Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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31. L’APOSTOLATO DEL CINEMA1



Ho celebrato la santa Messa:

1. Per adorare Dio, la santissima Trinità. Dio che è la bontà, la bellezza, la verità. Dio che è autore di tutte le meraviglie che vi sono nell’apostolato del cinema, ossia di tutte quelle leggi della natura che hanno per autore Dio. Ecco, tutto sia riconosciuto come derivante da Dio. Un complesso di meraviglie vi è in quest’arte cinematografica, ma la meraviglia è solamente da parte dell’uomo, il quale prima non le conosceva, non aveva ancora aperto tutto il libro della natura, come certamente anche ora non l’ha aperto tutto, nonostante le grandi scoperte. Da parte di Dio nessuna meraviglia. Egli, nel suo Figliolo, ha creato tutto: «Omnia per ipsum facta sunt»2, e ha impresso queste leggi nel creato.
2. Per ringraziare il Signore della bontà, della bellezza, della verità che si trovano in generale anche nel cinema, ma ancora per tutte le grazie che ha concesso alla Pia Società San Paolo nell’apostolato del cinema. Da Dio procede tutto il bene: la luce della mente, l’ispirazione per la volontà, il desiderio... e tutto quel complesso di grazie per cui si è arrivati sino qui. Tutto è di Dio! Ringraziare il Signore che ha dato alla nostra Famiglia, la Famiglia Paolina, questo apostolato.
3. La Messa è stata offerta per riparare gli innumerevoli peccati di cui è occasione il cinema. Il cinema ha il suo fine bellissimo e cioè di spargere la dottrina, di diffondere la bontà, l’amore fra gli uomini e, come tutte le arti, di portare al bene, ma di ogni cosa buona il diavolo approfitta per rivolgerla al
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male. Innumerevoli peccati si commettono di giorno e di notte da parte di chi fa la redazione, di chi lavora nella tecnica, si commettono dagli spettatori e da tutti quelli che nel cinema hanno occasione di speculare indegnamente, sia perché speculano sulla passione dell’uomo, sia perché soventissimo ingannano per ciò che riguarda i contratti, gli acquisti, la diffusione. Riparazione degli innumerevoli peccati che si commettono attraverso il cinema.

4. Per supplicare il Signore che voglia illuminare tutta la redazione, tutta la tecnica, tutta la propaganda del cinematografo. Pregare il Signore perché tutti quelli che si dedicano a questo apostolato siano santi, delicati, generosi, abbiano spirito di sacrificio. Pregare perché esso sia occasione e mezzo per aumentare i nostri meriti per la vita eterna. Pregare perché gli apostoli del cinematografo abbiano lo spirito di mortificazione che è tanto necessario in esso. Pregare perché il Signore conforti e dia la perseveranza, e nessuno si fermi per le innumerevoli difficoltà che si incontrano. Però, sempre purificare le nostre intenzioni: [tutto sia per] la gloria di Dio e la pace degli uomini. Pregare perché questo apostolato entri in tutte le nazioni, particolarmente nelle nazioni in cui è arrivata la Famiglia Paolina, perché sia compiuto con prudenza, con saggezza, sotto la luce di Dio, dopo aver ben pregato, dopo aver ricevuto i lumi dal santo Tabernacolo, cioè dopo aver fatto bene tutte le opere di pietà e le pratiche di devozione. Ecco le quattro intenzioni [per l’apostolato del cinema: adorare, ringraziare, riparare, supplicare].
Che cosa è necessario soprattutto per dedicarsi a questo apostolato? Tre cose sono necessarie: un grande amore a Dio; un grande amore alle anime; lo spirito di mortificazione.

