Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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VII. L'ESAME DI COSCIENZA(1)
Subito dare un Deo gratias, un ringraziamento al Signore per il dono di questo corso [di] esercizi spirituali. Dopo tanti giorni in cui avete /parlato, trattato/ (a) con altre persone, ora tutto il complesso di questi otto giorni: in conversazione con Gesù, in dialogo con Gesù. Deo gratias.
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Sempre dobbiamo cominciare dal ringraziare il Signore: «Vi adoro e vi ringrazio!». Ciascheduno ha da pensare alle grazie ricevute dal Signore, e quindi perché il Signore ci ha creati - ognuno - e poi siamo arrivati alla vita umana e alla vita cristiana col battesimo. E poi, più avanti nella vita, quante grazie! La grazia della vocazione e la corrispondenza che avete avuto alla grazia della vocazione.
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E poi [ringraziare per] tutto il lavoro fatto nel complesso dell'anno, come parte spirituale e come pastorale. Perciò Deo gratias! Grati estote! [Col. 3,15]. Gesù questo ha insegnato: a essere riconoscenti al Signore. San Paolo poi: Grati estote [Col. 3,15], siate riconoscenti. Coloro che sono ingrati ricevono meno.
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Se vogliamo che la preghiera abbia efficacia, si cominci dal ringraziare di ciò che si è già ricevuto. Sì. E poi allora domandiamo quello di cui abbiam bisogno. Quindi: vi ringrazio di avermi creato, fatto cristiano, conservato e la vocazione... e tutto quel che avete ricevuto nella congregazione. Ringraziare il Signore!
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Entrando nel corso degli esercizi [ho] detto: parlare molto con Gesù. Parlare molto con Maria. Parlare molto con san Pietro [e] san Paolo. Sì, una conversazione non più con gli uomini, ma col Signore e con i beati: Maria e i santi. Sì.
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Risparmiare [per] quanto si può le parole /con le/ (a) persone. Quando qualche cosa è necessaria, è necessario; ma non aggiungere altre parole e altri pensieri. Oh, quanto agli esercizi spirituali, bisogna dividerli come in tre parti. La prima parte: la purificazione; secondo: l'opera della santificazione; e terzo: la /preghiera continua/ (b). Poi seguiranno i giorni in cui vi sarà istruzione per la vostra vita e per il vostro apostolato. Ecco, così dev'essere come programma degli esercizi.
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Prima parte: la purificazione. Può bastare due giorni; un po' di meno o un po' di più, secondo le condizioni spirituali di ogni anima. Purificazione. La purificazione comprende: l'esame di coscienza, la confessione e la virtù della penitenza. Quindi, primo: l'esame di coscienza. Sì, per qualcheduno basterà fare un esame per la settimana; per altre, per il mese; e per altre persone, per l'anno, o anche più ampiamente secondo le condizioni /della vita spirituale/ (a).
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Primo è l'esame di coscienza. Qualche domanda generica su cui fermarvi a esaminare la coscienza. Primo: sono in quale stato spirituale: fervoroso? tiepido? non buono? Uno dei tre stati spirituali di ogni anima: il fervore, tiepidezza, o cattiveria. /Malizia/ (a). Interrogare lo stato nostro come base, come partenza.
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Secondo: il proprio ufficio. Ciascheduna ha avuto /come assegnato/ (a) qualche ufficio. O come sia l'ufficio di madre; o sia come l'ufficio di catechista, di asilo, ecc. Come è stato compiuto l'ufficio? che è quello che [affida] la obbedienza. Quindi compiere l'ufficio, il che vuol dire compiere parte notevole della giornata. Quindi: come si è fatto l'ufficio? E, passando da anno per anno, l'ufficio va migliorando? Oppure si rimane sempre allo stesso punto? Questo non va! Proficiebat, Gesù progrediva. Il tempo ci è dato non solo per crescere quanto /al/ (b) numero dei giorni, ma crescere e la parte spirituale e la parte apostolica. Quindi [esaminare] il proprio uffizio se si è fatto bene.
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Terzo: ho usato bene del tempo? del tempo nella giornata? del tempo nella settimana? /del tempo nel mese?/ (a) ecc., /del tempo nel giorno?/ (b). Come è impegnato, è impiegato il tempo? Il tempo è il gran dono di Dio, perché noi possiamo santificarci solo usando bene il tempo. Quindi non perdere mai tempo!
