fondamenta. Allora la Marchesa d’Aix e Sommariva offrì lire diecimila, ed il comune di Cherasco una somma considerevole.
La terza nel 1867-68, quando ripetutamente pregò il ministero delle Finanze a volere conservare questa chiesa al culto pubblico. Nel 1867 il sindaco diceva: Credo meritevole di essere conservato tale santuario (della Madonna delle grazie) sia come edificio monumentale, sia per la graziosa sua forma architettonica, che per le eleganti decorazioni, da cui è ornato, ed anche per appagare i vivi desideri di questi cittadini. E nel 1868 aggiungeva: Perché oggetto di continua divozione ai cittadini i quali ne desiderano ardentemente la conservazione.
CAPO II.
Ossequii più comuni
verso la SS. Vergine delle grazie.
Raccoglierò ora qui le pratiche principali con cui si usò onorare e anche
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attualmente si onora la SS. Vergine delle grazie. Ciò servirà a compire in qualche modo queste brevi notizie del nostro santuario: e più di tutto, credo, servirà di guida alle anime divote. Esse troveranno qui con quali ossequii i nostri padri si attirarono la misericordia della SS. Vergine delle grazie: non avranno che da imitarli.
Alcuno potrà osservare che gran parte di questi ossequii si possono fare in qualsiasi Chiesa o cappella dedicata alla SS. Vergine. È verissimo: anzi veramente già si fanno: e fosse pur ugualmente vero che qualcuno leggendoli qui, volesse usarli in qualsiasi luogo che gli torni comodo: sarebbe ciò molto caro alla nostra Madre celeste.
I. OSSEQUIO.
La S. Messa.
Importanza. - Un pensiero al grande sacrificio compito sul Calvario. Gesù Cristo inchiodato sulla croce pendeva dal suo patibolo: e il sangue suo uscendo dalle
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ferite dei chiodi, delle spine, dei flagelli, accelerava la sua morte. Intanto Gesù offeriva il sacrifizio della sua vita ad onore del suo Eterno Padre. per placarne la giustizia lungamente irritata dai peccati degli uomini e per riaprirci il paradiso. - Sacrificio grande: ma sacrificio che si ripete ogni dì sopra gli altari nella S. Messa; poiché qui vi è la stessa vittima sacrificata, cioè Gesù Cristo, vi è lo stesso offerente principale, cioè il nostro Divin Redentore. - Vi passa una sola differenza: sul Calvario egli si immolò spargendo il suo preziosissimo sangue, qui invece in modo cruento. Chi può dire la grande opera che è una Messa? Messa a cui gli angeli stessi assistino tremando? - «Quando il sacerdote celebra dà onore a Dio, allegrezza agli angeli, edificazione alla Chiesa, soccorso ai vivi, suffragio ai morti, rende sé stesso partecipe di tutti i beni» (Imit.)
La S. Messa è quindi l’atto più grande del nostro culto, quello che più gradisce il Signore. Notiamo però: mentre Gesù Cristo sacrificava la propria vita sul Calvario,
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ai piedi della croce vi era Maria SS. che assisteva a quella prima S. Messa. Cogli occhi fissi sul Figlio agonizzante, col cuore naufrago in un mare di dolori offeriva a Dio il Sangue, il Corpo, la Vita di Gesù: Sangue del suo sangue, Carne della sua carne, Vita della sua vita. Li offeriva per quattro fini: 1° per adorare l’infinita maestà di Dio - 2° per ringraziarlo dei benefizi immensi fatti all’ uomo - 3° per ottenere il perdono di tanti peccati dell’ umanità - 4° per chiedere a Dio ogni grazia.
Salito al Cielo Gesù, Maria SS. non cessò di assistere come i semplici fedeli alla S. Messa, che, come si crede, veniva celebrata dall’ Apostolo Giovanni. Maria SS. ci diede esempio di assistenza alla S. Messa: e come la Messa è l’ atto con cui più si onora Dio, così è pure l’atto che torna più gradito a Maria SS. Essa è anche un mezzo molto efficace per ottenere le grazie. Nella S. Messa non sono più le nostre sole deboli preghiere che si presentano a Dio, ma è il sangue stesso di Gesù il quale vien sempre esaudito.
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Che se noi vi assistiamo ad onore della SS. Vergine, è Lei che presenta a Dio questo Sangue sacrosanto, è Lei che supplica la misericordia di Dio per questo sangue sacrosanto. Quante persone trascurano d’ assistere alla S. Messa o vi assistono male per sola ignoranza e perdono un tesoro infinito! Solo al giorno del giudizio capiranno il loro sbaglio.
Storia. - Nel nostro Santuario non poteva mancare la S. Messa. Fin dai primi ricordi che si hanno della cappella di S. Giovanni ad fontes sappiamo che in essa si celebrava la S. Messa nel giorno della festa del Titolare. Più tardi ci è ricordato che si celebrava in occasioni diverse, come di visite pastorali, di bisogni speciali, ecc. Ma, scoperta l’ imagine, si fece assai più. Subito si celebrarono una solenne novena e festa: ed in quell’ occasione si ebbero varie Messe. Offerte poi da una persona divota le suppellettili necessarie, essi si moltiplicarono sia per le continue insistenze dei fedeli, sia per la particolare divozione
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dei sacerdoti stessi. Edificato il nuovo santuario, nel 1779 si ebbe la S. Messa quotidiana che con dispiacere di tutti dovette sospendersi poco dopo. Ma nel 1789 il re Vittorio Amedeo III assegnava al nostro santuario una rendita di L. 400. Da quell’ anno si può dire che il santuario fu sempre provvisto di un cappellano che attese al decoro e alla custodia della Chiesa e vi celebrò pure ogni dì la S. Messa. Molte novene, tridui e suppliche vennero fatte con Messe: in giorni speciali se ne celebrarono anche più: vi fu un certo periodo di tempo in cui molti sacerdoti anche distintissimi, passando per la città si credevano fortunati di potervi offrire almeno una volta il S. Sacrifizio: si sa pure di diversi sacerdoti novelli premurosi di venire qui a celebrare una delle loro prime S. Messe.
