RICORDANDO Fr. FRANCESCO BERNARDO BLASIIl fiume Tanaro ha fatto un'altra giovane vittima tra i paolini di Alba.
Nel pomeriggio del sabato 22 giugno u. s., una piccola comitiva di discepoli temporanei di Casa Madre usciva per una passeggiata lungo le rive del fiume. Ad un certo momento, alcuni decidevano di prendere un bagno per ristorarsi dalla calura. Sennonché, appena si inoltravano nella corrente, uno di essi, Francesco Blasi, si trovava in seria difficoltà; faceva appena in tempo a lanciare una flebile invocazione di aiuto e scompariva sotto le onde senza più riemergere. I suoi compagni si prodigavano per venirgli in soccorso anche a rischio della propria incolumità, ma ogni sforzo era vano.
I funerali si svolgevano otto giorni dopo, non appena veniva ritrovata la salma. Dalle Marche, sua terra natale, intervenivano due fratelli e una sorella, accompagnati dal parroco, mentre la mamma era impedita dal grande dolore e da una infermità.
Francesco Blasi era stato accolto come aspirante dalla casa di Roma nel 1960; allora aveva 18 anni e compiva questo passo dopo una seria decisione maturata nel contrasto. Nel 1965 emetteva la professione religiosa, prendendo anche il nome di Bernardo, nella casa del noviziato di Ostia, e passava quindi nella casa di Alba per continuare la formazione; qui lo coglieva la morte all'età di 26 anni.
Quanti lo hanno conosciuto da vicino lo ricordano come un giovane generoso, entusiasta e retto.
I suoi rapporti con i compagni erano improntati ad una calda familiarità. La sua apertura di carattere, unita ad una naturale garbatezza di modi, rendeva facili gli incontri. Si distingueva nella prontezza a fare dei favori, nel mettersi a disposizione in varie evenienze, nel contribuire alla serenità dei fratelli nella vita comune. Quando veniva a trovarsi in contrasto con qualcuno, provava un vivo disagio ed aveva l'ansia di giungere subito ad una soluzione conciliante, sapendo anche porsi dalla parte del torto. Cercava ed apprezzava molto la comprensione e l'aiuto reciproco che ne proviene. Aveva capito che si dona il cuore a Dio donandolo ai fratelli.
Un altro punto che non dobbiamo passare sotto silenzio è la sua esplosiva generosità nell'apostolato, facilitata da un senso pratico di iniziativa e di inventiva che attuavano in lui un aspetto tipico del vero paolino. L'entusiasmo che lo animava era reso evidente dalla gioia che si notava sul suo volto quando l'apostolato era coronato da buon successo, quando sentiva la partecipazione dei fedeli alle Messe festive che da due anni accompagnava con voce chiara e devozione nella chiesa di San Paolo, quando qualsiasi lavoro ben riuscito procurava gioia ad altri.
La sua convinzione religiosa, franca e spontanea, si notava anche dai discorsi e dallo studio che ne faceva. A questo proposito, il suo ultimo maestro di formazione testimonia: «Si stava indirizzando sempre meglio al vero senso della consacrazione al Signore con una volontà decisa nel superarsi, seguendo religiosamente i consigli che gli venivano dati. La dinamica della fede era il fondo più genuino del suo essere che voleva appartenere tutto a Dio. E' anche da notare il bisogno che sentiva della Madonna verso la quale aveva una devozione sempre fresca, libera da sovrastrutture».
Non solo la sua vita, ma anche la sua morte rivolge una parola a noi giovani che pensiamo l'eternità ancora tanto lontana. Sarebbe inutile chiederci il perché del sacrificio di questa giovane vita, così piena di ottime promesse; noi accettiamo da Dio questa prova dolorosa anche se non ne comprendiamo i motivi, certi che essa rientra nei suoi provvidi disegni, e imploriamo da Gesù Maestro che, dopo averlo chiamato quaggiù a seguirlo più da vicino, conceda ora a questo nostro carissimo Fratello la gioia di essere per sempre con Lui.
I suoi compagni