Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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I
PER ESSERE BUONE MAESTRE



Dobbiamo considerare tre pericoli e tre difficoltà che s’incontrano nell’ufficio di superiora.
Il primo pericolo sarebbe questo: dimenticare sé e il proprio lavoro spirituale per le preoccupazioni della casa e delle sorelle. A questo pericolo si oppone la maggior preghiera per noi. Il Padre Dehon1, dopo che fu nominato superiore, aveva stabilito un’ora di preghiera al giorno per le diverse case e per i religiosi che si trovassero in maggiori necessità. Quella era dedicata agli altri. Invece il tempo delle pratiche di pietà intendeva di riservarlo totalmente per sé.
La seconda difficoltà è di stabilire una condotta, un governo che stia nel mezzo fra il governo eccessivamente autoritario e il governo eccessivamente debole. Stare nel mezzo è sempre grande virtù e, nello stesso tempo, grande difficoltà. Certamente non si deve essere tiranne, ma neppure pronte a concedere tutto, certe pellicole, per esempio...
Terzo pericolo e terza difficoltà: la persuasione di avere già le virtù di governo, perché ci hanno messo a fare quest’ufficio, quindi l’orgoglio. Chi non è disposta a lavare i piedi alle sorelle
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non può essere preparata a sedersi al tavolo e sulla cattedra ad insegnare o a dare disposizioni.
Davanti a queste difficoltà noi abbiamo sempre la preghiera. Se prima chiedevi al Signore di essere buona, aggiungi adesso di essere anche una buona superiora paolina, cioè nello spirito di S. Paolo, il quale sapeva imporsi perfino a S. Pietro2, e sapeva d’altra parte mettersi sotto i piedi di tutti. Quante volte fu trattato come uno straccio! Quante carceri ha veduto! Quanti flagelli ha sentito sulle sue spalle! Quanti naufragi ha fatto e in quanti pericoli si è trovato! Pericoli di ladri, pericoli in città, in campagna, in mare; pericoli di falsi fratelli, ecc.3. Preghiamo. Chiedere la grazia di essere buone superiore paoline.
Consideriamone ora i mezzi.
Il primo mezzo è di accogliere con spirito soprannaturale l’ufficio; il secondo è di esercitarlo con spirito soprannaturale; il terzo è di inculcare in tutte le figliuole lo spirito soprannaturale nella dipendenza, nell’ubbidienza.
Quindi mirare ad essere soprannaturali in tutto. Non abbiamo da guardare quello che ci suggerisce la natura. La natura l’abbiamo fatta morire in Cristo.
1. Accogliere l’ufficio con spirito soprannaturale, che significa: nello spirito con cui Maria accolse il suo ufficio. Maria fu annunziata dall’angelo. L’angelo le diede da parte di Dio l’annuncio che il Figlio di Dio si doveva incarnare in lei. Maria dovette chiedere qualche spiegazione. Non si deve credere ad ogni spirito, come dice S. Paolo, ma bisogna considerare se lo spirito viene da Dio4. Eva non considerò se quello che le parlava
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fosse lo spirito di Dio o lo spirito del male. Allora fu ingannata. Maria, prudentissima, domandò le spiegazioni. E quando la spiegazione fu chiara, con semplicità rispose: «Ecco l’ancella del Signore, sia fatto di me secondo hai detto»5.
Ecco la parola che deve rispondere ogni figliuola che è invitata ad assumere un ufficio di responsabilità. Non intendo riferirmi solo all’ufficio di Maestra di una casa, ma a tutti gli uffici di responsabilità, ad esempio: di un reparto, di una scuola, ecc. «Ecco l’ancella del Signore, sia fatto di me secondo hai detto», ecco la risposta. Vi possono essere delle persone che accolgono l’ufficio con orgoglio, con compiacenza umana, vana. Una volta si diceva: La vocazione all’episcopato è vocazione al martirio, perché il comandare è tanto difficile e quando c’erano le persecuzioni i primi ad essere colpiti erano i vescovi. Così capita oggi per i cardinali, i vescovi, le persone che sono più in alto: vanno soggette ad essere bersaglio di persecuzione, come sono nello stesso tempo luce e guida alle anime. Non vanità, non spirito umano o compiacenza. Generalmente chi è abituata a criticare le Maestre non è chiamata ad essere Maestra e ad essere in un ufficio di responsabilità: «Nessuno può comandare bene senza essere stato sotto un maestro»6, dice l’ Imitazione di Cristo . E questo è da tener ben presente. Solamente comanderà bene colei che si è abituata ad obbedire bene, a obbedire di cuore, come Maria. Com’è bello sentir dire: Ho obbedito sempre e sono stato contento! Con l’obbedienza c’è subito la grazia di ufficio.
Non essere però pusillanimi. È stato comandato
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questo? «Ecco l’ancella del Signore, sia fatto di me secondo hai detto». Il Signore mi darà le grazie. Io: Da me nulla posso, ma con Dio posso tutto7. Quindi accettare con semplicità: poche lacrime, piuttosto preghiera. Data la disposizione dalla superiora, si va in chiesa e si dice a Gesù: Ecco l’ancella del Signore, si faccia di me secondo mi fu detto. Adesso però facciamo un patto: io obbedisco, ma tu aumenterai le grazie. D’ora in poi non mi darai più le grazie per me soltanto, ma mi darai le grazie che riguardano l’ufficio e le grazie che riguardano le sorelle.
