitazione di Cristo.
Tra i manuali domina il riferimento a A. Tanquerey, Compendio di teologia ascetica e mistica, e alle opere di cui le FSP o la SSP stanno curando l'edizione, come ad esempio: L'anima di ogni apostolato dello Chautard22. Si nota pure un certo riferimento, all'opera in due volumi del Beaudenom, Pratica progressiva della confessione, di cui però don Alberione critica la rigidità metodica23. Questi autori, a loro volta attingono abbondantemente a sant'Agostino, a san Bernardo, a santa Teresa
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d'Avila, a esempi e aneddoti dei santi Padri, ecc., tutti abbondantemente riproposti dal Fondatore. Si avverte in lui l'assillo di mettere le FSP alla scuola dei santi e della santità della Chiesa24. In questo senso acquistano particolare rilievo le biografie che egli valorizza e suggerisce: santa Teresa di Gesù Bambino, santa Gemma Galgani, santa Margherita Maria Alacoque, san Gabriele dell'Addolorata, san Giuseppe Benedetto Cottolengo, san Giovanni Bosco, san Giuseppe Cafasso, ecc.
Queste stesse opere, tenute presenti negli Esercizi, alla fine della guerra verranno consigliate a tutte le comunità come testi di meditazione e quali mezzi di crescita per un comune sentire spirituale25.

3. Genere letterario e linguaggio
È difficile collocare questa predicazione in un particolare genere letterario. Essa ha il carattere della comunicazione orale, quindi della immediatezza e della spontaneità; inoltre risente dello stile di chi ha curato le annotazioni. Ma in tutte le espressioni si avverte l'autorità e l'amore del padre che dialoga con un gruppo di persone concrete che gli sono figlie nello spirito e che egli ha la responsabilità di introdurre e far crescere sempre più nella vocazione paolina. È una comunicazione che varia secondo le categorie di persone a cui è rivolta: novizie, professe, superiore.
A volte egli prende per mano la figlia e l'avvia sul sentiero della vita paolina, indicandone le esigenze, le difficoltà, le gioie, incoraggiando sempre. Altre volte, soprattutto con chi è in autorità e quindi condivide con lui la responsabilità di guidare i membri a comprendere e vivere la vocazione specifica, è il padre che dialoga con tono severo, talora persino duro; che esige una coerenza totale, libera da compromessi, da ambizioni personali, da qualunque forma di mediocrità; che non ammette titubanze, anche
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che quando il cammino istituzionale non è totalmente chiaro. Tale severità si manifesta soprattutto nella predicazione del 1941. In genere però prevale il linguaggio catechistico, pedagogico, proprio di chi insegna, scava nel cuore, spinge in avanti, apre orizzonti nuovi.

4. Sorgente spirituale: la totalità del mistero di Cristo da vivere e annunciare
Certo, l'abbondante predicazione alberioniana esaminata è costruita sulla teologia preconciliare, su una ascetica non priva di un certo moralismo. Tuttavia si coglie un filo conduttore che l'attraversa tutta: la persona del Cristo. «Stabilire l'anima nostra e la Congregazione in Cristo Gesù, secondo si esprime S. Paolo, in modo che sia Gesù che viva, e noi siamo sue membra» è la grande meta a cui tendere, è la via per vivere i voti in chiave positiva, è il nucleo stesso dell'identità paolina nella Chiesa. «Il B. Eymard ha messo nel suo stemma: Vita eucaristica; S. Domenico il motto: Veritas; S. Francesco: Caritas. Il vostro Istituto ha lo scopo di riprodurre Gesù Cristo integralmente». Su questa totalità si fonda l'unione di tutti i rami della FP, chiamati a «riprodurre integralmente Gesù Cristo»26.
Il mistero di Cristo Via, Verità e Vita è la sorgente, il cammino e la meta dell'itinerario spirituale realizzato nella linea dell'amore, nel contesto della vita consacrata e apostolica paolina. Sono significative le tappe cristocentriche e trinitarie particolarmente evidenziate dagli Esercizi di ottobre 1941: «La santità sta nella piena inabitazione della SS. Trinità nell'anima...».
a) «Il Padre celeste, che Y anima incipiente teme e da cui spera il premio, indica all'anima chi è il vero Maestro... E l'anima si volge a Gesù Verità, Via e Vita. Ama molto la lettura del Vangelo, la vita di Gesù e desidera farlo conoscere e farlo amare»27.
b) «L'anima proficiente non trova più gusto nei libri, se non vi trova il nome di Gesù [...]. L'anima vuole che Gesù prenda possesso intero di lei: che prenda possesso della sua mente, della volontà e del cuore. Qui non è più solo evitare il peccato, ma
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è vivere di Gesù: c'è tutto un lavoro immenso di trasformazione: «Vivit vero in me Christus».
c) «Finalmente v'è il grado più perfetto che sta nell'unione [...]. Lasciamo che lo Spirito Santo operi in noi e che formi un vero organismo spirituale» 28.

