DON PLASSA MATTEO M. ANSELMO
Curriculum vitae: nato a Cellarengo (Asti) il 28-11-1924; entrato in Congregazione (Alba) l'11-1-1937; vestizione religiosa: 25-1-1941; prima professione: 8-9-1942; professione perpetua: 15-9-1946; ordinazione sacerdotale: 10-7-1949; Maestro degli aspiranti (Sacile e Alba): dal 1949 al 1953; missione in Giappone (Tokyo-Fukuoka): dal 21-10-1953 all'11-3-1965.
Altro sacerdote che passa all'eternità improvvisamente. Sono già tante le morti improvvise, che ormai non ci fanno più tanta impressione. Ecco notizie e giudizi che abbiamo potuto raccogliere:
Dal Giappone ci giungono diverse pagine dattiloscritte; trascriviamo i punti più importanti, per non ripeterci: «Alle ore 11,30 dell'11 marzo era andato a riposarsi perché si sentiva alquanto stanco (aveva lavorato fino a quell'ora), e alle 17,30 dello stesso giorno lo troviamo cadavere. Una cosa che reca meraviglia: quel giorno aveva indossata la veste talare {veste che si mette di rado in Giappone), e con quella spirò con volto sereno e tranquillo. Il mattino aveva celebrato per le comunità due Messe. Aveva terminato i suoi Esercizi il 7 marzo a Tokyo con altri Fratelli; ed era tornato a Fukuoka con tanto fervore ed entusiasmo per la nuova riforma liturgica sulla Messa. I funerali si svolsero solenni nella Comunità, dov'era superiore dal maggio del 1960. Celebrò la Messa funebre il Provinciale Don Paganini; e diede l'assoluzione al tumulo il Vescovo del luogo. Ora Egli riposa là nel piccolo cimitero cattolico insieme ad altri Missionari.
Don Plassa era un Sacerdote degno di stima. Ben presto si guadagnò la fiducia dei Superiori e Fratelli ed ebbe importanti incarichi, come Segretario ed Economo Provinciale e poi, Superiore del Vocazionario: posto importante, che richiede molto tatto e delicatezza, sia verso le nuove reclute che ricevono le prime impressioni della Congregazione, sia verso le Autorità religiose».
Dalla Spagna: «La morte di D. Plassa ci ha colpito profondamente. Lo) ricordiamo fanciullo, nei primi anni trascorsi in Alba. Amava intensamente la Casa e l'Apostolato da impegnarsi «con passione». Non badava ai sacrifici. Era generoso con tutti: difficilmente negava la collaborazione a quanti la richiedevano; sapeva ritirare il suo parere pur di favorire l'armonia fraterna; era facile a dimenticare i torti. L'ultima volta che lo vedemmo, non faceva che parlarci della sua missione, delle belle vocazioni (ricerca e, formazione), dell'apostolato e dei risultati; ma non una parola della sua malattia».
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Dal Messico: «A me piace ricordare il suo ottimismo. Era di aspetto sereno e direi festivo. Nelle prove sapeva riprendersi subito da buon paolino. Di intelligenza aperta, sì da essere negli anni di studio il primo della classe. Rimane nella mia memoria il religioso buono che sempre dava, fosse anche un sorriso, o una parola buona, e che nulla chiedeva per sé».
Da Roma (Collegio Internazionale): «Una delle sue caratteristiche era l'amore e il decoro che nutriva per la Casa di Dio: pulizia, canto, esattezza delle cerimonie. Per il suo zelo: la Cappella si è arricchita di tanti nuovi arredi sacri e la bibliotechina di nuovi libri. I suoi giovanetti li voleva lindi e puliti. Per sé amava la povertà: preferiva vestiti usati, ma puliti. Un pagano colpito da questo comportamento osò dire: «Per me è tanto facile avvicinare una persona simpatica e dimessa come questa».
Altre espressioni di stima ci giungono da altre parti e da persone differenti (Chierici, Discepoli, Suore, giovani), come queste: «Aveva un cuore d'oro, molto sensibile, con un amore grande alla Famiglia Paolina. Alcune volte poteva sembrare rude, ma era fortezza (virtù) unita a bontà, per cui lo si obbediva ed amava. Quando celebrava edificava; così, in genere, sapeva pregare».
Il suo maggior impegno: le vocazioni. Risulta dai libretti «note intime»:
«Oramai le vocazioni, in particolare queste che mi sono affidate, sono diventate come parte di me stesso... Io non riesco più a fare una preghiera o un'opera buona senza offrirla per me e per loro. Le loro pene mi affliggono spesso più delle mie personali. Quanto soffro per esse... Quando qualcosa mi pare gravoso, penso ad esse e me ne viene la forza. Signore, sii misericordioso verso di me: non permettere che una sola vocazione si perda».
«Non devo un sol giorno dimenticare che mi sono votato a Dio per la santificazione dei chiamati».
«O Signore, io non ritiro la mia offerta. Un giorno che il mio apostolato fra i giovani minacciava il fallimento, io mi presentai ai tuoi piedi e mi offersi vittima per quelli che mi avevi affidato. Ora io ti offro nuovamente i sacrifici del passato, non per compiacermene, ma per ringraziarti dì avermi dato tu la forza, e per fare nuovamente breccia sul tuo cuore, affinché tu custodisca la mia e la loro vocazione».
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