Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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3. LE SETTE PAROLE DI GESU' CRISTO IN CROCE*

Dice S. Alfonso che dobbiamo avere una grande confidenza nella passione di Gesù Cristo perché le piaghe di Gesù sono la nostra salvezza. La passione è una farmacia in cui si trovano rimedi per tutti i mali, è un arsenale fornito di ogni arma necessaria per vincere i nostri nemici, è la fonte di tutte le grazie. Stamattina ci rivolgiamo a Gesù, pieni di fiducia nelle sue piaghe per ottenere tre grazie: 1) un gran dolore dei nostri peccati, il perdono di essi e l'odio ad ogni offesa di Dio; 2) il progresso e la perseveranza nella virtù; 3) il Paradiso per la vita futura1. La divozione a Gesù appassionato è utilissima e le anime che la possiedono camminano più facilmente nella virtù, soddisfanno la pena dei loro peccati e ottengono la grazia d'una grande confidenza in punto di morte: il Crocifisso è il conforto e il rifugio dei morenti.
Dalla croce riceveremo grazie speciali perché in Quaresima si sono diffusi e stampati ad onor di Gesù sofferente, molti libri con non lieve sacrificio.
Gesù dal sommo della croce pronunziò sette parole piene di sapienza, di bontà, di amore, di misericordia e potenza, parole che ci ispirano una grande confidenza in lui.
1. «Padre, perdona loro perché non sanno quello che si fanno»2. Gesù era appena stato elevato sulla croce, i soldati ritiravano i martelli e gli altri strumenti usati per la crocifissione, i Giudei lo maledivano e insultavano e Gesù che cosa fa? Prega per la loro salvezza. Essi pensano a dargli la morte, e Gesù li vuole salvi: «O quanto siete ricco di misericordia, o Signore, esclama S. Bernardo, come abbonda la dolcezza vostra! Come sono superiori ai nostri i vostri pensieri! Come si spinge lontano la clemenza vostra riguardo ai peccatori e agli empi!»3. Se Gesù
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prega per noi anche quando l'offendiamo, quanto più deve essere pronto a perdonarci quando domandiamo perdono! Aumentiamo la virtù della speranza, detestiamo sempre più i nostri peccati, ma siamo sempre più fermi nella speranza del perdono. Non si spera mai abbastanza nella bontà di Gesù!
2. «Oggi sarai meco in Paradiso»4. Questa seconda parola fu rivolta al buon ladrone che implorava perdono da Gesù Cristo. Tra la folla degl'ignoranti, dei ciechi, dei bestemmiatori che coprivano la vetta del Calvario, questo ladro si sente preso ad un tratto dal pentimento dei suoi delitti; confessa l'innocenza e la divinità di Gesù Cristo, volge gli occhi, molli di pianto, verso di lui, e così prega: «Ricordatevi di me, o Signore, quando sarete giunto nel vostro regno!5». E Gesù a lui: «Hodie mecum eris in Paradiso». Parola piena di consolazione per l'anima che geme nella schiavitù del peccato: sì piena di consolazione perché lascia aperto il varco alla speranza fino all'ultimo respiro!
Teniamo sempre presente a noi il Paradiso! Si soffre, si lavora, si combatte, si fanno delle rinunzie, si fatica nell'apostolato? Ricordiamo le parole di Gesù: «Oggi sarai meco in Paradiso!». Pensiamo al premio quando siamo affaticate e sofferenti.
3. «Donna, ecco tuo figlio. Giovanni, ecco tua Madre»6. Nuova testimonianza d'amore: il Salvatore dava sua Madre per madre a tutti gli uomini, poiché in S. Giovanni eravamo presenti tutti noi. Quale immensa fortuna esser figli di Maria! Maria santissima venne data in custodia a Giovanni poiché era vergine, il prediletto di Gesù. Se vogliamo che Maria non s'allontani da noi, guardiamoci dal peccato. Siamo vigilanti: temiamo ed evitiamo anche l'ombra del peccato; conserviamo puro il cuore, serena e limpida la mente.
4. «Ho sete»7. I lunghi e crudeli dolori del Redentore avevano acceso in lui una gran sete, ma con la parola: Sitio, egli alludeva ad un'altra sete ben più pungente di quella che tormenta
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il corpo. Gesù ha sete delle nostre anime. E questa sete ardente non si è ancora estinta. Dal tabernacolo Gesù ci invita ad amarlo, ad unirci a lui, a lenire l'arsura della sua sete. Coraggio nell'apostolato! Non stanchiamoci! Portiamo anime, anime a Gesù!
5. «Nelle tue mani, o Padre, raccomando lo spirito mio»8. Gesù considera Dio suo Padre e raccomandando a lui se stesso, raccomanda anche noi. Gesù è Figlio di Dio per natura, noi per adozione: figli di Dio, coeredi di Cristo9, come dice S. Paolo. Recitiamo con molta pietà e devozione il Pater noster.
6. «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»10. Questa specie di lamento non dimostra l'impazienza di Gesù nel soffrire la passione, ma la gravità dei nostri peccati. Gesù lamenta i peccati degli uomini e specialmente di quelli che nonostante la sua passione e morte, si sarebbero perduti. Quante volte anche noi non sappiamo utilizzare il Sangue di Gesù. Siamo tiepidi, freddi, insensibili davanti ai più augusti misteri della nostra santa religione. Tesoreggiamo il Sangue preziosissimo del Salvatore e accumuliamo meriti, meriti per il cielo.
7. «Tutto è compiuto»11. Gesù aveva compiuto interamente la sua missione: Dio era placato, l'uomo redento e la sua missione finita. Aveva adempito in tutto la volontà del Padre; le profezie s'erano adempite, la Redenzione era operata, il cielo aperto, la Chiesa fondata, i Sacramenti istituiti.
Impariamo dal Maestro divino a compiere bene e tutta la volontà di Dio. Corrispondiamo alla nostra vocazione e confidiamo tanto nella grazia di Dio. Dio è fedele. Perseveriamo nella via intrapresa, andiamo avanti con coraggio, fidenti in Dio. Se saremo veramente fedeli alla nostra vocazione, sentiremo rivolgere anche a noi l'invito: «Vieni, serva buona e fedele, poiché fosti fedele nel poco, ti darò autorità su molto; entra nella gioia del tuo Signore»12.
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* Meditazione stampata in CI, 4[1939]1-2. Come sottotitolo è posto: “Meditazione del Sig. P. Maestro”. Non è stato possibile precisare la data, oltre quella della CI.

1 Cf Alfonso M. de' Liguori, La passione di N. S. Gesù Cristo, vol. II, p. 200, 216, 226.

2 Lc 23,34.

3 S. Bernardo, Ser. 3,1 per l'Annunciazione, in SBO, V, 34.

4 Lc 23,43.

5 Lc 23,42.

6 Cf Gv 19,26-27.

7 Gv 19,28.

8 Lc 23,46 (Volgata).

9 Cf Rm 8,17.

10 Mt 27,46.

11 Gv 19,30.

12 Cf Mt 25,21.