Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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SAN PAOLO
Aprile 1961
Casa Generalizia Roma

AVE MARIA, LIBER INCOMPREHENSUS, QUAE VERBUM ET FILIUM PATRIS MUNDO LEGENDUM EXHIBUISTI (S. EPIPHANIUS EP.).

FORMAZIONE MIGLIORE
e percentuale più elevata nella riuscita

Nei giorni 27 e 28 marzo, ultimo scorso, si sono raccolti in preghiera e studio i Maestri incaricati degli Aspiranti sino alla professione perpetua per i Discepoli ed al compimento dell'Anno Pastorale per il Sacerdozio.
PREPARAZIONE
a) Un'adunanza dei Superiori delle Case per due giorni di preghiera ed esame sociale delle Case singole.
b) Circolare d'invito ai Maestri per l'alto e decisivo loro ufficio nella formazione degli aspiranti.
c) Intervento di tutti con la consapevolezza e la delicatezza dell'argomento.
CELEBRAZIONE
Per la preghiera particolare: ogni giorno Messa dello Spirito Santo; l'Ora di Adorazione con fervorini di D. Testi e D. Pignotti; meditazioni del Primo Maestro su la ricerca e il metodo di formazione.
PRIMA GIORNATA
Ricerca e selezione degli aspiranti

Nella meditazione si sono trattati tre punti: 1) Il problema vocazionario è il più grave della Chiesa in generale, come dell'Istituto in particolare. 2) Per la formazione vi è un solo metodo: è Gesù Cristo. 3) Occorre l'umiltà per modellarsi su di Lui; per dedicarsi senza riserve (di tempo, di salute, tendenze, preferenze, ecc. ); per mirare a formare il religioso, e religioso paolino, non il semplice cristiano.
PRIMA ADUNANZA

