Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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13. MERCOLEDÌ SANTO1


1. Questa ora di adorazione, che sostituisce l’Ufficio delle Tenebre2, è indirizzata a domandare al Signore la grazia di una santa Confessione e di una Comunione pasquale che sia veramente risurrezione in Cristo, e cioè stabilire la nostra vita in Gesù secondo che egli ha operato.
Per ottenere questa grazia da Gesù guardiamo a lui come la Maddalena quando entrò nella sala del convito presso Simone il fariseo. Era profondamente umiliata e quasi di soppiatto andò a inginocchiarsi ai piedi del Maestro divino. Il suo dolore non era tanto di parole quanto di opere e di sentimento interiore, profondo3.
Anche noi cerchiamo di avere le lacrime che questa santa donna ebbe, con le quali lavò i piedi al Maestro divino. Lavare i piedi a Gesù, guardarlo in questi giorni! E domandare a questa penitente la grazia di un profondo sentimento e un profondo proponimento: odio al peccato! Fuga delle occasioni! Piuttosto la morte, ma non il peccato: ecco il proposito di una giovane che è già salita agli onori degli altari4. Questa è la via della santità: fuga del peccato. Come la Maddalena asciugò i piedi di Gesù con i suoi capelli e li unse con l’unguento profumato, così noi portiamo qualche riparazione a Gesù. Riparazione
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delle nostre offese commesse. Come? Amando! «Le sono rimessi molti peccati perché molto ha amato»5. Chi ama Gesù? Chi fa il suo dovere quotidiano. Ecco la riparazione che Gesù aspetta! Staremo buoni ogni giorno. Per ottenere questo pentimento e questo proponimento, accostiamoci a Maria Addolorata sul Calvario. Tanto abbiamo disgustato Gesù e quasi non sappiamo come accostarci a lui. Allora presentiamoci per mezzo di Maria. I nostri peccati si riflettono pure nel suo amore.
Cantiamo sette strofe dello Stabat Mater6, come è inserito nella Via Crucis .
Sia lodato e ringraziato ogni momento il Santissimo Sacramento . Jesu Magister...

2. Guardiamo a Gesù presente in questa Ostia, a Gesù che abbiamo offeso con i nostri peccati e presentiamoci a lui con il capo chino e umiliati: a) per ringraziarlo di aver istituito il sacramento della Confessione; b) per adorarlo: egli [è il] nostro Dio, il quale solo può perdonare i nostri peccati. Ringraziarlo.
Ricordare la scena quando Gesù comparve agli Apostoli dopo la sua risurrezione ed ebbe subito premura, sollecitudine per i peccatori. Come appena elevato sulla croce, la sua preghiera [fu]: «Padre, perdona loro»7. Così dopo la risurrezione egli pensò a noi, pensò alle tante anime che, travolte dal male, travolte dalle loro tentazioni e passioni, si trovano sulla via della perdizione. Chiuso il paradiso, aperto l’inferno. Quindi Gesù subito [promette] agli Apostoli: «Ricevete lo Spirito Santo. A chi rimetterete i peccati, saranno loro rimessi e a chi li riterrete saranno ritenuti»8. Sia
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benedetto Gesù, perché pensando a quante debolezze abbiamo commesso, e quanti sono gli uomini che dolorosamente cadono in peccato, ha istituito il sacramento della penitenza, sacramento del perdono.
S. Alfonso nel suo libro Apparecchio alla morte , tante volte fa pregare così: Signore, Gesù crocifisso, che cosa sarebbe stato di me se non mi aveste usato tante volte misericordia? Il mio posto sarebbe già nell’inferno fra i tormenti e senza speranza9.
Sia benedetto Gesù, sia benedetto il suo Cuore! Egli venne per i peccatori, per tutti i peccatori. Venne a scontare il peccato di Adamo e i nostri peccati. E ci diede il sacramento del perdono e della misericordia, anzi ci offrì la grazia. Se noi preghiamo, potremo ottenere la grazia di confessarci bene e di rimetterci sulla via del paradiso e sulla via della santità. Adorare Gesù. Dio solo può perdonare i peccati. Infatti Gesù disse a quel paralitico che veniva a lui con tanta fiducia: «Confida, o figliuolo, ti sono rimessi i peccati. Ma i farisei mormoravano: Chi può rimettere il peccato se non Dio solo? Ma Gesù rispose prendendo la difesa della sua bontà e prendendo la difesa del suo diritto di perdonare: Affinché sappiate che il Figlio dell’uomo può perdonare il peccato, che cosa è più facile dire a costui: Ti sono perdonati i peccati, oppure dire: Alzati e cammina? Si trattava di un paralitico. E affinché sappiate che il Figliuolo dell’uomo ha il potere di rimettere il peccato, dico a costui: Alzati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa»10.

