Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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27. OBBEDIENZA E CARITÀ1



Offriamo la nostra giornata a Maria nostra madre, chiedendo la sua benedizione su tutte le orazioni, azioni e patimenti. Che tutto sia compiuto secondo le intenzioni medesime che Gesù ha nell’immolarsi sopra i nostri altari. In modo particolare oggi intendiamo chiedere l’obbedienza e la carità innestate, fondate sulla divozione eucaristica, cioè sull’Ostia santissima. Le case, come gli istituti in generale, progrediscono tanto quanto vi sono queste due virtù: l’obbedienza e la carità.
Se si deve costruire una casa materiale, in primo luogo bisogna pensare alle fondamenta, cioè posare la casa sopra un terreno solido e curare che il fondamento sia tanto profondo e solido quanto più si vuole alzare l’edificio. Dice S. Agostino: «Se vuoi costruire una grande casa, prima pensa al fondamento»2. E il fondamento è l’umiltà, ma umiltà e obbedienza in tanti punti, anzi nella maggior parte dei casi, sono la medesima virtù, o sono due virtù così collegate che non è possibile separarle. Chi è umile dipende volentieri.
L’esempio che dobbiamo sempre tenere davanti è quello del Maestro divino Gesù: «Erat subditus illis»3, obbediva a Maria e a Giuseppe. E S. Bernardo fa osservare: Chi è che obbediva? Il Figlio di Dio incarnato, il Figlio di Dio che sapeva immensamente, infinitamente di più di S. Giuseppe, eppure stava a lui sottomesso. E a chi obbediva? Obbediva a due creature, a sue creature. E in che cosa obbediva? Obbediva in cose minime, quando a Nazaret, ad esempio, Giuseppe lo invitava nel laboratorio a piallare, segare, fare la pulizia e altri lavori minuti, umili4.
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Il nostro orgoglio ci porta a disobbedire, Gesù invece: «Quae placita sunt ei facio semper: Faccio sempre ciò che piace al Padre»5, tanto quando andò a morire sulla croce, come quando stava nella bottega di Nazaret; «Non sicut ego volo, sed sicut tu: Non come voglio io, o Padre, ma come vuoi tu»6; «Non mea sed tua voluntas fiat: Non farò la mia volontà, ma la tua volontà».
Obbedienza quindi fatta con lo spirito stesso di Gesù, obbedienza interiore in primo luogo, poi esteriore. Interiore, uniformando il giudizio e sottomettendo bene il cuore da vero obbediente; obbedendo a Dio più che a chi dispone, sia chi guida tutta la casa, sia chi guida il reparto o i vari lavori: obbedienti! Obbedienza esteriore, facendo bene le cose che sono disposte, con bel garbo, sapendo che si obbedisce al Signore e che da lui si avrà la ricompensa. Se si vogliono le grazie, se un’anima vuol farsi molto santa, prenda la strada dell’obbedienza che è la via sicura e facile. Perché? Perché quanto più uno è sottomesso, tanto più riceve grazie e ottiene meriti. Questa è la vera esaltazione: «Chi si umilia sarà esaltato»7. E come sarà esaltato? Viene forse messo in piazza? No, chi si umilia riceve maggiore infusione dei doni di Dio e un giorno avrà una gloria più elevata. Obbedienza! Chi fu più obbediente di Gesù? [Gesù] più di tutti! Come si umiliò? «Humiliavit semetipsum factus oboediens, fu obbediente, e obbediente fino alla morte di croce»8. E di qui: «Propter quod et Deus exaltavit illum: Per questo il Signore lo esaltò», il Padre eterno lo costituì re sopra tutto il mondo, re della gloria in cielo, re dell’umanità, re dei cuori, re delle menti. «Et exaltavit illum et donavit illi nomen quod est super omne nomen»9. Così che [Gesù] comanda, come dice S. Paolo, a coloro che sono nell’inferno, a coloro che sono in cielo, a coloro che sono sopra la terra.
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L’obbedienza pronta, generosa, lieta, quanto piace a Gesù! Quando si è nello stato di umile sottomissione, si può guardare con fiducia al Cuore di Gesù, guardare con fiducia all’Ostia del tabernacolo, perché di là viene abbondanza di consolazioni e di virtù e di grazia. Grande luce [avranno] le anime umili, mentre l’orgoglioso che esalta se stesso sta nelle tenebre.
In secondo luogo, perché le case vadano bene occorre la carità. Volersi bene, cioè compiacersi del bene che hanno le sorelle e desiderare loro il bene di cui ancora mancano, ad esempio, che siano sante, godano buona stima, buona salute, ecc.: desiderare il bene che non hanno o venga aumentato il bene che già hanno. Carità! Le Paoline si devono distinguere per la carità che regna fra di loro. Gesù disse: «In hoc cognoscent omnes quod discipuli mei estis»10. «Hoc est praeceptum meum ut diligatis invincem: Questo è il mio comando, che vi amiate»11. Ecco, allora dobbiamo amarci e dovete amarvi, come Paolo amò le anime. E quanto si spese e quanto lavorò per le anime, e come amò le persone che gli stavano vicino! Le persone che ci stanno vicine [dobbiamo amarle] […]. Egli era premuroso della loro santificazione! Amarsi! Ci sono persone che si spendono per le altre e cercano in tutte le maniere di fare del bene alle anime.
Vi sono invece persone che sono egoiste e vorrebbero che i lavori fossero fatti tutti dalle altre, specialmente ciò che è più difficile, e loro fare la vita comoda e sgravarsi dei pesi. Ma così non si manca solo alla carità, si manca alla giustizia, e non si è sulla via della salvezza. Quanto più noi abbiamo di bontà, siamo generosi, quanto più compatiamo, aiutiamo, consoliamo, tanto più [...]. Qui sopra occorre far bene l’esame: [...] Se si vuole il bene di tutti o se nella mente [si hanno] sospetti, giudizi contrari [...]. Secondo: voglio bene a tutte? Desidero che tutte abbiano le benedizioni di Dio sulla terra e per il cielo? E nell’apostolato cerco di portar luce alle anime, quindi [ho] diligenza nell’apostolato? Terzo: parlo bene di tutti? Chi ha questa carità, prima lavora per togliere dal proprio occhio la
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trave, poi dirà al fratello: «Permetti che tolga la pagliuzza dal tuo»12, ma prima corregge se stesso. Questo è un fatto istintivo, quindi prima emendare noi e lavorare per la nostra santificazione. Quarto: faccio del bene a tutti? E se tutte le sorelle facessero come faccio io, la comunità procederebbe bene, e cioè do buon esempio a tutte, prego per tutte? Cerco di consolare, di incoraggiare, di sostenere tutte? «Gesù non venne sulla terra per essere servito, ma per servire»13 [...]. Non cerchiamo tanto di esser serviti quanto di servire: questo è lo spirito di Dio, è lo spirito di Gesù Cristo; e se vogliamo, per mezzo del suo Spirito comportiamoci in questo modo come Gesù.