Avvertenza preliminare: nelle Case vocazionarie, specialmente nelle piccole, il vero Maestro è il Superiore; il Maestro (cosiddetto di gruppo) è il collaboratore. Il Superiore della Casa non ha impegno più suo e più grave che la scelta e formazione degli Aspiranti.
RECLUTAMENTO
Desiderabile cosa è un Vocazionista proprio per un Vocazionario che superi la sessantina di Aspiranti.
Se questo non è possibile, il Vocazionista della Provincia cura il reclutamento per le Case in essa comprese.
Mezzi: promuovere preghiere tra tutti gli interessati, facendo anche assegnamento su le Visite delle Pie Discepole; ore di adorazione predicate; raccolta di indirizzi; opuscoli e fogli mensili; visite alle Parrocchie, scuole, famiglie; movimentare tutti i Sacerdoti, Discepoli, Aspiranti; in qualche modo (servizi, corrispondenza) farsi amici i Parroci, i Direttori e Maestri, gl'incaricati dell'Azione Cattolica, ecc.
Prepararci noi stessi gli Aspiranti: proiezioni, contatti diretti con essi ed i genitori, predicazioni, spirituali Esercizi, distribuire questionari sulle vocazioni.
Prima ancora: scegliere bene il Vocazionista, formare in lui idee larghe e giuste, con la convinzione che più che alla quantità miri alla qualità. Esame approfondito: se vi sono segni di vocazione e disposizioni per lasciarsi formare.
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ACCETTAZIONE
La scelta esige che vi sia un certo numero di Aspiranti; perciò incrementare la propaganda.
Il giovane, anche ben scelto, va soggetto a mutabilità di animo. Perciò sia abbondante il reclutamento per averne un numero sufficiente al noviziato ed alla professione.
Il Maestro col Superiore è il più competente per la scelta. Non bastano i documenti ordinati; in quanto possibile procurarsi cognizione con visita alla famiglia, giudizio del medico, dell'insegnante del giovane, persone fidate.
In generale non accettare del tutto gratuitamente.
Rispetto ai Parroci e Genitori comportarsi come se tutto dipendesse da loro, operare come se tutto dipendesse da noi.
Con Parroci, Genitori, giovani, parlare con estrema chiarezza: l'Istituto accoglie solo aspiranti alla vita religiosa, laica o sacerdotale.
RELAZIONI
L'aspirante appartiene ancora ai Genitori e Parroci, eccetto si tratti di maggiorenni, e nello stesso tempo all'Istituto.
Perciò i Genitori e Parroci siano sempre e frequentemente informati dell'andamento morale, intellettuale, salute, ecc. dell'aspirante.
Ai Genitori e Parroci mostrare deferenza e gratitudine.
Guadagnare il cuore dei Genitori accogliendoli bene; far comprendere che grande è il dono di un figlio al Signore; far sentire che essi medesimi sono appartenenti alla Famiglia Paolina; approfittare delle varie occasioni per affezionarli all'Istituto, accogliendoli bene, farli partecipare a feste, ad Esercizi spirituali; mostrare il progresso dei figli in ogni parte; istruirli su la vocazione.
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DISCUSSIONE
I Maestri, sulle loro esperienze, hanno proposte domande e difficoltà:
a) Alcuni Parroci non si interessano del giovane.
-
Interessiamoli noi, ugualmente.
b) Gioverebbe affidare l'aspirante appena entrato ad un buon compagno, come ad un angelo che lo conforti, istruisca su cose minute?
-Sì, se è davvero un Angelo custode; però si vigili.
c ) Come comportarsi quando sono numerose le domande di aspiranti da una Parrocchia? - Occorre molta diligenza nelle informazioni sopra i singoli, quindi sceglierle con cautela; una volta entrati vivano ciascheduno nel suo proprio reparto: esigendo questo con dolcezza e fermezza.
d) Avviene non di rado che i Genitori insistono perché il figlio ritorni in famiglia.
- Occorre educare i Genitori sul problema della responsabilità di una vocazione; particolarmente indurre l'aspirante a difendere la propria vocazione.
e) Generalmente Parroci e Genitori poco capiscono la vocazione del Discepolo.
- E questo è comprensibile; è necessario che noi spieghiamo quale sia il grado, la dignità di un'anima consacrata a Dio e la particolare elevazione nel Discepolo per la partecipazione diretta all'apostolato; questi pensieri avvalorarli con l'insegnamento del Vangelo. Istruire mostrando quale differenza passi tra il religioso laico comune ed il religioso laico Paolino, il quale, oltre la vocazione religiosa, ha ancora una seconda vocazione, cioè apostolica. Il Discepolo poi è felice allorché ama la sua vocazione ed il suo apostolato.
f) Vi sono tra i nostri parecchi ammalati, fisicamente o psichicamente.
- Assicurarsi con medico specializzato per gli Aspiranti alla vita religiosa. Ed è necessario ricordare quanto sia necessaria la cartella clinica personale. Ripetere le visite prima della vestizione e della professione.
g) Ma è sufficiente il Maestro di gruppo per la disciplina ed insieme la direzione spirituale?
- Per gli Istituti Religiosi, come è stato spiegato, in alcuni numeri del «San Paolo»: uno è il Maestro che riassume in sé i due uffici, a differenza dei Seminari, ove occorrono due persone con distinti uffici.
h) È sempre difficile, sia la conoscenza intima dell'Aspirante, come la loro formazione.
- Occorre che il Maestro di disciplina e di spirito insieme li segua ovunque (Chiesa, studio, camerata, cortili, apostolato), interessandosi di persona ai problemi di ciascheduno per guidarli con saggezza.
i) Ma quale segreto principalmente necessario per sostenere il giovane nelle sue difficoltà?
- Sono tre i segreti, non uno: 1) Occorre che il Maestro sia un vero trascinatore, entusiasta se stesso della sua vocazione, con mille invenzioni di amore soprannaturale. 2) Sia tolta l'ingerenza nei gruppi di persone poco edificanti o meno unite al Maestro di gruppo. 3) Una pietà sentita, mariana, eucaristica, paolina, che li sostenga nei momenti inevitabili e più difficili del giovane.
l) Come comportarsi con i figli unici?
- In questi casi occorre una maggior garanzia da parte dei genitori e dell'aspirante stesso; quindi scelta più accurata, prevedendo quanto può avvenire in seguito.

Si conchiudeva l'Adunanza con questo pensiero: L'Adorazione costante al SS. Sacramento porta sempre molta luce per cui molte più cose vengono indovinate e molti accorgimenti vengono suggeriti: «Tu, Domine, qui corda nosti omnium, ostende quem elegeris...» (Atti, 1, 24).
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SECONDA ADUNANZA

Avvertenza preliminare: Ringraziare il Signore per ogni Aspirante che arriva; così come fanno i buoni genitori quando il Signore dà loro un bambino. Ci è dato per formarne un altro Gesù Cristo; non vi è missione più grande. Formarne la personalità in Cristo, considerare questo compito come il più importante e delicato nella Congregazione. Gesù ha riservato a sé la scelta e la formazione degli Apostoli; per questo li voleva continuamente vicini. Religiosi laici o Sacerdoti che a loro volta formeranno altri Religiosi e Sacerdoti secondo son stati formati.

