Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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Anno 6 — N. 5 — 15 Maggio 1924 — Bollettino mensile — Conto corrente colla Posta

UNIONE COOPERATORI
BUONA STAMPA


OPUS FAC EVANGELISTAE (II Tim IV 5)



ALBA — Scuola Tipografica Editrice — ALBA
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Pia Società S. Paolo

È un istituto di persone viventi in comune a modo dei religiosi allo scopo di santificare se stesse e di diffondere il pensiero e la vita cristiana a mezzo della Buona Stampa; giornali, periodici, riviste, biblioteche, libri, bollettini parrocchiali ecc.
In essa possono entrare tanto i Sacerdoti che i laici: prendendo i soliti impegni dei religiosi, cioè castità perfetta, povertà, obbedienza con l'obbligo di condurre vita comune sotto la regola determinata.
Per svolgere l'apostolato della Buona Stampa, ha varie iniziative; mentre che per formare il personale o gli apostoli della Buona Stampa ha aperto varie sezioni di aspiranti.

Sezione operai

Si compone di giovanetti che aspirano a dedicarsi alla Stampa Buona, o eseguendo il lavoro tipografico (stampare, comporre, legare) o diffondendola in modo adatto ed efficace. Vi si accolgono giovanetti che abbiano 12 anni, sani di mente e di corpo, pii, che abbiano superato almeno la terza elementare. Ad essi si continua la scuola, si avviano all'arte tipografica, si dà educazione religiosa: passati cinque anni, sono ammessi al noviziato, poi possono, volendolo, chiedere di entrare nella Pia Società S. Paolo, che penserà in tutto al loro avvenire.
Basta un'intelligenza comune, ma è indispensabile che diano segni di vocazione religiosa.

Giovani studenti

Sono i giovanetti che tendono alla carriera ecclesiastica e alla vita religiosa. Essi sono in un vero seminario, con tutti i corsi di studio e tutti i mezzi di formazione secondo la speciale loro vocazione. Nello stesso tempo, essi imparano alquanto l'arte tipografica e si fa loro conoscere la missione della Stampa Buona. Terminati i loro corsi di studio (Ginnasio, liceo, teologia) potranno chiedere di entrare, dopo il noviziato, nella Pia Società S. Paolo.
Che se la loro vocazione sarà invece di essere sacerdoti secolari potranno poi in modo particolare valersi della stampa Buona in vantaggio delle anime.

Stampa per le missioni

La stampa in favore delle missioni ha un campo vastissimo di bene: per invitare i popoli a pensare agli infedeli, formare gli alfabeti, od i libri per l'istruzione degli infedeli ecc.
Nel prossimo autunno sarà aperta una sezione dei giovani che vorranno recarsi nei paesi di missione.
Se i giovani vorranno essere sacerdoti essi seguiranno i corsi ordinari di studio per prepararvisi convenientemente; se invece intendono di rimanere laici essi avranno la formazione morale mentre apprenderanno l'arte tipografica.
A suo tempo, potranno chiedere di partire per le missioni ove si dedicheranno a salvare gli infedeli.

Pie Discepole

Esse hanno due scopi: l'uno di pregare il Signore per effettuare l'«avvenga il tuo regno» specialmente a mezzo della Buona Stampa; l'altro di attendere ai vari lavori (cucire, rammendare, preparare il vitto ecc.) in favore dei Sacerdoti e religiosi della Buona Stampa.
Conducono vita comune, a modo delle suore, facendo privatamente i loro voti.
Hanno ciascuna due ore di adorazione per ogni giorno; oltre le altre pratiche comuni di pietà; si occupano poi anche di lavori comuni, (cucire, rammendare, ecc.).
Vivono in casa propria, sotto la guida del Superiore della Pia Società San Paolo.
Devono essere scelte fra le figlie che più inclinano alla pietà specialmente eucaristica. Siano sane di mente e di corpo, e non oltrepassino i 25 anni; entrando non pagano pensione di sorta; ma devono essere fornite di un corredo sufficiente: e nei primi due anni sono a loro carico le spese di vestire, bucato ecc. ecc.

Figlie di S. Paolo

Sono figliuole, divise in due classi: quelle che scrivono e dirigono o diffondono la Stampa Buona; e quelle che la compongono, stampano, legano, spediscono.
Le prime compiono i loro studi ordinari di una giovane che voglia rendersi maestra.
Le altre imparano l'arte tipografica e la esercitano. Tutte hanno una formazione religiosa molto buona.
All'età conveniente possono chiedere di entrare nel noviziato e quindi di essere ammesse nelle Figlie di S. Paolo per tutta la vita, come suore della Buona Stampa. Conducono poi vita comune e la Casa provvede a loro per l'intera loro vita.
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UNIONE COOPERATORI BUONA STAMPA


Opus fac Evangelistae (II Tim. IV - 5)



