Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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3. [MOVIMENTI DELLA VITA SPIRITUALE]*

Gesù sapeva che la fede degli Apostoli stava per essere messa ad una dura prova e voleva perciò disporre i loro animi ad essa1.
Consideriamo oggi la condotta che bisogna tenere nelle prove e nelle consolazioni2.
In ogni circostanza della nostra vita teniamo sempre presente che siamo sotto la guida, la provvidenza del nostro Padre celeste. Egli non abbandona i suoi figli, anzi li vuole tutti santi.
Li conduce attraverso molte vie: fa loro trascorrere ore liete ed ore tristi, ma sempre con questo fine: santificarli.
Il Signore manda spesso alle anime delle prove: talvolta queste sono brevi e relativamente facili, e talvolta sono lunghe e difficili. Anzi egli permette pure delle cadute umilianti, delle incomprensioni, dei dolori gravissimi, ma sempre allo scopo di salvare i suoi figli, di farli santi. Ad essi, però, manda poi anche le consolazioni, gli aiuti, perché non vengano meno; manda tante buone ispirazioni, illumina attraverso le letture spirituali, gli avvisi del confessore, le prediche, ecc.
Ed anche quando ad un'anima che si è incamminata per la buona via, pare venga meno la luce, la forza, e che il Signore le sottragga gli aiuti, tuttavia egli non cessa di sostenerla, di assisterla finché abbia riportato completa vittoria. Così avvenne in S. Teresa3, in tanti altri santi.
Talvolta, poi, il Signore, pur dando la croce a portare, ne fa vedere tutta la bellezza, la dolcezza: fa comprendere quanto sia sublime essere associati alla sua passione, come fu la sua SS. Madre.
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La vita di chi ama il Signore è sempre un alternarsi di gioie e di dolori, di luce e di tenebre, di prove e di consolazioni; ma il Signore assiste continuamente, anche quando ci si trova nelle più forti lotte, nel tormento delle tentazioni più umilianti: anzi è proprio in tali circostanze che l'anima dà le più belle prove di amore a Dio. Solo il peccato può separarci dal Signore, nient'altro all'infuori di esso.
L'anima deve considerarsi sempre come una figlia davanti al Padre: nel Battesimo, infatti, essa è diventata figlia di Dio; colla professione l'anima religiosa si è unita a lui più strettamente, se corrisponderà alle sue grazie, egli, l'artefice divino, andrà lavorandola, adornandola di santi ornamenti, fino a renderla degna di assidersi poi un giorno, vicino a lui, nel bel Paradiso.
Quale condotta dobbiamo tenere noi di fronte all'opera che il Signore va compiendo nella nostra anima? Ricordiamoci che dobbiamo passare «inter adversa et prospera»4, cioè in mezzo a tribolazioni e a consolazioni. Nelle consolazioni non dobbiamo insuperbirci, ma umiliarci, pensando che il Signore vuol premunire la nostra debolezza contro le prove che ci attendono, proprio come fece con gli Apostoli, nella Trasfigurazione: nelle consolazioni far quindi esercizio di umiltà. Nelle prove, invece, ci vuole l'esercizio della confidenza. In ogni caso, però, tenere sempre la nostra volontà unita a quella di Dio, rinnovare sempre i propositi, non perdersi mai di coraggio: se la croce sarà più pesante, il Signore aiuterà con una grazia maggiore.
Quando si è nella consolazione, prepararsi alla prova e quando questa giunge non cercare i conforti umani, ma andare dal Signore, dalla Madonna, che sapranno consolarci molto bene. Ricordiamo che la croce serve a spezzare quei fili che ancora ci legano alla terra.
Quando si è in tempo di molta consolazione o di molta desolazione, non conviene allora far propositi nuovi: bisogna però essere saldi, costanti nel mantenere quelli già fatti, nell' adempiere gli impegni che ci siamo assunti, cioè i voti religiosi.
I propositi siano fatti davanti ad una luce serena che ci mostri la bellezza del Paradiso ma, insieme ad essa, anche le difficoltà che ci attendono.
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Riassumendo, dobbiamo avere: umiltà nelle consolazioni, confidenza nelle prove, fermezza sempre.
La provvidenza di Dio accanto ad un'anima è spesso misteriosa. Iddio va costantemente offrendo all'anima occasioni di meriti, accompagnandole però con la sua grazia. Egli non abbandona l'anima, se questa non si separa da lui col peccato.
Stiamo uniti a Dio, in ogni circostanza; non facciamo grandi propositi: facciamo propositi pratici, possibili e cerchiamo di mantenerli.
Riflettiamo nel silenzio e nella preghiera sui movimenti della grazia in noi, sulle divine ispirazioni, per corrispondervi. Non parliamo molto con le persone, parliamo molto con Dio, e non potendo dedicare alla preghiera maggior tempo del solito, procuriamo di accompagnare le preghiere ordinarie con le migliori disposizioni.
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* Meditazione stampata in CI, 3 [1940] 2. La cronaca informa: «Dal 16 al 24 febbraio ci sarà un corso di Esercizi spirituali a Roma... » (CI, 1 [1940] 2). Al corso hanno partecipato le oltre quaranta novizie che il 3 marzo hanno emesso la prima professione. La meditazione è stata tenuta in quel corso, poiché il vangelo della Trasfigurazione è proclamato nella seconda domenica di Quaresima, che in quell'anno cadeva il 18 febbraio. Il titolo originale: “Vangelo della Trasfigurazione”, non corrispondendo al contenuto, è stato modificato.

1 Cf Mt 17,1-9.

2 Tutta la meditazione si ispira alle regole ignaziane per “avvertire e conoscere i movimenti che avvengono nell'anima” (cf Sant'Ignazio, Esercizi spirituali, nn. 313-336).

3 Teresa d'Avila (1515-1582), mistica spagnola, carmelitana, riformatrice del Carmelo insieme a san Giovanni della Croce (1542-1591), dottore della Chiesa.

4 Imitazione di Cristo, III, XXV, 2.