Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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12. AMARE DIO CON TUTTA LA MENTE1



Ringraziare il Signore della vostra bella vocazione. Dopo il Battesimo questa è la grazia più grande della vostra vita. Se è la grazia più grande dopo quella del Battesimo, abbiamo non solo da essere riconoscenti cantando il Magnificat con Maria, ma anche da corrispondervi. Il Signore a ogni anima segna una via sulla terra, e questa è la vocazione, è la chiamata al paradiso passando per quella determinata strada indicata dal Signore. Di conseguenza ne nasce quindi un proposito fermo: Voglio corrispondere in tutto, sempre, fino al termine della vita.
Cerchiamo ora di comprendere bene, almeno un poco, che cosa significhi vivere veramente la vita religiosa. La vita religiosa si distingue dalla vita cristiana per tre parole: «Amerai il Signore Dio tuo con tutta la mente, con tutto il cuore, con tutte le forze, o con tutta l’anima»2. Sono i tre tutto che costituiscono la vita religiosa: amare il Signore con tutta la mente, perché dice S. Paolo: «Chi è consecrato a Dio, pensa alle cose di Dio»3. Chi invece si forma una famiglia deve pensare alle cose della famiglia. E penserà anche a Dio, ma più direttamente, tante volte, alle cose della famiglia. Così chi si consacra a Dio stabilisce tutto il suo cuore in Dio, tutto il suo amore; chi invece si forma una famiglia ha altre aspirazioni, altri desideri, altri sentimenti, che sono doverosi fra i coniugi, e allora non c’è più tutto il cuore a Dio.
Chi abbraccia la vita religiosa ama il Signore e lo serve con tutte le forze, cioè consacra a Dio tutto il tempo della sua vita, consacra a Dio tutta la sua salute, consacra a Dio le energie intellettuali e le energie morali e le energie fisiche, tutto dà a Dio, e tutto diviene religioso perché è religiosa la suora. I frutti della pianta sono proporzionati alla pianta, se abbiamo un
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melo, produce delle mele, e per una religiosa, ogni sua opera, che è un frutto, è opera religiosa, quindi sempre due meriti. Dunque, tre tutto: tutta la mente, tutto il cuore, tutte le forze costituiscono la vera vita religiosa.

Questa sera spieghiamo e meditiamo la prima parte: amareil Signore Dio con tutta la mente. È molto facile che si senta dire o si legga nei libri di pietà: Signore, vi do tutto il mio cuore. Vi sono dei libri che eccitano più il sentimento che non istruiscano la mente, e quindi vogliono portare prima a Dio il cuore, mentre prima deve andare al Signore la testa, la mente; il cuore di per sé è cieco, se non precede la mente. Ecco, dire in primo luogo: O Signore, offro a voi tutta la mente, e con tutta la mente voglio servirvi. È chiaro dalla Scrittura che questo è il primo comandamento: «Amerai il Signore Dio tuo con tutta la mente, con tutto il cuore, con tutte le forze». Ma perché la prima parte di questo massimo comandamento è proprio «tutta la mente»? Perché la mente è la parte più nobile dell’uomo, quindi il primo nostro dono al Signore deve essere quello della testa, della mente. Vorremmo dargli un cuore che per sé è cieco, senza offrirgli prima la mente? No, sarebbe sbagliato. Noi con il nome di amore intendiamo un sentimento del cuore, ma

S. Tommaso4 spiega molto bene che l’amore a Dio sta prima nell’unione della mente, e poi della volontà con Dio. La fede è il primo atto di amore di un’anima! Quindi, che cosa ne deriva? Che senza la mente non si farà mai nessun peccato, anche se un’azione compiuta fosse cattiva, se non si conoscesse o non si badasse a quello che si sta per fare, non c’è il peccato. Ma senza la mente non si fa anche nessun merito. Ad esempio, se ti alzi di notte e vieni in cappella a dire il rosario da addormentata, e non conosci quello che fai e poi vai di nuovo a dormire, non hai merito perché non è cosa che si sia percepita prima, e si sia fatta con conoscenza di volerlo fare.

