Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XXV. IN MEMORIAM DI UN AMICO (1)
In questi giorni avete pregato per le vostre defunte (a). E dalle defunte vostre c'è anche da imparare i buoni esempi che hanno lasciato e anche apprezzare con riconoscenza quanto esse hanno fatto per l'istituto.
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Chi ci ha aiutato al sommo - in sommo grado voglio dire - in principio è stato il canonico Chiesa (a), il quale si è adoperato in varie maniere: predicazioni, confessioni, scuole, consigli, anche aiuti materiali. E' stato come il padrino dell'istituto, della Famiglia Paolina, al principio. E' defunto nel 1946, quindi quattordici anni fa.
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E allora, siccome è in corso il processo canonico per la beatificazione, abbiamo fatto la traslazione della salma dal cimitero alla chiesa di san Paolo in Alba. La vigilia dei santi si è fatto l'esumazione della salma al cimitero. Si sono aperte le due casse di legno e di zinco, poi cambiate le casse e alla sera rinchiuse l'una e l'altra cassa nuove.
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All'indomani sera dal cimitero alla parrocchia di san Damiano in Alba dove egli è stato parroco trentatre anni: come una grande processione funebre a cui partecipavano tutte le autorità compreso il vescovo. Un lunghissimo corteo! E gli uomini cattolici han portato la salma dalla stazione sino alla chiesa parrocchiale di san Damiano. Là si son fatte le esequie. E il giorno dopo è stato tutto un giorno di preghiere: da una parte di suffragio e dall'altra parte per ottenere dal Signore la glorificazione del suo servo fedele, se tale è il disegno di Dio.
Quindi le messe fino a mezzogiorno in continuità, quindi le moltissime visite di fedeli alla chiesa e poi alle cinque di sera la messa solenne di suffragio.
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Dopo la messa, verso le sei e mezza: il trasferimento dalla chiesa parrocchiale alla chiesa di san Paolo in Alba.
E' stato una cosa molto edificante. Lunghissimo corteo: tutto il seminario dove egli ha fatto scuola per cinquant'anni, e poi tutti i giovani, i chierici di san Paolo, le Figlie di san Paolo, le Pie Discepole e poi una quantità di gente.
Uomini che si accostavano alla bara portata dai nostri a mano; la toccavano poi si segnavano [col] segno di croce, oppure si inginocchiavano, cercavano alcuni di baciare la cassa.
E quindi in san Paolo si son fatte le esequie e all'indomani mattina un solenne funerale con la meditazione.
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In san Damiano aveva predicato il vescovo con tanto calore e con <un> una dimostrazione di venerazione per il defunto canonico Chiesa, ora servo di Dio. Poi, dopo il funerale <in san Da> in san Paolo, verso le nove del mattino si è tumulato la salma in fondo alla chiesa, cioè per chi entra in chiesa: alla destra, tra la porta e <il> l'acquasantino egli riposa.
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Quello che ha fatto una certa impressione sta qui: si <tem> pensava di trovare, aprendo la cassa, di trovare solamente ossa. E si erano già preparate alcune cose per lavare le ossa onde riporle pulite, asciugate nella nuova cassa. Invece era molto ben conservato.
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Le Pie Discepole, che hanno tolto il lenzuolo che stava sotto la salma, l'hanno sostituito, han notato che le membra erano flessibili.
Flessibile ancora la carne, così che, mettendo un dito - supponiamo - sopra la mascella, la carne cedeva e poi ritornava a posto come se fosse <il> il volto ancora di un vivo.
Daccanto alla salma c'era il cingolo di san Tommaso, così detto di san Tommaso, che [è] una devozione pressappoco come l'abitino: il cingolo per conservar la purezza che egli aveva ricevuto da giovane e che aveva sempre portato in vita fino ai settantadue anni quando è defunto.
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Quello che quindi ha destato stupore: le vesti e le membra: umide, ma intatte.
E lo stupore maggiore per noi è stato questo: che lo si è trovato con le mani giunte così precisamente come era abituato a stare nell'ora di adorazione.
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Quelli che l'avevano messo nella cassa subito dopo morte, non erano riusciti a mettergli bene le mani come egli era solito tenere nella preghiera. C'era una resistenza nelle membra. Ma lì era <le> la disposizione delle braccia, e delle mani particolarmente, precisamente come egli pregava in chiesa durante l'adorazione.
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Era solito /far/ (a) due ore al giorno di adorazione: una per lo più al mattino, o alle sette di mattino o alle undici secondo le occupazioni, e l'altra nel pomeriggio.