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Ma si dirà: si dovrà anche e mangiare e dormire e trattare con [le] (a) persone. Quello che è il riposo, quello che è per nutrirsi, quello che è per la ricreazione e il sollievo necessario, tutto questo è buono. E se si fa per mantenersi nel servizio di Dio quindi come nutrirsi e mantenersi nel servizio di Dio, riposando perché all'indomani si possa di nuovo lavorare offrendo anche il riposo, tutto diviene merito.
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Tutte le 24 ore sono usate /per il/ (a) Signore. E come anche Gesù si nutriva, Gesù si riposava, dormiva, tutto è da offrirsi! E quindi non si pensi che siano inutili le ore del riposo: sono ore che meritano se si sono offerte al Signore. [Si] offrono con merito. Sì. Uso del tempo.
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Altra domanda: lo stato della pietà com'è? Pietà, cioè c'è veramente amore alla preghiera? /Si/ (a) compie tutta la preghiera? Le disposizioni, per la preghiera, dell'umiltà e della fede? Come è stata la pietà? Veramente, qualche volta, si è anche un po' disturbate da voi; perché avete da seguire tante volte i fanciulli. Ma si fa quel che si può, e si aiutano gli altri a pregare e si ha merito.
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Altro punto: avete moderato il vostro carattere? Ciascheduna ha un carattere (certamente, ogni persona). E' un carattere per cui si possa convivere facilmente con le altre persone? Carattere difficile alle volte, quasi insopportabile, o perché in un momento sono /tutte/ (a) in letizia e tutto in un momento in tristezza. E la giornata /e la convivenza/ (b) del gruppo come può convivere? ***
Il carattere. Ma io ho questo carattere... Il carattere ha certamente delle qualità buone; ma alle volte [si] ha un carattere non molto buono. Non molto buono. «Ma io sono fatto così». E allora bisogna correggerlo, perché [altrimenti] si diventa come [un] peso sopra gli altri, eh! Quindi il carattere.
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Poi, considerare i talenti, quanto il Signore vi ha dato. Come intelligenza, è impegnata? Come la salute è impegnata? /Come/ (a) talento: come si è fatta la preparazione e gli studi e poi tutto quello che era necessario per la vita religiosa, /quando già c'era stato il tempo della vestizione/ (b), e poi il noviziato, e poi i primi tempi della professione. Sì. Ora, i talenti che il Signore ha dato. Vi sono persone che hanno una salute modesta: faranno tutto quel che potranno. E coloro che hanno più salute faranno, /compiranno/ (c) di più!
Ora, venendo al pratico nell'esame di coscienza: Primo: sulla mente, sulla intelligenza o ragione. Secondo: la volontà. E terzo: il sentimento.
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La mente, cioè la ragione: noi usiamo la nostra intelligenza, il dono di Dio che il Signore ci ha dato? Noi con la nostra ragione, con la mente usiamo tutto quel che è utile, buono? E con la ragione: per studiare, imparare, per ricordare - ad esempio -. Per la mente, e quindi si hanno da studiare le cose e poter fare gli studi e poi fare tutto quel che è necessario preparare, per iniziare il lavoro apostolico. La mente: i catechismi e tutto quello che occorre. E poi, /se la mente pensa/ (a) cose inutili e cose non buone, cose contro la carità... E quando si ricordano soltanto delle cose inutili, eh, sarebbe meglio ricordare bene quello che era utile, quel che è stato insegnato!
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Secondo: il sentimento. Il sentimento è il cuore. Vi è veramente, totalmente il cuore a Dio? Vi amo con tutto il cuore? sopra ogni cosa? Come ho fatto la professione? Che ho dato a lui? Amo con tutto il cuore. E secondo: e il prossimo come me stesso, e cioè quelle anime a cui dobbiamo portare affetto, amore e alle quali dobbiamo portar del bene. A quei fanciulli, i bambini e a tutte le anime che hanno bisogno della salvezza. Vi è veramente il cuore? E non ci sono forse delle invidie? e forse dei dispetti interiormente? E il cuore? Qualche volta il cuore è pieno di invidie? Oppure è logorato da superbia: si vuole la lode e si invidiano le altre? ecc.
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E poi, com'è la volontà? La volontà è con l'obbedienza! Cioè uniformare la nostra volontà alla volontà di Dio. Vi è in questo periodo di tempo un certo disordine: eh, si vorrebbe fare un po' di riforma per riguardo alla vita religiosa (1).
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La vita religiosa si ha da perfezionare. Non rallentarla! Sì /Perfectae caritatis/ (a): perfetta, altro che! Come adesso fosse più largo tutto: e la castità e la povertà e la obbedienza ancor di più! Oh! Si disfa la vita religiosa invece che perfezionarla. Il titolo del Decreto è Perfectae caritatis, cioè perfetto amor di Dio. Non amare più le cose della terra, gli averi, il corpo, la volontà propria! Perfectae caritatis.