Il peccato va contro Dio. Solo chi è offeso può perdonare l’ingiuria. Allora noi ci rivolgiamo al Signore e, siccome non bastano le nostre
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lacrime, offriamo il sangue di Gesù al Padre celeste, il sangue di Gesù prezzo di redenzione e di salvezza. Non abbiamo altro. Per accedere a Gesù ci facciamo condurre da Maria e per accedere al Padre celeste gli presentiamo le cinque piaghe del Salvatore, le piaghe delle mani, le piaghe dei piedi, le piaghe del costato. Padre celeste, guardate in faccia al vostro Cristo. Egli vi è piaciuto. Io mi nascondo dietro lui, essendo indegno di comparire davanti alla vostra santissima persona. Penetriamo bene il senso del canto Attende, Domine11. Noi diciamo al Signore che guardi alle nostre miserie e guardi alle piaghe di Gesù. E per [mezzo di] Gesù chiediamo perdono: Per Christum Dominum nostrum. Tutto, sempre, perché l’accesso al Padre è attraverso Gesù. Cantate: Attende, Domine .
c) Per eccitarci a una buona Confessione, un pensiero assai utile è ricordare il momento della nostra morte. Non portiamo alla morte i peccati che sarebbero come serpenti che lacerano il cuore. Mentre c’è tempo mettiamoci in pace con Dio, specialmente in occasione della Pasqua. Perciò recitiamo la Preghiera della buona morte12, adagio, pensando al significato delle parole.
d) Una delle grazie più necessarie da chiedersi è questa:far bene l’esame di coscienza. È una grazia assolutamente necessaria, perché in primo luogo dobbiamo riconoscere i nostri peccati, leggere nella nostra vita passata, leggere quel che è passato nella nostra mente e quello che è passato nel nostrocuore, ciò che abbiamo detto e quel che abbiamo fatto. È anche una grazia che non sovente si chiede, pur essendo assolutamente necessaria, grazia che il Signore dà
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certamente a chi la chiede. La diligenza nell’esame di coscienza assicura di divenire delicati, di saper scoprire in noi quello che non piace a Dio, quello che non è di utilità e di vantaggio per l’anima nostra; e scoprire quello che piace a Dio e quello che è di vantaggio per noi onde continuare.
Notare: il figliuol prodigo, finalmente, dopo i suoi peccati entrò in se stesso e fu allora che riconobbe il suo errore, il suo male; fu allora che disse: «Quanti operai nella vigna del padre mio hanno pane in abbondanza, io invece qui me ne muoio di fame. Mi alzerò e andrò da mio padre»13. Riconoscere i nostri errori. [Su] tre cose specialmente: i comandamenti, i doveri dello stato, i propositi che ci siamo determinati.
I comandamenti. Cominciamo bene dal primo che in sostanza ci ordina di pregare, e proibisce la freddezza, la tiepidezza, la dimenticanza di Dio; i comandamenti che ordinano l’osservanza dei voti, dei giuramenti e vietano i giuramenti falsi; i comandamenti che ordinano la santificazione del giorno di Dio e vietano certe opere specialmente il peccato; i comandamenti che ordinano di obbedire e di rispettare i genitori, i superiori e vietano di disobbedirli, mancare loro di rispetto, di amore. Così il quinto comandamento sulla la carità, e quindi un esame diligente, sia per il nostro interno e sia per il nostro esterno. Il sesto comandamento che proibisce i sentimenti, le parole, le occasioni, gli spettacoli e le letture che conducono al male e ordina di essere delicati. E il settimo comandamento che proibisce di prendere la roba altrui e comanda invece il rispetto e la restituzione in caso che si fosse violato quello che è il diritto del prossimo, e non solo per quello che è la roba altrui, il denaro altrui,
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ma ancora la fama del prossimo. Poi sono vietate le bugie, le ipocrisie ed è comandato di essere sinceri, schietti, senza inganni. Abbiamo inoltre i comandamenti che ci proibiscono i pensieri cattivi e ci ordinano di pensare rettamente, santamente, sempre.
Essere riflessivi, perché se non vigiliamo sopra di noi, molti sentimenti e molti pensieri passano, entrano, penetrano nell’anima senza che quasi ce ne accorgiamo. Alle volte poi viene il disastro, perché non si è posto il rimedio in tempo, non si è messo il fermo. Esame sui doveri dello stato: lo studio, la pietà, l’apostolato, la buona formazione, la povertà e i propositi principali. Ognuno sa quali sono.
Per essere perdonati noi dobbiamo riconoscere i peccati, gli sbagli. Se non li riconosciamo e [non] li accusiamo, non vengono perdonati, rimangono nell’anima e li scoprirà il Signore al giorno del giudizio. Chi si condanna, cioè riprova quello che è stato nei pensieri, nella condotta, nei sentimenti, nelle parole, non sarà condannato. Siamo prudenti mentre siamo in viaggio per la vita. La vita è tutta un viaggio, mettiamoci d’accordo con il Padre celeste, con Dio, cioè condanniamo quello che egli condanna per non essere condannati inesorabilmente in quel gran giorno del rendiconto.
Ora, una bella Salve Regina , divota, per chiedere alla Vergine di [saper] leggere anche nelle pieghe dell’anima; anche nelle pieghe, poiché siamo inclinati a coprire quello che ci dispiace lasciare, e arriviamo fino a difendere quello che è invece detestabile. Ci condanniamo all’oscurità, ad ignorare noi stessi se non c’è la grazia, la luce di Dio. Salve Regina.
Vi può essere chi nel tempo pasquale sente il bisogno di una confessione generale e vi può
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essere chi nel tempo pasquale sente il bisogno di [fare] una confessione straordinaria. Altri sentiranno solo il bisogno di una confessione più attenta e accompagnata da maggior dolore, una confessione ordinaria.
Però [esaminandoci] seguendo l’ordine dei comandamenti, dei doveri di stato e dei propositi, noi restiamo umiliati. Ci vantiamo di essere retti e non lo siamo con il nostro Dio. Vorremmo che ci stimassero buoni e non lo siamo in tante cose; pretendiamo rispetto e non rispettiamo nostro Signore. Allora gravati di tante miserie e di tanta lebbra che forse ricopre un po’ tutto il nostro essere, veniamo a innalzare il nostro grido a Gesù. Lebbra che forse ha colpito gli occhi, perché si è mancato con gli occhi; che ha colpito gli orecchi, perché si è mancato con l’udito; [che] ha colpito anche la lingua, il tatto. Sotto il peso dunque di queste molte e forse anche gravi mancanze, alziamo il grido a Dio dal profondo delle nostre miserie, con il canto del De profundis14. Jesu Magister...