AI PIEDI DI MARIA REGINA DEGLI APOSTOLI


Nel tempo che il Divin Maestro rimase sulla terra a conversare coi suoi discepoli confermò grandi misteri e istituì grandi sacramenti.
Dopo quaranta giorni il Divin Maestro salì al cielo glorioso e lanciò alle cure di sua madre, la S. Madonna, la Chiesa e gli Apostoli. Il giorno dopo l'Ascensione, quest'anno il 30 maggio, ricorre la

Festa della Regina degli Apostoli

La S. Chiesa l'ha stabilita in quel giorno, primo della novena allo Spirito Santo; e il senso della Chiesa è profondo, pieno di riconoscenza, di amore, di invito.
Questa festa è posta come unione tra la vita di Gesù e la vita della Chiesa, perché Maria è madre della Chiesa, come è madre di Gesù: Maria è Madre degli Apostoli, e il Vangelo di quel giorno lo ricorda: «Maria stava presso la croce di Gesù: e avendo veduto Gesù la madre, e il discepolo che Egli amava, disse a sua Madre: «Donna, ecco il tuo figlio» quindi disse al Discepolo: «Ecco la tua Madre». E da quel momento il Discepolo la prese con sé».
Questa festa è posta nel primo giorno della novena dello Spirito Santo, perché Maria è la Maestra degli Apostoli. Lo Spirito Santo avrebbe illuminato gli Apostoli e insegnato loro ogni verità.
Maria preparò gli Apostoli nella grande novena: lo ricorda l'epistola della Messa: «Gli Apostoli perseverano assieme in preghiera nel Cenacolo, con Maria Madre di Gesù».
E dopo gli Apostoli, tutti i banditori del Vangelo, i predicatori della Divina Parola partono dai piedi di Maria: cominciano col nome di Maria: e le anime si salvano colla divozione a Maria. Maria è la Regina degli Apostoli.

La Messa e il Breviario della Festa

sono intessuti di questi cari concetti.
Trascriviamo un'antifona: «O augusta Signora del Cielo e Regina degli Apostoli, prega continuamente, affinché tutte le genti conoscano che il Signore è il nostro Dio, e non vi è altro Dio fuori di Lui». L'inno si concentra in questa strofa:
«A Lei fidente appressati, Ministro del Signore, e il tuo cor partecipe dei doni suoi ne andrà».

Il cuore a Maria

Con una mano la S. Madonna invoca su noi le grazie di Dio: con l'altra ci protegge: raduniamoci sotto la sua mano: ma con l'affetto del cuore. Gesù è venuto a noi per mezzo di Maria: per mezzo di Maria ci facciamo santi noi, e si salvano le anime. Chi è più di Maria, è più di Gesù. Imitiamo le virtù di Maria, offriamole fioretti, e facciamo preghiere e atti di amore. Che Maria ci liberi dal peccato, e che ci persuada a lavorare per farci santi, che ci dia la grazia di servire fedelmente Iddio, e di poter diffondere con frutto la parola di Gesù e la gloria del suo nome.
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Preghiera alla Regina degli Apostoli
per la purezza, diffusione della dottrina cattolica

Amabilissima Regina del cielo e della terra, Figlia prediletta del Padre, eccelsa Madre del Divin Figliuolo, inclita Sposa dello Spirito Santo, io Vi venero e lodo per quel privilegio unico al mondo per cui, piacendo al Signore nella vostra umiltà, conservando la più illibata verginità diveniste la grande Madre del Divin Salvatore, nostro Maestro, Luce vera del mondo, Sapienza increata, Fonte di ogni verità e primo Apostolo della verità. Per il gaudio ineffabile che provaste e per quel privilegio così sublime benedico l'Augusta Trinità e Vi prego a ottenermi la grazia della sapienza celeste, di essere umile e fervente discepolo di Gesù, figlio devoto del Romano Pontefice membro vivo della Chiesa, colonna di verità. Fate risplendere sui confini più lontani del mondo la luce del Vangelo, sconfiggete errori ed eresie, adunate attorno alla cattedra di Pietro tutti gli uomini, illuminate i dottori, i predicatori, gli scrittori, o Madre del B. Consiglio, o Sede della Sapienza, o Regina dei santi.