1) Grande amore a Dio! Ho pregato la prima parte del Padre nostro in questo spirito: Sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra . Che il cinematografo serva a far rispettare Dio, i suoi diritti sulle anime, sull’uomo, sull’umanità. Sia santificato il nome di Dio, cioè tutti riconoscano Dio come primo principio, le sue leggi a cui devono sottostare. Sia santificato il nome di Dio , non sia mai offeso il nome del Signore con gli stessi mezzi che
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egli ci dà. Quante volte si adoperano i doni di Dio contro Dio! Il cinematografo invece porti a rispettare il santo nome di Dio, porti gli uomini a considerare che un giorno dovranno rendere conto a Dio di come hanno usato questo mezzo, come hanno operato quelli che si occupano della redazione o della tecnica o della diffusione. Rendere conto a Dio, e se l’apostolato è stato fatto con spirito soprannaturale, con fede, ecco il premio: il Signore, «remunerator!»3, ricompenserà tutta la fatica.

Venga il regno di Dio! Venga il regno tuo, e cioè nell’apostolato del cinematografo si seguano gli indirizzi che son venuti dalla santa Sede, dal Papa. Non solo dalla enciclica4 di Pio XI5, ma in modo particolare dagli ultimi discorsi del santo Padre riguardo il cinematografo6. E che sia fatta la volontà di Dio : che per mezzo del cinematografo non si commettano peccati, ma gli uomini siano portati a compiere la volontà di Dio. E cioè: vi sia un cinematografo innocente per i bambini, vi sia un cinematografo che porti a fortificare la volontà nella gioventù, che sia da una parte istruzione civile e religiosa e dall’altra edifichi con gli insegnamenti morali che esso presenta, e poi sia un onesto sollievo, riposo... alle fatiche che si devono sostenere in tante maniere. Un cinema che esprima sempre bellezza, sempre bontà, ma vera bellezza e vera bontà! E che nella Chiesa di Dio tutti comprendano quale occasione di male è il cinematografo e quale mezzo potentissimo di bene [può essere] sotto ogni rispetto.
2) Inoltre, per dedicarsi all’apostolato del cinematografo bisogna che ci sia l’amore alle anime. Nostro Signor Gesù Cristo «propter nos homines, et propter nostram salutem descendit de coelis»7. Come Gesù Cristo è venuto al mondo, e noi lo
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contempleremo Bambino nei prossimi giorni del santo Natale, per gli uomini e per la loro salvezza, così quelli che sono chiamati a questo apostolato siano mossi dalla medesima carità, dal medesimo amore agli uomini. Dedicarsi a questo apostolato per la salute, la salvezza degli uomini, onde siano evitati tanti peccati e sia promosso il bene in ogni settore della vita: individuale, familiare, civile, religiosa, nella vita nazionale e internazionale. Oh, l’immenso bene che si può compiere con questo mezzo! Guai se permettessimo, per quanto sta da noi, che questo grande, potentissimo mezzo venisse solo sfruttato dai cattivi ai loro fini disonesti, guai! Noi, sapendo che è un dono di Dio, dobbiamo adoperarlo per la sua gloria e per la salvezza delle anime. Allora è necessario che promuoviamo questo apostolato con sempre maggiore intelligenza da una parte, e dall’altra con maggiore sacrificio e dedizione per amore dei bambini e della gioventù, per amore degli anziani e dei vecchi, per amore della umanità. Ecco, sentire in noi l’amore alle anime! Sentirlo questo amore, è il secondo precetto: «Amerai il prossimo tuo come te stesso»8.

3) L’apostolato del cinematografo richiede molta mortificazione, molto spirito di sacrificio sotto diversi aspetti. L’apostolato del cinematografo non è andare a vedere una pellicola, star seduti comodamente su una poltrona e seguire lo sviluppo della vicenda pronti ad applaudire o a disapprovare quando la vicenda è attraente e gradita o non attraente e non gradita, è tutt’altra cosa! Richiede studio, bisogna sapere e sapere molto, [avere presente ciò] che bisogna dare per mezzo del cinematografo, non solo ciò che riguarda l’arte in sé, ma soprattutto ciò che riguarda la dottrina, la morale e la liturgia. Bisogna studiare gli argomenti, e tra essi fare una scelta conveniente, con sapienza. Richiede anche mortificazione, per non guardare ciò che non va guardato. Non si può mandare chiunque a scegliere una pellicola, come non si può dare a chiunque un libro da leggere che può essere buono o cattivo. Se il libro cattivo lo legge chi non è incaricato, fa peccato. E se va a guardare la pellicola chi non è incaricato di fare la scelta e non va per fare la critica
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giusta, fa male, perché è uno che va a cercarsi gli scandali.