Dopo tutto quello che ho detto, è superfluo aggiungere che i fedeli accorrevano sempre numerosi ad ascoltare queste messe: che se vi furono lagnanze non è già stato perché mancassero ogni dì i fedeli, ma piuttosto perché il santuario
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era troppo piccolo per contenerli comodamente tutti. È vero che da qualche tempo il concorso alle Messe è alquanto diminuito nei giorni feriali, ma è pure sempre abbastanza considerevole, specialmente nei giorni di festa.
Potrei qui riportare molte grazie ottenute per la S. Messa. Ma mi contenterò di una sola che, per la pubblicità avuta, venne conosciuta da tutti i Cheraschesi. Era inferma la Duchessa del Chiablese: e la malattia era molto grave, lunga, dolorosa: oramai i rimedii umani parevano del tutto inutili. La duchessa, che già parecchie volte aveva dimostrata la sua fiducia nella protezione della nostra Madonna delle grazie, volle che si celebrasse una solenne novena di Messe al suo altare. Il popolo vi prese larghissima parte e vi intervennero pure i giovani dell’Ospizio della città, accompagnati dal loro rettore. Quelle SS. Messe, offerte a Dio per le mani di Maria SS. e ascoltate con molta divozione, ottennero alla duchessa la guarigione perfetta. Riconoscente essa venne personalmente a
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ringraziare la Madonna delle grazie nel suo santuario, insieme col marito e colla contessa d’Artois, principessa di Francia.
Modo d’assistervi. - Diverse sono le maniere di assistere alla S. Messa. Oltre quello ordinario di leggere le preghiere dei libri scritti appositamente, credo conveniente notare due modi, molto adatti al nostro caso. 1° La recita del S. Rosario e delle litanie alla Madonna . 2° Dividere la S. Messa in quattro parti: a) da principio sino al Vangelo riconoscere e adorare Dio come autore di tutti i privilegi, doni, virtù, grazie concesse a Maria SS.: dopo aver pensato un momento a questo, recitare per es. gli atti di fede, il Vi adoro, il Te Deum, ecc. o un mistero del Rosario; b) dal Vangelo fino all’Elevazione ringraziare Dio d’averci data per Madre Maria SS. che è tutta piena di bontà e d’amore per noi: recitare in ringraziamento l’atto di Carità, o il Padre nostro, o qualche mistero di Rosario . c) Dall’ Elevazione sino alla Comunione domandare a Dio per il sangue di Gesù e per l’intercessione di Maria
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SS. perdono dei peccati nostri: recitare l’atto di Contrizione o qualche mistero di Rosario. d) Chiedere al Signore le grazie per mezzo di Maria: grazie spirituali e temporali, per noi e per gli altri: recitare pure l’atto di Speranza, la Salve Regina, il Padre nostro o qualche mistero di Rosario.
II. OSSEQUIO.
La S. Comunione.
Importanza. - Tra Gesù e Maria SS. vi sono relazioni strettissime: tanto che oggi è molto comune il titolo dato a Maria SS. di Nostra Signora del SS. Sacramento. A Solesmes non si può saziare di contemplare un gruppo molto antico della Comunione di Maria SS. per mano di Gesù C. stesso. La Vergine, nel suo deliquio prodottole dal suo ardente amore è sostenuta dal principe degli apostoli, mentre Gesù felice di rendere a sua Madre ciò che da Lei ricevette, depone sulle sue labbra l’Ostia Santa. Rappresenta la Comunione che si crede fatta da Gesù
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a Maria SS. Da lungo tempo l’Ab. Olier per offrirci il modello più perfetto della Comunione aveva fatto comporre una graziosa imagine: S. Giovanni Evangelista che comunica Maria SS. e depone sulle labbra della Madre il corpo adorabile del figlio : Madre, ecco il Figlio tuo. Rappresenta la S. Comunione che si crede fatta tante volte da Maria SS. dopo l’ascensione di Gesù C. al cielo. Era naturale: la Madre non poteva stare senza il Figlio, Maria SS. non poteva stare senza compiere questo atto di grande amore a Gesù Cristo.
La S. Comunione è anche un gran mezzo per correggere i nostri difetti e crescere nelle virtù: essa non è tanto per onorare Gesù C. quanto per dare a noi l’ alimento della vita spirituale. Noi siamo inclinati al male: a insuperbirci, all’avarizia, alla disonestà, all’ira: a produrre insomma frutti d’opere cattive, come le piante selvatiche danno frutti piccoli e di cattivo sapore. Ma se si innestano con una gemma di pianta buona, esse daranno frutti belli e gustosi al palato. Così
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se in noi viene posta questa gemma preziosa che è Gesù C. Ostia daremo frutti d’opere buone: invece che superbi saremo umili, invece che iracondi, pazienti e mansueti, invece che avari caritatevoli, invece che disonesti, angeli in carne. Osservate attorno a voi: vedrete sempre che le anime che fanno spesso e bene la S. Comunione non cadono in certi vizi di cui si imbrattano gli altri: le vedrete anzi pie, indulgenti cogli altri, inclinate a tutte le opere buone.
Infatti Gesù ha istituito la SS. Eucarestia anzitutto perché fosse il sacrificio della nuova legge: ed in secondo luogo per divenire cibo delle anime nostre. La madre ed il bambino si amano fortemente epperciò vorrebbero sempre restare uniti: anzi la madre se lo stringe lungamente al cuore, lo copre di caldi baci, vorrebbe quasi immedesimarsi con lui. È l’amore che vuole l’unione. Ora chi più di Gesù ci ama? Ebbene in questo amore egli ha trovato la SS. Eucarestia per unirsi tutto a noi, nel modo più intimo possibile. Quale unione più stretta
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di quella Eucarestia poteva Gesù trovare? Sì: nella S. Comunione noi ci uniamo strettamente al Corpo, al Sangue, all’Anima, alla Divinità di N. S. G. C., che diviene l’alimento angelico dell’anima nostra. La Comunione è l’atto più vivo e reale dell’amore.
