Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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6. CONVERSIONE DI SAN PAOLO1



Oggi, conversione di S. Paolo, vediamo quale conversione noi dobbiamo chiedere. Nel primo punto della coroncina [a S.Paolo] chiediamo la conversione dal difetto principale. È molto adatto per noi l’ultimo Oremus della Messa: «Santificati da questo mistero di salvezza (che vuol dire: santificati nella Messa e nella Comunione, mistero di salvezza), fa’, o Signore, te ne preghiamo, che non ci venga mai meno l’intercessione di colui (cioè di S. Paolo), al cui patrocinio ci hai affidati». Se tutta la Chiesa oggi ripete questa domanda, soprattutto dobbiamo ripeterla noi.
La Chiesa celebra la conversione di S. Paolo. È l’unica conversione celebrata nell’anno. Perché? 1) Perché è il modello di ogni conversione: conversione totale, conversione radicale. 2) Per il modo miracoloso anche esteriore, essendo ogni conversione un miracolo interiore di grazie. 3) Per il gran bene che ne è venuto alla Chiesa dall’avere Gesù Maestro preso questo suo avversario e averne fatto un suo intimo, anzi l’apostolo che ha lavorato più di tutti2. Tante volte chi sembra più lontano da Dio, conquistato dalla grazia, diviene più zelante. I maggiori avversari talvolta sono diventati i più grandi apostoli del bene, della verità, dell’amore a Gesù.
Deve far sempre molto impressione l’ Introito : «So bene in chi ho posto la mia fiducia e sono certo
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che egli è così potente da conservare il mio deposito di fede, fino a quel giorno in cui verrà come giusto giudice»3. Significa: fidiamoci di Dio, facciamo il bene e il premio non mancherà. Il giusto giudice nota tutto il bene che si fa e beato colui che riempie di bene le pagine del libro della vita. Colui invece che lascia le pagine vuote, o scrive delle pagine nere… Togliamo ogni parola nera, ogni carattere nero. Fidiamoci di Dio: il premio non mancherà.
Epistola : «Saulo, ancora spirante minacce e strage contro i discepoli del Signore, presentandosi al sommo Sacerdote gli chiese lettere per la sinagoga di Damasco affine di menare legati a Gerusalemme quanti avesse trovato di quella fede, uomini e donne»4.
Saulo aveva già incitato e assistito al martirio di S. Stefano ed era uno dei più zelanti per la legge mosaica. Egli non aveva udito Gesù predicare mentre si mostrava visibilmente nel suo ministero pubblico, egli ancora non conosceva chi era Gesù, ma Gesù si degnò farsi suo maestro: «Per revelationem Jesu Christi, dice, ho ricevuto il Vangelo che vi ho predicato»5. Allora Saulo zelante della legge fino all’eccesso, dopo aver istigato l’uccisione di Stefano, domanda autorizzazione di andare nelle sinagoghe di Damasco e prendere prigionieri quanti credessero in Gesù Cristo.
«E durante il viaggio avvenne che, avvicinandosi a Damasco, d’improvviso una luce dal cielo gli sfolgoreggiò d’intorno. E caduto per terra sentì una voce che gli disse: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?. Ed egli domandò: Chi sei, Signore?. E l’altro: Io sono Gesù che tu perseguiti. Dura cosa è per te ricalcitrare contro il pungolo, che significa resistere alla grazia. E tremante e stupefatto
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Saulo disse: Signore, che vuoi ch’io faccia?. E il Signore: Alzati ed entra in città, lì ti sarà detto quello che dovrai fare. E i suoi compagni di viaggio restarono attoniti udendo la voce, ma non vedendo nessuno. Saulo poi si alzò da terra, ma aperti gli occhi, non vedeva niente. Allora menatolo per mano lo condussero a Damasco ove rimase tre giorni senza vista, senza prendere cibo, né bevanda. Ora, c’era in Damasco un certo discepolo chiamato Anania, al quale il Signore disse in visione: Anania!. Ed egli rispose: Eccomi, o Signore. Ed il Signore a lui: Alzati, va’ nella strada chiamata Diritta e cerca in casa di Giuda uno di Tarso che si chiama Saulo. Ecco egli già prega ed ha veduto in visione un uomo di nome Anania andargli ad imporre le mani, perché ricuperasse la vista. Anania rispose: Signore, ho da molti sentito dire quanti mali abbia fatto ai tuoi santi in Gerusalemme. Questi ha poi dai principi dei Sacerdoti il potere di arrestare tutti quelli che qui invocano il tuo nome. Ma il Signore gli disse: Va’, perché egli è uno strumento da me eletto a portare il mio nome davanti ai gentili, ai re e ai figli d’Israele ed io gli mostrerò quanto dovrà patire per il mio nome. E andò Anania ed entrò in quella casa ed impostegli le mani disse: Fratello Saulo, il Signore Gesù, quello che ti apparve per la strada per cui venivi, mi ha mandato a te affinché ricuperi la vista e sii ripieno di Spirito Santo. In quell’istante caddero dagli occhi di lui delle scaglie e ricuperò la vista. E alzatosi si fece battezzare. Quindi prese del cibo e riconquistò le forze. Stette alcuni giorni con i discepoli che erano a Damasco. E subito si mise a predicare nelle sinagoghe che Gesù è il Figlio di Dio e tutti quelli che lo udivano dicevano stupefatti: Non è costui
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che in Gerusalemme disperdeva quelli che invocavano questo nome e non è venuto per condurli legati ai principi dei Sacerdoti?. Ma Saulo diventava sempre più forte e confondeva i Giudei che abitavano in Damasco dimostrando essere Gesù il Cristo»6. Quando ci siamo inginocchiati davanti all’altare, là dove nell’icona è rappresentato il Battesimo di S. Paolo in Damasco per mezzo di Anania, abbiamo pregato perché tutti ricevessimo7 questa grazia di convertirci un po’ ogni giorno: «Converte nos, Deus salutaris noster»8. Ogni giorno operare un po’ la nostra conversione. Vedete che conversione profonda? S. Paolo, prima Saulo, il nemico di Gesù, diviene il suo intimo fino a vivere di lui: «Vivit vero in me Christus»9. «Quis ergo nos separabit a caritate Christi? Tribulatio, an angustia, an fame, an sitis?»10, ecc. «Certus sum, che niente, né la morte, né la vita mi separerà dall’amore di Gesù Cristo»11. E non lo separò né la vita né la morte, cioè né le fatiche che dovette sostenere, né le carceri che santificò, né le catene che portò, né i naufragi che fece, né le battiture, né le flagellazioni. «Certus sum», dice, sono sicuro! Era sicuro nella grazia di Dio, nella forza che gli veniva da Gesù Cristo. Neppure la morte lo separò.

