Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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13. AMARE DIO CON TUTTO IL CUORE1



Santificare la mente significa pensare a Dio e alle cose che appartengono al servizio di Dio; questo tanto quando si è in chiesa come quando si è in altri luoghi. Naturalmente «Quidquid bonum, qualunque cosa buona, qualunque cosa vera, qualunque cosa onesta, haec cogitate»2, dice S. Paolo, perché tutto serve ad onorare Dio. Dobbiamo ora considerare la seconda parte del primo e massimo comandamento, e cioè: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore»3. Anche questa seconda parte ha qualche cosa che proibisce e qualche cosa che ordina. Che cosa proibisce? Proibisce ciò che fa capo ai peccati capitali e alla curiosità. Il nostro cuore deve conformarsi al cuore di Gesù, al cuore sacratissimo di Maria, amare ciò che ama Gesù, amare ciò che ama Maria. S. Bernardino4 dice che il cuore immacolato di Maria era un cuore pio, un cuore umile, un cuore generoso, un cuore puro, ecc.
Ma dove sta il male che riguarda il cuore? In primo luogo nell’orgoglio, nella superbia, nel desiderio di stima degli uomini, quando cioè noi pensiamo di meritare qualche cosa o di essere qualche cosa, quando non attribuiamo subito a Dio quel che è di Dio, ma ci compiacciamo delle belle qualità, delle riuscite nei nostri lavori, nelle nostre occupazioni, studi o preghiere. Le grazie vengono da Dio, noi dobbiamo attribuirle e lodarne Iddio, non lodare noi stessi. Dobbiamo poi guardare di togliere dal nostro cuore gli attaccamenti alle cose della terra, specialmente da quello che costituisce gli averi, le ricchezze.
Vi sono dei ricchi che sono distaccati dalle loro cose e adempiono il precetto di Dio: Quello che avanza datelo ai poveri".
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Vi sono [invece] tanti che non sono ricchi, eppure hanno il cuore attaccato a delle piccole cose, sono insofferenti della loro posizione; i loro gusti non sono mai sufficientemente soddisfatti, vogliono sempre maggiori comodità. A volte l’attaccamento può essere a delle cose minime, perché? Perché la fragilità umana è tanto grande.

Occorre che noi distacchiamo il cuore e lo dominiamo riguardo all’invidia. L’invidia può essere un peccato grave o peccato veniale. In generale l’invidia della grazia altrui è grave. Tuttavia l’invidia può nascere facilmente fra due persone, come fra Caino e il fratello. E Caino, invidioso, fino a che punto è arrivato? Ad uccidere il fratello. Invidiare la grazia altrui è peccato contro lo Spirito Santo. [C’è invece chi] invidia i beni di natura, o perché alcuni riescono meglio o perché sembra che siano più amati, o li invidia perché i loro successi sono più ricordati. Occorre sradicare l’invidia e avere un cuore pieno di benevolenza, voler bene, del bene a tutti.
Occorre poi che guidiamo il nostro cuore, il quale facilmente si eccita all’ira. L’ira contro il male è santa: «Irascimini et nolite peccare»5. Gesù fece un flagello di funicoli e cacciò via i profanatori dal tempio. Non così l’ira, perché secondo noi abbiamo ricevuto un torto, il dispetto del cuore, il rancore, il desiderare l’umiliazione degli altri, o il tendere alla vendetta, a irritarsi contro chi ci ha forse dato un avviso e, una volta che una persona si è azzardata a darci un avviso, quasi diviene una persona nemica. Ecco, bisogna che freniamo il nostro cuore.
Occorre poi che noi dominiamo la sensibilità che potrebbe anche diventare sensualità. La sensibilità si può alle volte manifestare nelle cose più sante, e alle volte invece si manifesta in cose ordinarie, come sono le simpatie e le antipatie. Certo, il cuore può sentire tante cose, ma non è da dire che ogni cosa che sente il cuore sia peccato, tutt’altro. Il cuore, per sé, non fa mai peccato, come non fa mai del bene: è l’intelligenza che deve guidarlo. Se i sentimenti del cuore sono cattivi e sono approvati, allora c’è il male, il peccato; ma se i sentimenti sono buoni e l’intelligenza li approva, allora ecco il merito. Frenare
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il cuore! Occorre anche che prima dei santi voti, ogni persona si esamini bene se il voto di castità può essere da lei osservato, perché non può addossarsi altri impegni se non adempie gli obblighi che già ha, cioè non può fare il voto se prima non c’è l’osservanza dei comandamenti.

Così è necessario che freniamo la curiosità, perché molte cose ci impediscono il progresso nella virtù e disturbano lo spirito. E qui dobbiamo anche fortificare il nostro cuore. Sono difetti del nostro cuore la pigrizia, la tiepidezza, l’indifferenza, la freddezza. Occorre che ci scuotiamo e diventiamo generosi. Non concediamo al nostro corpo tutto il riposo che chiede. Dicono gli igienisti che occorre alzarsi da tavola ancora con un po’ di appetito, e ugualmente alzarsi da letto ancora con un po’ di sonno. E perché? Per imparare a dominare noi stessi, così si starà meglio in salute, ci si fortifica e, forse, si potrà durare nell’apostolato e nel servizio di Dio anche più anni.
Vi sono persone poi che non sanno dominare la loro gola, come dice la teologia morale. Magari sono in cucina prima del tempo di pranzo, sono voraci a tavola, e vivono ancora con il pensiero e il desiderio in cucina anche dopo aver pranzato. Certamente si ha da prendere ciò che è necessario, ma non lasciarci trasportare inutilmente dal gusto. E S. Alfonso fa una elencazione di difetti a questo riguardo e propone di dominare i sentimenti. Ecco quello che vieta il comandamento: amare il Signore Dio tuo con tutto il cuore, perché se il cuore è occupato da quelle cose, non si occupa di ciò che è buono, non si occupa di Dio.
La parte positiva di questo comandamento qual è? Riguarda tre punti: 1) l’amore a Gesù, l’amore a Dio; 2) l’amore a ciò che piace a Dio; 3) l’amore alla preghiera, lo spirito di orazione.