Ora: che cosa crediamo noi che debba piacere a Maria SS.? Che noi amiamo, intensamente amiamo il suo Gesù. Come la SS. Vergine si compiacque dei pastori e dei magi prostrati in adorazione innanzi a Gesù C. così si compiace di chi si accosta alla SS. Comunione e compie quest’atto d’amore a Gesù. La Madre gode intimamente del bene, dell’onore e dell’amore che si ha al figlio. Quanto sarà dunque gradita a Maria SS. la nostra Comunione!
E la Chiesa ci dice appunto questo, mentre nelle maggiori solennità di Maria SS. ci esorta ad accostarci alla SS. Eucarestia: ci dice che la parte principale della festa è accostarci al SS. Sacramento della Comunione.
Pratica. - Sia per seguire l’esempio
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della SS. Vergine, sia per compiere un ossequio così gradito a Lei, come pure per avere un mezzo così potente a santificarci, si pensò per tempo a fare la SS. Comunione nel nostro Santuario.
Noi abbiamo molte ragioni per crede che già si comunicasse anticamente quando vi era appena una cappella. Ma sappiamo sicuramente che essa si fede spesso dopo costruita l’attuale Chiesa.
Per tre anni anzi (dal 1794 - 1797) sappiamo che venne assai frequentata, non ostante il giansenismo dominante: di più nei registri all’anno 1795 è espressamente notato che si fecero porre assi per fare con maggiore comodità la S. Comunione. E d’altronde questa era conseguenza affatto naturale: nel 1793 si era posto nella Chiesa il confessionale. Ora: ordinariamente la confessione non è per la S. Comunione?
Il Concilio di Trento desiderò vivamente, come dinuovo ultimamente Pio X, che i fedeli si comunichino ogni volta che assistono alla S. Messa.
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Perché non farla dunque? E i fedeli la fecero nel nostro Santuario con molta frequenza, specialmente dopo che (anno 1797) per concessione pontificia vi si conservò continuamente il SS. Sacramento.
III. OSSEQUIO.
Benedizione
del SS. Sacramento.
Importanza. - Gesù sta continuamente nel S. Tabernacolo: vi sta perché l’amico trova le sue delizie stando cogli amici: vi sta per ricevere le nostre adorazioni: vi sta per ascoltare le nostre preghiere e darci le sue grazie. Egli ci sta aspettando in ogni ora del giorno, Egli vi dimora anche nei lunghi silenzi della notte. pare che di dietro all’usciolo del Tabernacolo ci vada ripetendo ogni istante: Io sono il Dio che sta con voi: venite a me voi tutti che siete stanchi ed addolorati ed io vi ristorerò.
Ma vi sono certi momenti in cui vuole farci quasi provare sensibilmente la sua presenza reale, ci chiama più
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forte, allarga più le mani della sua misericordia. Sono i momenti della benedizione del SS. Sacramento. Allora si prepara il suo trono circondandolo di lumi: il sacro ostensorio viene estratto dal Tabernacolo ed esposto all’ adorazione di tutto il popolo. Il popolo guarda Gesù, il suo Creatore, il suo Padrone, il suo Redentore, il suo Giudice, il suo Amico più sincero: guarda e mostra i propri bisogni, le proprie miserie, i propri peccati, come il povero fa vedere le proprie piaghe al medico o al benefattore. Gesù guarda con affetto il suo popolo, sente il Cuore suo muoversi a compassione ed esclama: Misereor super turbam: ho pietà di questa turba.
Momento solenne e prezioso!
Quanta importanza dà la Chiesa a questa funzione! Come sono divoti quei sacri cantici! Quale apparato di lumi e di servizio non si esige! Come vuole che siano riccamente vestiti i ministri per la benedizione! E tutto questo non è troppo, poiché si tratta di onorare Gesù Cristo.
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È cara a Maria SS. - Orbene questo onore dato a Gesù è pure carissimo a Maria SS. La Chiesa ce lo mostra quando nelle novene della Madonna e nel mese di Maggio permette di dare la benedizione del SS. Sacramento; ce lo dice quando lascia che in questa funzione noi cantiamo le litanie per cui supplichiamo Maria SS. ad intercedere con noi presso Gesù Cristo.
Pratica. - Ed anche nel nostro santuario è antica questa pratica. Tralasciando le benedizioni date prima del 1760, troviamo, dopo quell’anno, che si ebbe in occasione della visita della principessa Felicita, della duchessa del Chiablese col marito, della contessa di Artois, del Re Vittorio Amedeo II ecc. - Avendo poi la principessa Felicita regalato alla sacrestia tutto l’ occorrente, quest’esercizio cominciò in modo stabile e regolare. Tridui e novene, suppliche e molto voti erano accompagnati dalla benedizione: tanto più dopo che si potè sempre conservare il SS. Sacramento.
Il concorso del popolo vi è più numeroso
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anche ai nostri giorni: il raccoglimento e la divozione veramente edificanti.
Modo di riceverla. - La precedono di solito le litanie della B. Vergine. Cantato il Tantum Ergo e l’Oremus, vi restano alcuni minuti di silenzio: ognuno ne approfitta per supplicare la SS. Vergine ad intercedere a nostro favore presso Gesù: ognuno ricorda i suoi bisogni speciali. Segue la benedizione propriamente detta: il Sacerdote prende il S. Ostensorio, si volta al popolo in atto di benedirlo. Tutti s’inchinano profondamente: quante cose si dicono a Gesù in quell’istante! Signore, beneditemi: benedite il mio corpo, la mia anima, i miei figli, i miei genitori, i miei fratelli e sorelle! Signore, benedite tutti: amici, conoscenti, i Sacerdoti, i Vescovi, il Papa! Signore benedite i nostri interessi, i nostri affari, le nostre campagne! Il giovane prega Gesù a conservargli l’innocenza e la purità del cuore: lo studente a dargli successo negli studi: il padre e la madre a crescer loro i figli obbedienti e rispettosi! Chi raccomanda un infermo,
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chi un peccatore, chi un moribondo. – Gesù tutti ascolta, tutti benedice: il popolo s’alza colla fronte più serena, col cuore più contento. Riconoscente esclama con forza dietro al Sacerdote: Dio sia benedetto... Benedetto il nome di Maria Vergine e Madre. Poi si parte con nuovo coraggio nel bene, con nuova fiducia in Dio. Maria Vergine delle grazie ha pregato Gesù ed ha ottenuto quello che si desiderava.
