Offrirsi liberamente alla ChiesaNecessità. Occorrono dunque alla Chiesa nuovi e molti buoni ministri; occorrono vocazioni.Ed ecco allora
la seconda nostra parola: libertà. La necessità, derivante dal piano divino, viene a confronto con la libertà sul piano umano. Perché per libertà qui intendiamo
l'oblazione personale e volontaria alla causa di Cristo e della sua Chiesa. La chiamata si commisura con la risposta. Non vi possono essere vocazioni, se non libere; se esse non sono
cioè offerte spontanee di sé, coscienti, generose, totali.
Quanto diciamo si applica tanto alle vocazioni al sacerdozio ministeriale, quanto alle
vocazioni religiose, di cui la Chiesa ha pure immenso bisogno; e vale per le vocazioni
maschili, come per quelle femminili; queste, non meno delle prime, apprezzate e desiderate dalla santa Chiesa.
Oblazioni, diciamo: qui sta praticamente il vero problema. Come avrà ancor oggi la Chiesa l'offerta di giovani vite, che si consacrano al suo servizio? il mondo della religione non ha più le suggestive attrattive d'un tempo; in certi ambienti è un mondo
screditato dall'ateismo ufficiale di massa, o dall'edonismo diventato ideale di vita; è un mondo senza risorse economiche, e senza gloria; è un mondo reso quasi incomprensibile alla psicologia delle giovani generazioni.
Eppure la Chiesa, stretta, dicevamo, dalla sua caratteristica necessità attende, chiede, chiama. Chiama la gioventù specialmente, perché la Chiesa sa che i giovani hanno
ancora l'udito buono ad intendere la sua voce. E' la voce che invita alle cose difficili, alle cose eroiche, alle cose vere. E' la voce che implora comprensione e soccorso per innumerevoli bisogni di fratelli privi di chi loro parli di Cristo e di Dio; di fratelli piccoli, sofferenti, poveri; di fratelli lanciati nella grande, ma equivoca, conquista scientifica, tecnica, economica, sociale, politica del mondo temporale,
bisognosi essi pure di conforto, di luce, di ideale trasfigurazione. E' la voce umile e penetrante di Cristo, che dice, oggi come ieri, più di ieri: vieni.
La libertà è posta al suo supremo cimento: quello appunto dell'oblazione, della generosità, del sacrificio.Noi pensiamo che vi siano
oggi anime forti, capaci di «udire ciò che lo Spirito Santo dica alla Chiesa» (cfr.
Apoc. 2, 7) e il nostro messaggio è a loro principalmente rivolto. Ma non solo a loro; lo rivolgiamo alle
famiglie cristiane - per le quali è sacrificio, sì, ma quanto
meritorio, quanto
onorifico! - contribuire all'offerta d'un loro
figlio, d'una loro
figlia, alla Chiesa, a Cristo.
E lo rivolgiamo altresì ai
Pastori d'anime e agli
Educatori, affinché sappiano scoprire, sorreggere, guidare le vocazioni nascenti nei cuori giovanili.
E alle persone già esperte della vita e pensose delle realtà supreme anche lo rivolgiamo:
le vocazioni adulte sono oggi una
speranza nuova per la Chiesa, che ne comprende il valore, ne assiste la psicologia, ne apprezza il contributo.
E infine a tutto il Popolo di Dio chiediamo di riflettere sul grande problema delle vocazioni, facendo nostro l'
ammonimento del Concilio che dice: «il dovere di dare incremento alle vocazioni... spetta a tutta la comunità cristiana». Ad essa perciò noi chiediamo quel concorso
spirituale e
morale che offre l'ambiente
sociologico favorevole al fiorire delle vocazioni, che è dato «anzitutto con una vita pienamente cristiana», e con la «fervente preghiera» (Decr.
Optatam totius, n. 2).PAULUS PP. VI