Bisogna che ci sia delicatezza di coscienza e grande mortificazione. Questo non è ancora entrato dappertutto, non è ancora diventata convinzione generale, eppure bisogna che divenga convinzione generale e pratica. Quindi delicatezza di coscienza, spirito di mortificazione. E quando si va a vedere la pellicola perché si è incaricati, bisogna guardarla con intelligenza portando anche la delicatezza di coscienza e farne dopo una critica minuta, intelligente, e saper scegliere perché noi con la pellicola dobbiamo sempre portare del bene, mai turbare le coscienze e le anime. E quindi non è stare a vedere unospettacolo, tutt’altro! È studiare una vicenda con intelligenza, scoprirne i lati buoni e i lati non buoni e arrivare a formare un giudizio ragionevole della pellicola sotto ogni aspetto: dottrinale, morale, estetico, ecc. Diversamente non si vada, perché si commetterebbe peccato. Non bisogna che noi crediamo di poter vedere tutto. Come bisogna osservare la modestia degli occhi per strada, tanto più bisogna osservare la modestia dinanzi allo spettacolo, [anche] quando bisogna revisionare, sempre! E poiché la pellicola generalmente tratta di una vicenda, essa tramite gli occhi opera sulla fantasia, ma anche sui sensi e sul cuore e avvince, e si può dire che trascina la persona. E come si dice: Dimmi che cosa leggi e ti dirò chi sei, bisogna aggiungere: Dimmi che cosa scegli tra le pellicole e ti dirò che cosa sei. Una pellicola può rivelare quanto gli spettatori vi leggono: una cosa o un’altra.
[Occorre] mortificazione perché è un lavoro faticoso. Mortificazione, perché l’amministrazione richiede intelligenza, dedizione, e anche, diciamo, di essere minuti, antiveggenti, vigilanti. L’amministrazione è un terreno minato. Bisogna che coloro che hanno la responsabilità dell’amministrazione la sentano e ne percepiscano le conseguenze.

Mortificazione occorre anche in questo: se da una parte si può vedere qualche pellicola a riposo o a sollievo, il religioso, la religiosa deve sapere che non può sempre vedere tutte le pellicole che sono per tutti. Quando si dice per tutti, generalmente non si intendono i religiosi, si dice per tutto il popolo, in quanto possono vederle gli adulti e i non adulti, ma
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i religiosi e le religiose devono vigilare molto di più, e di più essere delicati. Perciò tra le cose buone, scegliere solo le ottime. Ci vuole una disciplina. La scelta della pellicola che si vuol vedere rivela l’uomo, le sue tendenze, il suo spirito, ma la pellicola opera poi sulla fantasia, sulla memoria, sul cuore, e si può dire su tutto l’essere, su tutta la persona, perciò molta mortificazione. In tutto il suo complesso. Mortificazione intima, perché la persona possa poi sostenersi nel suo apostolato, e possa da questo apostolato ricavare quel frutto che è nell’intenzione di Dio. Di questo apostolato dovremo rendere conto al Signore. Non si può, per favorire un amico, dargli qualunque pellicola che sappiamo possa essergli occasione di male. Bisogna che noi osserviamo di più la disciplina. Mortificazione! Il Signore ci darà le vocazioni per l’apostolato del cinema in proporzione dello spirito di carità che avremo, in proporzione della delicatezza di coscienza che noi, o come redattori, come tecnici, come propagandisti, conserveremo e useremo. Adesso non vediamo le conseguenze, tutte le conseguenze, del nostro operato. Le vedremo al giudizio di Dio quando si adempirà quello che leggevamo nella Messa: «Illuminabitur abscondita tenebrarum: [quando] il Signore illuminerà le cose che sono nascoste»9, le conseguenze del nostro agire buono e del nostro agire non buono. Pensare al giudizio di Dio, sempre. Camminare alla sua presenza, pensare che un giorno tutti vedranno come noi abbiamo operato, quali erano le nostre mire e qual era la nostra dedizione all’apostolato. Pensare sempre al giudizio di Dio!

