PRESENTAZIONE
Nel presente volume sono raccolte le 41 meditazioni — trascritte da registrazioni su nastro magnetico — che don Alberione tenne alle suore pastorelle negli anni 1966 (15), 1967 (17) e 1968 (9). Sono state rivolte, come di consueto, alla comunità di Albano (31) e alle partecipanti ai corsi di esercizi spirituali di quegli anni (10).
Come è noto, don Alberione si recava tutti gli anni a parlare alle suore pastorelle che si riunivano per gli esercizi spirituali nella casa Divin Maestro ad Ariccia o nella casa Madre ad Albano. Negli ultimi anni, per l'età avanzata, le sue visite cominciavano a diradarsi e la predicazione gli divenne sempre più difficoltosa. Dopo il 1968 non fu più in grado di dettare meditazioni. E' con il 1968 pertanto che si chiude anche questa nostra serie di pubblicazioni. Ricordiamo tuttavia che don Albe-rione aveva allora 84 anni e che ne visse altri tre. Morì infatti nel 1971 a 87 anni.
Ma ugualmente, negli ultimi anni, di tanto in tanto egli si faceva accompagnare ad Albano per una visitina che consisteva in un breve saluto alla superiora e qualche volta a tutta la comunità che accorreva festante per salutarlo e riceverne la benedizione. «Deo gratias! State liete! Vi benedico!» erano le poche parole che riusciva ancora a pronunciare. L'ultimo incontro di cui abbiamo notizia porta la data del 15 dicembre 1970. Tutta la comunità era presente per fargli e ricevere gli auguri natalizi. Conserviamo la cassetta e le foto di questo ultimo appuntamento di don Alberione con le suore pastorelle che egli ricevette nel salone vicino all'ingresso prima e poi nella chiesa di casa Madre dove entrò accompagnato per pregare un'ultima volta con noi e benedirci.
Circa il contenuto di queste 41 meditazioni don Alberione riprende a commentare i documenti del Vaticano II, sollecitandone, tra l'altro, lo studio e l'applicazione. Ama spesso ricordare che « il Concilio Vaticano II è tutto per la pastorale » e spiega che ciò è di particolare vantaggio per l'istituto delle suore pastorelle: « Siccome la vostra vocazione è per la pastorale potete più facilmente seguire la Chiesa per esprimervi ». In molti modi poi ricorda l'azione della provvidenza che ha voluto il nostro istituto nella Chiesa al momento giusto. « È proprio il tempo che ha voluto il Signore perché ci fosse un istituto che la comprenda, la pastorale; e che poi la segua la pastorale; e la viva, la pastorale, in tutto» (1966, III).
Il 3 settembre 1966, durante la celebrazione delle professioni di un folto gruppo di Sorelle (erano presenti anche i parenti e parecchi sacerdoti parroci), con Alberione parla della nostra missione e della sua attualità nella Chiesa, e benedicendo Dio per la nostra esistenza ricorda le prime suore nella loro esperienza apostolica alla Valchetta, nella periferia di Roma, nel 1936-37, quando preparava l'avvio della nostra fondazione. « Benedetto il Signore che vi ha portato, che ha voluto che nella Chiesa ci fosse questo istituto delle pastorelle — esclama e subito aggiunge —: Eh, ricordo bene le prime domeniche in cui le figliuole — che già si era qualcu-na adunata — avevano cominciato in una bottega dì fabbro. E là si faceva in qualche maniera un altare e si celebrava la messa; e poi quelle figliuole, le prime, facevano il catechismo e incoraggiavano i fedeli a vivere santamente o almeno cristianamente. E il Signore ha sviluppato la congregazione fino a questo momento. E crescerà. Se ognuna e se tutta la Famiglia nostra vive in umiltà e fede » (1966, XI. Cfr. anche Cronache e Testimonianze, Arch. Gen. SGBP, Roma).
Subito dopo il Concilio, la Chiesa invitò tutti gli istituti religiosi a rivedere, per mezzo dei capitoli speciali, le proprie costituzioni e ad aggiornarle. Don Alberione allora ci ricorda che le nostre costituzioni « è appena adesso che sono stabilite... E quindi non vi è bisogno di fare molte correzioni. Correzioni no, ma forse qualche parola o qualche punto da spiegare meglio. E applicare quello che è più necessario nel tempo attuale» (1968, XXXIII). Per aggiornamento infatti egli non intende tanto il cambiare, quanto il darsi da fare, « mettere un certo impegno in ogni parrocchia, in ogni ambiente per conoscere bene la condizione sociale e morale-religiosa e quindi portare gli aiuti che sono possibili », come raccomanda dopo aver presentato la costituzione Gaudium et Spes (1966, II).