Qui siamo vicino al luogo12 dove S. Paolo mostrò il suo amore a Gesù Cristo fino all’estremo: «Nessuno ama più di colui che dà la vita per l’amato»13. Qui sparse il suo sangue, dopo aver esaurito le sue forze nell’evangelizzazione che egli, eletto apostolo delle genti, fece sentire in tante parti del mondo. Infatti operò secondo la sua vocazione, e la vocazione gli fu data: «Egli è uno strumento da me eletto (la vocazione) a portare il mio nome
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davanti ai Gentili (ed è l’apostolo dei Gentili), ai re e anche ai figli di Israele»14, in quella misura che gli Israeliti accettarono la sua predicazione. Rimane sempre un monumento dell’affetto ai suoi compatrioti l’epistola ad Hebreos.
Conversione totale! Mentre voleva legare e mettere a morte tutti i discepoli di Gesù e mentre incitò, istigò gli avversari del nome di Gesù a lapidare Stefano che si mostrava così pieno di Spirito Santo e operava tanti prodigi, divenne l’apostolo infaticabile, l’apostolo più zelante.
Vedete come è rappresentato nel nostro quadro? Ha la mano sul petto quasi voglia dire: «Quis me separabit a caritate Christi?». E nello stesso tempo pare che dica: «Chi è che s’inferma ed io non lo compatisca, chi è che soffre e non abbia la mia consolazione e io non soffra con lui nel mio cuore?»15. Sento, voleva dire, i bisogni e le pene di tutti. Oh, se vivesse ora, con quali mezzi si muoverebbe da una parte all’altra del mondo, per guadagnare le anime a Gesù Cristo!
La conversione per essere totale si opera prima nella mente. Bisogna che il nostro esame di coscienza prima venga [fatto] sulla mente, sul cuore, sulla vita e poi sul corpo stesso. Chi potrebbe essere umile se non ha pensieri umili in primo luogo? Potrebbe far degli inchini e magari inginocchiarsi ed essere pieno di se stesso, mirare ad essere stimato, ad essere amato. Che cosa valgono le genuflessioni degli orgogliosi, quando si piegano le ginocchia e non si piega la testa, cioè non si fa l’atto di fede? E non ci sprofondiamo davanti a Gesù: Signore, abbi pietà di me perché sono peccatore? Che genuflessioni alle volte! Anche esteriormente qualche volta mostrano che non c’è fede. È
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un segno fatto in fretta, precipitosamente. Allora manca il sentimento del cuore, manca il mi umilio.
Conversione dell’interno: cambiare i pensieri, cambiare i sentimenti. Gesù lo disse: «Imparate da me che sono mansueto ed umile di cuore»16. Uno potrebbe sedere sulla cattedra di S. Pietro come Pio X ed essere sempre l’umile figlio di Riese17; potrebbe essere un carbonaio o un pecoraio ed essere pieno di orgoglio e d’invidia. Non laviamo l’esterno del bicchiere soltanto, laviamo l’interno. La conversione, quindi, deve partire dalla mente e dal cuore, poi verrà l’esterno. L’umile chiede consiglio, non si fida di sé, prega volentieri.
Quello che più manca, è bene che lo accenni, è l’iniziativa della preghiera. Si va alla preghiera con stento. Vorrei far punto fermo perché è troppo importante in questo momento. Occorre che abbiamo l’iniziativa della preghiera, perché l’iniziativa è quella che dimostra che nell’interno si è umili, si sente il bisogno di Dio, si sente il bisogno del consiglio, dell’ispirazione, si sente che abbiamo bisogno della misericordia del Signore per i nostri peccati, che abbiamo bisogno che il Signore ci tenga la mano sul capo, perché possiamo cadere in qualsiasi precipizio.
Quando c’è l’iniziativa della preghiera? Quando al mattino si è solleciti, quando non si aspetta a pregare quando si è in chiesa e si devono seguire le pratiche, ma si previene. E si prega nell’apostolato con giaculatorie, e già si prega mentre si ascendono le scale per arrivare in chiesa. E si prega anche per strada con giaculatorie, non solo quando si fanno certi viaggi lunghi, in cui naturalmente rimane parecchio tempo da dedicare alla preghiera.
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L’iniziativa! Quando non c’è l’iniziativa che precede, non si sente il bisogno della preghiera, la preghiera diventa una pratica esteriore che stanca facilmente, di cui si cerca di abbreviare i momenti, il tempo.