5. Dinamismi ricorrenti
All'interno di molte pagine, che a prima vista sembrano ricalcare solo la cultura del tempo, pulsa l'energia, la vitalità, lo slancio della vocazione paolina, l'invito forte a camminare in costante progresso. Se uno ha il coraggio non di leggere, ma di meditare e rimeditare questi testi, avverte che si sprigionano da essi dinamismi che si intrecciano tra di loro e coinvolgono tutto l'essere in vista della formazione dell'apostola, totalmente donata a Dio e all'evangelizzazione nella sequela del Maestro divino.
Dinamismo apostolico. In tutta la predicazione alberioniana si percepisce l'apostolato come un impulso spirituale, carico di grande unzione, che coinvolge tutto. Esso è sempre presente, anche se in questi anni le meditazioni che trattano direttamente dell'apostolato non sono molte. L'apostolato dell'Edizione che «costa la vita»29, è il dono più prezioso che Dio ha fatto alle FSP; «è il grande aiuto per la nostra santificazione»; è partecipare al «ministero della Chiesa»; «è servire direttamente la Chiesa»30. Le FSP non devono temere, anche se non sono comprese, perché questo apostolato «è la missione che Dio ci ha affidato, e di cui dovremo rendere conto a lui. Chi avrà operato e insegnato, sarà chiamato grande nel regno dei cieli»31. Ci santifichiamo nella missione. Perché ciò avvenga è necessario avere una visione integrale dell'apostolato che non è semplice attività. Don Alberione esprime questa integralità con il linguaggio che gli è proprio: apostolato della preghiera, dell'esempio, delle opere, della stampa. Le varie dimensioni si devono vivere contemporaneamente32.
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Dinamismo antropologico. L'intento del Fondatore non è di offrire una antropologia, ma di aprire tutta la persona alla grazia e di orientarla a Dio nella sua integralità: mente, volontà, cuore, corpo. Di qui alcune sottolineature: lotta al peccato che si radica nella mente, nella volontà, nel cuore e oppone resistenza alla grazia nella totalità della persona33; purificazione quindi della mente, della volontà e del cuore34, unione completa a Dio, di mente, di volontà, di cuore35. Per tutto questo è indispensabile una grande verità interiore, cioè la retta intenzione, «curata nell'Istituto con tanta delicatezza e continuità»36.

Dinamismo spirituale in prospettiva escatologica. È la parte più estesa. Don Alberione colloca le caratteristiche della spiritualità paolina nella linea dell'ascesi classica, dando ad esse un costante dinamismo di crescita, di progresso nella prospettiva della vita eterna, del Paradiso. Prendono allora volto alcune dimensioni:
a) lotta al peccato, comunque esso si manifesti;
b) vita spirituale intensa, fondata sulla rettitudine interiore, sulla confidenza totale in Dio e sulla devozione a Maria;
c) amore alla parola di Dio e ad alcune virtù evangeliche, presentate come virtù specifiche della FSP: la semplicità, la dolcezza, la schiettezza;
d) visione positiva dei consigli evangelici con una significativa sottolineatura cristocentrica37. Più che rinuncia, la castità è scelta d'amore, donazione di tutto l'essere al Signore. E tale orizzonte positivo è voluto come «norma, regola per la vita futura»38;
e) intensa vita teologale. Sono ricorrenti le meditazioni sulla fede, sulla speranza, sulla carità.
Dinamismo sacramentale. È un altro degli aspetti più rilevanti nella predicazione di questi anni. L'organismo spirituale ha il suo fondamento nel battesimo in cui viene comunicata la vita divina, continuamente alimentata dagli altri sacramenti. Assumono
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grande rilievo il sacramento della riconciliazione o confessione, l'Eucaristia celebrata e in modo particolare adorata. Essa diviene una scuola costante per la trasformazione in Dio e fonte di apostolato39.
Dinamismo trinitario. A partire da un profondo senso del battesimo che ci rende dimora della Trinità, si coglie nel corso delle meditazioni una accentuata dimensione trinitaria: figli del Padre, incorporati a Cristo, santificati dallo Spirito40. Il Padre e il Figlio e lo Spirito in noi continuamente operano per noi41 realizzando la nostra trasformazione: «La SS. Trinità ha, perciò, la parte principale nella santificazione dell'anima la quale viene così a possedere la vita divina»42. Il dinamismo trinitario è particolarmente sottolineato nella via unitiva. Allora «l'anima si mette totalmente nel cuore di Gesù, nella cella intima di se stessa ove è l'abitazione della SS. Trinità, e sta in contatto intimo colle tre divine Persone e sovente sente dolcezza nel posare il capo sulle ginocchia del Padre celeste»43.