Ritorna spesso e con insistenza sul tema delle vocazioni e su tutto ciò che il Concilio insegnò e raccomandò al riguardo: non solo ciò che si riferisce al reclutamento, ma a tutto l'arco della vita dei chiamati. « Quattro grazie — spiega —: la prima che vi siano vocazioni... Seconda grazia: formazione. Formazione buona, sotto ogni aspetto. Terza, l'apostolato... Compiere bene l'apostolato pastorale. E l'altra grazia: la santificazione di ognuna e particolarmente la santificazione dell'istituto: che piaccia tanto al Signore, a Gesù buon Pastore » (1966, IV).
Vi sono tanti altri temi trattati da don Albe-rione in questo volume. Ci limitiamo a richiamare ancora qualche raccomandazione:
« Ogni anno leggere le costituzioni. Leggere le costituzioni perché, per la santificazione religiosa, bisogna vivere le costituzioni. Ogni anno si leggano e si meditino, fermandosi in particolare a quei punti che sono più necessari» (1967 XXIV).
« Seguire lo spirito pastorale... Bisogna che si segua lo spirito pastorale che è quello che ha inculcato il Signore, Gesù buon Pastore... Questo spirito dev'essere sempre conservato nell'istituto e anzi accresciuto man mano che crescete di numero e di studio e di spirito » (1968, XXXIII).
« Meditare e pregare. Che abbiate tutto il tempo per curare la parte spirituale. Bisogna che non si esageri nel lavoro, neppure in quello pastorale. In primo luogo si lavori per la santità, poi si aiuterà il parroco, si aiuterà il popolo. Conviene camminare così, senza fermarsi, fino alla morte » (1968, XXXVIII).
Vogliamo infine ricordare che, nonostante il lavoro editoriale intenso per facilitare la lettura e la comprensione di queste pagine, ugualmente restano molti punti oscuri. Ma solo se si cerca un filo, una concatenazione logica nel discorso. Se invece ci si lascia prendere dalle singole espressioni così come suonano, e si cerca di entrare in sintonia con l'autore e con quanto cerca di esprimere, allora si scoprirà presto e con gioia anche in queste righe, come nell'ascolto delle cassette corrispondenti, la grande anima di don Alberione e quei valori che modellarono la sua vita e che, fino all'ultimo, egli cercò di trasmettere ai suoi figli e figlie.
INFORMAZIONI METODOLOGICHE
Per facilitare la lettura, come nel precedente volume, il testo è leggermente modificato rispetto alla registrazione, in quanto sono state eliminate le ripetizioni inutili, le parole pronunciate a metà, i balbettii e il disordine nelle frasi. Ma ogni variante è documentata nell'apparato critico in cui sono riportate tutte le parole di don Alberione e nell'ordine e forma in cui le ha pronunciate.
Le meditazioni sono disposte cronologicamente e contrassegnate da numeri romani. I numeri dei paragrafi sul margine esterno della pagina, sono progressivi dall'inizio alla fine del volume onde facili-re la ricerca dei temi a partire dall'indice analitico.
La divisione in paragrafi, la punteggiatura e la scelta dei titoli sono opera dei curatori. I periodi, per quanto possibile, sono corti, costruiti attorno al verbo principale, come era nello stile di don Albe-rione quando scriveva. Nella numerazione marginale si segue in genere il criterio dell'unità di argomento. Quando poi un'idea viene sottolineata, con una certa insistenza con espressioni che si ripetono e che nell'insieme danno al contenuto significato o importanza particolari, i pensieri sono disposti a bandiera.
Nell'indice dei titoli, accanto al numero della pagina è segnato quello delle cassette in cui si trova la meditazione. Nell'Opera Omnia Alberione il presente volume porta il numero 9/X.
Per altre notizie e utili suggerimenti per la lettura e la comprensione del presente lavoro, rimandiamo il lettore alle pagine informative del volume 9/IV e di quelli precedenti.
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