Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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PARTE SECONDA
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CAPO I.
(1761)


Il fatto. - Era venuto il tempo in cui Maria SS. voleva premiare la divozione dei Cheraschesi con benefizi singolarissimi: benefizi che servirono a nutrire e fortificare sempre più l’affetto alla loro Madre SS.
Correva l’anno 1760. Mons. Sammartino vescovo d’ Asti aveva incominciata la visita pastorale alla sua vasta diocesi che allora comprendeva anche la città di Cherasco. Qui si fermò alcuni giorni e visitò pure la nostra cappella di S. Giov. ad fontes, accompagnato dai sue Sigg. Canonici Torchio e Vacchetta. Era
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allora custode di essa certo Lazaro Burdizzo, uomo di costumi semplici, ma di grande pietà. Egli adornò come meglio seppe e potè la Chiesa e, come usava nelle maggiori solennità, vi pose per icona il quadro di S. Giov. Batt. del pittore Taricco, in modo da coprire la rozza pittura del muro. Mons. Sammartino rilevò che l’altare era ben tenuto e provvisto delle suppellettili necessarie, ma che il resto della chiesa era indecente: ordinò quindi che venisse ristorato entro sei mesi.
Poco dopo avvenne lo scoprimento dell’ antica imagine di Maria SS., coperta, come si è veduto sopra, verso il 1618. Non saprei narrarlo meglio che riportando in parte l’atto giudiziale compiuto a perpetua memoria del fatto. Le parole sono del medesimo custode Lazaro Burdizzo: «Qualche giorno dopo la visita seguita, i due Sigg. Canonici Torchio e Vacchetta avendo acuta occasione di passare nelle vicinanze della medesima Cappella, in cui io mi ritrovavo per disfar l’ apparato, avendo principalmente
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già tolto dall’ Altare il sopra menzionato quadro di S. Giovanni, entrarono li predetti Sigg. Canonici nella Cappella, ed osservarono la pittura di S. Giov. delineata sul muro sopra l’ Altare, la quale rappresentando il Santo Battista in statura al naturale, genuflesso in adorazione alla Beatissima Vergine pure dipinta sul muro su di alcune nuvole col bambino Gesù presso le di lei ginocchia, posero tra di loro in riflesso, e dissero essere incongrua l’ idea di tale impronta per la grande discrepanza d’ età colla quale era rappresentato il Santo Battista a cospetto del Divino Redentore. Io udita una tale riflessione, pensai subito tra me stesso di riparare un tal inconveniente, con surrogare altra Imagine del medesimo Santo, ma in età pur anche pargoleta, meglio corrispondente all’ Imagine del Bambino Gesù, epperò mi sono dippoi procurata una statua piccola di stucco, rappresentante il Santo Battista, in età ancor pargoleta,, con idea d’ annicchiarla nella sudetta
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pittura, a luogo del Santo medesimo dipinto in età di uomo perfetto, e diedi poi esecuzione a codesto mio pensiero, nel giorno de quatordeci Novembre medesimo anno. Quando, doppo il mezo dì di tale giornata mi portai alla Capella cò la sudetta picola statua di S. Giovanni, e messomi ad abbattere nella sovra menzionata Imprinta una parte del muro per sua superficie, hò discoperta a primi colpi altra pittura nel convavo della stessa muraglia, continuato Io ad abbattere in maggior estensione la superficie della Muraglia, connobbi, e osservai esservi dipinta al disotto altra Imagine rappresentante Maria Sant.ma, che stringe al seno il suo figlio Gesù. Ad un tale discoprimento, mi determinai d’ atterrare per intero tutta la prima impronta sovra descritta, e di non più applicarvi la predetta statua di S. Giovanni, ed atterrare, come feci, il muro sino ai primi gradini dell’ Altare, e quindi comparve improntata nel Concavo la Santissima Imagine, che in oggi si
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venera, con continuata copia de suoi divoti, la quale rappresenta Maria vergine col suo bambino Gesù a fianchi sostenuto dal sinistro braccio, e porgente al detto Bambino cò la mano destra un qualche fiore, od altro, che per l’ antichità della pittura, non può pienamente discernersi; a fianchi, ed ai due lati d’ essa vi sono alcuni Angeli, altri dipinti con vasi di fiori in mano, ed altri con diversi stromenti di musica; Inoltre hò osservato che il sito di tale pittura trovavasi esser alquanto umido, scorrendovi alcune goccie d’ acqua sù di tale Imagine, hò preso dalla Mensa dell’ Altare un mantile, e con esso ho asciugate assai con forza le goccie d’ umido, che pendevano dall’ Imagine di Maria Santissima, tal chè esso mantile rimase in parte colorito di rosso, per essersi massimamente inzuppato ne colori del volto di Maria Vergine, e del suo bambino, da quali, la mia maggior premura si era di togliere le cadute ed allora cadenti goccie d’ umido; E tutto quanto sovra
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ho io fatto, ed operato alla presenza d’un certo Gio. Batta. Molineris presentemente in età d’anni tredici circa, che trovavasi di mia Compagnia in tal Capella in aiutarmi a disfare l’Apparato sovra menzionato.