IV. OSSEQUIO.
Visita a Maria SS.
delle grazie.
Importanza. - Questo è uno degli ossequï che Maria SS. si è compiaciuta di benedire di più: ed è molto conveniente. Nel mondo si fanno visite agli amici per congratularsi con loro d’un titolo avuto, d’una fortuna toccata. - Ebbene Maria SS. non è forse quella grande creatura, prima tra le pure creature, che ebbe singolari e straordinari privilegi? Concepita senza macchia originale, fatta Madre di Dio,
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senza perdere la verginità più illibata, corredentrice dell’uomo, morta di puro amor di Dio, assunta al cielo per essere la regina del paradiso.
Nel mondo si fanno visite di amicizia, per il bisogno che si sente di passare qualche minuto con le persone amate. Ora la SS. Vergine è la nostra Madre celeste che ci ama con un affetto che noi non possiamo immaginare.
Nel mondo si fanno visite ai maestri, ai superiori, per ammirarli e più per imparare. – E da chi potremo imparare più che da Maria SS.? In lei la fede dei confessori, in Lei la purità dei Vergini, in Lei il coraggio dei martiri, in Lei lo zelo degli Apostoli: preghiera e lavoro, umiltà e carità, dolcezza e fortezza erano uniti in Lei nel grado più sublime.
Nel mondo si fanno visite per trattare interessi, per chiedere favori. Ed è con Maria SS. che possiamo trattare il nostro interesse più importante: la salvezza dell’anima: è da Maria SS. che dobbiamo aspettare ogni grazia. Non si perde il divoto di Maria SS., ripete tante volte
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S. Alfonso: la divozione a Maria SS. è segno di salvezza. Maria SS. è davvero la regina della misericordia. – A Gesù l’Eterno Padre ha dato il giudicare e punire, a Maria solamente la compassione e la distribuzione delle grazie: Ella non rimprovera, non rigetta: è tutta dolcezza e soavità: è la speranza degli stessi disperati.
Che se ci sembrano convenienti e doverose le visite del mondo perché non quelle fatte a Maria SS.?
Un’importanza particolare hanno le visite fatte nei giorni delle feste del Santuario (1° Giugno e 14 Novembre). A queste visite è annessa l’indulgenza plenaria, applicabile ai defunti.
Per lucrarla richiedonsi le solite condizioni:
1° Che siansi ricevuti i Sacramenti della Penitenza e dell’Eucarestia.
2° Che visitando la chiesa, veramente pentiti, si preghi per qualche spazio di tempo secondo l’ intenzione del Sommo Pontefice.
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Come si praticano. - E i fedeli ben lo sanno e al nostro santuario le visite non vennero mai meno. Scoperta l’ imagine, ogni giorno troviamo notate nei registri della Chiesa offerte, anzi più offerte: segno certo che vi si facevano molte visite. Demolita la cappella, mentre si aspettava l’attuale santuarietto, si dovette alzare un portico sotto il quale potessero fermarsi i visitarori a pregare. Eretta la nuova chiesa, vi si pose un custode che la tenesse continuamente aperta secondo il desiderio dei fedeli. Né erano i soli Cheraschesi: ma si ebbero visite di Cardinali, di Vescovi, di re, di principi, di molti nobili. Si ebbero visite oltreché dai paesi circonvicini da Pinerolo, da Alba, da Torino, da Savona, da Genova, da Milano, dalla Savoia, dal Chiablese, dall’ Austria, dalla Svizzera, dalla Francia, dalla Spagna, ecc. Di molte di esse è tenuta memoria nei registri della Chiesa.
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V. OSSEQUIO.
Tridui e Novene.
Importanza. - Per ottenere più facilmente le grazie i cristiani usarono fare certe preghiere per diversi giorni consecutivi: il Signore infatti suole concedere a chi persevera nel domandare. Egli, dice Corneglio Alapide ci vuole perseveranti fino all’ importunità. Il numero di questi giorni fu vario: due - cinque - sette - trenta ecc. ma specialmente tre e nove. Di qui il nome di tridui alle preghiere ripetute in tre giorni e di novene a quelle ripetute in nove giorni consecutivi.
Modo di farli. - Le preghiere però da ripetersi per ciascuno dei tre o nove giorni possono essere varie. Per esempio possono essere una o tre Ave Maria - una o tre Salve, Regina - uno, o tre, o cinque Pater noster; possono essere Messe, Comunioni, Benedizioni del SS. Sacramento, visite Rosarii, ecc., ecc.
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Maria SS. le gradisce tutte, purché fatte bene.
Come si praticano. - Ora alla Madonna delle grazie se ne fece un numero grandissimo in tutte le forme. I registri, le memorie ne sono piene: eppure si sa che quelle registrate sono ben poche in confronto delle altre di cui si perdette la notizia. – Per citarne qualcuna ne abbiamo per i regnanti del Piemonte, pel Marchese Carretto di Monforte, per la contessa Mortigliengo di Grugliasco, per il conte Calandri di Alba, pel Senatore Damilano, pei marchesi di Barolo, d’Agliè, di S. Gregorio, di Montaldo, ecc., ecc. Come se ne hanno di fatte dal comune, dall’ Ospizio di Cherasco, dalla Confraternita del Crocifisso, dalle filatrici, dal clero, ecc.
Si fecero per ottenere una guarigione ed ora per una vittoria: ora per felice esito di un’impresa ed ora per ringraziamento: talvolta era per un peccatore ostinato, tal’altra per la conservazione dell’innocenza. Spesso era per la pioggia,
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qualche volta per allontanare pestilenze e grandi flagelli.
