Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XII. VIRTU' PASTORALI (1)
Da due anni a questa parte, la Famiglia Paolina ha aggiunto i tre istituti secolari. Gli istituti secolari sono composti di Annunziatine, parte femminile; e Gabrielini, san Gabriele protettore, uomini; e Gesù Sacerdote, i sacerdoti. Questi sono pure consecrati a Dio e fanno a loro tempo, dopo il noviziato, i loro voti, la loro professione. Hanno il loro probandato, il loro noviziato... E domani appunto cominciano gli esercizi nella casa costruita per questo fine.
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In generale, si esortano a entrare negli istituti secolari quelle figliuole, quei figliuoli i quali pur restando nel mondo intendono [fare] due cose: di consecrarsi a Dio coi voti e di fare un apostolato, quello che è più conveniente.
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Per esempio vi possono essere delle figliuole che vi aiutano nelle parrocchie.
Non amano di vestir l'abito religioso, non vogliono o non possono sopportare la vita comune, intendono di consecrarsi a Dio e di lavorare per il Signore e per le sue anime, e poi magari hanno passato l'età per entrare nella vita religiosa.
Oppure hanno anche un carattere un po' diverso, particolare, che non può adattarsi alla vita comune; mentre che nella vita di famiglia oppure anche nella vita in cui /stanno/ (a), sole, possono trovarsi bene.
Ci vuol la vocazione, ma ha delle particolarità quella vocazione lì.
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E' bene che teniate presente, sia perché potete trovare sulla vostra strada delle giovani - in generale dai 26-27 fino ai 35-38 anni - o potete anche forse trovare qualche giovane pressappoco della medesima età e che intende di condurre una vita buona, e se arrivano a consecrarsi a Dio con voti i loro meriti saranno molto più grandi. E pure potete esortare e promuoverla ai vostri sacerdoti giovani, ai vostri parroci un po' giovani, quelli che incontrate nelle parrocchie.
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Fate anche questo apostolato di contribuire alla Famiglia Paolina.
Vedete, restano come i membri esterni, e fra gli apostolati che consigliamo e che intendiamo che facciano, c'è sempre questo: un apostolato che serva ad aiutare i nostri apostolati, per esempio la stampa, per esempio il cinéma, per esempio le opere /catechistiche/ (a) in parrocchia, per esempio guidar l'azione cattolica femminile oppure anche maschile secondo i casi.
Dare aiuto alle suore pastorelle e magari favorire le vocazioni tra i loro parenti, le loro parenti: o alla Società San Paolo o alle Suore di Gesù buon Pastore ugualmente.
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Sono come membri esterni. Hanno la loro approvazione pontificia come l'avete voi. Hanno nello stesso tempo l'osservanza dei voti nel loro modo particolare, perché è diverso il loro modo.
Sempre c'è la povertà, ma a loro modo, secondo le loro circostanze.
Sempre c'è la castità, sempre c'è l'obbedienza.
E quanto alla vita comune è ridotta al minimo, cioè agli esercizi e poi ogni mese ricevono le circolari di indirizzo, di guida e fanno i loro resoconti mensili spirituali.
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Non vi stupite che tra di voi ci siano quelle [che a] gli esercizi spirituali, supponiamo adesso, non vi stupite che facciate i vostri resoconti annuali alla madre o <alla> ad una delle consigliere quando proprio non si può fare alla madre.
Più si è nell'intimità in casa, nella comunità, tra di voi e meglio le cose riusciranno.
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Ora se essi fanno il resoconto mensile per lettera, eh, voi fate bene a compiere questo atto di umiltà e di prudenza per mezzo della parola diretta o nelle case stesse dove le madri son capaci a attirarsi la confidenza e a guidare, oppure anche per lettera quando non si può venire.
E quando si può venire come agli esercizi, allora: vocalmente e direttamente.
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Così la Famiglia Paolina si è accresciuta e continua il suo cammino, sempre avanti. Oltre a questi ci sono poi, fuori della Famiglia Paolina, ci sono poi i cooperatori.
