Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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VIII. ESERCITARSI NEL PROGRESSO (1)
/E' molto bello che siamo riuniti tutti qui. Ma lo siamo sempre. Ogni mattina io vi penso tutte raccolte attorno al mio altare quando celebro la santa messa. Vi è tanta distanza tra le vostre case e l'altare ove io celebro? No/ (a) perché col pensiero vi raccolgo tutti, tutte e vi metto nel calice affinché Gesù vi santifichi e vi dia lo spirito pastorale, lo spirito dell'istituto.
Che grande fortuna lavorare direttamente sulle anime!
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Venendo qui, voi vi siete trovate contente: avete trovato una bella chiesa, avete trovato un bell'altare, /una/ (b) bell'icona che rappresenta Maria madre del divin Pastore e i santi apostoli Pietro e Paolo. Quindi letizia.
D'altra parte so che venendo siete state generose, avete portato contributi per la costruzione della chiesa e per la costruzione della nuova casa, e 73 avete portato anche contributi di vettovaglie per il soggiorno. Si vede che tra di voi che siete nelle case e le suore e le madri che sono nella casa generalizia vi è grande affetto, comprensione, collaborazione.
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Quello che grandemente ci rallegra e per cui grandemente abbiam da ringraziare il Signore, è, oltre la chiesa, la costruzione della nuova casa. E' segno che Dio è con voi perché la costruzione è appunto per raccogliere maggior numero di vocazioni e perché queste vocazioni realmente vengono e hanno bisogno di trovare i locali adatti per l'abitazione e per la loro formazione sia intellettuale, spirituale, apostolica. Quindi molti Deo gratias.
Il Signore vuol bene alla congregazione. Questo deve riempire di coraggio e di letizia ogni vostro cuore.
Questa collaborazione tra casa generalizia e le case che sono sparse nelle varie parrocchie, indica che vi è amore e che si osserva la vita comune. Voglio appunto stasera parlare della vita comune per entrar subito nel cuore degli esercizi.
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Certo dovrei dire che gli esercizi vi sono necessari e che sono un premio per tanto lavoro fatto e che sono un periodo di riposo. Requiescite pusillum [Mc 6,31], riposatevi alquanto. E riposarsi nel Signore: mentre che gli altri vanno o ai monti o al mare o in viaggi per le loro ferie, voi avete trovato un riposo più soave. Un riposo quale dava Gesù ai suoi apostoli e che Gesù buon Pastore dà a voi. Sì, un riposo che vi porti all'unione intima con Gesù.
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Togliere prima ciò che è di impedimento alla unione con Gesù e mettere ciò che porta all'unione intima di pensiero, di sentimenti, di volontà con Gesù buon Pastore, affinché si abbia tutto lo spirito pastorale: che lo Spirito Santo lo infonda sempre più abbondante in voi.
Esercizi necessari per chi fosse in bisogno di mettere a posto la sua coscienza, esercizi spirituali per chi si trovasse in istato di freddezza, tiepidezza. Esercizi spirituali per chi è già in fervore per migliorare ancora, per accendersi sempre di più. Esercizi spirituali di progresso! Tutte, tutti [abbiamo] il bisogno di progredire.
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La più grande disgrazia per una suora è di pensare che non ha bisogno di progredire perché, siccome la vita religiosa <è il> è progresso, questa non fa la suora, ma fa la vita del semplice cristiano o anche del cristiano rilassato, perché <è tutto> lo stato religioso: "Se vuoi esser[e] perfetto" [Mt 19,21] è perfezionarsi. E' il lavoro di tutta la vita. Fino a quando? Fino a quando saremo come il Padre celeste: "Siate dunque perfetti come è perfetto il Padre /mio che è nei cieli/ (a) [Mt 5,48].
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La vita comune che cosa è? Vuol dire lo stare insieme soltanto? No! Stanno insieme i collegiali, stanno insieme i ricoverati, o orfani o vecchi; stanno insieme quelli che vanno all'albergo, lo stesso albergo; stanno insieme anche i carcerati; stanno insieme coloro che vogliono attendere a degli studi, ecc. Ma questa non è la vita comune.
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La vita comune è qualche cosa di più intimo. La vita comune non è come una caserma, un quartiere di soldati: ognuno là [ha] i suoi pensieri, vi sta per l'occasione, per la necessità.
Anche per il seminario, siccome non si sta per stare e non si ha altro pensiero che di formarsi e poi uscirne, non c'è la vita comune religiosa: è una vita comune materiale.