Grazie. - Ed è certo cosa che riempie di riconoscenza verso la Vergine delle grazie, il leggere così spesso nei registri queste espressioni; Ottenuta la grazia, allontanato il pericolo, caduta la pioggia desiderata, esaudite le suppliche, riacquistata la sanità, avendo ottenuta la grazia, si portò alla Chiesa a ringraziare la Beata Vergine, in ringraziamento fece un’offerta... a ricordo della grazia offrì... mandò per riconoscenza al santuario... ecc. ecc.
Credo però bene citare un fatto per disteso.
Giovanni Michele Gagiano era storpio d’entrambi i piedi e d’una mano: non poteva muoversi né lavorare. Addoloratissimo ricorse a diversi medici, ma inutilmente. Sentì allora parlare delle grazie speciali ricevutesi da Maria SS. nella nostra Chiesa. Rianimato da nuova speranza vi si fece condurre. Qui incominciò, con chi ve lo accompagnò, una fervorosa novena, pieno di fede in Colei
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che è ben più sapiente della scienza medica e potente più che non ogni rimedio. Appena l’ebbe principiata si sentì assai meglio, ed infine si poteva dire guarito.
Riconoscente conservò poi molta divozione alla nostra Madonna.
VI OSSEQUIO
Voti alla SS. Vergine
delle grazie.
Che siano. - Nel nostro caso, per voto si intende d’ordinario una promessa presentata a Dio per mezzo di Maria SS. di dare o fare qualcosa a suo onore, ove si ottenga quello che si chiede.
Quella persona è inferma: promette a Dio di dare un’elemosina di danaro, di cera, ecc. al santuario della SS: Vergine, ove ottenga la sanità: ecco un voto. Quell’ uomo deve fare un lungo viaggio o incominciare un lavoro difficile e pericoloso: promette a Dio di fare una visita al santuario, confessandosi e comunicandosi,
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se tutto riuscirà bene: ecco un altro voto. Il voto obbliga in coscienza chi lo fa ad adempirlo.
Vantaggi . - Esso attira sopra di noi le benedizioni di Maria SS., poiché è una preghiera fatta con più cuore, con più forza, con più interesse. Colui che la fa desidera talmente la grazia, che per muovere a suo favore il Cuore di Maria SS. le promette gratitudine e riconoscenza che intende dimostrare coi fatti: adempiendo il voto.
Pratica. - È quasi impossibile dire quanti voti si leggano nei registri, fatti ad onore della SS. Vergine delle grazie. Ricorderò solo che nel santuario nostro un numero grandissimo di candele che si consumarono e consumano, sono ex-voto.
Ex-voto molte paramenta per le sacre funzioni, pianete, camici, nonché calici, ostesorii ecc. Ex-voto i molti cuori d’argento, sebbene lo stato qualche volta li abbia presi per mandarli alla zecca come per es. nel 1792. Ex-voto i numerosissimi quadri, che si trovano in
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chiesa e specialmente nella sacrestia ecc. Tutto questo ci dice quanto a Maria SS. siano accetti questi voti.
Fatti particolari. - Il governatore del Palazzo Reale di Torino, per nome Martello aveva una figlia da nove anni inferma, quasi immobile nel suo letto. Per nove anni la figlia non aveva fatto altro che soffrire, ed i genitori non avevano cessato di consultare i più celebri medici, tentare tutti i rimedi. Ma il male era incurabile: ogni speranza di guarigione cessata: quando il Marchese Carlo Antonio Guerra, molto divoto della Vergine delle grazie, dovette recarsi a Torino e sentì i genitori a lamentare la loro disgrazia. Il Marchese, avendo già in diverse occasioni esperimentata la potenza della nostra Madonna, esortò il governatore a raccomandarvisi. Egli lo fece e con lui la moglie sua, donna di molta pietà. Per rendere più efficaci le loro preghiere, si votarono per un’offerta considerevole al nostro santuarietto. La figlia immediatamente si sentì assai meglio dai suoi dolori... (Qui continua
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la narrazione, ma il registro è talmente sciupato che è impossibile leggere più innanzi...) Dicembre 1761
I coniugi Maria e Pierino Riccio, affittavoli del conte Roggeri Lachelle, avevano un unico figlio di cinque anni. Essi l’amavano come s’ama un figlio unico, un caro angioletto: ma il Cielo pareva invidiarlo a loro. Colpito successivamente da diverse malattie, egli si trovava oramai in fin di vita, non ostante le amorose cure dei genitori e dei medici. Siccome la morte pareva avvicinarsi a grandi passi, venne chiamato il curato della Parrocchia di S. Gregorio, perché volesse dargli una benedizione prima che spirasse. Ma alla madre balenò una speranza: La
Madonnina può guarirlo:
Vergine SS., piena di grazie, esclamò,
abbiate compassione di questo figlio che è l’unico conforto e l’unica speranza nostra: salvatelo! E qui nel fervore della sua preghiera si votò per diverse cose al nostro santuarietto. In quell’istante medesimo
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il figlio s’alzò a sedere sul letto. Il Curato «persuaso che fosse guarito» lo consegnò ai genitori che ne piangevano di consolazione. Maria SS. aveva infatti concessa una grazia straordinaria, se pure non si può dire che avesse compito un miracolo.
Viveva nel paese di Niella Tanaro un certo Luigi Dalmassone, di forse cinquant’anni (l’età non consta precisamente). Colpito da grave male al braccio destro, dopo un anno e mezzo di cure del medico del paese, questi dichiarò doverlo amputare. Addoloratissimo il povero Dalmassone pensò di ricorrere a medici più esperti in Torino. Vi andò di fatti: ma dopo varie visite dei migliori sanitari sentì ripetersi: il male è incurabile: occorre l’amputazione del braccio. L’infermo non volle acconsentirvi: e costernato si partì di là, incerto di quel che farebbe. Nel ritornare al paese, venne ad incontrarsi con un suo conoscente di Cherasco e gli raccontò il suo triste caso.
