Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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IL LAVORO DELLA COMMISSIONE

La commissione nominata dal Consiglio generalizie il 1° febbraio col compito di «prendere in considerazione i suggerimenti proposti e preparare il materiale di discussione» da sottoporre al futuro Capitolo, doveva iniziare la sua attività ai primi di maggio. Infatti, i «suggerimenti» che dovevano essere a base di tutto il suo lavoro, erano tutti contenuti nelle risposte al questionario pubblicato sul San Paolo d'agosto-settembre 1967, risposte che dovevano pervenire alla commissione entro il 1° maggio, ma che, in realtà, giunsero più tardi.
Tali risposte furono assai meno numerose di quanto fosse lecito attendersi. Per l'esattezza, furono 201, corrispondenti a meno del 17% dei religiosi professi della Congregazione.
Sarebbe temerario voler indovinare le ragioni per cui la grande maggioranza dei fratelli ignorò praticamente la faccenda del questionario. Tuttavia è lecito supporre che la poca chiarezza e la troppa genericità di molte domande abbiano scoraggiato qualcuno, inducendolo a pensare che una risposta seria fosse assai laboriosa. Qualcuno, senza dubbio, non trovò il tempo necessario per stendere una risposta soddisfacente per le incessanti esigenze delle sue occupazioni. Né si può escludere che l'iniziativa d'una consultazione... popolare, assolutamente nuova e non sufficientemente preparata e illustrata, non sia stata presa con la serietà che meritava. Questo servirebbe anche a spiegare come si sia tenuto poco conto delle «norme per le risposte» che accompagnavano il questionario. Almeno i due quinti delle risposte giunsero largamente fuori del tempo massimo; e ogni foglio poteva contenere una, come due o dieci risposte.
La stessa mancanza d'un'adeguata spiegazione del questionario ha fatto sì che le risposte rivestissero i caratteri più disparati, secondo che i loro autori tenevano presenti di preferenza i problemi generali dell'Istituto o quelli locali o quelli strettamente personali. Tuttavia, si nota, in esse, un frequente ritorno su alcuni temi fondamentali, come un maggior affratellamento, e quindi, una maggiore carità fra sacerdoti e discepoli, un più frequente avvicendamento nell'esercizio dell'autorità e un'amministrazione più saggia e più controllata dei beni dell'Istituto.
Tenendo presenti i risultati dell'inchiesta, per quanto essa fosse limitata, i membri della commissione, come era stato loro chiesto, procedettero alla revisione delle Costituzioni richiesta dal Concilio Vaticano II, seguendo norme precise che erano state loro dettate nel momento stesso in cui la commissione era stata nominata. Lavoro assai difficile, non tanto per la sua mole, quanto piuttosto per le condizioni in cui doveva essere svolto. Generalmente, infatti, la revisione delle Costituzioni è l'atto conclusivo d'un lungo processo di studi e di discussioni da parte di tutti i membri dell'Istituto, o almeno da parte di varie commissioni che hanno lavorato per anni. Nel nostro caso, invece, essa doveva semplicemente aprire la via ai primi studi e alle prime discussioni, e, invece di fissare la volontà e i desideri dell'Istituto già ben conosciuti, doveva, in qualche modo, indovinarli.
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Come se questo non bastasse, per ragioni che non conosciamo, è venuto a mancare quasi del tutto la collaborazione dei consultori provinciali ai quali è stata mandata copia della prima stesura delle Costituzioni, e che, con le loro osservazioni e critiche, dovevano "rappresentare il pensiero della Provincia". Della maggior parte delle copie mandate in visione, non abbiamo più avuto notizia.
E' facile comprendere le conseguenze di tutto questo. Il testo delle Costituzioni che, fra non molto, verrà inviato ai fratelli che dovranno prendere parte al prossimo Capitolo, è quanto mai approssimativo. Specialmente le parti concernenti la vita e il governo della Congregazione saranno senza dubbio oggetto di tante correzioni, che si renderà forse necessario un totale rifacimento. Tutti sanno, infatti, che il rinnovamento della vita religiosa, e quindi, anche il lavoro di revisione delle Costituzioni si concentra quasi esclusivamente su queste due parti.
Potrà, il prossimo Capitolo, dare alle Costituzioni la forma da adottarsi ad experimentum, oppure dovrà limitarsi a discuterne i punti fondamentali e prendere le decisioni che parranno indilazionabili, e - con una speciale votazione segreta, come prevede il motu proprio Ecclesiae sanctae - tramandarne l'approvazione a una seconda sessione, da tenersi a non più d'un anno di distanza dalla prima? Il tempo ce lo dirà presto, poiché la data fissata per il Capitolo non è più lontana.

Don Luigi Rolfo


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