Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

Effettua una ricerca

Ricerca Avanzata

con l’ultima apertura di bocca, l’ultimo respiro, ma in quel momento la bocca si aprirà per cantare le lodi di Dio in paradiso, per cantare il Magnificat con Maria in cielo. Coraggio, dunque, sempre più coraggio! Noi non dobbiamo guardare gli esempi che non sono buoni, dobbiamo sempre guardare gli esempi che sono buoni, cioè di chi vive veramente la vita paolina, ricordando che si può vivere il cento per cento, e anche solamente il novanta, l’ottanta, il dieci per cento, e si può vivere anche contrariamente alla vita paolina. Non chi fa dei bei propositi riceve il premio, ma chi li mette in pratica; non chi fa la professione riceve il premio, ma il premio si dà a chi persevera, senza discussione, senza fare eccezioni, con generosità. Intanto la Famiglia Paolina si ricostituisce in paradiso dove già altre sorelle vi aspettano e sono nel godimento, e dove sarete [anche voi] sempre felici. Ma queste non sono parole che si dicono, è la storia della nostra vocazione, la chiamata di Dio, la corrispondenza alla vocazione fino in punto di morte. Poi [ci sarà] l’ingresso in paradiso dove la Famiglia Paolina sarà costituita per tutta l’eternità, indissolubilmente e nella piena beatitudine, con S. Paolo e con la Regina Apostolorum attorno al Maestro divino.



IV
SANTA TECLA


Riguardo a S. Tecla1, questa figlia prediletta e fedelissima di S. Paolo, abbiamo da compiere tre doveri o tre atti di devozione. Il primo atto di devozione consiste nell’ammirare le sue virtù e i doni che ebbe da Dio. Secondo, imitarla negli esempi santissimi che ella ci ha lasciato, e terzo pregarla con fede perché ci renda discepoli di S. Paolo come ella è stata discepola fedelissima dell’Apostolo.
Primo: ammirare le sue virtù. Le virtù di S. Tecla sono particolarmente due e cioè la virtù della castità e della pazienza.
S. Tecla fu vergine, e perché voleva conservare intemerato il suo giglio ebbe da soffrire
21
persecuzioni. Vi è una verginità che è favorita da tante circostanze e sempre meritoria, ma quando la verginità è combattuta e viene conservata a costo di molto sacrificio, allora non solo il giglio è bianco, ma il giglio è ancora segnato di rosso, cioè dei sacrifici e delle sofferenze che si sopportano per conservarlo sempre puro. Voglio dire: conservare la verginità nella vita claustrale, nella vita puramente contemplativa è grande merito, dove lo Sposo divino, l’Agnello, si forma delle corone di vergini, ma conservarla in mezzo ai pericoli e fra tanti contatti che si hanno nel mondo e particolarmente nell’esercizio moderato del nostro apostolato, questo è merito sopra merito. Ad esempio, saperci regolare nel cinema, negli spettacoli, saper regolare l’uso della radio e delle sue trasmissioni, ed ugualmente della televisione, e ancor prima, ciò che è già stato detto e più chiaro, regolarci nelle letture, questo è un nuovo merito: un merito che non possono conoscere le vergini claustrali.
Poi, conservare intatto il giglio in mezzo ai contatti che si hanno con il mondo, particolarmente in certi ambienti. Qui già vi sono difficoltà, altrove è ancora molto più difficile, perché i contatti sono più pericolosi, e vi è un tenore di vita che lusinga e provoca al male. Ecco, la verginità è tanto gloriosa quanto più è pura da una parte, e quanto più si conserva superando difficoltà.
S. Tecla ebbe da soffrire martìri per conservare la sua innocenza, il suo candore: viveva in un mondo pagano più corrotto del mondo attuale e certo incontrò più pericoli di quelli che se ne incontrano oggi. Quante difficoltà ebbe tra la parentela che era tutta guidata da idee pagane! Quindi, ammirare la sua purezza, ammirare questa sua costanza nel voler rimanere in eterno sposa di Gesù Cristo.
D’altra parte ammirare la sua pazienza: quanti martìri subì! Certamente qui abbiamo da ricordare le parole che diciamo nel Breviario e che nella loro sostanza ci vengono dalla
22
Scrittura: «Signore, tu che anche al sesso che si chiama debole, che è la donna, hai dato la vittoria del martirio…»2. S. Tecla si può paragonare nella sua costanza a S. Agnese3 la quale giovanissima offrì la sua vita, tutto il suo ricco avvenire, e fu interamente e sempre di Gesù. S. Ambrogio parlando di lei diceva che era così piccola che anche il carnefice non sapeva dove colpirla, ma ella era già preparata al martirio perché investita dallo Spirito Santo4.
Vi sono anime investite dallo Spirito Santo che non operano mai per nessun motivo umano. Hanno un interno amore a Gesù, una dedizione così generosa e completa che tutto è in ordine a Dio. Non passa nella loro mente il pensiero di far qualcosa per la terra, o per il denaro, o per essere ammirate, oppure per una soddisfazione naturale: sono state prese da Gesù, come dice S. Paolo5. Vi sono anime che sono afferrate da Gesù, anime che nelle meditazioni, nelle loro comunicazioni con Gesù, tanto nella Comunione che nella Visita, sono investite dallo Spirito Santo, e non solo sentono che è vero che Gesù le attrae, le conquista, ma sentono che Gesù vuole loro parlare, indicare le vie della perfezione e della santità in maniera più ammirabile, e sono elevate a conoscere anche misteri alti, pure essendo persone a volte senza studio. L’anima si sente investita e presa da Gesù e dallo Spirito Santo, e tende a una perfezione sempre più alta. Allora diviene anche libera da certi movimenti e da certe norme, perché ottiene già quello che le norme porterebbero a conseguire. Può essere che un’anima la Visita non la faccia secondo le tre parti indicate. Perché quando ottiene già il fine che è l’unione con Dio, allora in quell’intima comunione con Gesù può aver già ottenuto tutto il frutto dell’adorazione. A volte non si fa la Visita perché non si entra in comunicazione con Gesù; la Visita incomincia quando si entra in comunicazione con Gesù. Non è tanto [il tempo di un’] ora che
23
costituisce la Visita, ma è l’ora spesa in intima comunicazione con Gesù. Allora nessuna anima deve fermarsi, lo Spirito Santo non passa soltanto attraverso a tutte le regole comuni. Sono sette i sacramenti, ma lo Spirito Santo non lega il modo di comunicare la sua grazia a quei sette rigagnoli. Lo Spirito Santo è libero, e allora farsi piccole e domandare al Signore di essere illuminate da lui. A volte per aiutare alcune anime a tendere alla perfezione le tratteniamo, a volte invece vediamo certe anime che rimangono indietro perché non vogliono lavorare spiritual-mente. Occorre sempre tenere una via di mezzo per rispettare l’azione dello Spirito Santo nelle anime, per indovinarla, assecondarla, favorirla, svilupparla. Sì, S. Tecla è una di quelle anime, così investita dallo Spirito Santo che niente temeva, né il fuoco, né la spada, niente. E anche quando condusse una vita che si poteva dire solitaria, ella comunicava con lo Spirito Santo più intimamente ancora.
Ammirare questa santa e imitarla in due cose: nella delicatezza di coscienza da una parte e, secondo, nella fortezza, nella pazienza. Fortezza a sopportare, pazienza a sopportare, perché tutti abbiamo qualcosa da soffrire. Il Signore, quando elegge un’anima a grande santità, presenta sempre croci. La croce è il segno dell’amore verso Dio, la croce portata con pazienza è il segno del nostro amore verso Dio, e le anime si perfezionano con il sacrificio. Quali sono le anime che appartengono a Gesù? Quelle che hanno crocifisso la loro carne, crocifisso cioè i loro desideri, i loro voleri, tutto quello che è terreno, quello che è umano per dare tutto a Gesù, coloro che hanno crocifisso specialmente la loro volontà che è sempre più difficile conservare totalmente soggetta al volere di Dio.
Poi pregare S. Tecla. Pregarla domandando in primo luogo lo spirito dell’apostolato. Ella convertì tante persone con la sua parola. Domandare a S. Tecla la grazia del raccoglimento: ella sapeva isolarsi, appartarsi, per conservare la sua unione con Dio.
24
Mentre era fedele ai doveri sociali sapeva pure trovare luoghi solitari per entrare in comunicazione con Dio. Domandare lo spirito di raccoglimento.
Abbiamo da chiedere poi a S. Tecla amore vivo e intenso a S. Paolo. S. Tecla fu docilissima all’Apostolo, lo seguì in ogni cosa e anche in ciò che S. Paolo le indicò come la via più perfetta, cioè rinunziare allo sposo terreno per conquistare lo sposo celeste che è fedele non solo fino alla morte, ma è fedele per tutta l’eternità.
Domandare la grazia di leggere bene la vita di S. Paolo, di meditare le sue lettere, di confidare nella sua protezione, perché ella è veramente la figlia modello di S. Paolo e, in qualche maniera, si può dire che fu colei che prevenne la famiglia delle Figlie di San Paolo, secondo quanto abbiamo [appreso] dalla storia e dalla tradizione.
Essere vere Figlie di San Paolo secondo le Costituzioni.