6. Chiave di lettura
Non è facile individuare una chiave di lettura per assaporare gli oltre centocinquanta interventi del Fondatore che coprono l'arco di questi cinque anni. Ne indichiamo comunque tre:
a) lettura della raccolta a partire dai singoli corsi di Esercizi, introdotti da una breve presentazione in cui vengono messe in evidenza le fonti e le istruzioni più significative;
b) lettura spirituale globale secondo i dinamismi ricorrenti sopra evidenziati. Ciò favorirebbe la presa di coscienza della spinta al progresso in cui tutti i dinamismi si intrecciano;
c) lettura tematica o per filoni, seguendo una particolare linea: cristologica, ecclesiale, mariana, escatologica, apostolica, ecc.
Ciò che è più importante però è avvicinare il Fondatore, ascoltarlo con cuore di figlie, accogliere le sue parole con la venerazione
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e la consapevolezza che in esse è racchiuso un tesoro estremamente prezioso sempre da ricercare: il tesoro della nostra identità.

III. AVVERTENZE
1. Nella presente raccolta si è avuto cura di mantenere uno stretto legame con l'originale. Per conservare la possibilità di un riferimento diretto ad esso, quando si tratta degli Esercizi già stampati, viene indicato il volume nel titolo corrente; in margine è segnato il numero di pagina. Tale riferimento all'originale viene usato anche nelle note della presente Introduzione e nelle presentazioni ai singoli corsi di Esercizi. Le meditazioni varie, dattiloscritte, pubblicate sulla Circolare Interna o in fascicoli vengono numerate per anno con numerazione ordinale, per distinguerle dalle istruzioni degli Esercizi che hanno la numerazione romana.
2. Gli interventi operati sul testo sono minimi: inserimento del titolo quando non risultava nell'originale o non sembrava pertinente; uniformità delle maiuscole privilegiando la sobrietà; adattamento alla forma corrente per accenti, doppie vocali finali (es. principii con princìpi; martirii con martìri, ecc.); completamento di elementi mancanti, ad esempio, numerazione omessa. Tale intervento, se necessario, è stato evidenziato con la parentesi quadra, ecc. A volte, se non disturbava l'uniformità, si è conservato il numero romano nella suddivisione dei temi trattati. Alcuni vocaboli non sono stati uniformati, perché rispecchiano l'uso del tempo, ad esempio: obbedienza e ubbidienza, eucarestia e eucaristia, divozione e devozione, ecc.
Dei testi latini, conservati fedelmente, è stata riportata in nota la traduzione.
3. Si sono corretti gli errori tipografici o ortografici evidenti, mettendo una nota in caso di dubbio; si sono corretti errori grammaticali, ad esempio le concordanze. Si sono completate le abbreviazioni quando restava il dubbio che fossero comprensibili. Si è intervenuto sulla punteggiatura solo quando rendeva difficoltosa la comprensione del pensiero, ad esempio una eccessiva abbondanza dei due punti. Si sono eliminate le virgolette ( o «)
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quando il discorso diretto era finzione letteraria; si sono lasciate le cediglie () se favorivano la comprensione del testo. Le virgolette ad angolo (« ») si sono riservate per le citazioni.
4. Quando l'introduzione agli Esercizi non era numerata, si è dato ad essa il numero zero (0), per conservare la numerazione originale delle altre istruzioni.
5. Si è avuta particolare cura dell'apparato informativo: note bibliche, note storiche riguardanti l'ambiente, i fatti, i personaggi, le fonti, ecc.
6. Per facilitare la lettura, si è corredato il volume di vari indici: biblico, onomastico, dei libri citati, analitico, cronologico con l'indicazione della fonte.
7. La citazione dell'opera è la seguente: FSP + anno + pagina del presente volume (es. FSP40, 97). Se invece, per motivi di studio, si vuole il riferimento al testo originale, si può seguire il criterio usato nell'introduzione: titolo e serie (HM II,) + sbarra (/) e il numero del volume + istruzione + pagina, indicata in margine (es. HM II/1, X, 25).
8. Per le note bibliche e traduzione italiana dei testi latini, si fa riferimento alla Bibbia di Gerusalemme, trad. CEI, talvolta alla Volgata perché richiesta dal senso. Per YImitazione di Cristo, ed. Figlie di San Paolo 1992. Per la citazione di altre fonti si è ricorso il più possibile alle Edizioni Paoline, essendo il contesto di riferimento.