Una parola di S. Paolo sulla Madonna

Le frasi di S. Paolo racchiudono trattati.
Della Madonna dice queste sole proposizioni nella lettera ai Galati: «Quando venne la pienezza dei tempi, Iddio mandò dal suo seno il Figlio suo fatto di donna». C'è tutto: S. Paolo proclamava una verità di fede fondamentale: Maria è la Madre di Dio; è il privilegio supremo, l'origine di tutti gli altri privilegi. Maria è la madre di Gesù Cristo, dunque, secondo la predicazione di San Paolo, anche la madre nostra, perché noi siamo le membra di Gesù, e Gesù è il nostro capo; anche la madre della Chiesa, che S. Paolo chiama il corpo di Gesù.
Ancora: Maria è madre di Dio ed è Vergine: Gesù ha solo Maria per madre, non ha padre terreno: San Paolo lo afferma chiaramente, sotto l'inspirazione dello Spirito Santo.
Maria compie la pienezza dei tempi; compie le promesse di Dio, compie i desideri dei patriarchi, le visioni dei profeti, le figure dell'antica legge, compie gli sforzi delle genti, i sospiri del genere umano... e diventa Maria il principio del tempo futuro.
La Storia e la Tradizione, ci ricordano specialmente tre discepoli di S. Paolo, come divoti di Maria, e la divozione hanno appresa dal maestro. S. Luca, lo storico di Maria, l'Evangelista della Madonna, lo scultore della SS. Vergine: l'Annunciazione, la visita a S. Elisabetta, il Magnificat, l'infanzia di Gesù sono scritti nel suo libro. S. Luca aveva attinto dal labbro della S. Madonna.
S. Dionigi Areopagita, quello che andò a visitare Maria, e disse; «Era tanto bella, che se io non avessi avuto fede in un Dio solo, l'avrei adorata come una Dea». S. Dionigi fu pure presente alla morte di Maria Santissima. E S. Timoteo che fu poi Vescovo di Efeso, la città di Maria come 1a chiama il Concilio, e abitò coll'Apostolo S. Giovanni, il discepolo che ebbe in custodia Maria. S. Giovanni Damasceno dice che a S. Timoteo pure toccò il sommo favore di essere presente alla morte di Maria.
Cosi scrive S. Giovanni Damasceno dei due ultimi. Era pur presente (alla morte di Maria) cogli apostoli il Santissimo Timoteo, (che fu poi) primo vescovo di Efeso, e Dionigi l'Areopagita, come lo stesso Dionigi attesta nella lettera che scrive al predetto Timoteo; dicendo:
«Noi pure, come tu sai, siamo convenuti con molti dei santi fratelli, a dar sepoltura al corpo che diede principio alla Vita, e ricevette il Signore, e, quando abbiamo veduto quel sacro corpo, piacque a noi tutti di celebrare, come ciascuno sapeva, la infinita bontà della divina potenza.
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Come parla Dio

Una vocazione quanto sta a cuore a Dio! Chi la salva spesso non se ne accorge nemmeno: e pure fa; opera sì grande!...
Nel maggio 1908. Un sacerdote nuovo, pio e giovane portava la Messa domenicale ad un grosso paese della Diocesi di Alba. Si affezionò i chierichetti che servivano la Messa: ma essi non ne sapevano il nome ed il Parroco non lo voleva dire, perché era un nome difficile: eppure doveva diventare sì caro e sì abituale! La fine di maggio: una domenica sera dopo i Vespri si doveva far la chiusura del mese di Maria in due cappelle campestri della Parrocchia. Il Parroco — ora è defunto, ma la sua memoria è cara — destina i chierichetti ad accompagnare nelle singole cappelle il Vicecurato anziano e il Sacerdote nuovo.
Uno dei ragazzetti destinati al primo Vicecurato dice in tono di preghiera:
— Ma io voglio andare col prete nuovo...
Il Parroco forse non badò: e il fanciullo lasciò partire la prima squadra, e cheto cheto si avviò colla seconda. E per via si parlò di tante cose: ed egli rimaneva vicino alla sottana del giovane prete, e lo sentiva con gusto a parlare, e non s'allontanava.
Nella cappella si inginocchiò in sagrestia su una sedia prospiciente l'icona della Madonna e il tabernacolo: non andò a servire quella sera: recitò raccolto il Rosario con la coronina che aveva trovato e che s'era benedetta — ingenuamente — da sé, bagnandola di nascosto nell'acquasantino: pregò la Madonna e assisté la funzione con fervore insolito, ma non domandò nulla di speciale. Dopo il Rosario, la predica, la benedizione, si uscì di Chiesa: i borghigiani offrirono qualche rinfresco: e si ripreso la via verso casa. Il fanciullo tornò presso il Prete nuovo, e camminava vicino a lui, e non prendeva parte alle corse dei compagni, nemmeno per guadagnare la caramella che il Parroco dava come premio ai vincitori. Qualche volta domandava:
— Lei, Don Matteo, dica un po'... e si credeva un vanto chiamarlo con questo nome, letto curiosamente nel timbro di un vecchio libro visto una volta in mano al giovane prete...
— Ma io mi chiamo mica Don Matteo!
— Ma allora come si chiama?
E il giovane prete disse il nome che non fu trovato difficile, e non è stato più dimenticato.
— E dite un po': vi è nessuno di voi che voglia farsi prete?
E rispose il giovanetto, con ansia di animo, quasi con timore che rispondessero altri prima:
— Io mi farei prete, ma...
Gli altri non risposero nulla: ed egli che disse subito come se da molto coltivasse la cosa nel cuore, rispondeva con tanto movimento di animo una cosa cui allora proprio non pensava è su cui prima non s'era mai fermato a pensare.
Era la Madonna: era Dio che parlava: era il momento colto dal pio prete: il quale soggiunse:
— ... Ma... che cosa vuoi dire?
— Ci vogliono denari per farsi prete...
— No, non ci vogliono tanti soldi!
— Già, lo dice lei... ma mio padre non può farmi studiare!
La grazia era fatta. Seguirono in altri tempi altre domande:
— E che cosa faresti allora?
— Farei il carradore o il macellaio.
— Ti fa lo stesso far il carradore o far il prete?!
— No! io vorrei fare il prete, ma non posso!
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— Ti piace farti buono?
— Sì.
— Ti piacerebbe far del bene alle anime? predicare, confessare, dir la Messa?
— Sì, tanto.
— Hai nessuno che ti possa aiutare?
— Non so!
Il pio prete diede poi al ragazzo una vitina illustrata di S. Stanislao Kostka: gli insegnò a recitare le tre Ave Maria alla S. Madonna; egli stesso, che ancora aveva debiti per i suoi studi, si offerse di pagare i libri e la cancelleria, e lo fece. S'interessò presso un altro pio sacerdote, e poi presso il Seminario: e il giovane fu accettato, e diventò chierico e nel 1919 celebrò la sua prima Messa.