Alcune condizioni necessarie perché si ottenga una più alta percentuale ed insieme perfetta riuscita delle vocazioni (in quanto possibile):
1. Occorre un'adeguata e specifica preparazione dei Maestri, tanto per la parte spirituale, quanto per la parte intellettuale, zelo ed amore ai loro aspiranti. Spesso talvolta è inadeguata.
2. Piena conoscenza ed amore all'Istituto, così da poterlo infondere quasi goccia a goccia nell'animo del fanciullo in tutte le occasioni, prendendone lo spunto.
3. La pietà del Maestro è necessario che sia interiore, profonda e più abbondante perché deve servire ad alimentare se stesso e gli Aspiranti.
4. Ambiente di casa sempre formativo, escludendo chi potrebbe, con l'esempio di vita trascurata o di parole imprudenti, distruggere l'opera del Maestro.
5. L'ultima selezione degli Aspiranti nel periodo delle accettazioni, e specialmente nei tre primi mesi della prova, venga fatta dal Maestro.
6. Convinzione profonda ed amore al metodo paolino di formazione del tutto confermato al Divino Maestro: buon esempio, istruzione, correzione, ottimismo.
7. Il Maestro deve portare il giovane ad amare il Signore, non guadagnarlo a sé, cercandone una stima umana e un'affezione vana e pericolosa.
8. Piena conoscenza e responsabilità di una vocazione; poiché guai a noi, diceva Pio XI, se per causa nostra si perdesse un'anima, quanto più una vocazione; un allontanamento deve essere motivo di buon esame di coscienza e di preghiera e di esperienza costruttiva per l'avvenire.
9. Il Maestro particolarmente nelle nostre Case si guadagni la collaborazione di quanti hanno relazioni coll'Aspirante: maestri di scuola, maestri di apostolato, confessori, assistenti, ecc.
10. Esatta conoscenza dei tempi nostri per i nuovi ambienti sociali, scolastici, parrocchiali, familiari, per cui vi sono nuovi mezzi ed aiuti, ma insieme nuovi pericoli, esempio nelle tecniche audiovisive.
11. Il Maestro più che altri nel formare gli aspiranti, può guadagnarsi la stima e l'appoggio da parte dei genitori e dei Parroci, particolarmente nei casi delle crisi giovanili.
12. Il giovane aspirante senta l'interessamento del Maestro nel periodo particolarmente della pubertà; e così pure nel periodo in cui si matura la sua personalità.
13. Tutti i vocazionari abbiano cura di accogliere un numero abbondante di Aspiranti nelle prime classi, particolarmente se sono piccoli i vocazionari, onde più tardi, eliminati i non chiamati, rimangano ancora in numero sufficiente quelli che perseverano.
14. Ogni anno occorre, particolarmente nei primi mesi, predicare e far meditare a lungo i Novissimi.
15. Suscitare e conservare un'atmosfera lieta ed entusiasmante, evitando ogni pessimismo; saper chiedere anche il sacrificio e la mortificazione, con validi principi di fede e di amore al Signore.
16. Il giovane ha sempre bisogno di varietà e novità nelle cose, compresa la pietà; poiché la monotonia è la più brutta raccomandazione per lui.
17. Facilitare, in quanto possibile, la continuità del Maestro in un reparto perché migliori se stesso e segua più a lungo l'aspirante; tuttavia se si segue il metodo formativo tradizionale il cambiamento non creerebbe eccessivi inconvenienti, mentre porterebbe notevoli vantaggi.
18. I Maestri dei giovani tutto prendono dal Superiore e riferiscono al Superiore del Vocazionario, assecondandone l'indirizzo.
19. Man mano che il giovane cresce si espongano sempre di più le ragioni umane e soprannaturali di quanto gli vien chiesto ed in quello che viene corretto. Gradatamente, quando il giovane arriva ai sedici-diciotto anni, venga istruito nei fondamenti propedeutici della religione, durante i catechismi e le predicazioni.
20. È necessario regolare saggiamente, secondo le istruzioni ricevute e secondo le stesse esperienze fatte, le vacanze; che devono esser mantenute nei limiti già indicati nel «San Paolo».
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Seguiva la discussione, nella quale sono da rilevarsi principalmente questi punti:
1. Per una graduale e regolare formazione quale via pratica dobbiamo seguire?
- Ricordare che l'uomo è uno, pure nelle sue facoltà di mente, volontà e sentimentalità, che, pur operando ciascheduna nel proprio campo, sempre sono unite. Cercare quindi le vie per formare santamente i nostri aspiranti e migliorare i nostri professori, usando i trattati che sono vere vie maestre al credere, al bene operare ed alla retta pietà.
2. Nel succedersi delle varie condizioni e circostanze dell'Aspirante vi è qualche mezzo più facile ed efficace da seguirsi?
- Fare sempre più largo assegnamento sulla pietà, perché essa costituisce il maggior aiuto nelle difficoltà, esercita e corrobora la volontà, assicura le grazie nel tempo opportuno.
3. Tra le varie pratiche di pietà, le Costituzioni esigono qualche pratica con maggiore cura?
- Le Costituzioni esigono che prima di ammettere alla professione già si abbia acquistato la teoria e la pratica della meditazione, dell'esame di coscienza e della Visita al Santissimo Sacramento.
4. Si dice che ai nostri tempi non è necessario il molto riflettere e che basti accogliere i pensieri altrui.
- Insegnare la meditazione significa insegnare a pensare; e questo è fondamentale; oggi purtroppo si riflette assai meno, è la malattia del tempo. Con la riflessione ci rendiamo consapevoli e sicuri del nostro pensiero sotto l'aspetto umano e teologico; forma la vera personalità in Cristo. Che sia però una meditazione e non una lettura.
5. Come si può avviare l'aspirante a meditare?
- In generale nell'Istituto vi è abbondanza di predicazione; non è necessario predicare ogni giorno. Anzi è necessario che in ogni classe o gruppo si adotti il libro di meditazione così come si ha il testo di scuola; quindi guidare il gruppo nel leggere, sottolineare, prendere appunti, far l'esame, il proposito, la preghiera. Aiutare l'Aspirante quando è giovane con piccole domande, condurlo sul terreno del proprio lavoro spirituale; infine lo si lascerà meditare da solo, qualche volta, poi, più frequentemente.
6. Vorremmo una frase riassuntiva e di guida per chi intende seguire la via della perfezione.
- È cosa fondamentale avviare gradatamente al sacrificio e allo spirito soprannaturale giacché questa è la vera formula della vita religiosa: a) «Chi vuol venire dietro di me; b) rinneghi se stesso; c) prenda la sua croce; d) e mi segua»; è dettata da Gesù.

