Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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74. LE RADICI PROFONDE74
l. Con questa settimana finisce l'anno liturgico; domani incomincia l'avvento. E' bene si segua il Messalino per conoscere l'anno liturgico nelle sue parti. Avvento significa venuta; preghiamo che il Signore venga ed illumini le anime che ancora non lo conoscono; e anche coloro che lo conoscono, ma non lo seguono e gli sono come stranieri; nelle loro menti non c'è Gesù, nei loro cuori non c'è Gesù, e nelle loro volontà non c'è Gesù.
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2. Questa sera volevo dirvi di essere profonde. Profonde nella fede, profonde nell'amore di Dio, profonde nella speranza, profonde nella conoscenza di Dio, profonde nell'obbedienza e nello spirito di povertà. Avrete osservato come seminano i contadini vi sono alcuni che arano superficialmente, si può dire che scorticano il terreno e il grano non può mettere profonde radici; perciò il frutto sarà scarso. Altri invece smuovono il terreno con l'aratro che arriva anche ad un metro di profondità e allora il seme porta molto frutto.
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3. Ci può essere superficialità e profondità anche in un'anima. Vi sono persone che cercano solo l'abito religioso, sembra che abbiano buona volontà e dicono di essere disposte a dare anche la vita per il Signore, ma alla prima difficoltà si scoraggiano. Se vanno in una casa dove c'è da soffrire, non hanno più vocazione... la volontà non è forte. Si spaventano nelle tentazioni e prove, il mondo le lusinga, trovano difetti in tutti; si potrebbe rispondere con una sola parola: "non hai virtù".
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4. Volontà forte vuole Gesù, anime generose! Sanno che Dio è dappertutto, ma quando sono sole e nessuno le vede agiscono come se Dio non vi fosse In chiesa pregano e cantano senza conciliare il significato delle parole; non c'è pietà profonda. Se si avesse fede profonda si ragionerebbe così: Dio mi vede, Dio mi sente... Quando manca la fede cominciano gli scoraggiamenti; se le correggiamo fanno i musi; guai poi se si riceve un rimprovero! La persona che ha usato questo atto di carità non si può più vedere né in figura né in pittura.
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5. Vi sono persone che quando parlano della loro vocazione entusiasmano tutti, altre quasi invidiano i mondani. Nelle parrocchie vi sono quelle che compiono un vero apostolato, altre che lasciano cadere tutto; non hanno amore. Occorrono poche parole ma molti fatti.
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6. Vi sono figliole che, comandate non dicono neppure sì, hanno subito il loro sì, sono i fatti. Vi sono figliole che non hanno fretta di vestire l'abito ma di acquistare la virtù.
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7. Negli stessi esami di coscienza vi può essere chi è profonda e chi è superficiale. Alcune danno solo uno sguardo superficiale alla giornata passata, altre si domandano: avevo retta intenzione? Ho fatto quello che mi è stato comandato? Vanno a scoprire persino e pulsazioni del loro cuore, ecco la profondità!
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8. In questo anno liturgico mettiamo radici profonde; se una pianta ha radici profonde nessun vento la sradica; ci sono suore ben radicate nel terreno, cioè hanno virtù sode, resistono, non cedono, come i martiri. Virtù profonde occorrono. Il Signore vi dia questa grazia; domandiamola tutto l'anno. Tutti ne abbiamo bisogno un po'.
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9. In questi anni nel mondo c'è tanta esteriorità, tanta leggerezza. Chi è pallida e debole si dà il rossetto e fa vedere che sta bene, ma in realtà non lo è. Invece vi sono altre che non si danno tante verniciature, ma lavorano, stanno bene; queste hanno vera salute. Così è nella virtù chi lo è veramente e chi cerca di apparirlo soltanto. Il Signore non sa che farsene della gente tiepida. Alle volte si lamentano difficoltà senza fine; se si avesse più virtù si supererebbe tutto. I santi hanno dovuto lottare più di noi e sono riusciti a guadagnare il paradiso.
Avanti dunque con coraggio, vi benedica il buon Pastore.
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10. Mi pare sia meglio far così: prendere i pensieri e farli propri; od esporli in un articolo vostro. Si metterà come titolo: "Dopo una meditazione del Primo Maestro".

Albano (Roma)
28 novembre 1952

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74 Albano Laziale (Roma), 28 novembre 1952