PRIMA
Abbandono in Dio significa generoso lavoro, lasciando a Dio la cura di noi stessi, della nostra salute, fama e avvenire; anche del successo od insuccesso esterno del nostro apostolato, innanzi agli uomini.
Utilissimo è ricordare quanto afferma San Gregorio Magno: «Non è gran cosa lasciare tutto; gran cosa è invece lasciare noi stessi».
L'abbandono personale in Dio è condizione per farci santi.
L'abbandono dell'apostolo in Dio è condizione per il frutto delle sue fatiche ed opere.
Gesù mostrò questo abbandono nelle mani del Padre: «Ipse vero tacebat»
128, innanzi agli accusatori (Mt. 26, 36). Mirabile esempio, già preannunziato da Isaia: «Sicut agnus coram tondente se, sine voce, sic non aperuit os suum»
129. Persino Pilato ne restò ammirato: «Ita ut miraretur Pilatus» (Mc. 15, 5).
L'apostolo lavorerà con cuore ardente: il campo può essere arido o fecondo; il demonio può scatenare opposizioni e lotte; Dio può anche contentarsi del desiderio; si può morire come Gesù sulla croce... Ma il merito personale non andrà perduto; il seme gettato potrà germogliare e fruttificare in mille modi... Lavorare sempre e abbandonarsi in Dio, lasciando la cura di tutto a Colui che solo può dare l'incremento.
S. Paolo, paragonando le sue fatiche apostoliche con quelle degli altri apostoli, constata che aveva lavorato più di tutti: non per orgoglio,