L'ora di Adorazione fu impostata sullo schema di Gesù Maestro, Via, Verità e Vita. Gesù formò i suoi Apostoli comunicando loro una dottrina celeste, interponendo l'esempio di una vita santa e pregando incessantemente per loro. La condotta e il modo di fare di Gesù debbono essere la condotta e il modo di fare di tutti i maestri. Al pari di lui, anche essi debbono attendere alla loro opera di formazione inculcando quelle verità che siano di sicuro orientamento nella vita dei giovani, confermando il valore del loro insegnamento con una condotta esemplare e una costante preghiera.
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SECONDA GIORNATA

Apertura con la Messa dello Spirito Santo.
Meditazione del Primo Maestro: come il Padre Celeste preparò il suo Divin Figlio (il primo chiamato) al suo ministero pubblico; e come Gesù Cristo preparò il suo grande chiamato San Paolo.
Gesù Cristo: nacque in una grotta, si salvò con l'esilio in Egitto, nell'oscurità di Nazaret, nell'esercizio di preghiera, obbedienza, crescendo in età, sapienza e grazia, lavorando tanti anni come falegname. Poi il digiuno, il battesimo di Giovanni, le tentazioni.
Paolo (Saulo) fu formato su la via di Damasco, istruito e battezzato da Anania, condotto nel deserto per tre anni, poi a Tarso, poi ad Antiochia come ultimo nominato dagli altri, finché venne la voce dall'Alto: «Mettete a parte Saulo...».
Imparare: il metodo divino, fatto di prove, umiliazioni, esercizio di virtù... finché si arriva alla professione, apostolato, ministero.
PRIMA ADUNANZA