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Vedere com'è la nostra volontà. I comandamenti di Dio, le costituzioni, gli articoli delle costituzioni, gli uffici assegnati. E poi le disposizioni che vengono date in un caso, in un altro; in un ufficio, in un altro: /come si prendono/ ? (a) Sì. Oh, la volontà nostra, che può provvederci e provvedere un cumulo di meriti giorno per giorno! E potrebbe anche essere perduto questo cumulo.
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Secondo: esaminare i sensi. Gli occhi li hai adoperati sempre per il bene? e per leggere bene? E per trattare con le persone? E per poter fare quel che giornalmente si ha da fare, sì, con gli occhi? E se gli occhi guardano dove non devono guardare: di cose o di persone o di letture... Con gli occhi leggete cose sante, buone? o quello che importa, che avete da conoscere?
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Poi, l'udito. Stanno a mormorare e con l'udito /si sente mormorare/ (a), e si manca così! E quando invece si ascoltano i consigli o l'insegnamento che vien dato dalla maestra, dalla madre, o viene a sentire la predica, o alla scuola, ecc.: quello è tutto uso buono dell'udito. Ma non ascoltare parole che possono portare cattiva intenzione. Oh.
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Poi, così del gusto. Non quello /che a noi piace/ (a), ma quello che ci fa bene, perché è necessario! Sì.
E poi quanto alla lingua: la lingua può fare un bene immenso: la preghiera ad esempio, il canto sacro, il trattare dell'insegnare alle fanciulle e l'insegnamento. Quanto diviene /santo l'uso della lingua/! (b).
Ma queste lingue: quante volte sono disordinati i discorsi! Sono inutili. Sono mondani. /Quale attenzione/ (c), come usiamo la lingua?
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Poi, vi è il tatto. Il tatto è il senso più esteso; perché la vista, l'udito, il gusto, la lingua, l'odorato sono tutti nella testa. Ma poi il tatto, invece, si diffonde in tutto il corpo. Per esempio, quando /ci prende/ (a) con la pigrizia, eh, è tutto il corpo che vuole abusare del riposo! Cioè eccede nel riposo, /ad esempio/ (b).
Oh, dopo vi sono anche da considerarsi i sensi interni: fantasia e memoria. Questo però, ciascheduno può più ***
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Oh, dopo l'esame è il dolore. Il dolore, /il quale è il più necessario/ (a) tra i vari mezzi di rifare una buona confessione. Ora, occorre il pentimento. E dal pentimento nasce poi il proposito. Sì, quindi.
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Ma la confessione allora venga fatta bene, particolarmente con la sincerità, col dolore e coi propositi. Sì. La confessione sacramentale. La quale confessione può esser fatta settimanale, mensile, annuale, o più ampia, secondo ogni anima ha bisogno. Sì.
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Oh, poi /ho/ (a) detto che vi è un'altra virtù, di cui si parla poco, e cioè la virtù della penitenza. La penitenza come sacramento è di pochi momenti, è di pochi minuti - che si applica il sacramento della confessione -. Ma la virtù della penitenza si estende a tutta la vita. Si estende a tutta la vita! Pensando - ad esempio - a san Luigi, il quale aveva fatto due mancanze non gravi, leggere, e ne fece penitenza fino all'ultimo! Eh, quando è defunto, verso i 25 anni, tra i 24-25 anni: sempre ha sentito con pena il ricordo di quello che aveva dispiaciuto al Signore.
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In che cosa consiste quindi la virtù della penitenza? La teologia dice che tutti i santi hanno praticato la virtù della penitenza. Cioè sentire sempre che hanno disgustato il Signore o hanno perduto del tempo ecc. Sempre ricordare: si è disgustato il Signore, e ancorché si è già pentito e ancorché si è già confessato. Sempre.
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A questo punto diciamo subito una cosa ed è questa: la Chiesa nelle preghiere che dispone /mette/ (a) sempre come un intreccio, un intreccio di domande e di preghiere, /e insiste/ (b): domandare il perdono dei peccati. Riparazione in sostanza! Domandare le grazie e far la riparazione [come] tutti i santi! Tutti i santi, dice il libro della teologia e quindi non è un consiglio; e tutti! E indicare questo intreccio di preghiere e di pentimenti. Ecco, nella messa il sacerdote domanda almeno nove volte il perdono dei peccati per sé! Nove volte almeno /nella messa/ (c). E questo è un dovere, un obbligo! Quindi, mentre che si domandano grazie, si domandi anche il perdono di quello che noi abbiamo commesso [di] non buono.
