Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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7. PER CONSEGUIRE LA SANTITÀ*

Per conseguire la santità non fa bisogno vivere molto a lungo, né compiere azioni grandi, basta fare bene il nostro dovere. Non è il lavoro, non il fare un'azione o un'altra che acquista maggiori meriti, ma è il grado d'amore con cui si fanno le cose. La santità consiste nel far bene la volontà di Dio.
Perché le azioni siano fatte bene si richiedono quattro condizioni:
1) Farle in grazia. Questa è la condizione più importante. Quando si opera col peccato sull'anima, non si acquista nessun merito perché il peccato è la vera morte dell'anima: «Stipendia peccati, mors»1.
2) Far cose buone. L'azione deve essere intrinsecamente buona perché non si può fare meritoriamente nessun'opera non buona in se stessa. Quando si fanno dispetti, quando si mormora, quando si assecondano sentimenti di invidia, di superbia, di vanità, non si fanno certo opere buone e meritorie. Noi possiamo star certi di far opere buone quando osserviamo la Regola e facciamo l'ubbidienza.
3) Operare con retta intenzione. È la retta intenzione che indirizza a Dio le nostre azioni. Essa valorizza tutto quello che facciamo e più l'intenzione è retta, più l'azione sarà meritoria. Quando si faticasse anche tutta la vita, ma senza retta intenzione, allora ci si troverebbe in punto di morte a mani vuote proprio come gli Apostoli i quali dopo aver pescato tutta la notte inutilmente, dissero: «Abbiamo faticato tutta la notte, ma non abbiamo preso nulla»2. Non lasciamoci mai guidare da intenzioni
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non rette, non operiamo mai spinte dall'amor proprio se vogliamo che le nostre azioni siano meritorie.
4) Operare con compitezza. Cominciare a tempo, continuare e finire bene. Fare ogni cosa a suo tempo. Non cercare mai eccezioni; le eccezioni sono la rovina della comunità. Portare in ogni azione tutta la diligenza ed attenzione morale senza pretendere l'impossibile.
Leggere a questo riguardo quanto dice S. Alfonso nella Vera Sposa3. È assai indicato.
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* Meditazione stampata in CI, 9[1939]2. L'autore è citato in calce nel modo seguente: “Da una Meditazione del Signor Primo Maestro”. Non è stato possibile precisare meglio la data.

1 Rm 6,23: «Il salario del peccato è la morte».

2 Lc 5,5.

3 Alfonso M. de' Liguori, La vera sposa di Gesù Cristo, PSSP, Alba 1928. È tra le opere ascetiche più conosciute del santo Dottore. Tratta della dignità della vita consacrata e della necessità di tendere alla perfezione.