Condizioni per ammettere gli Aspiranti alla vestizione:
Occorre tenere presente le norme già date più volte nel «San Paolo», cioè:
1. Il grado di pietà dell'Aspirante, considerandola nello spirito, nella pratica fedele e nel frutto che è la vita religiosa secondo l'età; 2) Lo studio, che comprende: l'attitudine, l'applicazione ed il risultato; 3) L'apostolato, come conoscenza, applicazione, amore, generosità; 4) La povertà, e tutta la parte umana, cioè salute, vita sociale, la rettitudine d'intenzione, la struttura psico-somatica (vi rientrano: la salute, la costituzione, il carattere, la docilità, la sensibilità, eventuali ereditarietà anormali, lo stato di famiglia). A questo proposito tener presente la cartella medica, stampata a Roma e spedita ai Superiori di tutte le Case, affinché sia riempita e trasmessa.
Queste norme sono pure da applicarsi per le successive ammissioni.
AVVERTENZE
1. Nel dare il giudizio di un Aspirante vi sono varie considerazioni: quando si tratta di una mancanza che escluda senz'altro la vocazione, si deve rimandare in famiglia il giovane, che pure può avere altre buone qualità.
2. Riguardo alle varie condizioni per un'ammissione è cosa buona considerare tutto l'insieme dell'Aspirante, che può essere più dotato in una parte e meno in un'altra; allora si potrà formare un giudizio complessivo; può essere che una qualità meno sviluppata sia supplita da altre attitudini. Si fa allora come una media fra i lati positivi e i lati non del tutto positivi.
3. È ammesso il passaggio di un Aspirante Discepolo ad Aspirante al Sacerdozio, solo quando vi sono motivi seri. Tuttavia un tale passaggio deve avvenire prima della professione religiosa; meglio ancora prima della vestizione. Si faccia come rara eccezione.
4. Si è formulato un piano vocazionario per arrivare a raddoppiare il numero dei Professi nel corso di cinque anni. Secondo risulta dalle notizie ricevute, sia dall'Italia che dall'estero, questo piano va svolgendosi in modo normale nella maggior parte dei nostri Vocazionari e Noviziati.
5. Curare con massima diligenza: escludere i troppi dubbi, gli eterni scontenti, i caratteri non socievoli. Il mutare ambiente sperando in un miglioramento è quasi sempre un'illusione. Per quanto riguarda l'uscita dall'Istituto: quanto più l'Aspirante è giunto a età più avanzata tanto più troverà difficile il sistemarsi altrove ed il suo fallimento avrà sempre conseguenze nell'Istituto che lo dimette.
6. Per quanto è possibile, attenersi a questa norma: il Chierico che entra in Teologia ed il Discepolo temporaneo che entra nel Biennio, devono considerarsi dei «chiamati». Perciò ordinariamente il fallimento si deve addossare alla loro incorrispondenza.

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SECONDA ADUNANZA

EDUCARE ALLA PUREZZA
Questa è condizione da esaminarsi diligentemente prima dell'accettazione.
Tra gli entrati Aspiranti nell'Istituto vi possono essere giovani con l'innocenza battesimale; altri che hanno contratto cattive abitudini, ma volenterosi; altri ancora non mostrano volontà di emendazione.
Qui il Maestro si trova davanti a problemi difficili; ma innanzitutto si occupi dei primi. Quanto ai secondi non disperi, ma operi con pazienza, con la preghiera, con una cura continuata; il risultato dimostrerà se si potrà avere garanzia di osservanza religiosa. Nel terzo caso occorre rimandarli in famiglia, tanto più nel caso di scandalo e di ostinata recidività.
Si domanda:
Quali norme seguire sul problema di far conoscere i cosidetti problemi della vita?
Si risponde:
- Non parlarne in pubblico, ma in direzione spirituale o nella confessione, rispondendo alle condizioni, all'età ed al buon spirito dell'Aspirante.
Si tengano presenti le norme date prima da Pio XI; in secondo luogo da Pio XII nell'Enciclica «Sacra Virginitas».
Mettendoci nella realtà delle cose, se il giovane sempre tace sul punto della purezza, anche quando già è giunto ad un certo sviluppo, si può sospettare sopra la sua sincerità.

Tutta la casa deve vivere in un'atmosfera di candore; vigilando al sommo sopra le letture, le trasmissioni di radio, cinema e televisione, la corrispondenza, le amicizie pericolose e le relazioni.
Nel giudicare di una vocazione, per rispetto al punto della castità, tener molto conto del carattere dell'Aspirante, cioè se con molta industria ed applicazione pratica quel che intende San Paolo quando dice: «Castigo corpus meum et in servitutem redigo, ne forte, cum aliis praedicaverim, ipse reprobus efficiar» (1 Cor. 9, 27).
Educare alla purezza: poiché questa è la posizione strategica per il combattimento della vita. I mezzi sono sempre quelli indicati dal Maestro Divino: «Vigilate et orate». Vigilate, su voi stessi, sopra i sensi, sopra i pericoli seguendo il «principiis obsta». Per i più giovani valorizzare l'innocenza battesimale; per i più grandi insistere sugli ideali umani e soprannaturali; tutto sempre ancorando ai Novissimi ed ai valori teologici quali la grazia, la presenza di Dio, l'orrore al peccato, la devozione a Maria. Orate, e particolarmente l'uso santo della Confessione e la frequenza di Comunioni fervorose.
Abituare l'Aspirante ad aprirsi con semplicità, anche su questo problema; è difficoltà che è comune a tutti.