Occorre pensare ancora che se questo è un comandamento, i comandamenti hanno tutti una parte negativa e una parte
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positiva. La parte negativa comprende ciò che è proibito da quel comandamento, e la parte positiva comprende ciò che è comandato, ordinato. Allora, che cosa proibisce il primo comandamento nella sua prima parte: «Amerai il Signore Dio tuo con tutta la mente»? Proibisce i pensieri cattivi, i pensieri vani, i pensieri che non sono conformi al nostro stato. Tre cose. Come è detto nel Breviario , nella preghiera al Signore che ci liberi «ab omnibus vanis, perversis et alienis cogitationibus: ci liberi da tutti i pensieri vani, cattivi e alieni»5, alieni, cioè non conformi al nostro stato. I pensieri vani sono le notizie inutili, sono le fantasticherie, le distrazioni che si hanno nella preghiera; i pensieri vani sono quelli che riguardano l’ambizione, il desiderio di stima; pensieri vani sono quelli che non servono alla santificazione pur non essendo cattivi. Vano è tutto ciò che non serve per l’eternità, che è inutile.

Vi sono a volte dei casi in cui le persone vanno pensando a cose future e un po’ vivono in timore e un po’ vivono in desiderio: cose tanto inutili queste! Il Signore ci liberi dai pensieri vani. E ci liberi dai pensieri cattivi. I pensieri cattivi sono quelli contro la fede, e voi avete bisogno di istruzione e chiarezza nelle cose di fede, anche a motivo della propaganda. Poi, pensieri cattivi sono quelli contro la speranza. Vi sono persone che presumono di sé, delle proprie forze, e altre che vivono come in una continua disperazione: Tanto io non mi faccio santa... Hanno già messo da parte il proposito di farsi sante, questa è una mezza disperazione e va contro lo Spirito Santo. Sono pensieri perversi contro la carità: i sospetti temerari, i giudizi temerari; contro l’obbedienza: questo non è stato ben comandato, quello non era da disporsi in questo modo. Pensieri perversi sono quelli contrari alla bella virtù, contrari all’umiltà, contrari alla verità. Vi sono persone che si illudono, si stimano tanto, si credono qualche cosa; quanti pensieri di orgoglio! Persone che si paragonano agli altri e, fatti i conti, di quel che a loro manca e di quel che manca agli altri, trovano sempre che sono migliori ancora: sono pensieri inutili o alieni dalla nostra vocazione. Quando non si fa bene la preghiera si
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vive in distrazione; quando si trascura l’esame di coscienza, quando si fa una cosa e si pensa a un’altra; [quando si] pensa a cosa succede nelle famiglie, a cosa faremmo noi se ci trovassimo in queste o in quelle condizioni, o si ripensa alla possibilità che avremmo avuto di trovarci meglio in altra strada, [questi sono tutti] pensieri alieni dalla nostra vocazione.