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Oh, in che cosa dunque consiste la virtù della penitenza? Consiste, la virtù della penitenza, specialmente in tre punti. E il primo è: ricordare che noi abbiamo dispiaciuto al Signore in qualche cosa. Saranno stati peccati leggeri, potranno esser peccati più gravi. Sentire che siamo stati dei figliuoli non buoni. Abbiamo disgustato il Padre celeste.
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E allora portar come sempre il capo un po' chino, ecco. «Ma il peccato è già scancellato dalla confessione». Che sia poi già del tutto soddisfatto? Tutto soddisfatto? Che basti solamente quella preghiera che dà il confessore? Ah, bisogna che pensiamo più largamente! E cioè quando noi sentiamo l'ingratitudine che abbiamo col Signore. Ci ha dato la mente, e /abbiamo/ (a) usato dei pensieri non buoni: pensieri di superbia, di vanità; così dei sensi! Quindi abbiamo avuto i doni da Dio e li abbiamo sprecati: e domandar perdono! Sentire che dobbiamo riparare.
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Secondo poi: impegno. Impegno abituale di evitare questi peccati - o son peccati o sono mancanze, secondo i casi perché alle volte non c'è propriamente il consenso -. Ma abbiamo da considerare che la penitenza è necessaria nella vita. E' necessaria alla vita! Poi, noi abbiamo da dominare su di noi stessi, e cioè gli occhi, l'udito, la lingua, e la memoria, e la fantasia, e un po' tutto. Perché /se si è mancato/ (a), supponiamo un uso non buono della lingua, allora come penitenza lavorare per non più usarla malamente la lingua!
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Quindi, il lavoro di mortificazione, cioè di convertirsi: togliere il male, il difetto, il peccato. Quindi nell'esame di coscienza sempre tener presente l'esame della mattina, l'esame /della sera/ (a), della visita. Sì. Poi, tutto quello che importa: che perdiamo tante volte meriti. Meriti perché noi non utilizziamo tutto il tempo. I santi usavano al massimo bene /i loro propositi/ (b).
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Adesso, la spiegazione di questa virtù della penitenza richiederebbe più tempo. /Il/ (a) libro della teologia dà come tre mezzi per superare la virtù della penitenza e praticarla.
Primo: nel messale vi è un oremus in cui si domanda al Signore il dono delle lacrime. Che abbiamo cioè noi il dono delle lacrime, cioè del pentimento, abitualmente, come tutti i santi. Sempre! Perché qualche mancanza, oltrepassati i sette anni... Ora, il dono delle lacrime si domanda così dalla Chiesa!
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Secondo: considerare la passione di Gesù Cristo. Pensare /a quali dispiaceri/ (a) abbiam fatto a Gesù. E come sono state le nostre pratiche? Le comunioni sono sempre state [fatte] molto bene? Le messe /sono state sentite molto bene?/ (b) ecc. Quindi pensare alla passione e morte di Gesù Cristo, e noi coi nostri peccati abbiamo dato pena a Gesù. Perché quando ha portato /la croce/ (c), quella croce pesava sui peccati nostri.
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Terzo: mortificazione. Quindi [mortificazione] dei piccoli abusi dei sentimenti e della volontà, della memoria, fantasia, ecc. Cercare di mortificare noi stessi e negli occhi e nell'udito e nel gusto e nel tatto e nel compiere il lavoro quotidiano, [nel] fare il lavoro apostolico. Sì, tante piccole mortificazioni, per cui noi veniamo a piacere al Signore. Sì, come il prodigo, il quale accostandosi al Padre, eh: non son più degno. Non son più degno! Ecco.
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Allora, questi due giorni - più o meno, un po' di più un po' di meno - l'esame di coscienza. Poi la preparazione /alla confessione/ (a). E poi vedere cosa facciamo in quanto [alla] virtù della penitenza. Virtù della penitenza.
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Oh, questo: /Il/ (a) pentimento abituale ci ottiene innumerevoli grazie. Perché il Signore dà le grazie agli umili e ai superbi no. Quindi vivere in umiltà. Allora il Signore aggiunge /doni/ (b) a doni sempre più abbondanti. E la vita allora si santifica.
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Oh, benedetto questo corso di esercizi, per cui vi promettete /di saldare/ (a) tutto quel che c'è stato nel passato e cominciare un anno di santificazione maggiore.