Accettare soprannaturalmente l’ufficio e soprannaturalmente dimetterlo. Non bisogna che ci attacchiamo al cadreghino8 di comando. Gli attaccamenti possono essere di tante specie, fra gli altri può esserci anche questo. Quando si vede che una suora non ha le grazie per quell’ufficio, con semplicità ella dovrebbe essere la prima a dirlo. Se poi le sarà detto di continuare, con semplicità risponderà: Farò quello che mi direte. Ecco, lo spirito soprannaturale! Per quanto dipende da noi dobbiamo sempre cercare quel che è più povero e ciò che importa maggior sacrificio e sottomissione. Cerchiamo sempre l’ultimo posto per noi: «Recumbe in novissimo loco»9. È riportato anche nelle Costituzioni10. «Allora non capiterà che, venendo un altro invitato a tavola, ti venga detto: Cedigli il posto. È meglio che venendo il padrone di casa, ti trovi all’ultimo posto e ti dica: Ascende superius: fatti avanti»11.
2. Come esercitare soprannaturalmente l’ufficio che noi chiamiamo impropriamente di superiore, ma che realmente è di Maestre . Poiché
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noi non intendiamo l’ufficio di superiore nel senso comune, come quando fra i soldati vien detto: Quello è tuo superiore, perché ha un grado di più. Noi intendiamo dire superiore quelle che sanno vivere e tenere la casa come Gesù teneva il suo collegio apostolico, così chiamato perché comprendeva i Dodici destinati all’apostolato. Egli era chiamato Maestro. Ciò significa che colei che è a capo deve dare pietà, virtù, amore all’apostolato: essere la prima. Non è un comando al modo militare o, come vi è in qualche società, di ordine naturale. Qui si rappresenta Gesù, e più si sarà simili al Maestro divino e più si compirà bene l’ufficio di guidare una casa.
Vi sono due cose da dire per guidare soprannaturalmente. La prima cosa è questa: noi non dobbiamo dare tanti comandi, ma fare delle belle meditazioni. La meditazione e l’esempio devono essere per noi i due mezzi principali per guidare le case. Ci sono poi gli altri che passano in seconda linea. E perché? Perché Gesù ha fatto così. Prendeva gli Apostoli, alle volte in pubblico, ma molte volte a parte, in segreto, e poi dava loro degli ammonimenti, degli avvisi. E dovevano essere queste cose che guidavano. Ma tutta la sua predicazione agli Apostoli era sempre in ordine alle anime, in ordine al paradiso. Gli ultimi tempi della sua vita si ritirò con loro. Abbiamo sette-otto capitoli nel Vangelo in cui parla esclusivamente ad essi.
Meditazioni: sulle verità eterne, sui principi della vita religiosa, su Gesù Maestro, sulla Regina degli Apostoli, su S. Paolo, su tutti i doveri della vita religiosa e su tutti i mezzi per santificare
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la vita religiosa, in modo che la persona si faccia delle persuasioni.
Poi la meditazione è orazione, orazione mentale e ha con sé delle grazie. Ecco allora le conferenze e le meditazioni. Però sempre notare bene: nelle meditazioni non scendere a particolari che possano svelare troppo i difetti di una sorella o dell’altra. Il dovere della segretezza è sempre un dovere sacrosanto a questo riguardo, e cioè quando si tratta della Maestra di una casa. Il dovere della segretezza! Coprire! Se una suora ha fatto una confidenza ieri sera, magari dice che ha ricevuto un cattivo esempio da una sorella, e al mattino seguente la superiora spiattella tutto nella meditazione, [questa] non avrà mai più la confidenza delle sue suore. Sapersi tenere in alto. Perché venire a toccare quel punto particolare, mentre si può fare una meditazione parlando in modo più elevato? Parlare del paradiso. Se hanno mancato di povertà, parlare del premio che hanno i poveri in paradiso, secondo la beatitudine: «Beati i poveri di spirito perché di essi è il regno dei cieli»12. La correzione è fatta in modo altissimo come faceva Gesù Maestro con gli Apostoli. Tuttavia chi ha buona volontà fa frutto; e chi non ha buona volontà, davanti a certe esortazioni punta i piedi e farà frutti a rovescio, cioè farà peggio.
Persuadere con la preghiera, in modo degno, come avviene in quella mezz’ora di preghiera mentale13, alla quale va unita tanta grazia.
Vedere un po’ se non è eccessivo questo: che la meditazione sia fatta sempre da sole e se non ci sia modo di trovare qualche mezzo per farla insieme. Perché la meditazione fatta sempre da
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sole richiederebbe molta preparazione, molta abitudine.
3. L’esempio deve governare e guidare la casa. L’esempio della Maestra. Quale esempio? In ogni cosa. S. Paolo dice: «Imitate me come io imito Gesù Cristo»14. La Maestra di una casa deve [poter] dire: Fate come faccio io, perché io faccio come mi ha detto la Prima Maestra. E come vedete fare in Casa Generalizia, in Casa Madre dalle suore buone, dalle suore che sono veramente esemplari nella vita religiosa, fate anche voi.