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Tuttavia l'intenzione della santa Sede è questa: che i sette istituti che sono della Famiglia Paolina siano come un po' /guidati/ (a) dall'alto dalla Società San Paolo, come è stato scritto e vi è nelle costituzioni. Ma [siano] guidati nella maniera che faccio io, eh, che non mi fido molto (b). Cioè nel senso che guardo se la formazione è ben data. Questa per me è la cosa principale.
Secondo, se si tiene lo spirito <del> della suora di (c) Gesù buon Pastore.
Terzo quindi sugli studi e sopra le amministrazioni uno sguardo generale.
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Ma attualmente camminate così bene che non ho molto lavoro da fare, eh. Come un medico che ha pochi malati e allora si augura che tutti, tutti stiano sani, come faccio io. Vi auguro che stiate tutte sane: salutem animae et corporis, salute di anima e di corpo.
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Oh, un'attenzione particolare. Voi sapete che per i sacerdoti hanno istituito l'anno di pastorale. E cioè finito quello che è il corso degli studi e ordinati sacerdoti, devono ancora stare, per quanto è possibile, un anno nei seminari e negli istituti religiosi per tre fini. Ora un po' questi tre fini, questi tre beni che porta l'anno di pastorale, lo dovete, questo bene, anzi questi beni li dovete desiderare e cercare.
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Primo, avviare gradatamente le suore all'apostolato senza buttarle subito allo sbaraglio. Prove, adagino: catechismi, parlare alla gioventù femminile, visitare qualche malato e poi fare qualche altro ministero o di asilo, ecc. E poi che la madre guardi un po' come riescon le cose per avviare, incoraggiare, correggere.
Primo fine.
Aiutare le nuove professe che entrano nel ministero parrocchiale. Alle volte <avete da> hanno da imparare quelle che già vi sono e molte volte han da insegnare.
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Secondo, questo che è <il gran> il grande punto: fin che si è in casa bastano le virtù religiose, le virtù della vita comune. Quando si esce dall'istituto per la professione, bisogna aggiungere non togliere delle virtù.
Aggiunger le virtù pastorali, le virtù che poi si devono praticare in un ambiente che in certo senso è più libero.
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Ci vuole allora un accrescimento di virtù quando si è fatta la professione e si va nel ministero parrocchiale. E quindi il saper trattare, il comportarsi bene coi sacerdoti, il sapere dar buon esempio alle fanciulle, far bene i catechismi in pazienza e studiare i metodi migliori. E poi saper trovare il tempo per la pietà.
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Da una parte servire alle anime, ai bisogni e adattare un po' l'orario, ma non lasciare passar mai la pietà.
Le virtù quindi pastorali.
E i riguardi che bisogna avere per la delicatezza di coscienza. La riservatezza con le persone, con tutte le persone <e da> escluse amicizie e relazioni particolari. E poi la vigilanza sulla povertà e la pratica dell'obbedienza in casa.
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Quindi secondo fine, in quel primo tempo, in quell'anno specialmente o in quegli anni, secondo fine acquistare le virtù che chiamiamo pastorali, quelle virtù che si devono esercitare nel ministero pastorale quando andate per le opere parrocchiali, in altre parole.
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E terzo, è necessario ancora che si studi. Istruirsi sia nelle cose sacre come il catechismo o la teologia della suora tanto importante, ma anche nelle altre cose: sulla pedagogia, sulla psicologia, sul modo di trattare i malati, di trattare i bambini, operare con la gioventù femminile. Istruirsi come fare, se si dovesse fare la proiezione del cinéma e poi in tutto quello che può entrare nel vostro apostolato come un po' di infermeria o il canto, il suono.
Continuare l'istruzione.
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Quell'anno lì quindi ha bisogno di tre particolari impegni: [primo], acquistare le virtù pastorali; secondo, avviarsi gradatamente agli apostolati e al ministero pastorale; e terzo, continuare l'istruzione che poi dovrà continuare anche tutta la vita.
Se una cessa di istruirsi, di lì a un poco non è più capace a fare il bene.
