Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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il provicario generale avv. Merenda la chiamasse la Madonna dei miracoli.
Noi ce ne rallegriamo dal profondo dell’animo e ne ringraziamo il Signore e Maria SS.: per parte nostra poi ravviviamo la nostra fiducia e procuriamo di meritarci il patrocinio della SS. Vergine con una vita buona e con frequenti preghiere. I bambini, dice S. Alfonso de’ Lig., in ogni pericolo, subito chiamano la madre: facciamo altrettanto noi: in ogni tentazione e bisogno esclamiamo: Maria, Madre di Gesù e Madre nostra, aiutateci.

CAPO IV.

Riconoscenza dei fedeli.
Costruzione dell’attuale Santuarietto.


Riconoscenza spontanea. - La riconoscenza è un fiore delicato che nasce nelle anime nobili e virtuose: e mentre è un dovere in chi è beneficato, nel benefattore è un motivo di più a largheggiare in generosità. L’ ingratitudine è segno d’ animo basso, agghiaccia il
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cuore e stringe la mano alla carità. La riconoscenza ci vuole verso il Signore, verso i Santi, verso gli uomini. Ella si dimostra nei modi più svariati: ma parlando solo, nel caso nostro, della riconoscenza a Maria SS. ella si spiegò in offerte, in preghiere, nella costruzione dell’ attuale santuarietto.
Minute furono dapprima le offerte, ma spontanee affatto. Anzi sarà bene notare una cosa come tutta particolare del nostro santuario: sia nel provvedere le suppellettili pel culto, come nel costruire la Chiesa e nel dotarla di rendite sufficienti, non fu mai necessario insistere od anche solo chiedere l’elemosina ai fedeli: essi sempre offrirono il necessario con tutta spontaneità. Crescendo i bisogni crebbero anche le offerte: Maria SS. sapeva bene quel che si doveva dare e ispirava direttamente a farlo chi lo poteva.
Offerte. - Erano candele, tovaglie, purificatoi, camici, pianete, addobbi per la S. immagine, abiti, pezzuole, anelli, cartelle, croci, orecchini, cuori in argento ed in oro ecc.
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Erano medaglie, quadri, ex-voto rappresentanti or una gamba, or un braccio, or un occhio; erano frutti, primizie dei raccolti dei bozzoli ecc.
Il denaro talvolta si presentava al custode, tal’ altra si deponeva in cassette apposite e persino si gettava per terra, dinnanzi all’ immagine venerata. Spesso era per la celebrazione di Messe, di tridui, novene; alcune volte coll’espresso desiderio che si abbellisse o si ricostruisse la chiesa, ora in ringraziamento ed ora per implorare grazie. E perché in qualche ora del giorno la Chiesa restava chiusa, i visitatori si fermavano dinnanzi a pregare sotto il portico e di là gettavano entro, attraverso le inferriate delle finestre, i loro doni. Nel primo anno dallo scoprimento le offerte e le elemosine furono migliaia e migliaia: i soli oggetti che venivano registrati superavano i 500. Negli anni seguenti le offerte aumentarono ancora: e, siccome la divozione andava diffondendosi anche lontano, spesso ne giungevano da ogni parte del Piemonte, oltreché dalla Francia e dall’Austria.
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Necessità del nuovo Santuarietto. - Colle offerte cresceva la divozione, colla divozione la frequenza delle visite e delle funzioni. Il clero, dice una memoria, di quel tempo precedeva tutti, tutti ammaestrando coll’ efficacia del buon esempio; i cittadini più ragguardevoli per nobilità di natali o per meriti gareggiavano col clero; il popolo li seguiva e pareva tentare d’ emularli. Vi era insomma una santa ambizione, una nobile gara per venire alla Madonna delle grazie. Maria SS. doveva compiacersene tanto e ricompensarla con generosità. Questo concorso d’ogni ceto di persone e così numeroso in una chiesa guasta dal tempo, squallida, che a mala pena riparava dalle intemperie, naturalmente doveva suscitare un vivo desiderio: erigere una chiesa nuova e più decorosa. E avvenne così: anzi questo desiderio andò maturandosi nel breve corso d’ un anno.
Si incominciano i lavori. - Era allora Rettore della Cappella il Sac. Avv. Giov. Franc. Damilano, uomo distinto
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per dottrina, zelo e pietà. Egli chiese ed ottenne dal Vicario Capitolare d’Asti Secondo Antonio Argenta un decreto in data 29 Luglio 1761. Per esso veniva concessa la riedificazione della Chiesa e la facoltà di impiegarvi le elemosine e le offerte. Compiuta l’opera egli avrebbe presentati al Vescovo d’Asti, per l’ approvazione, i conti, e la Chiesa sarebbe stata benedetta.
L’impresa pareva difficile, specie in quei tempi: e le difficoltà erano forse più morali che materiali: ma era impresa ad onore di Maria SS. ed Ella non viene mai meno a chi si appoggia al suo potente aiuto.
L’Architetto Nicola Vercellone, unicamente per divozione alla SS. Vergine, ne studiò e preparò il disegno, che sottopose al giudizio di uomini competenti: avutone lodi lusinghiere, lo fece eseguire con sollecitudine e con fine intendimento.
Nel Gennaio del 1762, si iniziarono i lavori e le condotte del materiale: il giorno 7 del seguente Giugno si pose