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La vita comune formalmente intesa è l'unione di spirito, l'unione di intendimenti cioè di fine. Perché raccolte qui? Per farvi sante in primo luogo. Per farvi sante, non per trovare un modo di passar la vita, no. Anche le infermiere di un ospedale che stanno lì tutta la vita magari, mica fanno la vita comune.
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Ma si viene in congregazione, si viene nell'istituto per santificarsi e aiutarsi alla santificazione, ecco. E cioè:
Perché si facciano le pratiche di pietà in comune.
Perché si arrivi attraverso al postulato e al noviziato alla professione religiosa.
Perché si attenda agli studi necessari per l'apostolato.
Perché si possano osservare i voti di povertà, castità, obbedienza.
Perché ci siano delle madri che dirigono.
Perché ci siano delle persone, delle madri che istruiscono, che danno buon esempio, che aiutano.
Perché si trovino alle pratiche di pietà insieme: alla meditazione, alla messa, la comunione, la visita, il rosario.
Perché si dia buon esempio vicendevole.
Perché i discorsi siano sempre incoraggianti, non ci siano mai mormorazioni che distruggono la casa fin dalle fondamenta.
Perché si possa trovare il modo di consolare quelle che sono scoraggiate [e] incoraggiarle; illuminare chi è bisognoso di istruzione e si trova in dubbi.
Perché ci sia l'aiuto spirituale per quando si e malate.
Perché si richiami in casa quelle che han bisogno di ritrovare un po' di spirito.
Perché ci sia la correzione per chi è difettoso e per chi guarda sempre gli altri e si lamenta sempre degli altri e non lamenta se stessa.
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Tutto questo è [al] fine di aiutarsi alla santificazione, perché quando si sia ammalati si abbia il conforto dell'assistenza spirituale. Che si abbia il conforto quando si sa che chi assiste suggerisce di ricevere per tempo il sacramento della confessione, del viatico, dell'estrema unzione. Perché ci siano tutte le sorelle che pregano in quel momento, in quel tempo. Perché sia fatta una sepoltura comune e lì sia come il cimitero delle stesse suore e poi perché, oltre la tomba, le preghiere. Coloro che rimangono, pregare tanto per chi non fosse ancora in paradiso che ci arrivi, e <per> chi è in paradiso preghi tanto per chi è ancora sulla terra nella Chiesa militante. Questa è vita comune!
L'impegno, l'aiuto e, diciamo, la promessa, la stessa professione: per aiutarsi, per progredire, per santificarsi. Ecco la vita comune nel senso formale.
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C'è una vita comune che è materiale: è quella di mangiare la stessa minestra, di alzarsi allo stesso orario, di abitar nella stessa casa, di far la medesima ricreazione, di avere forse la scuola e poi portare l'abito uguale, questo è tutto materiale. E' tutto materiale per l'altra cosa, il fine spirituale, la santificazione.
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Ed è necessaria questa vita comune materiale, il Diritto Canonico la esige per voi.
Per gli istituti secolari no. Non la esige questa vita comune materiale nel senso vostro. Ma per gli istituti secolari la vita comune è formale, e poi è anche materiale nel senso che hanno gli esercizi insieme, nel senso che sono diretti e devono osservare un orario, in casa loro, ma un orario approvato, nel senso che devono sottoporre come spendono i loro denari, ecc.
Ma per le congregazioni religiose come la vostra il Diritto Canonico esige la vita comune e in senso formale e in senso materiale.
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Più di tutto quell'amore vicendevole fra tutte! Quel darsi esempio santo di virtù, di osservanza religiosa! Più di tutto gareggiare nel progresso spirituale.
Vi possono essere quelle che seminan da mattina a sera scoraggiamento e giudizi non buoni; e invece quelle che seminano incoraggiamento e giudizi buoni, interpretazioni buone, quelle aiutano, sì.
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Questo amarsi, che non è un sentimento che c'è nel cuore soltanto! Vuol dire pensare in bene e di chi sta sopra e di chi sta d'accanto e di chi sta sotto; vuol dire desiderare la santità di chi sta sopra e chi sta d'accanto e chi sta sotto; vuol dire parlare in bene di chi sta sopra e di chi sta d'accanto e di chi sta sotto.
Vuol dire collaborare per mezzo <di> di preghiere onde la comunità si santifichi e si accresca di opere e di persone. Cercar le vocazioni, dare aiuto alle costruzioni, osservare la povertà, tenersi nei riguardi giusti, allontanare ogni gelosia e invidia, non seminare mai i malcontenti.
Obbedienza pronta! Dove si va, dove si è destinati, lì è il posto dei meriti.
Collaborazione spirituale!
