Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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I. VITA IN COMUNE(1)
Le suore pastorelle son divise in due categorie, e cioè quelle più avanti negli anni nella vita religiosa distribuite nelle parrocchie, e invece la casa di formazione è piena, quindi seconda categoria: parte nella vita pubblica, parte nella vita privata, nella vita - diciamo - di formazione, questa.
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Gesù ci è di esempio. Gesù ha fatto tre anni di vita pubblica, di ministero, da circa trent'anni a circa trentatré e poco [più]. Tre anni di vita pubblica. E prima aveva fatto trent'anni, passati trent'anni in vita privata, nella vita domestica, ecco. Il che vuol dire che su undici parti della sua vita, dieci parti, cioè trent'anni su trentatré, li ha passati in vita nascosta, umile, senza manifestarsi. Perché Nazaret? Là Maria e Giuseppe nella piccola casetta; attorno, vicino vi erano i cugini, vi era la parentela.
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Gesù conduceva vita santa e, si può dire, si distingueva solamente per la sua bontà, il suo spirito di raccoglimento, il suo amore al lavoro: era il falegname del paese. I cittadini, neppure i parenti più prossimi, eccettuati Giuseppe e Maria, neppure avevano sospettato chi egli fosse, che fosse il Figlio di Dio incarnato. Tanto la sua vita era ordinaria, silenziosa!
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Egli faceva il suo lavoro, egli faceva le pratiche di pietà come erano allora: andava tre volte all'anno a Gerusalemme, andava alla sinagoga ogni sabato e trattava tutti con bontà; cosicché quando egli aveva cominciato poi la vita pubblica e venne a Nazaret anche a predicare, si meravigliavano: "Costui non è forse il figlio di Giuseppe, del fabbro? Non è egli stesso fabbro del paese?" [cf. Mt 13,55; Mc 6,3; Lc 4,22] - Falegname e fabbro si confondevano assieme - Oh.
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Dunque perché, vorreste sapere il perché forse; almeno molte se lo son già domandato: venuto per predicare e salvare il mondo e sta trent'anni chiuso in una bottega, in un lavoro comunissimo.
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Tanto è il valore della vita privata, della vita che conducete qui nel tempo di formazione. Preziosissima questa vita. Preziosissimo questo tempo. Preziosissimo perché con facilità lo riempite di meriti. Non avete disturbi; se le distrazioni non andate a cercarle, non ci sono qui, eh. Tutto conduce al bene qui, dalla mattina alla sera; le stesse/ricreazioni/ (a), gli stessi tempi di sollievo, gli stessi tempi liberi, tutti sono ordinati, organizzati al miglioramento e quindi la vita raccolta, la vita di unione con Dio, le giornate dense, piene di meriti.
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La vita umile, nascosta, la vita domestica che fate qui nel tempo della formazione, [è] preziosissima perché dopo metterete in pratica e farete ciò che avete imparato, sì. Quindi da questo tempo dipende poi la vita pubblica.
I frutti della vita pubblica saranno tanto più preziosi quanto più voi avrete occupato bene il tempo, come fate già, e quanto lasciate che lo Spirito santo lavori nella vostra anima, per santificarla, per illuminarla, sì.
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La vita nascosta. Vedete, bisogna ancora aggiungere che qui si impara la vita comune. La vita comune. La religiosa per farsi santa pratica i voti di povertà, castità, obbedienza nella vita comune.
La vita comune porta continue abnegazioni, piccoli sacrifici; ma/dalla/ (a) mattina alla sera la nostra volontà è guidata, è guidata e sempre si deve adattare a quello che è ordinato, all'orario che è disposto, alle occupazioni che sono date, e così alle preghiere che vengono fatte nella stessa maniera: nella stessa maniera la visita, nella stessa maniera la meditazione, l'esame di coscienza, ecc. Tutto comune!
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Però questa comunità non è tanto superiore - questa vita comune - è più interna. Vivevano assieme in quella prima casa religiosa Maria, Giuseppe, Gesù, ecco. I loro pensieri, i loro progetti, diciamo così, quello a cui essi pensavano era la redenzione del mondo. Era un pensiero che li guidava, perché Gesù era venuto salvatore del mondo, era venuto per essere il buon Pastore.
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Però questo era anche stato rivelato a Maria e questo è anche stato rivelato a Giuseppe. Cosicché essi sapevano di avere in casa e di trattare col Salvatore: Ipse enim salvum faciet [populum suum] a peccatis/suis/ (a) [Mt 1,21]. Egli salverà il popolo dai suoi peccati. Aveva detto l'angelo a Giuseppe; aveva detto l'angelo press'a poco lo stesso a Maria. "E lo chiamerete Gesù [cf. Lc 1,31], disse l'angelo a Maria. "E lo chiamerete Gesù, disse ugualmente l'angelo a Giuseppe, perché salverà il mondo, salverà il popolo dai suoi peccati" [cf. Mt 1,21].
Cosicché essi lavoravano in ordine a un fine.
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La vita comune è prima di pensiero:
pensare a tutti ugualmente
aver il medesimo ideale
il medesimo scopo nella vita.
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Nella mente il medesimo pensiero di santificarsi e di arrivare a fare un bel fruttuoso apostolato.
Comunione quindi interna di pensieri: tutte unite di pensieri, tutte unite di sentimenti.