Uno strazio del cuore

Ho letto nei giorni scorsi quanto è succeduto nell'autunno passato in un seminario, che è tra i migliori d'Italia.
I Superiori hanno usate tutte le industrie della loro carità per raccogliere offerte a favore delle vocazioni ecclesiastiche. Ed il loro lavoro non è stato infruttuoso poiché molti hanno dato e dato abbondantemente.
In vista di questi sussidii una cinquantina di giovani che chiedevano di entrare in seminario, furono accolti e sussidiati.
Ma il numero maggiore delle domande, novanta! non poterono esaudirsi per mancanza di mezzi pecuniari!!
E ciò significa: che la Chiesa sarà priva di un certo numero di sacerdoti; che Dio sarà privo della gloria eterna che da essi sarebbe venuta; che alle anime mancheranno i salvatori.
Chi sa cosa sia un sacerdote non può a meno di sentirsi colpito e accasciato innanzi a questi fatti.
Perché si spreca tanto denaro in bagordi e passatempi e non si pensa a spenderne un po' per Dio, per le anime, per l'eternità?!
Diamo al Signore, impegniamone la misericordia pel giorno del giudizio.

A fondo perduto

Le somme versate a fondo perduto, sono depositate a grande interesse.
* * *

Due sacerdoti giovani avevano una piccola somma a disposizione che poteva servire per il loro avvenire: preferirono portarla a S. Paolo, e la collocarono a fondo perduto.
* * *

Una signorina venne già tre volte, e depositò già tre somme a fondo perduto; nei giorni scorsi ritornò per depositare ancora qualcosa. «Tutto quel che posso adesso, diceva, ma io non so come spiegare: tutti gli altri si lamentano che non possono andare avanti, io invece avanzo sempre qualcosa, che posso offrire di tanto in tanto alla Pia Società. Se certe persone capissero di più vorrei dir loro che metterebbero bene al sicuro i loro denari, oltreché occuparli in una opera santa e di pensare all'eternità.
Ho capito che la loro Casa è una missione, ne godo di avere grazia di aiutare i Missionari e ne son riconoscente al Signore. Vedo proprio che il Signore mi rende di più di quel che faccio perché ho sempre abbondante il denaro al contrario di ciò che dicono gli altri.
Bisogna pensare a farci del bene, i denari si lasciano».
* * *

Chi deposita a fondo perduto si assicura i suffragi per dopo morte. In vita può riscuotere gli interessi, e anche ritirare il capitale se viene in necessità.
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Chi lavora la vigna ha certo gran merito: ma chi pianta la vigna ha molto più merito. Chi salva un'anima, ha predestinato la sua: ma chi forma un apostolo, avrà una gloria molto maggiore; voi, Cooperatori della Buona Stampa, piantate la vigna nuova di Dio, e fate degli apostoli!
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Nella Pia Società S. Paolo