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TERZA ADUNANZA

PERSONALITÀ
Più che la sua definizione nominale, che è quella che ci dà la spiegazione etimologica del vocabolo, a noi interessa la sua definizione reale, descrittiva; con essa definiamo la personalità un «complesso di note con cui può venire realizzata la persona» (intendendo per «note», in psicologia, le caratteristiche che compongono un concetto). Più brevemente, con definizione essenziale: persona in atto. E si dice «persona in atto» (o anche «realizzazione di persona») poiché è chiaro che non sarebbe sufficiente la concretizzazione di un ideale o di una forma qualsiasi; in quanto al concetto di «personalità» sono essenziali l'individualità, la sussistenza e la natura intellettuale, che sono appunto le note caratteristiche di «persona». Il linguaggio comune viene d'altronde in nostro aiuto: non si parla infatti di personalità di un sasso o di un albero o di un cane: mancano ad essi troppi elementi per avere... una personalità, primo fra tutti la natura intellettuale.
Personalità è quindi quel complesso di doti e caratteristiche che danno o daranno origine ad un individuo tipo. Questo è precisamente l'elemento nuovo che il termine «personalità» aggiunge a persona: il concetto di tipo, che racchiude un ideale a cui la persona dovrebbe accostarsi. «Di conseguenza la personalità non può essere posta all'inizio come un punto di partenza da cui discendono i tratti del carattere e del comportamento, ma dev'essere considerata come un punto d'arrivo, conseguente all'educazione ricevuta e fatta propria dal soggetto» (Encicl. Filosof.).
Purtroppo un errore in cui oggi si cade sovente, soprattutto da parte dei giovani, è quello di identificare la «personalità» con l'affannosa ricerca dell'autoaffermazione per mezzo dell'eccentricità, della singolarità, della stravaganza: il fare cioè qualcosa di diverso dagli altri... È vero, ogni grande uomo, ogni personalità autentica, s'innalza al di sopra della normalità, ma senza mai uscire dal normale. L'imporsi agli altri è dato dal grado con cui si sa tradurre in realtà il «tipo», aderendo il più possibile all'originale. Ciò che non significa affatto essere eccentrici o peggio anormali: in quanto è proprio questo che costituirebbe la morte della personalità. In essa abbiamo la concretizzazione degli elementi personali realizzati in ogni individuo con caratteristiche fornite o favorite dal temperamento, dalla costituzione, dall'ambiente, dalla educazione, nonché dettate soprattutto dall'intenzione con cui ogni singola persona vuol vivere il suo proprio ideale.
In pratica e concretamente: considerando gli ideali che si vogliono vivere (supponiamo di Sacerdote o di Discepolo Paolino, di Maestro, ecc...), si potrà dire di immedesimarli, di rivestire cioè una personalità, quando se ne rivivono tutte le note. Per cui, in ultima analisi, possiede una personalità particolare, la persona che ha saputo ricopiare e tradurre in sé un ideale, così come gli è stato proposto, aggiungendo di suo l'intelligenza e la volontà di volerlo capire e realizzare nella forma più piena.
Nell'Istituto nostro ha vera e giusta personalità chi vive integralmente l'ideale paolino, secondo lo stato e le attitudini.

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Quale la suprema personalità? Quale l'ideale paolino? Come e quando si realizza e si vive?
Come San Paolo: quando si può dire «Vivo ego, iam non ego, vivit vero in me Christus».
«È una trasformazione totale in Gesù Cristo, in cui ambedue le parti (Gesù Cristo e l'anima ) si cedono a vicenda, trasfondendo l'uno l'intero possesso di sé all'altro, con una certa consumazione di unione amorosa, in cui l'anima diventa divina e Dio, per partecipazione, in quanto possibile in questa vita».
(Dalla «Teologia della Perfezione Cristiana» Ed. Paoline - Roma)
Si verificano «la mutua donazione, la trasformazione, la permanente unione di amore». Così come avviene di un pezzo di ferro nel fuoco.
Non è trasformazione ontologica, ma una trasformazione delle nostre facoltà superiori quanto al modo di operare.
«L'anima ha coscienza nei suoi atti soprannaturali di intelligenza, d'amore e di volontà: essa partecipa della vita divina, degli atti analoghi che sono di Dio».
Così Gesù chiede al Padre: Che noi siamo una cosa sola col Padre e con Lui; come Egli, Gesù, è nel Padre ed il Padre in Lui (Giovanni 17, 21).
Tutti possono raggiungere questa unione?
Questo ideale di perfezione e di santità è aperto a tutte le anime in grazia.
Questo stato di trasformazione è il termine normale di una vita cristiana e specialmente religiosa. Non si tratta di estasi, visioni, miracoli... «Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro Celeste».
In questa elevazione «Dio non è più solamente l'oggetto delle nostre azioni soprannaturali di mente, di cuore, di volontà; ma Egli si mostra come comprincipio di tali azioni, l'aiuto di cui ci serviamo per produrle. I nostri atti ci appaiono come fossero atti divini - è Lui che guida e domina le facoltà. Le facoltà sentono la linfa della Vite-Cristo. Si vive in Lui, per Lui, di Lui: «Vivit vero in me Christus».
Si è raggiunta la personalità in Cristo, predicata da San Giovanni Evangelista e da San Paolo Apostolo.
È un'unione di due operazioni.
È chiamato matrimonio spirituale nei trattati.
S. Paolo dice dei semplici fedeli che «li ha fidanzati a Gesù Cristo» (2 Cor. 2, 2); ciò che risulta dal Vangelo (Matt. 22, 3; Luca 12, 36, etc.). La tradizione cristiana ha usato questa terminologia, ricavandola da S. Paolo (Ef. 5, 23-32 ).
Frutti: morte dell'egoismo; unica aspirazione è la gloria di Dio, desiderio sereno delle sofferenze, vita delle beatitudini, zelo per le anime, desiderio di solitudine, pace imperturbabile, morte uniformata a Gesù Cristo.
È la garanzia di entrata in cielo appena spirati.
Salendo per i vari gradi di orazione si sale pure verso questa perfezione. «I gradi di orazione coincidono con i gradi della carità». «I gradi di orazione insegnati da Santa Teresa rappresentano altrettanti gradi di ascesa spirituale» (S. Pio X).
(Dal Tanquerey, S. Giovanni della Croce, A. Rojo, etc.).