La Maestra locale rappresenta la Prima Maestra. Deve parlare con le parole della Prima Maestra e deve operare con le stesse sue abitudini, affinché l’Istituto sia unito. Per unione non s’intende soltanto mandare delle lettere di augurio, fare dei complimenti, lavorare per mettersi in vista e guadagnare astutamente il cuore della superiora, perché si vuole ottenere questo o quello. L’unione non sta lì, l’unione sta nel vivere la stessa vita religiosa paolina ovunque si è. E questa vita religiosa paolina viene insegnata dalla Maestra con la sua vita.
Gesù insisteva molto sull’esempio. S. Paolo diceva che lui si era impegnato a condurre una vita che se anche gli altri la seguivano, piacevano a Dio, perché vita buona. «Vi vorrei tutti come sono io»15, e aggiungeva, «perché io mi sforzo di imitare Gesù Cristo»16. Ma perché sappiate come si imita Gesù Cristo, io mi sono fatto «forma»17. Che cosa vuol dire forma18? È come la forma della macchina in cui mettete la composizione. Come tutti i fogli vengono stampati secondo questa forma, così tutte
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le suore vengono stampate secondo la forma della Maestra. Questo è il primo dovere della Maestra: essere esemplare. Che cosa ancora vuol dire essere esemplare? Anzitutto che la Maestra ami molto la pietà, che abbia pietà. Sia sempre la prima. Se passa al terzo posto, ella non è più superiora. Bisogna che sia sempre più elevata, ma non è che per la Maestra non ci siano limiti di tempo. E con quel confessionale! E con quelle visite! Viene il padre confessore e ha bisogno di intricarsi in tutti gli affari della casa. Dico una cosa che potrà avere degli inconvenienti, ma è meglio avere dei piccoli inconvenienti che averne dei grandi. Non permettiamo che le figliuole, specialmente giovani, siano visitate da questo o quel padre, da questo o da quel sacerdote, né di S. Paolo, né secolare, né di altro Istituto. Viene a parlare con quella suora? Ci starò anch’io. E se ci può essere un bisogno, c’è il confessionale.
Inoltre, le confidenze si fanno in casa, perché la disunione degli spiriti parte sempre da un pretesto spirituale, sotto il quale poi tante volte si nasconde satana.
Cinque volte in una casa quel sacerdote, che per di più è unnovellino! È già troppo una! C’è il confessionale, e basta! Ci possono essere dei piccoli bisogni... Ho già detto: Ci possono essere piccoli inconvenienti, ma bisogna sopportare questi piccoli inconvenienti «ad evitanda mala maiora: per evitare mali più grossi». Quindi nelle Maestre riservatezza, perché si possa imporre alle dipendenti. Riservatezza particolarmente quando viene il confessore in casa. Se siete
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riservate, egli se ne va e voi andate a fare i vostri lavori. È tanto importante questo! Anche perché qui avviene come avviene in certe cose esterne. E uno vuol tirarvi di qui e uno vuole spingervi di là. Sempre ascoltare con rispetto e, dopo aver meditato, si potrà anche chiedere se è bene fare così o no. Ma intanto non arrendersi: la vostra direzione è nella Casa Generalizia. Questa direzione fa sì che voi fate l’obbedienza e guadagnate i meriti nella dipendenza. Ad altri, non mandati, voi non fate nessuna obbedienza, perché non hanno autorità, e voi non avete la grazia di Dio e, anche se fate un bene, non avete merito. Attaccatissime alla vostra Congregazione! Progredirete, vi espanderete in quanto sarete unite. E l’unione c’è nella dipendenza da colei che il Signore vi ha dato o vi darà per guida in ogni secolo fin quando durerà la vostra Congregazione.
Poi, osservanza regolare. È vero che la Maestra può avere certe necessità e queste necessità possono anche essere conosciute dalle figliuole, ma in sostanza ci sia osservanza, perché se la Maestra non ha più orari, di lì a un po’ non ci saranno più orari per nessuna.
Non alloggiate sacerdoti in casa. In generale che cosa bisogna dire dell’ospitalità? È cosa tanto difficile ed è cosa in cui ci vuole tanto buon senso. S. Pietro dice: «Siate ospitali - Ospitales invicem sine murmuratione - che non si mormori però»19. E cioè non si dica: Ma questo è troppo noioso. E neppure l’altro dica: Non mi ha accolto bene. Frequentano la casa: mai! Se non si ha un bisogno speciale, mai. Ma è il tale che è suo
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confessore. Per essere confessore c’è il confessionale. Ci si confessa in confessionale, no? Alla sera poi non si deve ritardare. Ma l’altro protrae la conversazione, ecc. Noi abbiamo l’orario: troncare. Ma come si fa a mandarlo via? Andate via voi! Ma è uno che ci ha fatto tanto del bene. Ci sono di quelli che fanno tanto del bene, ma le suore non sono più dell’Istituto. Non mi spiego di più, perché anche qui bisogna che mi tenga sulle generali. Siete tutte tanto intelligenti. Voi avete bisogno dell’indipendenza da tutti. Dipendenti dalla Prima Maestra. Quello che viene detto nelle diocesi con autorità, prendetelo in una certa misura. Ma occorre la vostra indipendenza, la vostra libertà per poter stare sottomesse alla vostra Prima Maestra. Preghiamo il Signore che ci dia grazia di meditare e far frutto di quanto sentito.