Vi sono persone, le quali di tanto in tanto si ripropongono il problema se hanno fatto bene a prendere questo stato, ma dopo i voti non bisogna più assolutamente [pensarlo], anzi già entrando in noviziato bisognerebbe avere la decisione ferma, se no si perde anche una parte del noviziato. Pensieri quindi di mondo! Che cosa ci giova sentire tante notizie inutili? Che cosa ci giova dare tante notizie inutili? Molte curiosità sono proprio dannose. Saper bene [invece] quello che riguarda la vita paolina, ciò che riguarda la vita come è descritta nelle Costituzioni, ciò che riguarda l’apostolato. Ci sono persone religiose, dice un libro, che sanno tante cose, ma non sanno bene quello che riguarda l’opera della loro santificazione e l’opera del loro apostolato. Si dice qualche volta: Se vuoi sapere notizie, va’ dalle monache di clausura, sono sempre le più informate. Voi che andate in mezzo al mondo, certamente sentite tante cose, cose alle volte utili a sapersi e a volte anche un po’ dannose; allora quando si torna a casa, è bene raccomandarsi al Signore per dimenticarle. Ormai la nostra vita è scelta, ormai i nostri pensieri devono concentrarsi in quello che riguarda la santificazione e l’apostolato. Ecco dunque, questo comandamento ci proibisce di fermarsi sopra pensieri vani, perversi, inutili, ma soprattutto […]6 ci indica ciò che bisogna evitare.
Che cosa ci ordina questo comandamento? Ci ordina di istruirci nella religione, e cioè istruirci nel catechismo, liturgia, storia sacra, storia ecclesiastica, vita di Gesù Cristo, vita di Maria, vita di S. Paolo, tutto il Nuovo Testamento. Leggere, meditare, istruirsi. Istruirsi in quello che riguarda lo stato [religioso], in quello che riguarda la redazione, prepararsi con studi seri, andare volentieri a scuola, e in classe prestare l’attenzione dovuta e utilizzare tutto il tempo per imparare. Per imparare
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noi abbiamo tanti mezzi, [perché] sempre maneggiamo libri e periodici e, quando sono buoni e adatti per noi, possiamo leggerne una parte, possiamo leggere almeno l’introduzione, l’indice dei libri, per sapere quello di cui trattano e fare convenientemente l’apostolato in libreria o in propaganda. Impegno quindi nel prepararsi all’apostolato sia di redazione, sia tecnico come di propaganda.

Prima ancora c’è lo studio delle Costituzioni. Qual è il direttorio spirituale della suora? Se prima della professione la suora era bene che si facesse frequentemente dirigere, dopo la professione deve considerare come principale direttorio illibro delle Costituzioni. È lì la guida, la guida dell’anima! Se si osservano le Costituzioni, la suora si fa santa. Se non si osservano le Costituzioni, per quanti pensieri e per quanti metodi si cerchino e quante direzioni si abbiano, non ci si farà mai sante, perché sopra di noi c’è una volontà che è la volontà di Dio. E le Costituzioni sono, come ha detto il Papa, il Vangelo applicato all’Istituto7; come da noi si deve vivere il Vangelo è interpretato e applicato nelle Costituzioni. Imparare l’ascetica: come si cresce nelle virtù, come si correggono i difetti, come si corregge il carattere, come si acquista la fede, come si esercita la speranza, in che cosa sta la vera carità. E ancora: penetrare bene le quattro virtù cardinali e le tre virtù religiose che poi sono cambiate in voto. Sopra questi punti dobbiamo essere molto istruite.
Lo sciupio della mente è un gran peccato, ed è il peccato che forse è più frequente, però bisogna che ci sia il consenso. Un pensiero, anche se cattivo, se viene nella mente e non si avverte, non è certamente peccato; e se un pensiero cattivo viene nella mente e si cerca di cacciarlo, anche allora non c’è il consenso per quanto esso si fermi. Dicono in filosofia che la nostra volontà non ha un dominio diretto sopra la mente, ha un dominio cosiddetto politico (che non è la politica di cui si parla, ma è un’altra cosa). Tuttavia è certamente vero che il
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maggior numero dei peccati si commette nella mente con l’assenso interno della volontà. Il peccato è sempre prima interno che esterno, e così anche il merito.