A cura del Segretariato Internazionale di Spiritualità

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1 L. Rolfo, Don Alberione, Alba 1974, p. 309.

2 HM II/1, XX, 121-122, p. 164.

3 Cf C. Martini, FSP. Note per una storia, Roma 1994, pp. 231-238.

4 Cf Lettera del 1982, pubblicata in A. Damino, Bibliografia di don Giacomo Alberione, Roma 1994. Edizioni dell'Archivio Storico Generale della Famiglia Paolina, p. 11. Maestra Ignazia dice testualmente: “1) Gli appunti delle prediche del Primo Maestro li ho presi scrivendo mentre egli predicava. Certo non potevo prendere letteralmente tutte le sue parole, ma quasi, perché egli parlava piuttosto adagio. 2) Li scrivevo su di un taccuino qual-siasi, in fretta, poi li preparavo per la stampa, mantenendo il contenuto tale e quale [...]. Il titolo dei vari volumi l'ho scelto io. Quelli stampati a Roma certamente... Il nome della collezione era preso dalla prima Lettera di san Paolo a Timoteo: Haec Meditare, in his esto (allora piacevano i titoli in latino). Il Primo Maestro ha riveduto alcuni [volumi], quando si incominciò questo lavoro”, ma, possiamo aggiungere, sempre lo accompagnò.

5 La collezione è progettata in due serie. La prima serie (HM I) si avvia nel 1939 con la raccolta dei Ritiri mensili tenuti negli anni precedenti e nel 1947-1949 anche da altri sacerdoti paolini; si compone di quattro volumi. La seconda (HM II) inizia nel 1941 e raccoglie i corsi di Esercizi, predicati dal Fondatore dal 1941 al 1948. Si compone di otto volumi; il quarto raccoglie due corsi di Esercizi del 1932.

6 C. Borgogno, La comunità paolina nelle case di Alba e Roma, Segretariato Internazionale di Spiritualità, Roma 1996, p. 59.

7 La cronaca di Maestra Ignazia, più vicina al tempo, ci aiuta anche a costruire gli eventi di Congregazione: “Si dovettero, nel mese di marzo, sospendere le scuole del corso filosofico e teologico [...]. Verso il 20 maggio, dati i nuovi allarmi e l'ordine di anticipare la chiusura delle scuole pubbliche, si decise di chiudere anche noi, a quell'epoca, l'anno scolastico. Il 10 luglio le truppe americane sbarcarono in Sicilia. Il 19 luglio fu delusa la speranza che Roma fosse risparmiata dai bombardamenti [...]. Dalle ore 11 alle 14 numerose bombe furono gettate nella zona del Verano, quartiere Tiburtino, causando innumerevoli danni e soprattutto molte vittime” (I. Balla, Un po' di cronaca del tempo di guerra, Quaderno 1, p. 22).

8 I. Balla, Un po ' di cronaca del tempo di guerra, Quaderno 2.

9 Di questa ricerca sofferta è prezioso documento quanto don Alberione stesso ha scritto in Abundantes Divitiae gratiae suae: “Dal 1914 al 1944 vi fu sempre un certo travaglio interno per il problema fondamentale: come conservare l'unità di spirito ed insieme la indipendenza amministrativa e direttiva delle quattro congregazioni... Vi fu un lungo periodo di esperimento ed ondeggiamenti anche con pena” (AD 131-132).