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Inoltre la vita comune è per un fine apostolico, e cioè: potevate essere delle catechiste anche in famiglia senza farvi suore, ma, venendo nell'istituto, siete state istruite nel catechismo, nella storia sacra, nelle cose che riguardan la psicologia, la pedagogia. Siete state istruite nella liturgia e in quelle scienze, in quelle scienze civili che son necessarie al vostro apostolato. Non potevate far a casa questo?
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Avete scuole e avete conferenze, avete meditazioni, avete letture buone, avete esortazioni, avete consigli: tutto per formarvi all'apostolato pastorale. La vita comune è per questo, per la formazione apostolica, anche, inoltre per studiare i metodi più utili per fare catechismo.
Da dieci anni a questa parte i modi di fare il catechismo son tanto cambiati e migliorati che chi è uscita dieci anni fa, oggi deve progredire molto e sempre studiare.
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E proprio in questi giorni mi hanno chiesto dalla santa Sede almeno un sacerdote istruito molto in quelle cose catechistiche e /nel/ (a) modo di attendere alla formazione dei catechisti e alla formazione dei catechismi stessi. E giacché questo sacerdote è proprio ad Albano, don Dragone (b), potete anche approfittarne. Sebbene egli cammini sempre con modestia, non sapete quale tesoro possieda di scienza! Due lauree: una civile e /l'altra/ (c) ecclesiastica.
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Allora tutto questo per formarvi alla vita apostolica, ma ho solamente detto del catechismo.
Ma si impara ad assistere un po' un malato; si impara a tenere la gioventù, i bambini e poi la gioventù femminile; si impara il modo di trattare con il parroco, con i fedeli, con i vecchi, con gli ammalati, <si tra> con un po' tutte le persone.
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S'impara l'osservanza religiosa che si deve mantener nelle case, esempio: ogni mese il ritiro mensile, ogni settimana le confessioni. S'impara il modo di sentir la messa con le maniere più progredite. E poi tutto quello che riguarda il vostro apostolato, persino con gli esami e delle medie e per le maestre di asilo e per le maestre elementari, e poi andando avanti man mano che la congregazione progredisce.
Tutte han da progredire, tutto ha da progredire, ognuno ha da progredire!
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Allora sia benedetto il Signore che vi ha raccolte qui in questa vita comune per la santificazione e per la vita apostolica nelle parrocchie.
Quanto bisogno che si sappia cantare, quanto bisogno che si sappia un po' <di infermie> di infermeria, quanto bisogno che si sappia suonare l'harmonium almeno, quanto bisogno perché si possa procurare che /i paramenti sacri/ (a) e le pulizie e l'organizzazione della gioventù vengano /fatte/ (b), queste cose sante. Il vostro apostolato è così largo!
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Se una suora pastorella è impegnata nei suoi uffici, trova sempre che la giornata è corta, che le rimane sempre tanto da fare. E ama la sua congregazione e vi collabora: sarà in Australia o sarà in Brasile o sarà in alta Italia o sarà in Sicilia.
Ma il cuore è sempre qui, casa madre, con chi dirige, per ricever le istruzioni, le disposizioni e riceverle con venerazione e raccoglimento, e contentarsi a far bene dove una è, onde lì l'anno non sia inutile, ma passi pieno di meriti e di apostolato.
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Il cuore in casa madre, e di qui partire tutta quella luce che è necessaria, e poi quella collaborazione di preghiere.
Al mattino siete lontane perché divise in tante case, ma altare ce n'è poi uno solo. Sebbene siano molti gli altari, la messa è sempre una sola e cioè è sempre il sacrificio della croce ovunque si celebri. E allora ecco state unite innanzi, si può dire, al calvario dove trovate Maria che assiste all'agonia del figlio e trovate Giovanni, il quale assiste a Gesù da cui era tanto amato.
Sì. Allora avanti nel buon spirito.
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Ho fatto questa considerazione per la vita comune perché nei giorni che passerete si faccia un esame di coscienza e si ami la vita comune. Si ami!
E poi perché questa vita comune sia praticata bene in ogni casa, non soltanto fra tutte le case e la casa madre, ma in ogni casa, dove la madre presiede; dove la madre guida le preghiere, dà i segni dell'orario e parte per la prima, dove si trova, la madre, un po' dappertutto sempre a consolare e incoraggiare; dove sempre si sente una parola di conforto e si trova insieme un aiuto, una luce per i casi un po' più difficili; dove si prova quella intimità per cui, quando si è assieme o a tavola o in ricreazione, si sente come un riposo. Un riposo: i nervi quasi si distendono: vi trovate fra sorelle.