Cenni storici generali della Pia Società S. Paolo

La festa dell'Immacolata del 1917 è una delle più memorabili date della famiglia. Quella sera, cinque dei primi giovani della Casa fecero la prima volta i voti religiosi.
Dopo i vespri in S. Damiano, veniva collocata nella camera di S. Paolo in casa Ferrando, la statua dell'Immacolata, e adornata di arazzi e di edera; attorno ad essa si svolse la funzioncina che lasciò in tutti una impressione ineffabile.
Il sig. Teologo aveva la cotta e la stola, e ci rivolse parole, che scuoteranno a gran bene tutte le volte che verranno rilette.
Si era in quattro: un altro, Torquato presente in mezzo a noi collo spirito faceva i suoi voti a Novara, e il signor Teologo e noi lo tenemmo presente con affetto grande. Quei cinque perseverarono.
Il lavoro e il numero dei giovani, e quindi le macchine crescevano in proporzione. In quell'anno si comperò una nuova macchina da stampa.
Costava circa lire ventimila, una gran somma per allora, e venne tutta pagata a piccole scadenze. I giovani dovevano imparare a tener le macchine con divozione come il pulpito, e come l'altare.
Si smezzò una camera della tipografia e si aprì pure una piccola libreria. Di qui doveva poi iniziarsi il lavoro delle biblioteche popolari, e la piccola libreria avrebbe dovuto diventare il centro di rifornimento per molte librerie cattoliche.
Più tardi la libreria fu portata nei più ampi locali di casa Vico; poi nella via principale della città, finché si poté riportare in Casa, a San Paolo.
Si iniziò pure un nuovo reparto: la legatoria per i libri di nostra edizione: occupò da principio un angolo di una camera, poi la camera intera: quando si poté avviare il reparto delle figlie, la legatoria passò a loro.
Un reparto per volta, la Casa cercava di perfezionare il lavoro della sua missione.

NOTIZIETTE MENSILI


I voti di esame

Si sono spediti alle famiglia i voti dell'esame di Pasqua conseguiti dai loro figliuoli. Ora è incominciato regolare il quarto periodo scolastico: e gli esami saranno di nuovo a luglio.

Il Ritiro

Il mercoledì della Settimana santa, si fece da tutti il Ritiro mensile: il giovedì santo si fece in Casa la Comunione Pasquale, con divozione, con canti, con solennità di culto. Iddio la confermi. La settimana santa fu santificata: specie il santo sepolcro e l'adorazione della croce contribuirono molto alla pietà.
Il lunedì di Pasqua seguì la passeggiata promessa al Ritiro. Questa volta la mèta fu Diano; ci accolse con tutta l'espansiva bontà il Rev.mo Arciprete Mons. Falletti : si salutò in Parrocchia Maria Ausiliatrice: con cantici ed Ave. Si fece la merenda in Castello. Il Vicecurato Don Chiesa, la famiglia Arione, alcuni amici prepararono ed offrirono vino e paste. Le Rev.de Suore di Don Bosco ci aprirono il teatro e il ricreatorio. Deo gratias! Si ritornò in chiesa, e si recitò alla Santa Madonna il Rosario prima di partire.

Alla bianca Madonna

Il Sig. Oberto, lattoniere, offrì un riflettore, che si accende ogni sera e proietta una luce policroma sul capo della Madonna del Giardino.

A Maria

Al quadro della Regina degli Apostoli si tengono ognora accesi due bellissimi lampadari: palme e vasi di fiori lo ornano e lo profumano. Ad onor della Madonna si fa la meditazione, una funzioncina speciale alla sera: i giovani e le figlie hanno scritti i fioretti da estrarsi e da farsi ad onor di Maria: nei dormitori e nei reparti fu addobbata la statua della Madonna... Oh! Maria ci dia la grazia di volerle molto bene!
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La Divina Provvidenza

Son fatti lo scheletro e la volta di due piani.
I giovani amano salire sui punti più alti: ma la casa sarà per le Figlie di S. Paolo, che la vedono crescere con desiderio, e ne innaffiano le fondamenta con calde orazioni. Si chiama la «Divina Provvidenza», ed ha bisogno della Divina Provvidenza in tutto: Il Padre Celeste lo vede e confidiamo in Lui!
Il muro parallelo alla Casa S. Paolo, vien già costruito su apposito disegno, e servirà col muro parallelo, per l'abside della Chiesa a S. Paolo.

I canarini alla Madonna

La Signora Coppa era affezionata a due care bestiole che formavano il suo passatempo; ma a richiesta della zia ne fece sacrificio alla Madonna, e il canarino col verdone sono venuti ai piedi della bianca Signora del nostro giardino a cantar le sue lodi.
Chi, imitando la famiglia Coppa, vorrà contribuire ad aumentate il numero dei cantori della Celeste Patrona?
Di fronte ai canarini, all'altro angolo del Pilone, zufola impavido un bel merlo: fu imprestato alla Madonna per il mese di Maggio, ma chissà che allo spirar del mese non diventi di sua proprietà!
Ieri però la Sig.na Maestra Carletta Mary venne con una cara bambina a far visita alla Madonna: e vi portò un fringuello pieno di vita, in una gabbietta che fu attaccata ai piedi di Maria al terzo spigolo.