Questi lo esortò a ricorrere alla Madonna
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delle grazie in Cherasco: perché, disse, è miracolosissima. Il Dalmassone pose ogni speranza nella SS. Vergine, e cominciò subito per istrada una novena; anzi fece voto di portare un’offerta alla Chiesa e di fare registrare la grazia ove guarisse. La misericordia di Maria SS. non poteva quasi essere più pronta: subito si sentì meglio, e dopo pochi giorni la guarigione fu piena e duratura. Venuto al nostro santuario a ringraziare la SS. Vergine, fece registrare il fatto alla presenza di due testimonii.
25 Luglio 1766.
Sul principio dell’anno 1901 si era diffusa, nelle campagne circostanti a Cherasco, l’afta epizootica. Manifestatasi sin da principio di carattere assai maligno, aveva già mietute centinaia di vittime tra il bestiame e gettata la desolazione tra i contadini. I paesi colpiti erano specialmente Roreto, Veglia, Cappellazzo, Cervere. In mezzo a questi vi fu però una borgata privilegiata, dove non solo non vi furono vittime, ma quasi neppure comparve la temuta epidemia: fu il
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Bricco-Faule. I suoi buoni abitanti, dopo aver ricorso non invano a S. Rocco, avevano fatto un voto alla Madonna delle grazie di Cherasco: venire processionalmente in pellegrinaggio a questo santuarietto a offrirvi un ricco cuore d’argento, ove Maria SS. avesse tenuto lontano il temuto flagello.
Vi vennero infatti il 12 maggio dello stesso anno 1901, e il loro zelantissimo Pievano li guidava, nel discorso che tenne in quella circostanza poté dire: Maria SS. si dimostrò con noi davvero Madre delle grazie.
Ancora un fatto, registrato dal Sac. Faber Francesco, penultimo Rettore del Santuarietto: Certa Astegiano Panero, facendo l’offerta di L. 8, dichiarò che avendo votato alla Madonna delle grazie in Cherasco un suo bambino affetto da anchilosi e carie all’ osso della gamba destra, per cui i medici a Torino avevano decisa l’amputazione della gamba per salvargli la vita, poco dopo fatto il voto, si vide il bambino guarito senza operazioni, né medicine (1896).
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Accresciamo sempre più la nostra stima a questa pratica dei voti alla SS. Vergine delle grazie. Non dimentichiamo però mai che bisogna sempre che ci accompagni la prudenza nel farli.
VII. OSSEQUIO.
Giaculatorie
semplici invocazioni
brevi preghiere
Che siano. - Al bambino è naturale chiedere il cibo alla mamma, allo scuolaro affidarsi al maestro, al sud-dito implorare la protezione del re, al debole rivolgersi al forte. Così all’uomo è naturale pregare Dio, che è Padre amoroso e potente: la preghiera è un bisogno naturale del nostro cuore.
Massime nei pericoli della vita: quando rugge la tempesta o tuona il cannone, quando il terremoto scuote la terra o la grandine distrugge i raccolti; nell’ imminenza d’ una disgrazia, nello svolgersi incerto d’ una lite, nel pericolo di tentazioni gravi, al letto del moribondo ai
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prega. Ma allora ordinariamente non è possibile una preghiera lunga e ordinata: allora sono sospiri, giaculatorie, invocazioni, frasi spezzate, che escono dalle labbra, e talvolta ancora si prega più con sguardi supplichevoli, con lacrime, col cuore, che non colle parole.
Vantaggi. - Fortunato chi ha questa santa abitudine di saper ricorrere in ogni pericolo a Dio ed alla SS. Vergine. Egli saprà spesso, anche tra i suoi lavori, innalzare il cuore a Dio: acquisterà ogni istante tesori di meriti, otterrà dal cielo una benedizione speciale in ogni circostanza della vita. I bambini in ogni pericolo chiamano: mamma, mamma! Oh! se sapessimo imitarli, invocando spesso, spesso la Madre nostra celeste! Quante grazie avremmo! Ricorderò in proposito alcuni fatti che riguardano il nostro santuarietto.
Nel 1767 esistevano ancora le fortificazioni di Cherasco.
Verso mezzanotte, e precisamente presso la Chiesa, il muro era molto alto (circa settanta piedi), poiché nella
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parte esterna si apriva una rocca profonda. Il 13 Marzo di quell’ anno, alcuni ragazzi stavano divertendosi presso il santuario, quando uno d’ essi, volle arrampicarsi sopra le mura della fortificazione. Grave imprudenza, poiché gli scivolò il piede e cadde nel precipizio. I compagni fuggirono spaventati e gridando. Ma una donna che veniva al santuario e che aveva veduto un po’ discosto il gravissimo pericolo, si rivolse alla vergine SS. delle grazie: Maria, salvatelo: Accorse gente, vi fu chi aiutato con funi discese nel burrone: Francesco vi era in fondo, quasi immerso in un fosso d’acqua, ma non aveva riportato dalla caduta che un grande spavento...
La nostra Madonna l’aveva salvato, come l’aveva invocata quella donna.
Vi ha un caso di incendio che minacciava gravemente di comunicarsi a molte case: invocata Maria SS., lo si poté circoscrivere con molta facilità.
Vi fu una giovane che si trovava sola per un sentiero di campagna quando si
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incontrò in un uomo ben noto pei suoi vizi. Invitava al male, vi resisteva e tentava la fuga ad ogni costo... Ma era impossibile: ebbe allora un pensiero alla SS. Vergine delle grazie, strinse nella mano la corona che portava con sé, come per invocarla... Mentre che ella si dibatteva, come la colomba fra gli artigli dello sparviere, apparve il liberatore, e l’uomo prese la fuga, scomparendo nel fitto del bosco.
Quanti ricordano d’avere invocata la SS. Vergine nel bollore delle più violenti passioni e d’esserne usciti vincitori! Quanti per una breve preghiera non sono andati sino agli ultimi eccessi della collera! Quanti ritornarono sulla buona via smarrita!
E non è neppure necessario ricorrere a questi esempi: la nostra vita stessa giustifica quella preghiera che incomincia con queste parole: Ricordatevi, o piissima Vergine Maria, che non si è udito mai che alcuno sia ricorso a voi e non sia stato esaudito... Pensiamoci spesso e facciamo tesoro di questa esperienza nostra ed altrui.