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QUARTA ADUNANZA

UFFICIO DEL MAESTRO
Noi consideriamo il Maestro rispetto agli Aspiranti come Gesù Maestro in mezzo agli Apostoli.
Gesù Maestro definì se stesso Via, Verità e Vita; il formatore di vocazioni compie gli uffici di Gesù e perciò dovrà essere via, verità e vita per i suoi aspiranti.
Gesù fu Via perché precedette gli Apostoli con l'esempio e conchiuse: «Imitate me»; così il Maestro precederà nella pietà, nell'umiltà, nella carità, nell'obbedienza; e come il Maestro ha predicato la perfezione cristiana e religiosa così altrettanto farà il Maestro Paolino.
Gesù si è detto Verità ed istruì con la sua parola nelle verità più alte i suoi novizi, adattandosi alla loro condizione e presentando tutto con figure, paragoni, parabole; questo è pure l'ufficio fondamentale del Maestro Paolino che abbonderà nella predicazione e nei consigli.
Gesù si è detto Vita perché Egli è vita, secondo l'espressione: «Io sono la vite e voi i tralci», «Chi mangia la mia carne avrà la vita»; il Maestro Paolino dovrà possedere molta grazia e santità e quindi comunicarla per mezzo dei Sacramenti e della preghiera in generale.
Il Maestro prende da Gesù Cristo e dà agli Aspiranti; ma non è un semplice canale che semplicemente trasmette l'acqua; ma è assomigliato a una conca che contiene i divini tesori; e li riversa per troppo pieno sulle anime. La mamma si nutre abbondantemente per conservare le proprie forze, mentre poi darà il latte al suo bambino.
Il Maestro Paolino dovrà continuamente rinnegare se stesso per farsi servo delle necessità dei suoi Aspiranti; sino ad adattarsi anche a qualche loro capriccio. Deve custodire tutti dal peccato; «quos dedisti mihi custodivi» disse Gesù.
Il Maestro sarà sempre presente in mezzo ai suoi Aspiranti.
Il Maestro potrà sempre contare sulle grazie di ufficio essendo stato eletto a questa altissima missione.
DISCUSSIONE
1. Perché vi sono le varie professioni da rinnovarsi annualmente?
- Gli anni di professione temporanea, tanto per i Chierici che per i Discepoli, devono servire ad approfondire meglio i principi appresi nel noviziato. L'anno di assistentato ha particolari difficoltà e bisogno di aiuto, mentre serve ad orientarsi definitivamente nella vita. Si dia quindi agli assistenti un maggiore aiuto spirituale.
2. Qual è il valore dell'obbedienza religiosa?
- Dare un'idea esatta sull'obbedienza. La presunzione procede dall'ignoranza. Maturare la propria coscienza secondo i principi della fede e della morale, mai secondo il caso e le proprie vedute.
3. Conviene aprire la porta a qualche specializzazione?
- È utile avviare i Discepoli in base alle loro attitudini a qualche specializzazione, inerente ai rami particolari del nostro apostolato, come la tecnica, la pittura, la propaganda. Queste specializzazioni devono avvenire soltanto dopo la professione perpetua, cioè dopo i regolari corsi dei loro studi in Casa.
È anche utile che i Discepoli più preparati facciano delle scuole agli aspiranti Discepoli ed anche ai temporanei.
4. Quali norme perché le vacanze riescano non di pericolo, ma invece di ristoro spirituale e fisico?
- Circa le vacanze: se è possibile raccogliere gli Aspiranti in una nostra Casa, es. in montagna; sarà cosa molto utile; diversamente in generale conviene la famiglia, se è moralmente sana.
Se è possibile i giovani vengano richiamati per qualche giorno in Casa per qualche giornata di ritiro; oppure visitarli nelle loro famiglie.
Molto opportuno è il prepararli alle vacanze con qualche giornata di ritiro; facendo poi seguire qualche altro giorno di ritiro quando rientrano.
Se i giovani aspiranti saranno portati assieme alla montagna o al mare, occorre siano custoditi diligentemente ed evitino di accomunarsi con professi.
Nel caso di vacanze in famiglia è bene inviare al loro Parroco una lettera pregandolo a dare informazioni all'Istituto, quando il giovane ritornerà, sopra il comportamento tenuto in famiglia, in chiesa, in società.
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DIREZIONE SPIRITUALE
Consiste nell'accompagnare l'Aspirante verso la missione a cui Dio l'ha chiamato, guidandolo nella via della perfezione.
Prima, spiegare che cosa sia; poi invogliare ad usarne, mostrarne concretamente l'utilità, indicando il modo di compierla. Giova forzare un tantino e con abilità e rispetto perché si arrivi all'apertura di coscienza. È qui una grande arte e richiede molto tatto perché il giovane apra il suo cuore con fiducia. È vero che specialmente in talune regioni è piuttosto diffusa l'ipocrisia e l'inganno; ma se il Maestro sta abitualmente a contatto con i giovani non troverà molta difficoltà a scoprire anche soltanto da un gesto, da un'espressione l'intimo del loro cuore e lo stato del loro animo; basterà un pizzico di psicologia.
Si proceda dal facile al più difficile nell'interrogare; ma dopo raggiunta una sufficiente conoscenza dell'Aspirante si arrivi a quello che è il fine della direzione: allontanare dal peccato ed avviare alle virtù. Il Maestro potrà chiamare l'Aspirante da principio più frequentemente; quindi anche meno frequentemente, tenendo presenti le necessità intime dell'Aspirante. Tra il Maestro e il giovane vi sia confidenza; ma nulla di umano, o meglio troppo umano; vi sia sempre di mezzo l'Angelo Custode. Le conversazioni non siano troppo lunghe. E questo vale anche per le Confessioni.
RITIRO MENSILE
Per lo più sia predicato dal Maestro o dal Superiore; o almeno sia tenuta dall'uno o dall'altro la terza istruzione. Il Ritiro mensile è occasione di un esame collettivo sull'andamento del mese che termina ed è come un preventivo ed intensa preghiera per il mese che si inizia.