PROVVEDERE FIN D'ORA


La macchina destinata alla stampa dei calendari antiblasfemi pel 1925 inizierà il lavoro entro maggio: 150000 copie sono ordinate: mentre le prenotazioni continuano ad affluire.
L'edizione è migliorata nella carta, nella redazione e nella tecnica.
Offriamo due formati:
1° cm. 16x35 economico
2° cm. 19x39 in carta migliore.
A chi prenota entro il mese di maggio, cediamo il Calendario al prezzo ridotto di L. 14 ogni cento copie – formato economico. L. 16 ogni cento copie – formato grande. Porto a carico del committente. Consegna a ottobre.
Chi prenota almeno 1000 copie ha diritto alla stampa gratis del nome proprio, del Santuario, o della Parrocchia, ecc. nella prima pagina della copertina.
Stampiamo inoltre edizioni speciali, per parrocchie, santuari, istituti, ecc. in cui si possono riprodurre vedute, panorami, orari, canzoncine, ecc. prezzi a convenirsi.
Prenotate subito: sarete i primi ad introdurre il calendario nel paese e nella città, e con la larga diffusione vedrete compiere dal medesimo il bene desiderato.

ITALIA ANTIBLASFEMA

Dio lo vuole!


Il grido di Pier l'Eremita, spinto da divino impulso, preparò i popoli cristiani alle grandi crociate di Europa, per la liberazione del Santo Sepolcro di Gesù Cristo.
Il Cuore di Gesù lo vuole! S. Paolo lo vuole! Dio lo vuole! Che tutti i cattolici, tutti i buoni, e tutti gli onesti si uniscano in falange compatta per la moderna crociata antiblasfema proclamata.
Dio lo vuole: è tempo cessi l'inerzia, sia vigorosamente combattuto il vizio nefando che offende la religione e la civiltà.
Si faccia entrare in ogni famiglia il giornale Italia Antiblasfema, edito dalla Scuola Tipografica di Alba efficacissimo per la propaganda. Lavoriamo senza posa, fino a quando la bestemmia non sia che una mesta memoria di tempi lontani.
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Vi lavate la bocca per evitare il cancro, vi pulite i denti per evitare la carie: attenti a disinfettarvi contro la bestemmia e il mal parlare, che sono malanni peggiori della carie e del cancro.
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OPERA BOLLETTINI PARROCCHIALI


Decisamente questa è l'ora della stampa parrocchiale. Ogni giorno sono nuovi periodici che nascono, ogni giorno nuove apostoliche iniziative per illuminare la mente dei fedeli, per strappare delle anime a Satana.
Bisogna ben dire che il Clero d'Italia arde di santo zelo per le anime, bisogna pur dire che la necessità del foglio parrocchiale comincia ad essere fortemente sentita; di questo sia ringraziato il Signore il quale suscita nella sua Chiesa i mezzi proporzionati e adatti ai bisogni dei tempi. È certo che in maggioranza stragrande il male, l'immoralità, la miscredenza e tutte le altre miserie intellettuali e morali che travagliano l'attuale società e la tengono lontana da Dio, son frutto di ignoranza — nesciunt quid faciunt. — C'è quindi bisogno di illuminare, di insegnare, di istruire e questo ufficio lo compie egregiamente l'amico di ogni casa: il Bollettino Parrocchiale. Ed il popolo, quasi consapevole di questo suo bisogno, accoglie con compiacenza il giornaletto del Parroco proprio come l'infermo riceve volentieri il farmaco che gli ridona la salute, e così lo zelo del Pastore ed i suoi sacrifici hanno una ricompensa immediata, pegno di quella più grande che si avrà dal Padrone della messe.
Non ci possiamo trattenere dal fare pubbliche alcune lettere ricevute in questi giorni: sono parole di conforto e di incoraggiamento che certo giovano. [...]
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MILLE SS. MESSE ANNUALI
PER I NOSTRI COOPERATORI


Utilità della S. Messa

Per comprender l'utilità che ci viene anche da una sola Messa bisognerebbe, poter penetrare nel cuore di Gesù, conoscere le intenzioni per cui si fa vittima, per cui Egli si offre al Padre Celeste. Oh! a quanti peccatori viene risparmiato l'inferno e quanti ritrovano la via della salute per la S. Messa!
La S. Messa ci ottiene il pentimento dei peccati mortali; ne soddisfa le pene, ci dà forza a liberarci e a non più ricadervi!
* * *