In terzo luogo educare la mente al raccoglimento. Questa è una grande grazia. Alle volte avviene che si vada a pregare e l’anima dimentica tutte le cose esterne, si raccoglie ed entra nell’intimità con Gesù, parla a Gesù, risponde a Gesù, sente Gesù e chiede a Gesù. Alle volte si stenta tanto quando si va a pregare ad acquistare il raccoglimento, a metter la nostra anima in Dio, a metterci davanti all’altare e cominciare a parlare serenamente con Gesù. Di conseguenza, domandare al Signore il raccoglimento, raccoglimento in tutto. Quando dobbiamo fare una cosa, raccogliere la nostra intelligenza, la nostra mente attorno a quella cosa, particolarmente nella preghiera. Nella meditazione raccoglierci, nell’esame di coscienza raccoglierci, nella Visita raccoglierci.
Nella Circolare interna è stato stampato un lungo articolo, in più puntate, sopra la santificazione della mente8. E occorre dire che non tutti hanno dato l’importanza che meritava a questo articolo, molti però sì. In esso si suggeriscono molti mezzi per tener raccolta la mente. Ad esempio, se quando dici il rosario, tu hai davanti le immagini dei quindici misteri del rosario, supponiamo del primo mistero dell’annunciazione, la mente si raccoglie più facilmente, la fantasia si fissa su Maria, sulla sua disposizione e il suo atteggiamento di umiltà e di devozione, e sul rispetto che l’angelo mostra a Maria, come la saluta, le parole che le dice, le spiegazioni che le dà, e finalmente che cosa Maria risponde: «Ecce ancilla Domini»9. Quindi è più facile che si ricavi un pensiero di meditazione sopra quel mistero. Così vi sono certi tempi in cui non si riesce a pregare, allora tirate fuori la corona e dite il rosario. Vi sono altri tempi in cui, o si è ricevuta qualche impressione dall’esterno, oppure la salute non è tanto buona, e allora, quanto giova meditare le varie stazioni della Via Crucis tenendo davanti il quadro che ci
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rappresenta la prima, o la seconda, e poi tutti i vari quadri, con le varie stazioni!