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Oh, adesso quanto alla vita in parrocchia ci sono tre cose da dire. La prima, che sia sempre la vita religiosa uguale come in casa madre, pur adattata alle circostanze di luogo e di tempo. E non pensate che si esiga che proprio si voglia fare come in casa madre in certe cose; si deve però far tutto quello che si fa in casa madre. Eh, la meditazione può essere dopo, eh, ma bisogna che [ci] sia. La prudenza col parroco bisogna che ci sia ecc..
Ora quindi la vita religiosa.
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Certo ci vuol più virtù di adesso! Sempre il riposo regolato. Sempre la meditazione, la messa e la comunione per quanto è possibile. Sempre la visita al santissimo Sacramento e fatta in ore convenienti. Sempre la clausura in quelle norme e secondo quel modo che vi dice la madre in questi giorni di conferenze.
Anche poi i giorni di aggiornamento vi istruiranno su varie cose.
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Quindi sempre la pietà, mai lasciare! Nessun ritiro mensile lasciare. E poi è tanto bene che di tanto in tanto, si scriva per rendere conto, specialmente quella che della casa è superiora e madre. Render conto dell'andamento, sì.
E lì ci dev'essere anche questa attenzione: conservare lo spirito paolino, lo spirito della suora di Gesù buon Pastore.
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Cioè confessarsi ogni otto giorni, ma brevi, semplici, svelte. Preparazione magari anche più lunga; ma col confessore non si dovrebbe mai arrivare a cinque minuti. Da tre a cinque minuti ce n'è di avanzo, <avete> si può confessare anche un birbante che abbia commesso...
Brevi, brevi, brevi!
In casa invece nelle confidenze con le vostre madri, con la madre anche abbondanti!
Finché voi terrete lo spirito unito lì la congregazione sarà sempre robusta.
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Quando si comincia: "Io sono di don tale, io son <del> del don tal altro, io son <don> di don Tizio, di don Caio, di don Sempronio". E san Paolo scriveva "Eh, tu dici che sei di Pietro, tu dici che sei di Paolo, tu dici che sei di Apollo [cf. 1Cor 3,4]. Sei di Gesù Cristo [1Cor 3,23]. Io son Paolo, ma non mi son mica lasciato trafiggere per voi".
Appartenete a Gesù.
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Quindi le confidenze in casa.
Poi non portare così facilmente fuori di casa le altre cose e non raccontare vicendevolmente. La madre fa l'esame delle due sorelle che sono in casa, le due sorelle fan l'esame di coscienza sulla madre e sopra quell'altra che... E allora: confessa i tuoi peccati adesso. Gli altri li confesseranno, i propri.
Ma quante volte noi dobbiamo richiamare le madri di famiglia che <confessa> vogliono confessare i peccati del marito e dei figli; e poi i propri? Adesso devo assolvere i peccati degli altri o i tuoi?
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Allora <bisogna> bisogna essere semplici, brevi, ognuna confessare i suoi peccati e poi fare i buoni propositi, pregare per l'emendazione e per l'acquisto delle virtù, sì.
Attenzione molto alle confessioni! E se vi son difficoltà particolari, quando vi è l'occasione oppure scrivete, manifestate queste difficoltà particolari per lettera o a voce secondo vi sarà possibile a chi vi viene a trovare oppure a chi voi state scrivendo.
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Altra cosa: la vita apostolica, l'apostolato. <L'apo> Nell'apostolato, non pretender di dirigere, <ma di> ma di assecondare. Non imporsi, ma collaborare, cooperare secondo la vostra condizione.
Non troppa intimità e neppure troppa separazione <da> dai sacerdoti che sono nella parrocchia. Oh! Poi prendere quell'indirizzo che dà, rispettare il parroco nelle sue idee.
Qualche volta vi sarà anche, dopo aver molto riflettuto, l'occasione di far rilevare qualche piccolo incidente, ma prima di fare dei rilievi occorre aver imparato.
Eh, suore che imparano molto presto, suore che forse dopo molti anni non hanno ancora veramente appreso. Specialmente se si va in certe parrocchie dove ci son certi parroci esemplarissimi, apprendere, sì, e assecondare.
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Quanto alla vita apostolica voglio accennare questo: la cura delle vocazioni maschili e femminili.
Fare questo grande ministero vocazionario. Le vocazioni son la necessità maggiore.