Baldassarre Guinigi, nobile giovane di Lucca, viveva nei vizi e nel giuoco. Un mattino, avviandosi alla casa ov'era solito passare lunghe ore in divertimenti, passando davanti alla Chiesa di S. Michele si sentì spinto ad entrarvi per ascoltare la Messa. Entrò, ascoltò la Messa, sentì rimorso dei suoi peccati, fece una generale confessione. Uscito, incontrò alcuni suoi compagni, che meravigliati gli dissero: come tu qui? Ma sei ancora vivo? Ma non eri in quella casa?
Il giovane li guardò pieno di stupore. Ma che volete dire con queste vostre meraviglie? chiese loro.
Ma non sai? La casa ove eri solito portarti a divertirti è caduta improvvisamente poco fa, i tuoi compagni furono sepolti tra le macerie e credevamo che la stessa sorte fosse toccata a te.
Guinigi comprese che la sua salvezza la dovette alla s. Messa ascoltata, mutò vita e fino alla morte fece una santa vita.
La Messa l'aveva salvato dall'inferno ed ottenuto il perdono dei suoi peccati.
* * *

Oh! quante volte noi stessi dopo aver ascoltata con divozione una S. Messa ci sentiamo più spinti al bene, e pentiti di aver offeso il Signore!
Tutti abbiamo bisogno di pentimento! La nostra vita, come diceva una pia persona, dovrebbe essere un continuo atto di dolore. Delle colpe di cui siamo pentiti, il Signore non ci chiederà più conto.
Ascoltiamo delle messe ed il Signore laverà con il suo sangue le anime nostre, e ci darà sentimenti di vivo dolore.
* * *

Quanti fanno nella loro vita un'offerta alla Pia Società S. Paolo hanno il bene incomprensibile di aver parte a mille messe ogni anno, anche dopo la loro morte.
Facciamoci il bene mentre abbiamo tempo, non aspettiamo che ce ne facciano gli altri.
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Fortunate le zelatrici di questa opera! Chissà quante anime andranno salve per aver partecipato al frutto delle mille Messe! Quante altre anime saranno più presto liberate dal purgatorio!
Sono segreti che a Dio non sfuggono e che ci manifesterà nel dì del giudizio.
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Deo gratias!

Gli uomini rispondono a chi fa loro un favore con un: grazie. Iddio risponde con delle grazie! Fortunato chi ha da Dio la buona ispirazione di aiutare opere buone e l'ascolta. Per i Cooperatori domandiamo: che siano salvi dall'inferno e che Dio li preservi dal Purgatorio! Per tutta la famiglia della Buona Stampa, due Suore nostre stanno sempre in ginocchio davanti al SS. Sacramento.

L'esposizione del Vangelo

Il Vangelo è la parola di Gesù: il Vangelo è la Cattedra del Divin Maestro: dal Vangelo Egli illumina il sapere, le leggi, la vita: sotto l'altare, ai piedi di Gesù Eucaristico, fra una ricca cornice, fra un sole d'oro, sfolgorante di raggi, fu posto il Libro del Vangelo: una lampada vi sta sempre accesa davanti.
La buona stampa dev'essere il commento del Vangelo; anche al Libro del Vangelo bisogna imparare ad aver culto.
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LE FIGLIE DI S. PAOLO


Un po' di storia

Susa era per le figlie un mondo nuovo.
Quando arrivarono la sera del 22 dicembre; il vento del Moncenisio soffiava gagliardo; la cosa era strana per le figlie non abituate. Anche le case diverse da quelle d'Alba, e la città senza illuminazione elettrica.
Non so che cosa abbiano sognato di notte, ma una ineffabile impressione li colpì nelle prime ore della giornata! la tipografia! l'avevano tanto desiderata e sospirata! Come il sacerdote nuovo che celebra la prima Messa.
Il sig. Teologo aveva già mandato a Susa uno dei giovani più capaci per mettere in ordine casse e caratteri e macchine, e per incamminare il lavoro.
Dio fece grazia: le cose essenziali furono presto apprese e trattate con sicurezza.
Le figlie apprendevano un apostolato: le cose di Dio si apprendono per la via dello Spirito assai meglio e assai più e spesso solo per la via dello Spirito. Il cuore concorreva con le sue potenze.
La tipografia distava alquanto dalla abitazione delle figlie: ma, percorrendo un vicolo, vi si arrivava in brevissimi minuti. Un locale ampio, di molti anni, con una sola grossa finestra che dava a tutta la tipografia una luce non copiosa.
Tutto piacque: tutto fu caro. In tipografia si trovavano due macchine da stampa e molta varietà di caratteri.
La vecchia tipografia si chiamava dal nome del proprietario; tipografia Gatti.
Questa era stata acquistata. Nel medesimo locale fu trasportato il materiale tipografico della tipografia Valsusa di proprietà della Diocesi: e messo a disposizione delle nuove missionarie della stampa buona: qui abbondava il carattere per la composizione corrente del giornale.
Le varie famiglie religiose di Susa, e la popolazione segusina considerò sin da principio le figlie di Alba, come una nuova famiglia religiosa, le Suore della Buona Stampa, e le alunne.
Lo erano di fatti! E le chiamarono le Figlie di San Paolo. Era la realtà delle cose: questo nome fu ritenuto: e questo fu il loro nome.