Così giova molto leggere un libro, quando non ci si può raccogliere. Alle volte si richiede di leggerne molto. Quando invece si è letto un po’ e l’anima si sente tutta raccolta e già è entrata in comunicazione con Dio, allora è meglio non andare avanti, gustare quello che si è letto ed entrare nella intimità con Dio. Lo Spirito Santo tante volte investe l’anima, specialmente se questa è docile alla grazia ed è generosa con il Signore. Lasciarsi quindi guidare dallo Spirito Santo è cosa buona. Alle volte però ci può essere qualche illusione. Noi da che cosa soprattutto ci accorgiamo se è lo Spirito Santo che parla o se è insinuazione del demonio? Ciò che viene da Dio ci porta all’obbedienza e all’osservanza della vita comune, ciò che non viene da Dio ci porta all’egoismo, alle particolarità, in sostanza ci allontana da Dio. Di conseguenza in questi casi non bisogna fidarsi di noi.
Educare bene la nostra mente a non dire: Voglio che questo pensiero cattivo vada via; no, bisogna proporle un pensiero buono. Se quel pensiero che non è buono stenta ad andarsene, non bisogna corrugare la fronte e quasi dare a quel pensiero un ordine perché parta. E se non parte? Bisogna invece pensare ad una cosa buona e santa. Se qui ci fosse tutto buio e scuro e voi cercaste di fugare le tenebre, sbattendo con la scopa o con lo straccio per mandarle via… resta sempre buio. Senza affannarsi tanto, girate invece la chiavetta dell’elettricità, ed ecco la luce fuga tutte le tenebre.
Così riguardo all’educazione della nostra mente. Domandiamo la grazia di amare il Signore con tutta la mente, perché l’amor di Dio è il primo e massimo comandamento e delle tre parti dell’ amor di Dio la prima e massima riguarda la mente. Cominciare a unire la nostra mente al Signore al mattino appena svegli, e finire la giornata pensando a cose sante. Inoltre avercura di vigilare su di noi stessi. È difficile vigilare sugli occhi e sopra l’udito, ma è molto più difficile vigilare sulla mente10.
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La volontà di Dio è sempre determinata in sapienza e amore. Dio ci ama di più di quanto noi amiamo noi stessi. Gesù ha sparso tutto il suo sangue, ci ha amato sino a dar la sua vita per noi. Noi abbiamo già fatto dei sacrifici fino a spargere il nostro sangue per acquistare dei meriti? Non ancora! «Agonizare pro anima tua»11, ama veramente la tua anima e fa’ dei sacrifici per la tua santificazione. Ecco ciò che dobbiamo compiere.
Adesso vogliamo la benedizione di Dio sopra la nostra testa, che si pieghi, non è vero? Ricordiamo che al centro del Padre nostro c’è: «Sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra»12. Le religiose siano angeli che obbediscono ai voleri di Dio come gli angeli obbediscono ai voleri del Padre celeste in cielo. Le religiose sono gli angeli della terra che passano senza lordarsi del fango del mondo, che compiono in letizia il volere di Dio, quindi vivono con il loro cuore già più in cielo che sopra la terra.
Adesso che cosa devo raccomandarvi? Di ascoltare bene tutto quello che vi dice la Prima Maestra, con l’intenzione di fare tutto ciò che viene detto e ancora la cura delle vocazioni. Sì, le suore devono essere l’anello di congiunzione tra il popolo e il clero, i vescovi, i sacerdoti, il Papa. Quante suore ci vorrebbero nel mondo? Adesso, quasi sette milioni, invece siamo ben lontani. Sette milioni per avere un piccolo nucleo di suore in ogni parrocchia, o in ogni gruppo di persone dove non sono ancora [costituite] le parrocchie. La maggior parte dei territori dell’Africa e dell’India e tanta parte dell’Oriente non hanno le parrocchie. In Oriente vive più della metà del genere umano: sono un miliardo e trecento milioni di uomini. Bisogna pensare all’Oriente, pregare per l’Oriente, mentre il resto del mondo ha solo un miliardo e duecento milioni di persone, quindi un po’ di meno. Ora, pregare per l’Oriente: per l’India, la Birmania, la Cina, il Tibet, l’Indonesia, le Filippine, il Giappone, l’Australia, Borneo, la Nuova Zelanda, ecc. C’è una quantità di isole in
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Oriente a cui è utile pensare. Solo nelle Filippine ci sono sette mila isole, non sono tutte abitate, si capisce, perché alcune sono isolotti o scogli.