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Precisamente così: le mani diafane, il volto diafano e tutta la sua fisionomia ben conservata quale era negli ultimi giorni della sua vita terrena. Oh, non possiamo dire miracolo, ma certo un'ottima conservazione.
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E il Comune ha fatto il verbale e i medici che erano destinati per la verifica della salma han fatto il loro verbale, la curia ha fatto il /suo/ (a) verbale e un altro verbale è stato fatto per san Paolo e uno <per> ancora per mettere nella cassa nuova.
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Oh! Volevo notare questo: che per me è stato il parroco migliore che io abbia conosciuto. Ecco. Allora egli si è servito delle suore salesiane per riguardo ai catechismi in Alba e non poteva fare altrimenti in quanto che <le suore avevano> il catechismo si faceva nei loro locali, catechismo <alle figlie> alle bambine; e poi invece il catechismo ai fanciulli era fatto in altro locale, in un'altra casa che aveva acquistato appositamente. Sì.
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E' entrato che vi era una certa diffidenza nella popolazione perché dicevano: è un uomo dei libri. Come farà a prestarsi nelle opere parrocchiali: i poveri e la gioventù maschile particolarmente, gli uomini, gli infermi, ecc? Oh! Quando è defunto, il vescovo ha fatto un discorso; lo ha definito: l'ottimo sacerdote e poi il miglior figlio di tutta la diocesi. Ed è allora stato scritto: "Lascia la parrocchia, la migliore in città - nella città dove or son quattro parrocchie e con le borgate circonvicine una decina - e la meglio organizzata".
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Il bene che ha fatto è immenso. Ciò che gli stava proprio come opera sua e più desiderata e in cui più si è adoperato: il catechismo. Il catechismo, ecco.
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Un uomo che è stato definito: tutto un eroismo nel suo complesso la sua vita. Cinque ore di preghiera ogni giorno, cinquant'anni di insegnamento in seminario, per trent'anni insegnamento a san Paolo. Poi scrittore che ha lasciato oltre <cento li> cento volumi scritti da lui. Un predicatore instancabile. Dedicato alle opere di carità specialmente per mezzo delle dame di san Vincenzo, per cui soccorreva i poveri più vergognosi o più bisognosi e che non osavano chiedere. Delicatissimo nella direzione spirituale delle anime.
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Un gran bene ha fatto anche alle Figlie di san Paolo e alle Pie Discepole, le quali avevano incominciato la loro istituzione in Alba.
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Oh! Voglio dire questo, che sebbene voi non abbiate avuto da lui cura perché non eravate in città di Alba, potete ricordarlo in modo particolare come ottimo parroco, e quindi non pubblicamente, ma privatamente raccomandare a lui le vostre opere parrocchiali. Le vostre opere parrocchiali.
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Non si può mica ancora prestare culto pubblico, no, perché <si asp> si aspetta dalla Chiesa il giudizio. La Chiesa è tanto prudente, sapiente, diretta dallo Spirito Santo. Ma privatamente, lo si può invocare e anche - si capisce - si possono fare ancora i suffragi per l'anima sua. Oh.
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A lui bisogna particolarmente che raccomandiate le opere parrocchiali e in secondo luogo ottenere uno spirito più alto di orazione. Un grado più alto di orazione, ecco.
Sapete che i gradi di orazione sono nove. Li potete leggere nelle descrizioni dei trattati appositi specialmente Tanquerey, oppure la Teologia della perfezione (a).
E' arrivato al nono grado, più alto. Come potete per esempio pensare così: il nono grado è la preghiera trasformante.
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Quando è entrato in parrocchia - era allora il 1913 - nei primi tempi in cui fu parroco e tuttavia era anche rettore del seminario, per un certo tempo, presidente della giunta dell'azione cattolica, presidente dell'opera catechistica in diocesi, ecc.; dunque nei primi anni ha lasciato scritto questo: diceva in un soliloquio a se stesso: "Ricordati di quello che è avvenuto nel 1895 (allora egli era vicino all'ordinazione sacerdotale. Fu poi ordinato <nel 1920> nel 1896, press'a poco un anno dopo).
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Ricordati - dice a se stesso - di quello che è avvenuto nel 1895, il giorno della festa della sacra Famiglia. Il vescovo aveva predicato nella cappella del seminario e tu avevi fatto la comunione - dice a se stesso -. Dopo la comunione ti si è presentata la sacra Famiglia e ti ha <invita> invitato ad entrare in essa come un membro della Famiglia stessa, un membro della sacra Famiglia. E tu hai acconsentito. Ti eri raffreddato un poco nella divozione alla sacra Famiglia, ma adesso devi risvegliarla". Ed egli accettò di entrare come membro della sacra Famiglia. Allora - dice - san Giuseppe, gli promise di fargli da padre, Maria di fargli da madre e di conservarlo specialmente nella purezza e Gesù di tenerlo per fratello e convivere con lui.