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VIII. OSSEQUIO.
Immagini e medaglie di
Maria SS. delle grazie.
Importanza. - La divozione, quando entra in un cuore, lo rende industrioso nel cercare sempre nuovi mezzi per conservarsi e crescere. Tra essi vi sono appunto le medaglie e le sacre imagini; quanti pensieri santi, affetti buoni non eccitano!
D’altronde l’amore ai nostri cari ha fatto trovare i ritratti, per averli sempre presenti al nostro cuore. E quale cura non si usa nel custodirli, specialmente quando ricordano antenati o amici illustri! Ora chi è più caro e più grande pel cuore dei buoni cristiani, di nostro Signore e di Maria SS.? Ed ecco perciò tanti quadri e tante medaglie.
Pratica. - Appena scoperta la nostra imagine nel 1760, vi fu chi pregò perché se ne facessero delle imagini. Non si poterono avere che nel 1768, poiché allora era una spesa non indifferente. Si ebbero imagini e poi abitini da portare
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indosso. Non bastò un’ edizione, ma ce ne vollero diverse, e da quel tempo sino ad ora non saprei dire quante volte siansi ripetuto. Ultimamente ne furono chieste anche dall’America e dalla Russia.
Ecco quanto se ne scrisse circa il 1780: L’imagine si sparse per ogni dove: onde ne resta ormai fregiata ogni casa della città; e fattane distribuzione in gran numero per la città e ville circonvicine, stante le premurose ricerche, ha servito spessissme volte, e serve a risvegliare nel cuore dei cristiani la fiducia nel patrocinio di Maria SS., e ad eccitarli a ricorrere a Lei nelle loro indigenze e ad esperimentarla quale è e sarà sempre Madre delle grazie.
Le buone madri appendevano al collo dei bimbi gli abitini e nell’accudire alle faccenduole domestiche di tanto in tanto guardavano l’imagine appesa al muro: gli uomini vi cercavano la benedizione sui loro affari. Al mattino alzandosi, alla sera andando a letto, ognuno vi imprimeva un caldo bacio: era un grazie ed
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insieme una domanda. Se si oscurava il cielo e si temeva una disgrazia, acceso un lumicino alla cara Madonna, la famiglia si raccoglieva in preghiera. Se si scampava da un pericolo, si diceva: C’è da ringraziare bene la nostra Madonnina. Insomma per queste immagini e abitini, più spesso si pensava alla SS. Vergine, e Maria si compiaceva molto d’essere, per così dire, messe a parte dei crucci, dei segreti, delle piccole gioie di tante anime e di tante famiglie.
Conserviamo questa pia pratica di portare al collo l’abitino della Vergine SS. delle grazie: teniamo nelle nostre case la sua imagine.
IX. OSSEQUIO.
Leggere ciò che riguarda
la Madonna delle grazie.
Anche questo deve porsi tra gli ossequii cari al cuore di Maria SS. Chi mai infatti potrà pensare a pregarla, se non sa quanto Ella sia potente e buona? Chi mai potrà usarle certe pratiche, se
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non conosce che le tornano gradite? Chi non sa, non fa. – Ed una prova di questo si può averla, considerando la nostra Madonna delle grazie. Scoperta l’imagine, se ne fece un gran parlare dapertutto: la notizia corse anche lontano. Ottenute le prime grazie straordinarie, il clero la predicava dai pulpiti; il Sac. Giov. Damilano ne scriveva nel 1775 la storia: la storia era mandata a Re, Vescovi, vicini e lontani; la storia piaceva e se ne faceva altra edizione. E quale l’effetto di tutto questo? Conosciuta la Madonna delle grazie, tutti la pregavano, molti di lontano venivano a visitarla, i vicini ne frequentavano la Chiesa: la divozione cresceva, le grazie si moltiplicavano.
Ma poco dopo, mutate persone e tempi, cessato il primo entusiasmo, si entrò in un ben lungo e dannoso silenzio, non ancora rotto anche oggi. E quale l’effetto? La divozione non cessò, perché Maria SS., con ripetere grazie, la tenne viva in molte anime: ma cessarono certe funzioni solenni che scuotono mirabilmente
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i cuori: dai lontani la Madonna delle grazie è ben poco conosciuta; dai vicini stessi qualche volta è troppo poco stimata. – Si legga dinuovo quello che riguarda il nostro santuarietto, dinuovo se ne parli o predichi e si avrà un nuovo e più forte risveglio nei lontani: si avrà anche un nuovo fervore nei vicini.
La Madonnina è pure ancora cara al cuore dei Cheraschesi: ma si potrà ottenere assai più, se ciascun d’ essi conoscerà maggiormente quanto essa fu buona con loro. Ecco dunque qui un altro ossequio da farsi alla Madonna delle grazie: leggere e fare leggere e conoscere questo libretto e tutto ciò che riguarda la Madonna delle grazie.
X. OSSEQUIO.
Mese di Maggio.
Importanza. - Il mese di Maggio è il mese dei fiori, mese in cui la natura fa maggio sfoggio nella sua vegetazione. Questo mese così bello i cristiani hanno voluto consecrare a Colei,
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che è la creatura tutta bella, uscita dalle mani di Dio: alla SS. Vergine. In questo mese, in ogni città, paese, villaggio si fa qualcosa per la Madonna: predicazioni speciali, Messe, Comunioni, Benedizioni, Rosarii, preghiere: si adorna una statua, un quadro, un’ imagine: è una santa gara per onorare la Regina del Cielo e della terra.
Ed è anche in questo mese che si acquista ognor più la divozione a Maria SS.: se ne sente predicare, se ne legge, vi si pensa. Uomini, che talora pare abbiano smarrito ogni sentimento di fede, si trovano ai piedi di Maria SS. confusi con il popolo divoto. Anche i fanciulli più spensierati, la giovinezza più leggera, lo studente che vuol parere scettico si fanno trovare innanzi alla Madre comune e godono di portarci i loro mazzi di fiori, dirle una breve preghiera.
