Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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IN MORTE DI D. TULLIO COCCO M. LUIGI

Alle ore 11 di domenica 13 agosto per infarto cardiaco decedeva a Bari, il caro fratello D. Tullio Cocco M. Luigi.
Aveva da poco terminato di celebrare le due
Sante Messe, come faceva abitualmente ogni domenica, che senza accusare alcun malessere premonitore si accasciava esamine. Dal mese di gennaio aveva denunciato disturbi alle coronarie, ma negli ultimi mesi, secondo l'affermazione del medico e sua, si sentiva notevolmente meglio.
Il Sacramento della Estrema Unzione gli venne amministrato all'Ospedale dove era stato portato nella speranza che i medici potessero ancora salvarlo.
D. Cocco era nato a Galliera Veneta (Padova) il 23 gennaio 1914. Entrò in Congregazione nel 1932 e. nel 1935 fece la prima professione.
Il 29 giugno 1943 fu ordinato Sacerdote, e da allora esercitò nella Congregazione mansioni sempre più importanti e di fiducia. Come preparazione al Sacerdozio aveva scritto una piccola vita di San Pio X intitolata: «Il cuore di un Papa» molto apprezzata per la semplicità e gaiezza che traspare da quelle pagine. Fu ristampata più volte.
Compì i suoi studi di Filosofia e di Teologia ad Alba in Casa Madre. Durante questi anni egli fu sempre l'anima della sua scuola e del reparto Chierici. Sempre lieto, sereno, santamente ottimista allietava tutti con la sola sua presenza. Egli era amato e cercato da tutti. Sapeva intuire le pene e i bisogni dei Confratelli e accostarsi ad ognuno con delicatezza per incoraggiare, sostenere e provvedere quando ne fosse il caso. Non è che egli non avesse le sue pene e le sue prove : la sua famiglia fu infatti una delle più provate dal Signore ma sapeva celarle e offrirle al Divin Maestro, per riservare ai Confratelli sempre il suo buon sorriso.
Egli era fin da chierico il buon cemento che legava e vincolava tutti nella carità e nella mutua comprensione e collaborazione.
Fu particolarmente delicato e affettuoso verso tutti i suoi Superiori. Sempre si impegnava per sostenerli, per conciliare gli animi nell'obbedienza.
In momenti di particolari difficoltà, i suoi superiori sapevano di poter sempre contare su lui per disporre tutti gli animi alla generosità, alla concordia, alla docilità.
Fu la prima vocazione di Galliera Veneta. Fu veramente il buon seme. Per lui tutta la gente del suo paese imparò a conoscere e ad amare la Pia I Società S. Paolo. Alla sua prima Messa tenne un ritiro a tutti i giovani di Azione Cattolica e alla fine di questo ritiro una dozzina di questi ragazzi entusiasmati dalle sue parole gli dichiararono di seguirlo. Ne portò con se sette in Alba. Nel viaggio dovendo badare ai bambini smarrì la sua valigia di regali di prima Messa. Ma quali migliòri regali di quelli che portava con sé vivi e vispi? Due di quei sette primi fortunati, oggi sono sacerdoti paolini.
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Ancora giovane Sacerdote gli fu affidata in Alba la formazione degli Immacolatini, ed ebbe ancora ultimamente la gioia di assistere all'Ordinazione Sacerdotale di coloro che egli aveva ricevuti bambini tra le file del suo reparto. Continuò per qualche tempo la stessa missione a Vicenza, e quindi passò alla San Paolo film di Milano che diresse dal 1954 al 1960. E' certamente in gran parte suo il merito se questo centro, nonostante le molte difficoltà, rimane sempre al primo posto in Italia.
Da sei mesi era stato trasferito al Vocazionario di Bari, dove già si era acquistata tanta benevolenza e simpatia.
Le molte e belle qualità e virtù del caro Confratello si possono sintetizzare così: carattere felicemente sereno e ottimista; sincera dedizione al proprio dovere; profondo senso di bontà in ogni cosa.
La compagnia di D. Cocco era da tutti ricercata e desiderata: e non solo per le sue lepidezze, ma soprattutto perché sempre rasserenante e gioiosa. Sapeva trovare in ogni persona e in ogni cosa il lato buono, e lo faceva assaporare. Questa dote lo rese simpatico e ben voluto, e gli diede la possibilità di collaborare con tutti. E questa non è piccola virtù.
Nel compimento dei suoi doveri, anche se apparentemente lento, era fedele, preciso, quasi minuzioso. E ogni cosa che lo riguardava andava a buon termine, nel tempo utile, in modo garbato. La calma lo portava alla riflessione, e questa alla costanza in una atmosfera di sincera modestia.
Ma quello che soprattutto ci fa ricordare D. Cocco con simpatia, è la sua bontà d'animo: dono di natura affinato dal suo Sacerdozio e dalla sua intimità con Dio.
D. Cocco era di buon cuore. Cuore tenero che si commuoveva per una buona parola, per un gesto delicato, per un atto di bontà. Cuore buono che non sapeva trattenere le lacrime all'annuncio di una disgrazia, alla perdita di un familiare o di un confratello. «Ricordo - affermò di lui un Sacerdote - che quando giunse ad Alba la notizia della morte del Maestro Giaccardo, egli ruppe in singhiozzi così dolorosi da intenerire tutti».
Generoso nel perdonare, nel dimenticare, nel rinunciare ad ogni rivendicazione, nella comprensione delle pene altrui. Per questo, la sua semplice predicazione era assai gustata, e desiderato al confessionale.
Consigliere nel Vocazionario di Milano e di Bari, in ogni sua decisione prevaleva sempre il senso della moderazione, della comprensione, tenendo conto non solo delle esigenze della legge, ma anche della debolezza umana.
Dopo il primo disturbo al cuore nel gennaio scorso, egli presentì che l'ora della celeste chiamata era vicina. «E parlava frequentemente di sorella morte, aumentò la sua preghiera e divenne più pio, si raffinò nei suoi contatti con Dio», affermò chi lo ebbe vicino negli ultimi mesi. E sorella morte lo colse così: vigilante sulla breccia, nell'antivigilia dell'Assunta, festa che possiamo sperare che egli avrà celebrato in Paradiso.
D. Cocco ci ha lasciati, ma la sua buona figura rimane ancora in mezzo a noi e ci ripete il dolce comandamento del Maestro : «Siate misericordiosi per trovare misericordia».

D. Zanoni


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