Ritiro mensile e scampagnata.

Il Ritiro mensile si fece il lunedì delle Palme; la passeggiata lunga che lo doveva premiare venne fissata il lunedì dopo Pasqua.
Il pomeriggio è radioso, calmo, bellissimo. L'aria tepida porta sulle molli ondate trilli d'uccelli, e i canti delle alunne che saltellando instancabili s'avviano con tutte le maestre alla volta di Castagnito. L'eco della loro allegria, dei loro gorgheggi, giunge alle orecchie della mamma della nostra buona maestra Tecla, che in tal modo avvertita del loro avvicinarsi, si affretta ad incontrarle nel paese. Le figlie entrano nel cortile cantando l'inno a S. Paolo. Le piccoline, destramente, hanno notato un soffice sedile: in un baleno eccole sedute sull'erba del prato circostante. Qualcuna addenta la pagnotta che ha portata seco, mentre la buona mamma provvede a dissetarci con acqua fresca e mostarda. I vasi del dolce liquido si vuotano: e la nostra buona nonnetta ridivenuta giovane per partecipare afta comune allegria.
Ce tempo a far merenda, e ad assistere alle funzioni in Chiesa.
Le provviste si consumano insieme al buon vino che la mamma fa portare dalla cantina. In ultimo una gradita sorpresa: a ciascuna dona un bel uovo di Pasqua!
Si va in Chiesa: Vespro, Rosario, Predica e Benedizione. Le non piemontesi son ansiose di sentire il parroco che parlerà in dialetto: e il buon Pastore parlò anche della Mardonna: e il suo volto s'irradiava a parlar di Maria: e le bimbe han capito questo linguaggio e si sono infiammate a quel fuoco: e uscirono piene di gioia e di amore.
Voglia la S. Madonna ricompensare con abbondanti grazie l'ottima famiglia Merlo per la squisita e gentile carità usata a nostro riguardo, e continuare la sua materna protezione sugli abitanti del paese, che il buon Pastore vuole a lei condurre.
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Un punto d'interrogazione

Sento in me un potente bisogno di fare del bene, a me ed agli altri, diceva una buona Signorina, di qui la frequenza al Circolo Femminile, Comunione e visita quotidiana, assistenza a tutte le funzioni parrocchiali alla Domenica, catechismo ai bambini...
Ma mentre, ad esempio, scorgo le altre catechiste raggianti, di una gioia tranquilla, io mi sento contenta, ma non soddisfatta appieno. Mi par di fare troppo poco, che mi manchi qualcosa, che il Signore voglia altro da me. «Ma che mi manca, che dovrei fare?» mi chiedo; ma non so darmi la risposta. Tale pensiero si presenta ogni tanto alla mia mente, e mi tormenta: il desiderio vivo della risposta, fa si che io parlando con pie persone, scrivendo alle migliori amiche, sempre continuamente mi raccomandi alle loro preghiere, e dicano a nome mio al Signore che io sono disposta a fare la Sua volontà, qualunque essa sia, che Egli me la manifesti chiaramente.
E non ha mai pensato che ci sono altre vie che ci permettano di consacrarci completamente al bene del prossimo e condurre a Dio un numero stragrande di anime?
— Intendo perfettamente le sue parole, e qualche volta mi è passato per la mente lo stato religioso.
Le dirò anzi, quando alcuni mesi fa, i Sacerdoti della B. Stampa vennero a far conoscere la Casa mediante le proiezioni sentii tanto entusiasmo per la medesima, che mi venne spontanea l'esclamazione: — Oh. se potessi anch'io consacrarmi tutta al Signore entrando alla B. Stampa!.. Ma, come di consueto, ne mandai via il pensiero.
— Mi pare di aver capito il suo stato d'animo, e credo di poter rispondere alla domanda che la tormenta col darle con sicurezza un consiglio, che metterà nella vera pace del Signore l'anima Sua.
— Oh, se così fosse!
— Ne stia certa, è Gesù stesso che nel Santo Vangelo risponde al Suo caso.

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Una cara esistenza ci lasciava la sera del 26 aprile, il Can. Giuseppe Colombaro priore beneficato della Cattedrale di Alba. Un cooperatore della prima ora: che volle bene e che prego: e che continua a pregare dal Cielo: lo raccomandiamo caldamente ai suffragi di tutta la famiglia. Ricordiamo questa particolarità di lui: quando si comperò la prima macchina, il nostro Sig. Teologo doveva ancora al Can. Colombaro lire settanta, delle somme che il buon sacerdote gli aveva imprestato per terminare gli studi. Questo debito fu il primo capitale della Casa.
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Teol. Alberione Giacomo - Dir. Resp.
Alba — Scuola Tipografica — Alba

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