Ariccia (Roma)
1° agosto 1966

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(1) Ariccia (Roma), 1° agosto 1966.
122 (a) R: tro tro parlato trattato.

127 (a) R: con i con le.
(b) R: preghiera come continuata.

128 (a) R: della sp della vita spirituale.

129 (a) R: magni malizia.

130 (a) R: come ass come assegnato.
(b) R: al al.

131 (a) R: nel tempo del mese.
(b) R: nel tempo del giorno.

132 (a) R: al.

133 (a) R: al.

134 (a) R: si si.

135 (a) R: tut tutte.
(b) R: e la con e la convivenza.

136 (a) R: come come.
(b) R: quando il tempo già il tempo in cui c'era stato già la vestizione.
(c) R: compi compiranno.

137 (a) R: se la mente e la la mente e pensa.

(1) In tono lieto.

140 (a) R: perfectae veri[tatis] perfecta caritatis.

141 (a) R: si appre[nde] si prende.

143 (a) R: si sta si sente a mormorare.

144 (a) R: che noi ci piace.
(b) R: santa la l'uso della lingua l'uso della lingua.
(c) R: quale mise quale attenzione.

145 (a) R: ci apprende ci prende.
(b) R: ad esempio come esempio e come sentimento.

146 (a) R: il quale è più necessario come il come il più necessario.

148 (a) R: ho ho.
(b) R: il virtù la virtù.

150 (a) R: mess mette.
(b) R: e di insist insistere.
(c) R: nella giornata nella messa.

152 (a) R: e abbiato e abbiamo.

153 (a) R: se ci si è stato mancato.

154 (a) R: della esaminas della pe della sera.
(b) R: il loro i propositi.

155 (a) R: nel.

156 (a) R: ai quali dispia dispiaceri.
(b) R: non state fat[te] sentite mol molto bene.
(c) R: la su[a] la croce.

158 (a) R: a una conf alla confessione.

159 (a) R: fare il.
(b) R: dono doni.

160 (a) R: di sal di saldare.