Pregare per le vocazioni, operare per le vocazioni e formare le vocazioni. Che grande missione è questa, non solo di farvi sante, ma di portare anime a Dio che si consacrino al suo servizio, e portino la luce ai cristiani e anche ai non cristiani, agli infedeli e agli eretici. Ora voi non vi siete ancora estese con il vostro apostolato che pochissimo, cioè alla parte inglese del Canada, ai protestanti, eppure è lì che dobbiamo mirare, a chi non appartiene ancora alla Chiesa cattolica.
La parola di Gesù è questa: «Et alias oves habeo quae non sunt ex hoc ovili: Io ho ancora tante pecorelle che non appartengono a questo gregge. Et illas oportet ad me adducere, et fiet unum ovile et unus pastor: dunque Gesù dice che vi son tante anime che non sono ancora del suo gregge. Egli è il buon Pastore e deve attirarle a sé, affinché si faccia un solo ovile, un solo gregge e un solo pastore»13. Tutte nell’ovile di Cristo che è la Chiesa cattolica, che è la grande arca di salvezza a cui bisogna appartenere. [Si può] appartenere al corpo della Chiesa o alla sua anima. [Appartengono] alla sua anima quelli che cercano la verità e intanto amano il bene, non vogliono offendere Dio, vogliono seguire Gesù Cristo, pur avendo in testa degli errori, e quindi il loro servizio è imperfetto; per questo tra i protestanti e gli scismatici non c’è nessun santo riconosciuto.
Iddio non prova con i miracoli che essi sono sulla strada buona. I santi canonizzati, quelli cioè per cui Dio opera miracoli, per provarne la santità, sono tutti cattolici. Il che dimostra che il Signore si compiace di quelli che non solo sono uniti all’anima della Chiesa, ma ancora al corpo, quelli che sono sottomessi al Papa e vivono nella Chiesa cattolica, osservando i comandamenti e credendo a tutte le verità che la Chiesa cattolica predica, obbediscono ai legittimi pastori della Chiesa, specialmente al Papa14.
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Le vocazioni, portarle nel cuore. Ho sentito che a Catania si è fatta una novena singolare allo Spirito Santo per ottenere la grazia che nessuno dei non chiamati resti, che lo Spirito Santo faccia in maniera che se ne vadano, e invece restino e siano fedeli quelli che il Signore ha fatto per sé. Si può fare una novena così? Dopo un anno mi dicevano: Ma sa che abbiamo ottenuto questa grazia? Se ne sono proprio andati quelli che non davano speranza, o sono stati dimessi, oppure sono usciti per qualche circostanza, magari per malattia; il fatto è che sono usciti, e quelli che sono restati sono proprio buoni e danno veri segni di vocazione. Non vi consiglio questa novena, ma voglio dirvi che occorre sempre ricordare che ognuno ha la sua vocazione. Dice S. Paolo: «Videte vocationem vestram: Considerate la vostra vocazione»15. In un altro posto S. Paolo dice ancora: «Vi scongiuro, fratelli, ut digne ambuletis secundum vocationem vestram: che camminiate degnamente nella vostra vocazione»16.
Allora il primo e massimo comandamento è amare il Signore con tutta la mente: nessun pensiero che non vada bene, verginità di mente. Amare il Signore con tutto il cuore: nessun sentimento che non piaccia al Signore. Amare il Signore con tutte le forze: e solo quello e sempre quello che piace al Signore. Gesù vi benedica la mente, e benedica il cuore e benedica le teste, tutte le teste. «Adiutorium nostrum in nomine Domini...»17. La tariffa da pagare: un’ Ave Maria .
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1 Meditazione tenuta a Montreal (Canada) il [27].9.1955. Trascrizione da registrazione su nastro magnetico: A6/an 14b ac 25b.

2 Cf Lc 10,27.

3 Cf 1Cor 7,34.

4 Tommaso d’Aquino (1225-1274), nativo della Campania, sacerdote domenicano, Dottore della Chiesa. Scrisse di filosofia, di teologia, e di ascetica. Suoi capolavori sono: Summa Theologica, Summa contra Gentiles.

5 Preghiera con cui si iniziava la recita dell’Ufficio del Breviarium Romanum.

6 Originale: il non imparare, il trasgredire di imparare le cose necessarie.

7 Questa convinzione è ripresa in modo più esplicito durante il corso di Esercizi del 1961 riportato in Alle Figlie di San Paolo - Spiegazione delle Costituzioni1961, p. 139 e p. 146 dove dice espressamente: “Pio XI diceva: “Le Costituzionisono il Vangelo applicato ad una vita, alla vostra vita”.

8 Cf RA 11 (1954) 1-8; 12 (1954) 1-2; 1 (1955) 1-7; 6 (1955) 1-4. Cf “Amerai il Signore con tutta la tua mente”, in Alberione G, Anima e Corpo per il Vangelo , Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2005, pp. 11-111.

9 Lc 1,38: «Eccomi, sono la serva del Signore».

10 Da qui in avanti cambia il tono della voce. Si passa dalla mente alla volontà. Sembra un’altra meditazione.

11 Cf Sir 4,33: «Per l’anima tua lotta fino alla morte» (Volgata).

12 Cf Mt 6,10.

13 Cf Gv 10,16.

14 Espressioni legate alla teologia prima del Concilio ecumenico Vaticano II.

15 Cf 1Cor 1,26.

16 Cf Ef 4,1.

17 «Il nostro aiuto è nel nome del Signore… ».