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Vedete, parlando solo di voi: avete ventidue novizie qui e diciotto in Brasile; in tutto quaranta novizie. Ma siete brave fra due anni a dire che siete cento novizie. Sì?... Cento, eh! E' un bel numero cento, rotondo (a), rotondo. Farà piacere molto a Gesù. Volete fargli <questo> questo piacere? Volete dare quella consolazione? Su! Quante siete qui? Centodieci agli esercizi, mi han detto! E dovete curarne una, una almeno <per> per suora. E allora ne avrem centodieci! Ma siete persuase che potete?
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Nessuno forse è così in condizioni favorevoli per conoscere le figlie, per avvicinarle. E quando poi mostrano buone attitudini, proporre lo stato religioso, la vostra vocazione, sì!
Guardate però questo: che <le> siano vocazioni scelte. Vedere di non mandare delle persone tarate o per intelligenza o per carattere o per salute oppure perché sono caratteri difficili. Non so se avete avuto il San Paolo dove si parlava di questo.
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Ora nella congregazione maschile della Società San Paolo facciamo passar tutti alla visita, non solo, ma seguono le cartelle mediche, seguono gli individui, in maniera che si notano le deficienze e si notano invece le buone qualità di carattere, di salute, di intelligenza, in maniera tale che arrivato al giorno della professione, l'aspirante è ben /conosciuto/ (a).
E [l'aspirante] viene quindi ammessa se è ben preparata e se è fatta per la vita di comunità, oppure esclusa se non è fatta per la vita di comunità.
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Oggi almeno il quindici per cento delle giovani, almeno eh, non hanno carattere e disposizioni psicologiche adatte per la vita religiosa. Allora bisogna molto vigilare. Ma siccome voi avete i contatti nelle parrocchie con loro, le conoscerete facilmente.
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Un punto che forse è ancora da raccomandarsi e bisognerà ricordare di più: le vocazioni al sacerdozio. Avete sotto i vostri occhi i fanciulli, li potete un po' studiare, esaminare.
E i seminari, /quanto/ (a) sono scarsi di aspiranti?! E gli istituti religiosi, quanto sono scarsi di aspiranti?!
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Il numero delle vocazioni che si perdono perché non c'è chi se ne curi, è un numero grande.
Ma voi, tra gli uffici che avete nelle parrocchie, è di coltivare le vocazioni maschili anche, oltre che femminili. Difatti ho già sentito dire più volte che qualcheduno dei giovani era entrato per la cura, per lo zelo della suora pastorella tale. O era entrato in istituto religioso o era entrato in seminario secondo che le circostanze e le tendenze lo vogliono. Oh.
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Però nelle case quello che molto molto importa è l'unione dei membri. Anche se costa un poco l'accordo, e si faccia qualche sacrificio. Sì! L'unione, lo spirito <di unità> di unità <può> ha tali beni che merita ben che noi facciamo qualche sacrificio per adattarci, per sopportare, per aiutare, per compatire, per incoraggiare, sì.
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Adesso conchiudendo ricordiamo quello che il Signore Gesù buon Pastore ha detto: "Quello che fate a uno di questi piccoli, lo fate a me" [cf. Mt 25,40], cioè lo ritengo come fatto a me. Quindi, mentre che fate tanto bene nelle parrocchie, incoraggiatevi: è come lo faceste a Gesù, questo; lo ritiene egli come fatto a lui stesso e darà il premio.
Vi darà il premio, premio grande!
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Avanti dunque nella vostra magnifica vocazione. Liete sempre! Temete il diavolo della malinconia e dello scoraggiamento.
Intimità con Gesù! Il tabernacolo consola tutto, consola tutte. E non c'è luogo che vada bene a lamentarsi che quello che è la chiesa: Gesù! Cioè quando vi è qualche cosa che non va bene, che vi dà pena, eh, venite a parlare con Gesù. E Gesù risponderà dal tabernacolo, risponderà. Ha un udito che è buono: è l'udito del cuore.
Vi farà discendere sante parole al cuore.

Albano Laziale (Roma)
2 agosto 1960

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(1) Albano Laziale (Roma), 2 agosto 1960.

283 (a) R: stando.

285 (a) R: catechiste.

290 (a) R: guidato.
(b) In tono scherzoso che continua anche in seguito.
(c) R: del.

309 (a) Don Alberione dialoga con l'uditorio. Tono vivace e convinto.

311 (a) R: conosciuta.

313 (a) R: quanti.