Ecco come distingue il Signore quelli che sono suoi. Ad Anania dice Gesù: «Va’ nella via Diritta, cerca nella casa di Giuda uno di Tarso che si chiama Saulo». E da che cosa si conosce? Come puoi sperare che egli si disponga a ricevere la grazia del Battesimo e a farsi mio discepolo? Il Signore lo dice: «Ecco, egli già prega». Ecco come sorgono le vocazioni, ecco come vengono le benedizioni di Dio sulla vita, ecco come si arriva alla santità. Potrebbe essere che dobbiamo portare con noi l’umiliazione per le nostre mancanze, ma qualunque sia l’errore nostro, se preghiamo risorgiamo e possiamo salire a maggiori altezze, all’apostolato.
Dobbiamo domandare la grazia della conversione quotidiana dall’orgoglio, dall’invidia, dall’avarizia, dalla sensualità, dalla pigrizia, dalla curiosità. Ogni giorno operare un po’ la nostra conversione. In che cosa abbiamo bisogno oggi di convertirci? Quale proposito abbiamo fatto stamattina a Gesù dopo la Comunione? Che cosa abbiamo promesso nell’ultima Confessione? Almeno convertirci un po’ ogni settimana. Se la Confessione non è anche conversione, forse c’è da temere che manchi delle disposizioni necessarie.
Domandiamo a S. Paolo ogni mattina le disposizioni necessarie per cominciare bene la giornata e per correggerci di quei difetti che ancora abbiamo, per cominciare bene la settimana, con il promettere fermamente nella Confessione e ottenere un miglioramento, un cambiamento.
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1 Meditazione tenuta alla Famiglia Paolina a Roma, nella cripta del santuario Regina Apostolorum, il 25 gennaio 1955.

2 Cf 1Cor 15,10.

3 Cf 2Tm 1,12.

4 Cf At 9,1-2.

5 Cf Gal 1,12: «…ma per rivelazione di Gesù Cristo».

6 Cf At 9,3-22.

7 Originale: abbiamo .

8 Cf Sal 85,5: «Rialzaci, Dio nostra salvezza».

9 Cf Gal 2,20: «Cristo vive in me».

10 Cf Rm 8,35: «Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la sete…».

11 Cf Rm 8,38-39: «Io sono infatti persuaso... ».

12 Riferimento al luogo dove S. Paolo subì il martirio con la decapitazione alleAcque Salvie (Roma), oggi Tre Fontane. Il corpo dell’Apostolo sarebbe in seguito stato sepolto sulla via Ostiense dove oggi si erge la basilica di San Paolo Fuori le Mura. Sotto l’altare del ciborio si trova la tomba di san Paolo, risalente al IV secolo, portata alla luce in seguito agli scavi del dicembre 2006. Che la tomba rinvenuta sial’autentica tomba di san Paolo è testimoniato dalla lastra posta sopra il sarcofagosulla quale è scritto: ‘Paolo Apostolo Martire’.

13 Cf Gv 15,13.

14 Cf At 9,15.

15 Cf 2Cor 11,29.

16 Cf Mt 11,29.

17 Riese, paese natale di Pio X, nella campagna veneta in provincia di Treviso.