Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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Don Giulio Ildefonso Molinari

Lunedì 21 giugno, festa di S. Luigi Gonzaga, verso le ore 17 nella Casa di Cura di Sanfré ha chiuso serenamente la sua giornata terrena il caro Sacerdote paolino Don Giulio Ildefonso Molinari. Sul letto di morte egli poteva ripetere la parola di Cristo agonizzante sulla Croce: «Consummatum est»: il suo lungo olocausto era finito: il suo lento martirio era compiuto, nella luce di Cristo.
Don Giulio Molinari aveva 52 anni, e 27 di Sacerdozio. La sua vita paolina, prima ancora di arrivare al Sacerdozio, fu un intreccio di sofferenze fisiche e morali che egli, sorretto da una grande forza d'animo e da una fede profonda in Dio, sopportò non solo con rassegnazione cristiana, ma direi con gioia; questa gioia, questa serena invidiabile letizia si rifletteva sul suo volto, nel suo affabile conversare. Mai un lamento uscì dal suo labbro, mai un'ombra di tristezza sfiorò la sua fronte, egli sapeva nascondere le terribili sofferenze che per trent'anni tormentarono il suo fisico, sofferenze talvolta così acute che nel corso della notte non gli permettevano di chiudere occhio.
Don Giulio Molinari nacque a Fontanile, un paese adagiato su alta collina, non lontano da Acqui, nel 1913. Entrò in S. Paolo a 10 anni il 15 ottobre del 1923. Nel 1933 il Chierico Molinari inizia l'aspra salita del Calvario; colpito da pleurite,passò alcuni mesi a casa; ritornò ad Alba, dopo poco tempo nuova ricaduta; fu ricoverato per un anno a Pra-Cutinat nel Sanatorio Agnelli. Il 24 settembre del 1948, a 25 anni, fu ordinato Sacerdote. Celebrò la Sua prima Messa a Fontanile ed in quella artistica chiesa parrocchiale tenni un discorso sul novello levita. Ma ahimé! il giovane Sacerdote, intelligente, pieno di brio, ottimo compositore, impaginatore, correttore di bozze, mentre spingeva il suo sguardo sui campi biondeggianti di messe, dove sperava raccogliere copiosi manipoli, nuovamente si ammala. La sua missione è forse stroncata? No. La Divina Provvidenza gli apriva un nuovo campo di fatiche, un campo cosparso di spine... il campo della sofferenza; egli sarà l'angelo consolatore dei sofferenti; egli non salirà sui pulpiti... non passerà lunghe ore in confessionale... non farà lunghi viaggi... egli insegnerà un'arte non facile: l'arte del soffrire e di amare Dio e le anime.
Trascorse lunghi mesi di cura a Robilante non lontano da Cuneo; poi a Torino affrontò una delicata operazione. Ultima tappa del suo aspro pellegrinaggio fu la casa di Sanfré. Siamo nell'anno 1942. Qui Don Molinari per 23 anni ha svolto una missione altamente meritoria: egli è il Sacerdote malato che col sorriso sul labbro, con tratto garbato e signorile conforta i sofferenti di quella Casa di Cura.
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La guerra che dal 1939 al 1945 ha causato in Europa e altri continenti tanti lutti e spaventose rovine sta volgendo verso il fine, il 30 marzo del 1945 apparecchi nemici sorvolano Villastellone, un paese non lontano da Torino. Sganciano bombe e in quel bombardamento periscono la mamma e la sorella di Don Giulio, la signora Maddalena Molinari di 56 anni e Carolina Molinari di 19 anni. Don Giulio pianse, ma non si abbatté: la sua parola fu: «...Sia fatta la volontà di Dio...». Cinque mesi dopo quella tragedia, suo padre venne a Sanfré a trovare il suo Don Giulio; nel pomeriggio col biroccio ritorna a Villastellone; non aveva percorso un centinaio di metri, che il biroccio ebbe un sobbalzo e travolge il povero papà. Quel sant'uomo si rialza e barcollando, con uno sforzo supremo ritorna indietro, appena giunto in cortile cade a terra.... dopo pochi istanti Carlo Molinari di anni 58 spira fra le braccia del figlio Sacerdote. Anche stavolta Don Giulio è forte, sa soffrire e ripete: «Sia fatta la volontà di Dio».
Oh il bene che questo Sacerdote umile, affabile, paziente, di molta preghiera, che ha saputo soffrire, tacendo, soffrire sorridendo, soffrire consolando è veramente grande. Per tutto il tempo della sua degenza nella Casa di cura di Sanfré, per quanto le sue forze lo permettevano, si dedicò sempre con grande zelo all'Apostolato nostro. Quante ore trascorse al suo tavolino intento nel correggere bozze! Quasi tutti i libri usciti da Casa Madre negli ultimi anni ebbero in D. Molinari uno dei più validi correttori. Ed erano spesso opere di valore e di impegno, che richiedevano particolare diligenza e capacità come la "Summa Theologica" di S. Tommaso e «La Parola di Cristo», in 10 volumi.
Pochi minuti prima di morire fece la S. Comunione ed alla zia Suora con un fil di voce disse: «Ama tanto il Signore, è così bello amare il Signore!».
I funerali si svolsero nel maestoso tempio di S. Paolo: celebrò la Messa il Vicario Generale Don Damaso Zanoni; l'assoluzione fu impartita dal Provinciale d'Italia Don Pierino Marazza; ha rievocato la figura di questo Sacerdote lo scrivente, citando davanti alla Comunità paolina lo scritto del Primo Maestro, presente in spirito alla sacra funzione. Lo scritto fra l'altro così si esprime: «Prendo spiritualmente parte ai suffragi del caro Fratello... mi ha commosso nella confidenza dell'ultimo incontro in aprile di quest'anno...: le disposizioni di un vero Santo che si sentiva vicino al Cielo...».
E noi siamo convinti che un «vero Santo» un nuovo Santo prega per noi che stiamo camminando verso quella patria che il caro Don Giulio ha raggiunto: il Cielo.

D. G. CHIAVARINO

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