S. Tecla, illuminata da Dio e molto studiosa, ci è modello anche in questo: conoscere profondamente il cristianesimo, cioè il catechismo per acquistare una cultura religiosa più estesa. Quando si fa propaganda non c’è da presentare soltanto il libro, ma la suora deve conoscere che cosa contiene il libro, non nelle singole pagine, ma sommariamente, dalla prefazione, dall’indice o dalla recensione, se non è possibile leggere il libro intero, o non conviene leggerlo interamente. Arrivare a una propaganda sempre più intelligente, possibilmente alla propaganda collettiva. Fare gran conto del sapere, se noi non progrediamo nel sapere, poco per volta restiamo indietro, e saremmo come quei medici che hanno preso la laurea trent’anni fa. Ora la medicina ha progredito tanto, e nessuno andrebbe più da un tal medico, perché anzitutto non conoscerebbe moltissime malattie e tanto più non conoscerebbe i rimedi.

Bisogna essere aggiornate e accompagnare il popolo, il mondo, secondo l’evoluzione scientifica. Chi non vuol saperne affatto di aggiornamento vivrebbe come
25

1 Tecla (sec. I), convertita da S. Paolo. Nel racconto della vita di S. Tecla c’è ben poco di storico. È fuori dubbio che sia veramente esistita, come è attestato dai martirologi antichi e da monumenti di ogni epoca. Il suo culto, iniziato a Seleucia, siè diffuso sia in Oriente che in Occidente. Ciò che ha contribuito ad oscurare la verità storica della santa è stato il racconto apocrifo Acta Pauli et Theclae , composto da unpresbitero dell’Asia Minore negli ultimi decenni del II secolo.

2 Cf Breviarium Romanum, Memoria di S. Agata, 5 febbraio. Oremus.

3 Agnese, nobile fanciulla romana, appena tredicenne fu decapitata perché cristiana, verso il 304, nel periodo delle persecuzioni di Diocleziano.

4 Dal Trattato Sulle vergini di S. Ambrogio in Breviarium Romanum, 21 gennaio, Matutinum, II Nocturno, Lectio V.

5 Cf Fil 3,12.