Terzo punto: l’obbedienza e la carità [devono] essere innestate nell’Ostia. Quanto più c’è la divozione alla Messa, alla Comunione, quanto più c’è la divozione alla Visita, tanto più è facile radicare l’obbedienza e la carità [nell’Eucarestia]. È dall’Ostia santa, è da lì che viene la forza. La nostra natura tende a ribellarsi all’obbedienza, tende all’egoismo, tende piuttosto a farsi servire che a servire, ma Gesù, come ha promesso, ci darà il suo Spirito. Egli che si immolò per noi ci darà il suo Spirito: sacrificarsi per gli altri, fare qualche piccolo sacrificio, usare carità e obbedienza. Gesù è il Maestro di queste virtù, non solamente perché le ha praticate, ma particolarmente perché ce ne ha lasciato l’esempio e ci offre la grazia per praticarle. Perciò, vediamo se noi cerchiamo sempre di crescere nella divozione eucaristica al divin Maestro. «Il Maestro è qui e ci chiama»14, andiamo a lui e ciò che ci manca [...] lo riceveremo. Confidare! [...]15. Anche nelle obbedienze più dure, anche se ricevessimo qualche offesa, [quando fossimo] provati e magari umiliati, e richiesti di fare quel che non vogliamo, o di dover servire, sentiremmo un gusto, una consolazione non umana, ma soprannaturale [...]. [Rincuorati, confortati], ho detto, non secondo la natura, ma soprannaturalmente, la vita si arricchisce di meriti, di pace, sempre gioisce nella Comunione. Si progredisce tutte nella perfezione e nell’apostolato, si va
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sicuramente avanti con fiducia e si arriva là dove è arrivato Gesù, alla gloria eterna, lassù in cielo con Gesù, per sempre.

Le case religiose dove regnano queste due virtù sono un’anticamera del cielo e la vita religiosa si può paragonare alla vitadegli angeli e dei santi in paradiso. È una vita che deve essere buona per un maggior esercizio di virtù, quindi non è fatta solo di tribolazioni, ma è elevatissima, vita in cui lo Spirito di Dio anima tutto, in cui c’è una santa gara per crescere in santità e in virtù.
Vi benedica dunque Gesù fin da oggi. Con Maria chiediamo lo spirito di obbedienza e di carità. Chiederlo nella Messa, nella Comunione, nella Visita al santissimo Sacramento.
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1 Meditazione tenuta a San Paolo, Brasile, il [24.11.] 1955. Trascrizione da registrazione su nastro magnetico: A6/an 20a ac 36a.

2 Agostino, Sermone 69,1,1.

3 Cf Lc 2,51.

4 Bernardo di Chiaravalle, Sermoni per le feste della Madonna , Milano, Paoline 1990, pp. 58-59.

5 Cf Gv 8,29.

6 Cf Mt 26,39.

7 Cf Lc 14,11.

8 Cf Fil 2,8.

9 Cf Fil 2,9.

10 Cf Gv 13,35: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli».

11 Cf Gv 15,12.

12 Cf Mt 7,4-5.

13 Cf Mt 20,28.

14 Cf Gv 11,28.

15 Originale: anche se questo…