18. IL PROGRESSO SPIRITUALE*
Che cosa è necessario per prepararci ad una morte santa? Che non ci arrestiamo nel cammino della virtù, ma che progrediamo ogni giorno, che sempre ci uniformiamo alla volontà di Dio, che cerchiamo di rendere sempre più intima la nostra unione con Gesù per l'opera dello Spirito Santo.
Progredire vuol dire camminare, andare avanti. Come per una strada, facendo un passo dietro l'altro, veniamo a percorrere molti chilometri, così nella via della perfezione dobbiamo fare e ripetere atti di virtù che sono altrettanti passi verso la santità.
Progredire significa migliorare la preghiera e l'esame; essere sempre più generosi nell'adempiere i diversi uffici assegnati, nell'osservare gli orari e praticare i voti.
Progredire significa avanzare nella carità, acquistare un modo di pensare sempre più conforme alla fede. Noi camminiamo verso il cielo e il cielo è visione di Dio, possesso di Dio, gaudio di Dio. Ora, come colui che dovendo emigrare impara prima la lingua e gli usi del paese che l'ospiterà, così noi, che dobbiamo divenire cittadini del cielo ove ammireremo e contempleremo eternamente Dio, dobbiamo allenarci ed esercitarci a fare ciò che in Paradiso sarà la nostra unica occupazione. Bisogna che l'anima durante la vita si soprannaturalizzi affinché quando si saranno spezzati i lacci del corpo, possa andare lassù e divenire felice cittadina della celeste Gerusalemme. Dobbiamo tenere gli occhi sempre in alto, aspirare alle cose celesti: lassù sarà la vera vita, questa non è che la preparazione. Ma perché dobbiamo progredire? Perché la vita religiosa lo importa: è un impegno che ci siamo assunti. Non che chi entra nella religione deve già essere perfetto, ma ci vuole la volontà, lo sforzo di divenir tale.
La perfezione poi è una promessa sacra di attendere alla perfezione nella pratica dei tre voti. Lo sforzo continuo è nella essenza
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della vita religiosa: quando esso viene a mancare, l'anima non è più religiosa. I voti si devono vivere nel continuo sforzo di essere più obbedienti, più amanti della povertà e più osservanti della Regola.
Dobbiamo progredire per trafficare il talento degli anni. Se fossimo morti a quindici anni sarebbe bastato il poco che avevamo fatto fino allora; invece crescendo, dobbiamo non fermarci al passato, ma aumentare e addizionare i meriti e le opere buone. I genitori dal loro figliuoletto non richiedono servizi, ma, divenuto che sia adulto, aspettano che lavori e li aiuti. Così Dio: il tempo porta seco grandi responsabilità. S. Romualdo abate1, fondatore dei camaldolesi, visse fino a centoventi anni dei quali ne trascorse cento in religione. Ma col crescere degli anni in lui il fervore non si è affievolito: divenne invece sempre più generoso, più elevato, più immerso nelle cose di Dio; cosicché negli ultimi anni la sua anima era così distaccata dalle cose di questa terra che si verificò quanto più tardi scrisse S. Francesco di Sales2: «Sento che le cose di questa terra non fanno più per me».
Dobbiamo ancora progredire perché solo in questo continuo lavoro troveremo la felicità.
Chi non progredisce va indietro. Il non lavorare per lo spirito è peccato e bisogna accusarlo in Confessione. Quando gli esami non danno frutto, quando le Confessioni non correggono, quando i Ritiri mensili e gli Esercizi spirituali non portano miglioramento è segno che nell'anima c'è l'ozio e oziare è peccato. Non basta evitare l'ozio materiale, bisogna evitare quello spirituale che è più dannoso. Per esso l'anima, divenuta tiepida, è odiosa a Dio e viene da lui rigettata: «Poiché sei tiepido incomincio a rigettarti dalla mia bocca»3. Tutte le energie spirituali devono tendere alla santità.
Dobbiamo inoltre progredire perché Gesù «cresceva in sapienza, età e grazia»4.
Ma crescere fino a quando? Progredire fino a quale punto? La mèta ce l'ha fissata Gesù ed è tale che nessuno potrà mai
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raggiungerla: «Siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste»5. Dobbiamo nondimeno progredire fino all'ultimo istante della vita. Solo in questi giorni ho sentito una strana risposta: una persona adulta comandata di una cosa non voleva obbedire perché diceva: Non sono più una bambina! Ma la nostra perfezione deve aumentare con gli anni: essere maggiore nell'anzianità che nella fanciullezza.
Come si fa a progredire.
1) Per progredire ci vuole volontà vera e forte. Bisogna avere la certezza che per farsi santi occorre violenza: «I violenti rapiscono il cielo»6. Chi vuole astenersi dal peccato deve mortificarsi: «Progredirai tanto quanto ti farai violenza»7, dice YImitazione di Cristo. Se uno vuol vivere comodamente e non ha forte volontà non raggiungerà la santità e sarà sempre solo tormentato. Il religioso di mezza volontà soffrirà per il bene che non fa e per il progresso che nota negli altri e che egli non sa imitare.
2) Per progredire bisogna pregare perché Gesù infonda la sua grazia. Quando Gesù tutti i giorni aumenta in un'anima la grazia, l'anima va compiendo la miglior preparazione alla morte. Pregare specialmente col ricevere bene i sacramenti e coll'assistere devotamente alla S. Messa: chi prega riceve giorno per giorno aiuti e soccorsi. Camminiamo mentre è giorno: «Verrà la notte quando non si potrà più operare»8. La notte è figura della morte che mette fine al tempo di guadagnare: allora quello che si sarà fatto verrà fissato per l'eternità.
Progrediamo un tantino ogni giorno9: ogni giorno un atto di virtù, ogni giorno propositi decisi e volontà risoluta, non velleità, ché di mezze volontà è lastricato l'Inferno.
Iddio che ha dato a tenere fanciulle la grazia di sopportare i dolori atroci di un martirio glorioso, tanto più darà alle anime che lo pregano la grazia di progredire.
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* Meditazione stampata in CI, 1-2 [1941] 2-3. Non si è riuscite a precisare ulteriormente la data. Dal contenuto sembra una meditazione tenuta in un Ritiro di inizio anno, come fa supporre il riferimento a una santa martire, probabilmente sant'Agnese. Oppure potrebbe appartenere al corso di Esercizi di novembre 1940. In ogni caso si è convenuto di collocarla alla fine del 1940, poiché le meditazioni del 1941 tenute durante Esercizi, sono raccolte in volume.
1 Romualdo, eremita del secolo XI, morto nel 1027, fondatore dei Camaldolesi.
2 Francesco di Sales (1567-1622), vescovo di Ginevra, dottore della Chiesa, grande predicatore della fede e scrittore di spiritualità, fondatore dell'Ordine della Visitazione insieme a santa Giovanna di Chantal. Pio XI lo nominò patrono dei giornalisti.
3 Cf Ap 3,16.
4 Lc 2,52.
5 Mt 5,48.
6 Mt 11,12.
7 Imitazione di Cristo, I, XXV, 4.
8 Gv 9,4.
9 Allusione al proposito di Maggiorino Vigolungo (1904-1918), giovane aspirante della SSP, venerabile.