Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

Effettua una ricerca

Ricerca Avanzata

2. [CASE DI FORMAZIONE]*

Le nostre case di formazione sono fatte in una maniera che presentano dei vantaggi e degli inconvenienti: dei vantaggi, in quanto che si possono vedere tutte le persone che vi sono e degli inconvenienti, in quanto che si devono tenere le professe con quelle che sono ancora in formazione. E tutti coloro che se ne intendono di vita religiosa dicono che questo costituisce un inconveniente e raccomandano di star attenti su questo punto. C'è infatti da riflettere a questo riguardo, perché le piccole sono molto imitatrici e imparano più dagli esempi che non dagli insegnamenti. Bisogna quindi essere osservanti in maniera tale da essere sempre di edificazione.
Facilmente si è osservanti o si cerca di esserlo nel probandato e nel noviziato. Ma, e dopo? Se prima uno si prova ad osservare i voti, è chiaro che dopo la professione deve osservarli meglio, perché l'impegno che si è preso è più stretto.
Osservanza dei voti, dunque! Osservanza del voto di obbedienza, specialmente (chiedere i piccoli permessi, osservare la puntualità, la regolarità, ecc.). Essere contente di tutto, non lamentarsi neppure quando s'incontrano sacrifici da compiere ma pensare che la vita religiosa è vita di perfezione, appunto perché è vita di maggior sacrificio.
Dare buon esempio: buon esempio in chiesa, in apostolato, con la cura del tempo, col progredire; buon esempio in ricreazione, col far discorsi buoni, edificanti; buon esempio nell'esercizio della carità, col sopportarsi a vicenda, volersi bene, ecc.; buon esempio a tavola, ovunque.
Il buon esempio è una predica che si deve fare dal mattino alla sera, sempre e dappertutto.
~
Domandarsi spesso: Se gli altri si regolassero come mi regolo io, se operassero come opero io, la comunità andrebbe bene? Vi sarebbe in essa fervore? Vi sono persone che in comunità portano il fervore, altre che tendono ad allargare, e dopo un po' di tempo non sembrano neppur più religiose, ma buone donne che vivono in comune come pensionanti conservando ciascuna i propri gusti, le proprie vedute particolari. Siamo religiosi fino alla fine.
Ci sono delle cose che ora non ci fanno impressione, ma al giudizio di Dio le troveremo molto diverse dal come le giudichiamo adesso. Spesso, da persone che sono in punto di morte, si sente questo lamento: Se fosse adesso non farei più come ho fatto... Credevo di aver ragione, ma adesso non mi comporterei più così.... Se si pensa già in tal modo in punto di morte, che cosa si dirà al giudizio di Dio? Allora si scopriranno tante cose che adesso non scopriamo, a cui non badiamo abbastanza. Allora si vedranno tutti i sentimenti del cuore (ah, questo cuore, quante tendenze ha!): si vedranno tutti i pensieri della mente, i giudizi, i sospetti temerari, i ragionamenti troppo umani che spesso si fanno, quei pensieri che si vorrebbero tener nascosti a tutti perché contrari a qualche virtù. Eppure, se vogliamo santificare la mente, dobbiamo pensare santamente, rettamente, sempre.
E oltre che alla mente dobbiamo badare al cuore. Al giudizio, il Signore ci metterà davanti tutto: aspirazioni vane, sentimenti di gelosia, di superbia, sentimenti contrari alla carità, alla pazienza, all ' obbedienza, alla mansuetudine, eccetera. Alle volte non si sente con Gesù Cristo, proprio perché il cuore non è tutto di Gesù, e al mattino quando lo si riceve nella Comunione gli si prepara un letto di spine a causa dei cattivi sentimenti che si nutrono in cuore. Non dico che siano contrari al sesto comandamento, perché penso che non si arrivi fino a questo punto, ma sono contrari a qualche virtù e dispiacciono al Signore.
Fatti i voti si osservino, si progredisca e si diventi sempre più osservanti. Nelle scuole di teologia e di Diritto canonico di tutto il mondo cattolico si è parlato molto di P. Wermehersch1, tanta era la sua competenza in queste materie. Ebbene, egli, anche a
~
settantotto anni quando scriveva qualche lettera (ed erano lettere di ufficio, di dottrina) la portava aperta al superiore. Faceva meglio dei novizi, era più osservante, più pronto.
Dovete educare le più giovani più con il buon esempio che con le sgridate e le prediche. Siamo inclinati a dire e ad esigere dagli altri, ma noi siamo come vorremmo che fossero loro? Fatti i voti si passa un periodo di crisi, specie poi quando si sono fatti i voti perpetui. Questa è una tentazione che dobbiamo vincere: dobbiamo vigilare molto su questa tendenza ad allargare... I voti è naturale che si debbano osservare il primo giorno dopo l'emissione, ma l'ultimo giorno della vita devono essere osservati ancor meglio, perché bisogna progredire.
Fate la scuola dei fatti, degli esempi, non quella delle molte parole, e quando le più giovani vedranno sempre degli esempi buoni, avranno meno bisogno di prediche, di avvisi e di correzioni. Gesù fece la scuola degli esempi, prima di parlare alle folle2.
Quanto è mai strana la dottrina di alcune che, dopo aver fatto professione, credono di essere più libere di prima. Strana tentazione questa, su cui bisogna vigilare molto. È specialmente dopo aver fatto i voti che bisogna osservarli: è chiaro!
Preghiamo il Signore che ci usi la sua divina misericordia, per tante grazie di cui abbiamo bisogno.
Ricordate sempre che vi attende un gran premio, ma il meritare questo premio non dipende tanto dall'essere entrate nella vita religiosa, quanto dall'averne osservato fedelmente gli obblighi.
~

* Conferenza stampata in ottavo. Il titolo è: Riservato alle Paoline. Conferenza del Sig. Primo Maestro. Come data è riportato: “16 febbraio”. A mano è scritto da calligrafia sconosciuta: “1941”. La cosa potrebbe essere plausibile, anche perché era in corso la visita apostolica di P. Angelico d'Alessandria, finalizzata alla concessione del Decretum Laudis. Ciò sollecitava la necessità di regolarizzare le norme interne secondo il Diritto canonico. Ma non è neppure da escludere l'ipotesi che la conferenza sia stata tenuta nel 1940 alle professe, convenute a Roma per gli Esercizi (16-24 febbraio), a cui hanno partecipato anche le novizie che si preparavano per la prima professione (cf CI 1 [1940] 4). Si è più propense per questa seconda ipotesi.

1 P. Arturo M. Teodoro Wermehersch S.J. (1858-1936).

2 Cf At 1,1.