Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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4. SETTIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE
DEL MAESTRO GIACCARDO1

La meditazione si può ridurre a una frase del Maestro Giaccardo. Dopo una predica che si era tenuta sul paradiso egli domandava: Mi dica, che cosa potrei fare di più per acquistare il più bel paradiso?.
Ecco un’aspirazione che possiamo fare nostra: Che cosa possiamo fare di più per acquistare un più bel paradiso? La vita è una preparazione al cielo. Come l’anno di scuola è una preparazione agli esami, così noi nella vita andiamo preparandoci all’esame finale, a quell’esame che chiude tutti gli altri esami, che è il più vero e che è fatto davanti a chi tutto ha veduto, da chi tutto ha sentito e che dà il premio o il castigo con esattezza perfetta, con giustizia, premio o castigo immediatamente assegnato e sentenza immediatamente eseguita.
La vita nostra è preparazione al cielo nel Maestro divino, perché è preparazione della mente nella visione eterna di Dio. Chi ha grande fede vedrà il Signore «facie ad faciem»2.
È preparazione della volontà. Chi compie la volontà di Dio possederà Dio. Meditare bene le parole: «Dominus pars haereditatis meae et calicis mei»3. La nostra eredità sarà Dio, se avremo scelto Dio come nostro sommo amore. Egli
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è veramente degno di essere amato con tutto il cuore e sopra ogni cosa, egli sommo bene ed eterna felicità. Preparazione del cuore: che i sentimenti nostri siano i sentimenti del cuore del Maestro divino. Allora: «Intra in gaudium Domini tui»4. Conformare i nostri sentimenti al cuore di Gesù e pregare in Gesù Cristo, con il suo cuore, con le sue intenzioni, appoggiati a lui, ai suoi meriti. Preparazione del corpo. Beati i vergini! I vergini di occhi, di udito, di lingua e di tatto, beati loro! Ma beati tutti coloro che si affaticano per il Signore: «Quam speciosi pedes evangelizantium pacem, evangelizantium bona»5. Quanto sono preziose le fatiche degli evangelizzatori! Ricordiamo S. Timoteo e l’avviso che gli dà S. Paolo: «Opus fac evangelistae: Fa’ l’opera di evangelizzazione»6.
Al Maestro Giaccardo fu risposto: Quanto più noi ci distacchiamo dalla terra e cioè abbracciamo la povertà, l’obbedienza perfetta, la castità e la viviamo, tanto più siamo liberi nel nostro volo verso Dio. Chi ha i piedi ancora fermi sulla terra, anzi chi si impiastriccia troppo nelle cose della terra, non può essere libero nel suo volo verso Dio. Liberarsi da certe affezioni e allora l’anima spiccherà il suo volo e potrà essere anche un’aquila se mira alle più sublimi altezze. Ancorché vi siano stati degli attaccamenti, «Renovabitur ut aquilae iuventus tua: Si rinnoverà la tua giovinezza come quella di un’aquila»7 che spicca i primi voli e mira in alto.
Fu risposto ancora al Maestro Giaccardo: Quanto più la mente è fissa nelle cose divine,
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quanto più si ha fede, quanto più si è delicati nel compiere il santo volere di Dio, quanto più si è intimi nella preghiera, quanto più si sa dominare e governare il proprio corpo, tanto più il paradiso sarà bello.
Non vi è nessuno che sia in condizioni così propizie per guadagnarsi il paradiso più bello del religioso che rinuncia a tutti gli attaccamenti, compie l’«abneget semetipsum»8, ha la mente rivolta al Signore, prega in abbondanza; e poi, non solo vuol fare la volontà di Dio nelle cose comandate, ma anche nelle cose consigliate. Il religioso si prepara il più bel paradiso, ecco tutto.
E allora [il] Giaccardo, che era semplice chierico, si allontanò pieno di gioia, dicendo: Vado subito da Gesù per pensare a queste cose e fare i propositi. Niente terra: cielo, paradiso.
Facciamo anche noi i propositi e offriamoli a Gesù per mezzo di Maria. Come sarà bello contemplare il Maestro divino in cielo, in quella visione in cui vedremo chiaramente quanto sono grandi i nostri meriti: «Quantum graviora pertulero, tantum maiora percipiam: Più lavoro per il Signore e più grande sarà il mio premio»9. Avanti ogni giorno con impegno.
Chi ha veramente lo Spirito Santo nel cuore non è lento, non è fiacco, non è indifferente, non è apatico: pieno di gioia egli sta lavorando affinché la sua corona sia sempre più bella per il cielo. Fra non molto potremo essere lassù.
E adesso che abbiamo ricordato i fratelli e le sorelle che sono lassù, fratelli e sorelle che possono avere ancora bisogno delle nostre preghiere, facciamo propositi generosi sugli esempi buoni che ci hanno lasciato. Dobbiamo fare una grande società
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in paradiso, poiché la società non si scioglie con la morte: «Vita mutatur, non tollitur»10, la nostra società in Cristo è eterna. Per osservare i propositi e avere sempre pensieri di cielo, recitiamo di cuore il Patto11.
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1 Meditazione tenuta a Roma alla Famiglia Paolina il 24 gennaio 1955.

2 Cf 1Cor 13,12: «…a faccia a faccia».

3 Cf Sal 16,5: «Il Signore è mia parte di eredità e mio calice».

4 Cf Mt 25,21: «Prendi parte alla gioia del tuo padrone».

5 Cf Rm 10,15: «Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annuncio di bene!».

6 Cf 2Tm 4,5.

7 Cf Sal 103,5.

8 Cf Mt 16,24: «Rinneghi se stesso».

9 Cf Atti dei Martiri , Paoline, Milano 1996, p. 108: «Più gravi saranno le pene che soffrirò, tanto maggiori saranno i premi che riceverò».

10 Cf Prefazio della Messa dei defunti: «La vita non vien tolta, ma trasformata».

11 Cf Segreto di riuscita in Le preghiere della Famiglia paolina, ed. 1996, p. 193.