Vi trovate fra sorelle!
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La vita in queste case piccole, la vita comune occorre che sia osservata bene, occorre che sia osservata per la pietà e per l'apostolato e per gli orari e, diciamo, per il vitto e per tutte le cose che son necessarie per la vita, e nello stesso tempo sia osservata in quello che è più necessario, e cioè la collaborazione a santificarvi, la collaborazione all'apostolato.
Oh, quando le suore vivono come in una santa gara per santificarsi, allora quell'ambiente della casa è un ambiente di pace, è un ambiente ristoratore, è un ambiente anche santificatore. Sì.
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Certo la vita comune è ricca di meriti. Vi arricchisce di meriti, ma richiede anche sacrifici.
Tante volte bisogna dire di sì sebbene non sarebbe quello che è disposto conforme ai nostri desideri.
Tante volte bisogna dir di sì al Signore e ora: il segno è dato!
Tante volte bisogna fare quella pratica di pietà anche proprio quel giorno determinato perché è il giorno delle confessioni, sebbene forse non si è tanto ben disposte ma si richiede la violenza.
Ma la vita comune è una vita di grandi meriti!
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Odiare come la peste il dispensarsi dalle cose comuni, odiarle come peste, perché il romper la vita comune porta subito alla tiepidezza, alla freddezza: poco a poco quella casa non è più conformata alla vita religiosa, è una casa di donne che vivono assieme.
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Casa religiosa, casa di preghiera, casa di osservanza, sì. Per questo son necessarie due cose e cioè: [è] necessario che vi sia l'obbedienza, è necessario che vi sia la carità. Di queste due condizioni si parlerà in seguito. Ma intanto potete già prevenire col vostro esame, potete già prevenire quel che in seguito si dirà: esame sull'obbedienza subito da stasera, ed esame sulla carità subito da stasera, perché s'incominci subito a fare la preparazione alla confessione.
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Avete sentito che i giorni di esercizi sono alquanto abbreviati per dar luogo all'aggiornamento che vi è utilissimo. Utilissimo. E questo anno è la prima volta che si tiene, ma dovrà poi tenersi ogni anno anche soltanto di due giorni, tre giorni, secondo i tempi.
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Noi sacerdoti più anziani abbiam fatto gli esercizi spirituali di un mese, tutto aprile, ed erano esercizi spirituali e giorni di aggiornamento insieme. E se noi abbiam fatto tutto il mese, quattro settimane, eh, questo è utile una volta nella vita. Non che voi dobbiate fare tutti i giorni, adesso. Vi servirà più tardi forse con la grazia di Dio, più avanti negli anni. Ed è una grande grazia di Dio il poterlo fare, un mese di esercizi, almeno una volta nella vita.
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Intanto l'esame subito stasera sulla vita comune pensando che questa sussiste e vive e progredisce se c'è obbedienza e carità. Ognuna non pensi a dare causa alle altre: è andato male per questo, dovevano fare così.
Ognuna deve pensare a se stessa; non abbiam da fare gli esercizi per gli altri, abbiam da farli per noi. Specialmente per chi fosse stato superiore, e si abitua nell'anno a pensare più alle altre che a sé, accolga questi giorni come una benedizione di Dio per attendere soltanto a sé medesima: son giorni di benedizione, giorni veramente dono di Dio.

Albano Laziale (Roma)
29 luglio 1960

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(1) Albano Laziale (Roma), 29 luglio 1960.
143 (a) Omette R: Preso dal quaderno di appunti delle prediche di sr. M. Liliana Fava sgbp.

144 (b) R: un.

148 (a) V: vostro celeste.

160 (a) R: il.
(b) Il sacerdote della SSP Don Tommaso Dragone nasce a Frabosa Soprana (CN) il 2-6-1911. Entra nel 1925 nella SSP ad Alba, emette i voti il 6-1-1931 ed è ordinato sacerdote il 18-12-1937. Ad Alba nel 1942 consegue la laurea in lettere e filosofia e nel 1947 quella in teologia. Trascorre a Roma il primo decennio del suo sacerdozio, nel ministero e in redazione. Dal 1948 continua nelle medesime intense occupazioni nella casa di Albano L. dove dal 1956 al 1970 riveste la carica di superiore della casa degli scrittori. Dal 1957 al 1970 è anche Consigliere generale della congregazione e dal 1970 Preside della scuola media del vocazionario paolino di Roma. Muore il 12 febbraio 1974 per trombosi cerebrale.
(c) l'altro.

163 (a) R: le paramenta sacre.
(b) R: fatto.