Come si pratica al nostro santuario. - Questo spettacolo di divozione alla SS. Vergine, comune ad ogni luogo, nel nostro santuario non mancò: anzi
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pare che qui, a’ piedi della Madonna delle grazie, fosse più sincero. Dal 1761 infatti, ogni nel mese di Maggio si ebbero funzioni e pratiche speciali. Eccettuati alcuni casi, non si fecero grandi solennità, è vero: ma le pratiche e le funzioni fatte furono animate da una pietà così intima, così sensibile da muovere alle lacrime. Se le solennità grandiose eccitano l’ entusiasmo, queste piccole pratiche intime raccolgono di più lo spirito e nutrono meglio la divozione.
Quanto sarà dunque nello e vantaggioso continuare in questa pratica del mese di maggio! Accorrano i vicini al divoto santuarietto: i lontani preghino dalle loro case, volgendosi colla mente e col cuore alla casa Madonna delle grazie. Questi ultimi potranno fare il Mese di Maggio in casa: recitando per esempio il S. Rosario, o qualche Ave Maria, o qualche preghiera: ovvero anche imponendosi una piccola mortificazione, o lo schivare un difetto, la pratica d’una virtù, leggendo qualche libro che parli della Madonna, ecc.
Maria SS. benedirà gli uni e gli altri.
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XI OSSEQUIO.
Il S. Rosario.
È la preghiera che il grande Pontefice Leone XIII non si stancò di raccomandare tante e tante volte. Egli giunse persino a dire, che dalla pia pratica del Rosario quotidiano sperava il ritorno della società a Gesù Cristo.
È la preghiera insegnata dalla SS. Vergine stessa a S. Domenico: avvisandolo di predicarla a tutti, ai re ed ai sudditi, ai dotti e agli ignoranti, al clero e al popolo.
È la preghiera che Maria SS. nuovamente raccomandò, apparendo a Lourdes colla corona al braccio.
Recitiamolo, se ci è possibile, nella Chiesa stessa della Madonna delle grazie: se ne siamo impediti, nelle nostre case, specialmente nelle lunghe sere d’inverno, quando è raccolta tutta la famiglia.
XII. OSSEQUIO
Il Sabato consecrato
a Maria SS.
I cristiani, non contenti di dare alla SS. Vergine un mese ogni anno, hanno
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voluto consecrarle un giorno ogni settimana il Sabato.
In questo giorno essi onorano la SS. Vergine con pratiche particolari. I divoti poi della Madonna delle grazie, cominciano a dedicarle questo giorno sino dal dì che seguì lo scoprimento, che fu un Sabato. D’ allora, in questo giorno veniva acceso maggior numero di candele, più frequenti erano le visite, più numerose le S. Comunioni. Chi poi non poteva recarsi al santuario, sceglieva una delle pratiche che ho notato sopra pel mese di maggio.
XIII. OSSEQUIO.
Le tre Ave Maria.
S. Alfonso e S. Leonardo da Porto Maurizio predicarono con grande zelo tale divozione: eccitavano tutti a ripeterle ogni giorno al mattino appena svegliati ed alla sera prima di andare a letto. Volevano che si aggiungesse questa invocazione: O Maria Madre di Gesù, liberatemi quest’oggi da ogni peccato mortale, se si era al mattino; oppure:
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O Maria Madre di Gesù, liberatemi in questa notte da ogni peccato mortale, se si era di sera. Essi assicuravano la salvezza eterna a chi fosse stato fedele tutta la vita a tale pratica. Non già perché basti questo pel salvarci, ma perché Maria SS. ottiene a chi fa questo la grazia d’adempire bene anche gli altri doveri d’un buon cristiano.
Per ossequio alla SS. Vergine delle grazie si possono recitare volgendosi ad essa colla mente e col cuore.
XIV. OSSEQUIO.
Le candele alla
SS. Vergine delle grazie
Questo è un ossequio molto praticato dai fedeli. Essi usano accendervi candele sia per ottenere favori come per ringraziare degli ottenuti. Ma specialmente avviene nel timore d’ una disgrazia, in una malattia, durante l’ agonia d’ una persona cara, ecc. A tale pratica va connessa quella di offrire le primizie o qualcosa di certi raccolti, come bozzoli, grano, ecc. secondo l’usanza antica. La
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madre nostra terrena suole accettare molto volentieri anche le minime dimostrazioni d’ affetto dei figli, quanto più la Madre celeste!
XV-XVI. OSSEQUII
Schivare il peccato
e imitare le virtù
di Maria SS.
Questi sono i due ossequii più cari al cuore della Madonna. Per Mariam ad Iesum : noi dobbiamo andare a Gesù per mezzo di Maria SS. Se la divozione alla Madonna, dice il B. Grignon de Monfort, allontanasse da Gesù Cristo, cioè ci lasciasse vivere nel peccato, sarebbe da rigettarsi come illusione diabolica. Bisogna che siamo divoti di Maria SS. perché Ella ci otterrà molte grazie, ma specialmente per lasciare il peccato e praticare le virtù. Ella niente va più ripetendoci di questo: Non rinnovate la crocifissione al mio Gesù col peccato mortale: non rinnovategli le spine e i flagelli col peccato veniale. Consolate invece il suo Cuore con la carità, la pazienza,
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la castità, l’ obbedienza, l’ umiltà, la dolcezza. Le novene, i tridui più belli alla Madonna sono quelli in cui per nove o per tre giorni si lascia il peccato, si pratica una di queste virtù ad imitazione di Maria SS. Così si dica degli ossequî. Tra le virtù poi sarà assai conveniente scegliere quella che più ci manca: per uno sarà la carità o la castità, mentre per un altro può essere l’obbedienza o lo spirito di sacrifizio.
Come già il Signore nell’ antica legge così Maria SS. vuol anzitutto il nostro cuore, e poi accetterà pure i quadri, le candele, i cuori d’ argento, le primizie ecc. Dare alla SS. Vergine il nostro cuore non è una vana espressione d’affetto o un sospiro: ma è una promessa ferma di schivare ogni peccato per praticare le virtù.
Così avremo la benedizione di Dio e della Madonna in vita ed in paradiso eternamente felice dopo morte.
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