3. In questo terzo punto chiediamo a Gesù un vivo dolore dei peccati e un proponimento fermo di non ritornare a com-metterli. Il dolore dei peccati può essere falso e può essere santo. Pietro aveva rinnegato il Maestro divino: «Non lo conosco». Ma quando Gesù gli diede quello sguardo misericordioso e i suoi occhi s’incontrarono con gli occhi di Gesù, egli entrò in sé, capì l’errore, se ne pentì profondamente: «Flevit amare: pianse amaramente»15, e non disperò. Sapeva egli quanto era buono Gesù. Del resto i peccati di debolezza si riconoscono anche più facilmente, tanto più quando sono quasi improvvisi, per la violenza della passione. Dolore
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vero! E Gesù dopo la sua risurrezione non gli fece cenno della sua debolezza, ma richiese da lui tre atti di riparazione, cioè tre atti di amore e lo costituì suo vicario visibile in terra, come aveva promesso, nonostante il suo peccato16. Oh, il pentimento vero! Oh, la bontà di Gesù con i peccatori veramente pentiti!
Riceveremo forse più grazia ancora, dopo il perdono. Giuda invece ebbe un dolore falso perché, dice la Scrittura, egli capì il suo sbaglio, si recò dai sacerdoti e confessò: «Ho tradito il sangue dell’innocente» e buttò via il denaro che aveva ricevuto dal tradimento: «Ho tradito!». Riconosceva il suo peccato, ma non confidò, non sperò il perdono e quindi, fuggendo disperatamente, andò a impiccarsi a una pianta: «Laqueo se suspendit»17. Infelice!
Occorre che distinguiamo bene il dolore buono da quello non buono. Il dolore è buono quando noi promettiamo sinceramente, prendendo tutti i mezzi, specialmente quello della preghiera e della fuga delle occasioni, confidiamo nella bontà di Gesù e domandiamo aumento di grazia. È dolore falso quando vogliamo solamente che il Signore dimentichi il peccato e non veniamo ad adoperare i mezzi, quasi ci si lavasse solo la faccia, cioè volere che vengano sepolti i peccati della vita passata e non [entrare] proprio nel cuore, [e arrivare] al proposito, al desiderio fermo di una vita migliore.
Dolore e proposito fermo sono indivisibili. Noi stessi possiamo un po’ riconoscere se il nostro dolore è fermo dai frutti di emendazione, di santificazione che vengono dopo. Se i frutti non sono buoni, come potremo essere sicuri di avere un vero dolore? Ma se i frutti sono buoni, il nostro dolore
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è stato veramente sincero, gradito a Dio e le nostre colpe sono state cancellate.
Atto di dolore; O Gesù d’amore acceso…; Miserere18, per il pentimento del male passato, per l’aumento della grazia in futuro, onde non cadere mai più.
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1 Ora di adorazione tenuta [alla Famiglia Paolina], nella cripta del santuario Regina Apostolorum, Roma, 6 aprile 1955.