Le vocazioni a questo apostolato sono difficili, perché appunto richiedono più virtù che non per l’apostolato della stampa come si fa adesso nella Famiglia Paolina. Più virtù, più generosità, più mortificazione, più sacrificio, più delicatezza di coscienza; richiede più virtù [l’apostolato del cinema]: fede più profonda, amore più sentito alle anime, prudenza in ogni cosa, giustizia continuamente. Da una parte fortezza e mitezza, umiltà e obbedienza, dall’altra spirito di povertà e castità; richiede più virtù! Occorre persuadersi. Non prendere chiunque,
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ma chi ha più virtù. E ciascuno che lavora in questo apostolato acquisterà più merito. Ma [ci vuole] esercizio di virtù, di virtù più profonda.

Adesso invochiamo da Gesù Bambino che ci porti le virtù necessarie perché quest’apostolato sia compiuto bene. E la benedizione che prenderemo in chiesa e la benedizione che daremo ai locali e al macchinario ci ottenga dal Signore tutto questo complesso di grazie. Quando arrivo ai piedi di questa collina e mi avvicino a questa casa, io sento dentro la responsabilità che abbiamo in questo apostolato. [Sento] i pericoli che vi sono per chi non è delicato, i grandi meriti che raccoglie chi vi si dedica con delicatezza, con fede, con prudenza, con costanza. Ma certamente sapendo un po’, non dico del tutto, delle conseguenze buone, dei frutti buoni che da esso si possono sperare, io metto sempre nel calice della Messa tutto l’apostolato del cinematografo. E sempre domando che quelli che vi si dedicano abbiano le virtù [necessarie] e siano guidati dalla luce di Dio. Tenetemi la vostra dolce mano sul capo, custodite la mia mente, il mio cuore, i miei sensi, o Maria Regina di bellezza!. Maria ispiri l’arte cinematografica e la guidi verso il fine: i beni che da questo apostolato si possono raggiungere.
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1 Meditazione, in dattiloscritto, carta vergata color rosa, fogli 7 (22x28), tenuta a Villa S. Giuseppe [Roma], il 22.12.1955, in occasione della benedizione dello stabilimento cinematografico. La meditazione è stata stampata nella raccolta: Gli strumenti della comunicazione sociale nel pensiero del Primo Maestro , a cura di Adriana Zanelli, Roma 1964, pp. 31-35. Fra il dattiloscritto e lo stampato vi sono varianti. Si considera come originale il dattiloscritto.

2 Cf Gv 1,3.

3 Cf Eb 11,6: «rimuneratore».

4 Pio XI, Vigilanti cura. Lettera enciclica sul cinema, 29 giugno 1936, AAS 28(1936), pp. 249-263, in Enchiridion delle encicliche, vol. 5, EDB, 1999, pp. 10461073.

5 Pio XI, Achille Ratti (1857-1939), papa dal 1922. Il suo pontificato fu caratterizzato dal rifiorire dell’apostolato missionario e dei laici nell’Azione Cattolica. Nel1929 portò a termine la questione romana con il concordato con il governo italiano.

6 Riferimento ai due Discorsi sul film ideale pronunciati da Pio XII il 21 giugno e il 28 ottobre 1955.

7 Dal Credo niceno-costantinopolitano: «Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo».

8 Cf Mt 22,39.

9 1Cor 4,5.