Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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15. LA CARITÀ DI FAMIGLIA*

La carità aumenta i meriti: è facile usare carità con quelli che sono lontani e con i quali non si hanno relazioni; è difficile, invece, usarla con le persone con cui abitualmente si vive. Ne segue che la carità di famiglia deve essere maggiormente curata.
Vi sono diverse specie di carità: di benevolenza, di compiacenza e di concupiscenza. La carità di benevolenza, quella carità, cioè che desidera agli altri il bene, deve essere maggiore coi peccatori, coi poveri, coi bisognosi; la carità di compiacenza, che fa godere per il bene altrui, deve essere rivolta ai buoni ed ai santi; mentre l'amore di concupiscenza, desideroso del proprio bene, deve soprattutto essere rivolto alla nostra anima. Per questo amore, dobbiamo in primo luogo, curare il nostro avanzamento nella virtù: perciò anche nell'apostolato e nel desiderio di giovare agli altri; non si deve fare nulla che possa danneggiare l'anima. Essendo la carità ordinata, per prima viene l'amore dei figli verso i genitori e dei sudditi verso i superiori: essi sono incaricati della nostra santificazione e devono risponderne al Signore.
In secondo luogo viene la carità fraterna che riguarda sia i membri di una famiglia naturale e sia quelli di una famiglia religiosa. Bisogna amare gli uguali: usare ad essi più premure e maggior compatimento. V'è la carità materna, la carità dei superiori verso gli inferiori che porta a procurare il bene dei sudditi.
Viene poi la carità verso tutti che segue ancora un ordine: prima amare quelli della propria parrocchia, poi quelli del proprio paese, della propria nazione e gradatamente i più lontani.
Anche tra i santi vi deve essere un ordine di amore: prima i più eccellenti, poi gli altri.
Dal sopraddetto risulta che la carità di comunità deve essere la più viva. Inoltre essa è la più meritoria in quanto la si deve esercitare continuamente. È tentazione l'appartarsi e lo stare da soli, come è tentazione trattare meglio gli estranei dei propri fratelli.
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No, la carità e la cortesia che si usano con le persone estranee devono essere solo un riflesso della carità e della cortesia che si usano con quei di casa.
La carità1 non si insuperbisce, non invidia gli altri: la superbia e l'invidia sono i due nemici capitali della carità, mentre l'umiltà e la generosità sono le sue prerogative. Il superbo non pratica la carità, non obbedisce, non ama i superiori; e se ascolta
10 fa solo per interesse e per evitare l'umiliazione; l'umile invece obbedisce anche agli uguali. Il superbo non rispetta che il superiore, vuole sempre sovrastare agli uguali, gareggia e contende coi suoi simili, non riconosce le doti degli altri, non è riconoscente dei benefici, non ricorda i sacrifici altrui, non sa compatire le debolezze, le malinconie, le pene degli altri: ma vorrebbe sempre elevarsi e soprastare. Il superbo non ama i piccoli, i bisognosi, i poveri, gli ignoranti, i malati, i deboli. Per esercitare la carità fraterna o materna occorre dunque l'umiltà.
Altro segno della carità è il non essere invidiosi. Infatti: carità è compiacersi del bene altrui; invidia, invece, è essere spiacenti del bene degli altri; carità è fare il bene; invidia è non fare il bene. L'invidia porta a rilevare i difetti del prossimo e a fare notare i di lui mali.
L'invidia ha delle brutte conseguenze: priva l'anima di grazia e di meriti. Il Signore è carità2 ed ama e benedice chi usa carità. Beati quelli che sono generosi con gli altri! Chi prega per gli altri, avrà molti che pregheranno per lui; chi aiuta, sarà aiutato; chi prega per gli agonizzanti sarà sollevato nella propria agonia; chi prega per le anime purganti sarà suffragato nel caso che cada in Purgatorio.
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* Meditazione stampata in CI, 3-4 [1941] 4. Dal Taccuino n. 3 della Prima Maestra (pp. 171 ss) si deduce che ci fu un corso di Esercizi, iniziato il 9 novembre 1940, durante il quale il Primo Maestro tenne delle istruzioni sulla carità. Dagli appunti della Prima Maestra si ricava che la presente meditazione appartiene a questo corso di Esercizi.

1 Cf 1Cor 13,1-13.

2 1Gv 4,8.