Nell'ora di adorazione sono stati sviluppati questi punti:
l. Il soggetto da formare e il fondamento su cui va poggiata l'azione formativa (formazione umana).
2. Il metodo pedagogico usato da Gesù con gli Apostoli: «Elegit duodecim ut essent cum illo».
3. Questo metodo è il più integrale e il più efficace: comporta infatti un'azione formativa sulla mente, sulla volontà e sul cuore dell'individuo, attraverso la presenza viva ed operante del Maestro.

CONCLUSIONE

Prima delle due giornate per i Maestri si tennero altre due giornate di preghiera e studio dei Superiori d'Italia.
È utile ricordare i temi delle ore di adorazione tenute da D. Lamera e D. Dragone. Servono di riassunto.
L'
ora di adorazione conchiuse la prima giornata con tre fervorini di D. Lamera: Gesù Maestro cercò i futuri Apostoli, li formò con ogni cura; li inviò nel mondo a continuare l'opera sua.
L'
ora di adorazione conchiuse la seconda giornata con tre fervorini di D. Dragone: Quali poteri Gesù conferì ai suoi chiamati, con quali ricchezze di grazia e di mezzi li mandò; quale sarebbe stata la loro sorte su la terra e quale premio in cielo.

NOTIZIA

Secondo la deliberazione dell'aprile 1960 si è costituito l'«Ufficio Edizioni per i Paesi di lingua spagnuola» a Caracas. È affidato a D. Spoletini ed a D. Gutierrez. Dopo prudente ed attiva preparazione, ha iniziato la sua attività con fiducia e soddisfazione. Le difficoltà sono varie; ma le preghiere di tutti, e specialmente delle Nazioni più interessate, accompagnino questo delicato ufficio, collaborando con larga comprensione e spirito paolino. Ogni benedizione ed augurio.


Sac. G. Alberione


Analogo ufficio è affidato a D. Cozzani (Argentina) per il cinematografo. Uguali auguri, benedizione ed invito a seguire l'indirizzo e le intese concretate a suo tempo.

Sac. G. Alberione.

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