2 Negli ultimi tre giorni della Settimana Santa per far partecipare il popolo alla preghiera del Breviario propria dei sacerdoti, si celebrava l’«Ufficio delle Tenebre» con un rito proprio e la proclamazione delle letture e dei salmi. Tra le Figlie di San Paolo chi ha partecipato a questa funzione per vari anni ricorda la lettura in canto del brano: Ebrei 9,11-22, abitualmente fatta dalla Prima Maestra Tecla.

3 Cf Lc 7,36-38.

4 Espressione comune nell’agiografia di religiosi e religiose.

5 Cf Lc 7,47.

6 Inno all’Addolorata composto dal francescano Fra Iacopone da Todi (m. 1306).

7 Cf Lc 23,34.

8 Cf Gv 20,22-23.

9 S. Alfonso M. de’ Liguori, Apparecchio alla morte, Pia Società San Paolo, Alba 1943.

10 Cf Mt 9,1-8.

11 Inno della liturgia quaresimale: «Ascolta, Signore, [ed abbi pietà, perché contro di te abbiamo peccato]».

12 Cf Le preghiere della Famiglia Paolina , ed. 1996, pp. 156-157.

13 Cf Lc 15,17-18.

14 Cf Sal 130,1: «Dal profondo...».

15 Cf Mt 26,75.

16 Cf Gv 21,15-17.

17 Cf Mt 27,3-5.

18 Cf Sal 51.