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1 P. Leone Dehon (1843-1925), sacerdote francese, fondatore dell’Istituto missionario “Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù”, chiamati Dehoniani, con lo scopodi instaurare nel mondo il regno della giustizia e della carità cristiana, attraversoattività culturali e pastorali.

2 Cf Gal 2,11-14.

3 Cf 2Cor 11,23-27.

4 Cf 1Ts 5,19-21.

5 Cf Lc 1,38.

6 Cf Imitazione di Cristo , I, XX, 1.

7 Giaculatoria mutuata da S. Francesco di Sales. Cf Libro delle preghiere della Famiglia Paolina, ed. 1996, p. 24.

8 Parola dialettale piemontese che significa sedia, poltrona.

9 Cf Lc 14,10: «…va’ a metterti all’ultimo posto».

10 Cf Costituzioni della Pia Società Figlie di San Paolo, ed. 1953, art. 175.

11 Cf Lc 14,8-10.

12 Cf Mt 5,3.

13 Don Alberione sottolineava che la superiora dovesse pregare mezz’ora in più per compiere bene il suo ufficio. Questo lo espliciterà poi nel commento alle Costituzioni riportato in Alle Figlie di San Paolo 1961-Spiegazione delle Costituzioni , p. 346: “La superiora in generale faccia mezz’ora di visita in più al giorno”.

14 Cf 1Cor 11,1.

15 Cf 1Cor 7,7.

16 Cf 1Cor 4,16; 11,1.

17 Cf 2Ts 3,9.

18 Linguaggio tipografico.

19 Cf 1Pt 4,9.