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la pietra fondamentale. Questo materiale fu quasi tutto offerto, i lavori quasi tutti eseguiti per solo spirito di divozione: anzi nel desiderio di vederla più presto compita i devoti chiesero ed ottennero di poter lavorare nei giorni festivi.
Oblatori. - Riporto qui il nome dei principali oblatori:
Arc. D. Giuseppe Ellena.
Maria Boninine
Nicola Amico
Conte Ludovico Icheri di S. Gregorio
Marchese Carlo Antonio Guerra
Conte Carlo Antonio Ferraris di Torre d’Isola
Conte Ferrero di Ponziglione
Ma siccome il numero dei piccoli oblatori è immensamente maggiore, a loro conforto ricordo qui un bel fatto del S. Vangelo. Gesù s’era fermato nel tempio ad osservare quei che vi facevano le offerte. Farisei, scribi, ricchi superbi davano somme rilevanti: una povera donna non offerse che due piccole monete. Gesù chiamò i discepoli e disse loro: In verità vi dico che questa vedova
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ha dato più di tutti: poiché gli altri non hanno offerto che una parte di ciò che sopravanzava, ma costei ha dato anche ciò che le era necessario.
A chi molto fu dato, molto sarà chiesto e chi ha ricevuto il poco avrà gran merito dando poco.
Si compiono i lavori. - In meno di due anni si alzarono tutti i muri del Santuarietto e poco dopo il campanile per il quale già erano state offerte le campane. Negli anni 1764 e 1765 fu posto il tetto, eretta la facciata e l’ atrio in rustico, eseguiti gli stucchi del cupolino e fu pure posto l’ altare maggiore, ma solo provvisorio. Sopra di esso serviva come icona l’ immagine scoperta: ma l’ altare veniva a coprire ed a nascondere la parte inferiore dove era dipinto S. Giovanni Battista. Il titolare della chiesa cessava quindi di essere il Battista per dar luogo alla Madonna delle grazie. In seguito vennero aggiunti altri due altari uno in Cornu evangelii ad onore di S. Giov. Battista, già titolare della chiesa; l’ altro in Cornu epistolae ad onore di S. Luigi,
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di patronato dei conti Ferrero di Ponziglione.
Finalmente sul finire dell’ anno 1766 Mons. Caisotti, Vescovo d’Asti ne approvava il bilancio affatto in ordine e si poté funzionare il nuovo santuario. Il giorno della benedizione fu una delle feste più solenni e divote per la città intera: tutti ne godevano, tutti ne ringraziavano la SS. Vergine, poiché quella era un’opera di tutti.
L’opera di abbellimento e d’ornato. - Accennerò ancora ai principali lavori di ornato. Nel 1777 S. M. il re Vittorio Amedeo III, per la sua divozione speciale alla B. V. delle grazie, donava il marmo necessario per il nuovo altare maggiore e la balaustrata. I fratelli Pietro e Carlo Caselle, Luganesi, ne accettavano la costruzione e la collocazione. Seguiva poi la decorazione della cappella della SS. Vergine e quindi il pavimento di tutta la chiesa.
Nel 1781 il professore Cataneo eseguiva gli stucchi del cornicione, otto capitelli, quattro cascate di fiori, e poco
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dopo veniva marmorizzata una parte dei muri.
Il conte Giuseppe Antonio Cassino di Merindol donava al santuario il campo che vi si trovava innanzi, per farvi un vasto piazzale e due viali. (1789)
Il comune volle pure dare una prova di stima e di devozione alla Madonna delle grazie: perciò nel 1791 pose a disposizione del Rettore del santuario una somma rilevante per la decorazione della facciata. (1791)
Nell’anno stesso si costruì l’abitazione per il Sacerdote destinato al servizio della chiesa e pel sacrestano.
Così veniva posto termine alla costruzione del nuovo santuario.
Come sia il nuovo santuarietto. - Esso non è grandioso, ma è veramente un’ opera d’ arte. In esso si voleva dare maggior risalto all’ antico pilone e far subito convergere gli occhi di chi vi entra all’ immagine scoperta: e vi si riuscì pienamente.
È di forma ottangolare ed ad un’ altezza conveniente si svolge in una cupola
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svelta e slanciata, che tutte lo ricopre ed a sua volta si apre alla sommità in un cupolino grazioso. Come architettura appartiene al neo classicismo che appunto era in fiore in quel tempo.
Lo stile è composito, ma perché parte dei lavori in stucchi, targhe, ornati furono eseguiti dopo e più volte ritoccati si spiega come il tutto non sia perfettamente corrispondente al disegno dell’ insigne architetto Vercellone Nicola. Tutto però vi è semplice, severo, devoto: esso merita davvero l’elogio che gli diede una persona competente, elogio il più bello che si possa fare di una chiesa: In questo santuario si è quasi costretti a pregare.
Casa di Dio, monumento della pietà dei Cheraschesi, prova e sede della bontà di Maria SS! quanti in esso hanno pianto e pregato, quanti furono i consolati, quanti sono venuti ad implorare ed a ringraziare! A chi conosce un po’ da vicino il santuario è ben nota la verità di queste parole.
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I Cheraschesi avevano già una chiesa molto più grandiosa detta la Madonna del popolo: per distinguere una dall’ altra, nel parlare comune, chiamarono l’ antica la Madonna, la seconda la Madonnina .
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