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Queste son parole molto misteriose, ma mistiche. Allora egli espresse a Maria, Giuseppe e Gesù il dubbio che avesse di nuovo da raffreddarsi nella divozione alla sacra Famiglia. Maria lo assicurò, ma egli ha domandato un segno che sarebbe stato perseverante e "il segno - ha scritto - mi è stato dato, che sarei stato perseverante nella divozione alla sacra Famiglia". E lì nel quaderno ci sono i puntini e quale sia il segno che ha chiesto non si sa, ma aggiunge: Il segno gli è stato dato dalla sacra Famiglia stessa. Poi seguono tre brevi preghiere, una a Gesù, una a Maria e una a Giuseppe.
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Delle cose di questo genere, voglio dire di questo grado di orazione che ha seguito in quel momento la comunione, ce ne sono parecchie.
Dice in un certo punto, per un altro caso in altro tempo: "Ho di nuovo stamattina offerto il mio cuore a Maria. Maria lo ha accettato con gioia e l'ha dimostrato". Ora volevo dire che non è una persona comune.
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In primo luogo allora chiedete le grazie necessarie - privatamente si capisce - per le opere parrocchiali per le parrocchie in cui sarete mandate e per le parrocchie in cui le vostre sorelle stanno lavorando.
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In secondo luogo: più alto grado di orazione, una preghiera sempre più elevata fino alla preghiera di unione semplice e di unione statica e di unione trasformante. Poco a poco una intimità sempre maggiore con Gesù specialmente durante le visite. Una può pensare che si voglia dire qualche cosa di straordinario, ma arrivare lì vuol dire arrivare alla perfezione, cioè a quello che noi predichiamo sempre: Vivit vero in me Christus [Gal 2,20], cioè l'anima si trasforma in Cristo e Cristo vive nell'anima. Vivit vero in me Christus, che non è una cosa straordinaria è l'impegno di una religiosa ed è lo stato che assicura di entrare dopo morte subito in paradiso.
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Oh, ora /spero/ (a) certamente che voi sarete contente che all'inizio della Famiglia Paolina ci sia stato come un padrino che l'ha assistita bene, un uomo di straordinario sapere. Un uomo di un lavoro che certamente richiederebbe cinque persone: uno per la pietà perché ho calcolato le ore di preghiera che hanno i trappisti; sono le ore di preghiera che erano impegnate per lui, per il canonico Chiesa, anzi come fosse stato un trappista: per l'ufficio, per le adorazioni, le meditazioni, il breviario, le funzioni varie, ecc.
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Ora essere contente, ringraziare il Signore e [mettere] sotto la sua protezione anche le opere parrocchiali, le parrocchie dove lavorano le suore pastorelle. Non vi sbaglierete.
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Quando io ho benedetto la prima casa nostra piccola, erano cinque o sei i ragazzi soltanto, avevamo una piccola tipografia, era il 20 agosto del /1914/ (a). La benedizione è stata verso le quattro, si è fatto prima l'ora di adorazione. Poi, rientrando in casa, [ho] ricevuto il telegramma che Pio X era defunto quella mattina. E allora ho anche messo sotto la protezione di Pio X la nostra piccolissima famiglia, persuaso com'ero che si trattava di persona che sarebbe stata elevata agli onori degli altari tanto era stata sacrificata la sua vita, tanto era stata pia, piena di zelo la sua vita. Così pressappoco dico a voi.
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Potete mettere sotto la protezione sua <la> l'opera vostra, le vostre parrocchie, le vostre opere parrocchiali, persuaso, persuasi tutti che potrà essere elevato agli onori degli altari. E d'altra parte son persuaso che dal cielo prega per voi. Ci voleva tanto bene: qualunque sacrificio si chiedesse, purché gli fosse possibile, e gliene abbiamo chiesti tanti!

Albano Laziale (Roma)
11 novembre 1960

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(1) Albano Laziale (Roma), 11 novembre 1960.
696 (a) Nazzari Valentina, sr. M. Rosaria nata a Rezzato (Brescia) il 6-10-1912, entrata in congregazione nel 1937 e deceduta in San Paolo (Brasile) il 2-1-1950. Era superiora in quella comunità. Sr. Claudia da Sois nata 9-7-1921 m. 14-2-1957, vocazionista dal 1950 e consigliera generale dal 1954.

697 (a) Cf. nota 275 (a).

706 (a) R: a far.

708 (a) R: Loro.

716 (a) di A. Royo Marin.

723 (a) Così T. Omette R.

725 (a) R: 1904.