Tutto è ordinato allo stesso fine, tutto. Anche le cose che sembrerebbero di meno importanza: nell'orario, nelle costituzioni, negli avvisi, nelle predicazioni che sentite, nelle preghiere che fate si alimenta quel pensiero, si ordina tutto, si coordina tutto a quel fine: santità e apostolato delle opere parrocchiali.
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Ecco, l'interno. Le stesse cose, vedete, per essere ancor più intime, quando vi fanno scuola, voi piccole (a), quando vi danno un avviso, avete un pensiero comune: la suora che vi dice qualche cosa di bene, che vi dà un consiglio, vi fa una correzione, e voi che avete lo stesso pensiero di migliorare, di evitare questo difetto, quell'altro. Siete unite nello stesso intendimento: più santità, più preparazione all'apostolato.
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La vita allora diventa comune: comune di testa, cioè di mente, comune di cuore, comune di volontà, comune anche perché lavorate assieme, perché avete lo stesso orario, perché avete la stessa pietà, ecc. Allora ecco, vita comune piena di meriti non solo, ma vita fruttuosa, ordinata ad un fine: unione!
/Oh/,(a) sempre parlare in bene della congregazione.
Sempre lavorare perché essa si perfezioni nelle persone e nelle opere. Sempre cercare vocazioni. Sempre vedere che le benedizioni di Dio crescano sulla casa. Sempre allontanare il peccato dalla casa.
In sostanza come una buona famiglia, anzi come la famiglia di Nazaret, indirizzate alla santità e /all'apostolato/ (b).
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E nella vita comune poi bisogna dire che si avranno i frutti: Erat subditus illis (...) /crescebat/ (a) sapientia, [et] aetate, et gratia [Lc 2, 51-52]. Viveva sottomesso, ubbidiva. Perché la vita comune dipende da due cose: dalla carità e dall'obbedienza, sì.
Questa vita d'unione è per crescere. Non crescere solamente di statura. Crescere quindi. Anzi, voglio dire, crescere forti in spirito. Educarvi alla fortezza. Vi sono persone che si educano alla fortezza [e] persone che son sempre molli, fiacche: davanti alla prima difficoltà si arrestano, davanti ad un sacrifizio, eh, tornano indietro.
/Crescebat/ (a) aetate, [et] sapientia et gratia [Lc 2,52].
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Imparate qui a viver come dovrete vivere per tutta la vita, e se la vita che dovrete far dopo viene imparata bene, eh, dopo sarà fatta bene. Se vi incamminate adesso per la via della santità decisamente, e dopo, così, dopo voi sarete preparate alla vita, e anche che si incontrino delle difficoltà e anche che ci siano delle tentazioni ecco, /bisogna che sia/ (a) così comune il modo di vivere, che anche che uno pen/si al futuro apostolato, lo pensa uguale a quello che ha imparato qui, uguale a quello che fanno le buone suore pastorelle/ (a), non nel cambiarlo, non inventarlo da noi. Eh, si va fuori della vita comune lì e si perde la vita della suora pastorella.
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Anche se uno vorrà fare delle altre cose che, supponiamo, per caso in sé sembrassero migliori, non sono mai migliori perché non sono le cose dell'obbedienza. Non sono le cose della vita comune qui e della vita comune, cioè uguale in ogni casa nello stesso spirito e nello stesso apostolato: e nella forma, nella misura, nell'andamento, nei mezzi, nello spirito che è inculcato in casa.
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Deve esser comune il modo di fare l'apostolato. E' vero che una può essere <più> in una parrocchia e l'altra in un'altra, però lo spirito è uguale, e poi si fa secondo - quel lavoro parrocchiale - si fa secondo lo fan le altre. E' ancora vita comune allora, sebbene una sia al nord, l'altra sia al sud, una sia nel Trentino, e l'altra sia in Sicilia o che una sia in Italia e l'altra sia in Brasile.
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Pensare ugualmente. Vedere se veramente si è così uniti alla congregazione da averne
tutto il pensiero
tutto l'indirizzo
tutto il modo di fare
tutto l'apostolato in spirito comune
e nelle opere che sono già dette, che sono insegnate e che fanno le altre, le altre sorelle, le sorelle che si trovano nelle altre parrocchie.
E' ancora là la vita comune, in altra maniera, in altro modo, ma è ancor vita comune quando si sta nello stesso modo di compiere l'apostolato delle opere parrocchiali.
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Amare dunque! Crescere in sapienza e crescere in grazia, amando la vita comune. Gesù stava in casa, ma non era mica sempre uguale, cresceva: nella sapienza e in grazia, davanti a Dio, davanti agli uomini. Davanti a Dio dovete crescere, perché togliete qualche difetto e mettete invece qualche virtù. Davanti a Dio. E davanti agli uomini per esempio, perché all'esame prendete dieci e passate da un corso all'altro, crescete anche in sapienza davanti agli uomini.
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Vi benedica il Signore, vi dia la sapienza della vita comune, qui, durante il periodo di formazione, poi durante il ministero che è secondo l'istituto. Ministero: l'apostolato delle suore pastorelle.

Albano Laziale (Roma)
25 gennaio 1960

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(1) Albano Laziale (Roma), 25 gennaio 1960.

6 (a) R: Ricreazione.

8 (a) R: da.

10 (a) V: eorum.

13 (a) Tra le postulanti erano presenti delle aspirantine (11-15 anni) che nel 1965 verranno poi chiamate Immacolatine.

14 (a) In tono sentito.
(b) R: a l'apostolato.

15 (a) V: proficiebat.

16 (a) Così T. omette R.