1. Amare il Signore nostro sommo bene ed eterna felicità, quindi amare Gesù e desiderare il paradiso e operare in ordine al paradiso, [mirare] sempre su, al paradiso. Amare Gesù significa fare delle belle Confessioni che tolgano dall’anima tutto quello che dispiace a Gesù. Significa fare delle belle Comunioni e delle belle Visite, significa assistere bene alla Messa con fede e divozione. Amare il Signore significa voler bene a Maria, desiderare il paradiso, amare i nostri angeli custodi, amare
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S. Paolo, amare i santi protettori dei quali portiamo il nome. Allora noi dobbiamo pensare come sono le nostre Confessioni, le nostre Comunioni.



2. Amare ciò che Dio ama. Che cosa ama il Signore? Anzitutto ama le anime. Che cosa ha fatto Gesù per le anime? Ha dato tutta la sua vita, il suo sangue. Amare il cuore di Gesù e avere i suoi sentimenti. Gesù ama la Chiesa che ha acquistato con il suo sangue. Gesù ama il Papa, i vescovi, i sacerdoti, le anime tutte: «Deus, qui amas animas…»6. Dentro il nostro cuore deve essere coltivato questo amore alle anime, questo amore alla Chiesa. Amare quello che ama Gesù: la Congregazione, le persone che vi sono, le Costituzioni che la reggono, l’apostolato che compie e amare anche gli stessi orari, lo stesso modo di operare, gli stessi usi che vi sono in Congregazione. Amare tutti i mezzi che nella Congregazione troviamo per la nostra santificazione. Diceva bene quel predicatore alle suore: Stimate pure tutti gli altri istituti, ma amate il vostro più di tutti gli altri. E del resto, [il vostro Istituto] merita veramente di essere amato! Amare…7. [Gesù] desidera che si studi, che si ami lo studio; Gesù desidera che noi parliamo sempre santamente, Gesù desidera che noi operiamo ovunque con prudenza. Gesù desidera da noi più generosità, forse una pietà più profonda. Amare Gesù e ciò che egli ama.



3. In terzo luogo amore alla preghiera. Con il nome di preghiera intendiamo le pratiche di pietà che sono assegnate nell’Istituto, intendiamo la pietà eucaristica, la pietà mariana, la pietà paolina. La pietà poco a poco deve diventare abitudine, e abitudine santa. Si deve sentire anche il gusto della pietà, arrivare fino a sentire il gusto della preghiera, e quindi acquistare lo spirito di preghiera: sono tre passi verso una pietà più profonda, più intima. Servirsi di tutti i mezzi. Può esserci utile in primo luogo il Vangelo, in secondo luogo il libro delle nostre preghiere, tutte le nostre divozioni, poi il Messale e tutto quello che viene indicato e suggerito nell’Istituto. Non abbiamo bisogno di cercare altre preghiere. Il Signore ha fornito
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la Congregazione di tanti beni spirituali, di tante ricchezze, di tanti mezzi di santificazione che non è proprio il caso che ne cerchiamo altrove.

Arrivare a quell’intimità con Gesù, per cui ci sentiamo diretti da lui nella via della santità. Non che si debba trascurare la direzione spirituale in quello che è necessario da parte del confessore e in quello che è necessario da parte delle Maestre, ma se noi veramente amiamo Gesù Maestro, egli parlerà. La Comunione non sarà più un incontro con Gesù [quasi che fosse] muto, ma sarà una comunicazione con Gesù che parla, che insegna, che avverte, che richiama, che consola, che incoraggia, che attira. Un Gesù vivo sentirete nel vostro cuore! Mirare a questa pietà. Certe cose che possono contribuire a una pietà arida, una pietà forzata non devono trovarsi mai nella vita della suora. La suora dovrebbe tenere il posto, diciamo così, di Maria, nell’amore che Maria portava a Gesù sopra la terra. La suora è un’altra Maria. Allora, quante cose imparava Maria da Gesù, e quante cose Gesù diceva a Maria! E Maria «conservabat omnia verba haec conferens in corde suo: Maria conservava tutte le parole che udiva e le meditava nel suo cuore»8.
Dunque, vi è una parte negativa riguardo ad amare Gesù con tutto il cuore, la parte che proibisce e fa capo ai peccati capitali, e vi è poi la parte positiva che ci ordina e vuole l’amore a Dio, l’amore alle cose che piacciono a Dio e l’amore alla pietà.
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1 Meditazione tenuta a Montreal (Canada), il [27-28] settembre 1955. Trascrizione da registrazione su nastro magnetico: A6/an 15a ac 26a.

2 Cf Fil 4,8: «Tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato,… tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri».

3 Cf Lc 10,27.

4 Bernardino da Siena (1380-1444), francescano, predicatore. Scrisse numerose opere in latino e in italiano. È famoso soprattutto per le prediche in volgare, ossianella lingua del popolo.

5 Cf Sal 4,5: «Adiratevi pure, ma non vogliate peccare» (Volgata).

6 Cf Sap 11,23: «Dio, che hai compassione di tutti…».

7 Nella trascrizione è annotato: Frase incomprensibile.

8 Cf Lc 2,19.