10 Cf HM II/1-2, pp. 91-170; 197-247.

11 Cf HM II/2, pp. 379-413.

12 Cf Relazione del visitatore apostolico, citato in C. Martini, FSP. Note per una storia, p. 230.

13 Lettera di don Alberione al Card. V. La Puma, 14 dicembre 1939. Relazione citata da C. Martini, in FSP. Note per una storia, p. 230.

14 Cf CVV 86.

15 Maestra Tecla aveva fatto presente al Fondatore quanto fosse difficile l'unità e il governo dei tre gruppi così costituiti, senza precisi punti di riferimento (cf LMT 53, 54).

16 Questa linea, piuttosto rigida nella predicazione, appare ammorbidita nelle circolari ufficiali. Scrivendo alla SSP nel giugno 1941 il Fondatore presenta i rapporti che devono intercorrere tra l'istituzione femminile e quella maschile nel modo seguente: «1) Le due Congregazioni abbiano sempre reale e visibile separazione per direzione ed amministrazione. 2) Le due Congregazioni sono unite nello spirito e nel metodo di apostolato; ma l'unione praticamente si effettua per le persone che hanno la cura generale nella rispettiva Congregazione; mentre tra i membri delle due Congregazioni vi deve solo essere carità rispettosa, separazione effettiva e fedeltà nell'eseguire quanto stabilito» (cf CISP, p. 115).

17 Cf VPC 70.

18 Cf EM, 0, I, II, III, pp. 253-276.

19 Sono da notare soprattutto due opere a cui don Alberione attinge liberamente come a dottrina ormai fatta propria: F. Chiesa,La chiave della vita, Alba 1927; Introduzione all'ascetica, Alba 1929.

20 HM II/2, V, 41, p. 223.

21 CI 8[1939]1.

22 G.B. Chautard,L'anima di ogni apostolato, trad. it. di S. Sirito PSSP, Roma 1941. Nel 1941 il Fondatore scrive alle FSP: “Farete bene a leggere come lettura spirituale L'anima di ogni apostolato che in questi giorni si termina di stampare” (CVV 97).

23 HM II/5, 92, 103, ecc. Del Beaudenom Alberione dimostra di apprezzare in modo particolare il richiamo alla presenza di Gesù in noi. Suggeriva infatti a M. Giovannina Boffa, da lui incaricata di scrivere su Gesù Maestro, di introdurre un capitolo: «“Divozione a Gesù vivente in noi”, ispirandosi alla Praticaprogressiva della confessione, vol. II, p. 331» (cf Lettera, 26 novembre 1945).

24 Per don Alberione anche la dimensione dell'apostolato paolino deve essere messa a confronto con la santità e trova ispirazione nei grandi Padri e Dottori della Chiesa: san Giovanni Crisostomo, san Gerolamo, sant'Agostino, san Gregorio Magno, san Bernardo da Chiaravalle, sant'Alberto Magno, san Tommaso d'Aquino, san Bonaventura, san Francesco di Sales , sant'Alfonso de' Liguori, ecc. Le sculture e pitture da lui volute attorno a san Paolo nel tempio di san Paolo in Alba e nel Santuario della Regina degli Apostoli in Roma sono conferma del suo sentire.

25 VN 10[1945]2.

26 Ritiro mensile del 10 luglio 1941, p.180.

27 EM, IX, 82, p. 304.

28 EM, XVI, 142, p. 341.

29 HM II/1, XX, 123, p. 165.

30 HM II/1, XIII, 79, p. 138.

31 FSP40, 6, p. 50.

32 Cf HM II/2, XI, 66, p. 234.

33 HM II/1, V, 33, p. 107.

34 Cf HM II/1, VII, 46-47, p. 115.

35 Cf HM II/1, XIV, 84, p. 139; HM II/2, V, 33, p. 107.

36 HM II/1, VII, 44.

37 Cf HM II/2, 101-119, p. 392.

38 HM II/2, 109, p. 385; cf HM II/1,XII, 74, p. 133.

39 HM II/1, 79-83, pp. 136-138; II/3, 88ss, pp. 521-523; II/7, 32-33, p. 618.

40 EM, IV, 42, p. 277.

41 Cf HM II/2, IV, 26, p. 210.

42 EM, IV, 42, p. 277.

43 EM, XXII, 185, p. 362.