Lazaro Burdizzo



Quest’atto venne compilato dal giudice Tantesio e sottoscritto dai due testimoni. Andrea Burotto di Scagnello e conte Antonio Ferraris di Torre d’Isola. Prima il custode Lazaro Burdizzo con solenne giuramento toccando la sacra Scrittura promise di dire unicamente la verità: poi i due testimoni ripeterono lo stesso giuramento per attestare che essi conoscevano questo custode «come persona dabbene, timorato della divina ed umana giustizia, incapace di dire ed usare cosa contraria al vero, massime Dun giudizio, e per tale essendo sempre stato conosciuto e considerato oltre chè da tutti in questa città e suoi contorni....
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Porta la data del 29 Ottobre 1763, cioè tre anni dopo il fatto, quando si rilevò meglio l’importanza dell’ avvenimento.
Alcune brevi riflessioni. - Chi considera superficialmente questo fatto vede in esso nient’altro che un caso più o meno strano. In vero non vi è nulla di straordinario: né nello sbaglio dell’artista che dipinge il Salvatore ancora bambino e il Precursore in età avanzata, né nella semplicità del custode che vi rimedia con un errore più grave del primo, né nello scoprire dietro il muro abbattuto l’antica e venerata imagine della SS. Vergine. Non mancano però circostanze che fanno riconoscere nel fatto la mano della Provvidenza.
Nel 1618 circa s’era coperta l’imagine tanto divota e già tanto venerata e un quaranta anni dopo già non se ne ha più memoria e si sostituisce con altra tanto inferiore. Ma in essa occorse uno sbaglio che dà poi occasione allo scoprimento. Quel custode pare da accusarsi di temerità, mentre senza il
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permesso del sacerdote, beneficiato della Chiesa abbatte un’imagine per porvi una statua: eppure si sa che era persona pia, devota, dabbene.
Di più si notino le parole del contemporaneo Sac. ed Avv. Damilano: «Ben diverse volte aveva egli (Lazzaro Burdizzo) raccontato al alcune persone prima dello scoprimento di aver avuto un sogno in cui si figurava di trovare un tesoro nella cappella di S. Giovanni, senza però additare alcuna specifica circostanza. Laonde si può con qualche fondamento inferire avere Iddio e la Vergine voluto graziare lo stesso custode della previsione della discopertasi imagine di Maria SS. che è un tesoro di grazie...»
Mons. Sammartino aveva ordinato di ristorare la Chiesa: ma non vi erano denari, né la difficoltà dei tempi, le frequenti carestie e la divozione alquanto raffreddata lasciavano molta speranza di trovarne. Ben opportuno fu lo scoprimento: poiché la novità del fatto e le grazie straordinarie allora ricevute da
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