Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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Anno XXXII
SAN PAOLO
Settembre 1957
Roma Casa Generalizia,

AVE MARIA, LIBER INCOMPREHENSUS, QUAE VERBUM ET FILIUM PATRIS MUNDO LEGENDUM EXHIBUISTI (S. EPIPHANIUS EP.)

SACRA CONGREGATIO DE RELIGIOSIS

Prot. N° 01742/53 ( Circa uso radio-televisione)
Roma, 6 Agosto 1957


LETTERA Al SUPERIORI CIRCA L'USO DELLA RADIO E DELLA TELEVISIONE

Reverendissimo Padre.
Fin dal 1 gennaio 1954, alla stessa data in cui avevano inizio le trasmissioni televisive in Italia, il Santo Padre rendeva note agli Ecc.mi Ordinari locali, con una importante Esortazione sulla Televisione, le proprie vive preoccupazioni circa l'influsso che il nuovo potente mezzo di diffusione di notizie, fatti e spettacoli di ogni parte del mondo avrebbe potuto esercitare sulla vita morale e spirituale delle anime.
Tale meraviglioso prodotto della tecnica moderna, che in breve volgere di tempo è stato praticamente posto a disposizione di tutti, risulta abbastanza diffuso anche nelle Case religiose, mentre è noto che anche in Italia, ove propositi, promesse e la buona volontà di alcuni potevano far bene sperare che i programmi sarebbero stati contenuti entro i limiti dell'onesto e della morale, tali limiti non sempre sono stati rispettati.
Si sono pertanto aggravate le preoccupazioni dell'Augusto Pontefice per quanto riguarda l'uso di quello strumento, tanto prezioso quanto pericoloso, particolarmente negli Istituti di perfezione cristiana.
Nel settore della vita religiosa si tratta infatti, di salvaguardare la disciplina e la santità di tale vita, la quale non viene messa in pericolo solo dagli evidenti mali, ma anche da quell'influsso di mondanità che fa perdere il gusto delle cose spirituali e diminuisce, spesso insensibilmente, quel desiderio di perfezione che deve essere sempre vivo in ogni anima religiosa che a tanto si è impegnata in forza della sua stessa professione.
Questa S. Congregazione, in seguito al Congresso degli Stati di Perfezione, tenuto alla fine del 1950, ha preso vivo interesse alla regolamentazione dei ritrovati moderni - cinema, radio, televisione - nei loro diversi aspetti, in rapporto alla vita religiosa, alla disciplina e all'apostolato.
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In particolare circa la Radio e la Televisione, dopo aver approfittato degli elementi emersi dal Congresso stesso, ha chiesto e raccolto pareri di Superiori religiosi e di altre persone qualificate per solida scienza, pietà religiosa, esperienza di vita spirituale, nonché di varie nazionalità e sensibilità diverse, allo scopo di preparare ed inviare una Istruzione nella quale si potessero fissare delle norme generali, dalle quali i Superiori dei vari Istituti religiosi, sulla base del loro particolare spirito, della forma disciplinare, delle finalità interne ed esterne potessero derivare una più dettagliata e particolareggiata regolamentazione della materia.
È ovvio che, considerati i beni ed i mali, le utilità ed i pericoli che la Televisione presenta, questa S. Congregazione non considera necessaria una indiscriminata eliminazione di essa per tutti gli Istituti religiosi, come non intende approvare una piena ed assoluta ammissione o tolleranza della medesima : con la prima si correrebbe pericolo di estraniare troppo dalla vita sociale taluni Istituti religiosi che pur debbono vivere in mezzo al mondo e svolgervi un'attività sociale e religiosa ; con la seconda si ricondurrebbe senz'altro il Religioso in quel mondo che ha abbandonato, ad assorbirvi gradualmente quello spirito mondano che è inconciliabile con lo spirito religioso.
Con ciò la Chiesa non intende rifiutare quanto la scienza ed il progresso forniscono all'umanità e che può essere indirizzato al bene; ma non può e non intende declinare dal principio che «salus animarum suprema lex» per non venir meno alla propria missione. Di fronte poi a quella che è la parte eletta della Chiesa, cioè i Religiosi, non si preoccupa soltanto di eliminare i gravi ed evidenti pericoli del male, ma anche tutto ciò che può impedire o ritardare il cammino della perfezione che ne è lo scopo preciso.
In rapporto all'argomento della Radio-Televisione occorre naturalmente fare le dovute distinzioni. Altre infatti sono le esigenze della vita contemplativa, altre quelle della vita attiva ; nella stessa vita attiva, altro è quanto può ammettersi anche per un onesto sollievo e divertimento, altro ciò che comportano le esigenze dell'apostolato; nello stesso apostolato altro è ciò che si può ammettere per propria istruzione ed esperienza, altro ciò che i Religiosi stessi possono fornire ai fedeli sotto il loro controllo ed assistenza.
In base alle suddette considerazioni, questa S. Congregazione ha ritenuto opportuno fissare alcune norme fondamentali ed invitare, nello stesso tempo, i Superiori dei singoli Istituti a regolare, assieme ai loro rispettivi Consigli, nello spirito e nella tradizione propria, con norme più concrete, tale materia, affinché ciò che può essere un efficace ausilio all'apostolato, non degeneri in rovina spirituale dei Religiosi o, peggio, in un rilassamento generale della disciplina religiosa.
Tutto ben ponderato, questa S. Congregazione stabilisce quanto segue e su tutto ciò richiama l'attenzione dei Superiori per una precisa osservanza «graviter onerata eorum conscientia».
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1) Non esiste alcun motivo che giustifichi la introduzione di apparecchi televisivi nelle comunità di vita contemplativa sia di uomini che di donne; un apparecchio radio potrà tollerarsi all'unico scopo di permettere ai Religiosi di udire la parola del Papa che parla al mondo intero e riceverne la Benedizione, oppure per qualche eccezionale celebrazione a carattere religioso.
2) Nelle Religioni di vita attiva:
a) mai si possono permettere apparecchi Radio e molto meno apparecchi televisivi individuali, da usarsi liberamente e senza controllo del Superiore;
b) gli apparecchi Radio o Televisivi debbono essere sempre ed esclusivamente in qualche sala della comunità, in luogo palese, sotto il controllo del Superiore o di un suo delegato;
c) i Superiori debbono controllare il tempo dedicato alla televisione o alle audizioni radiofoniche, in modo che non vengano intralciate le occupazioni ed i doveri del proprio stato o dell'ufficio a ciascuno affidato, l'apostolato, le pratiche di pietà, gli esercizi della vita comune, le ore destinate al riposo, secondo l'orario della comunità;
d) i Superiori debbono vietare le visioni od audizioni che per ragioni di moralità o mondanità non siano confacenti alla vita religiosa: all'infuori delle trasmissioni delle cronache giornaliere o delle trasmissioni a carattere istruttivo o religioso, debbono o almeno possono considerarsi tali tutte le altre rispetto alla vita religiosa e perciò da interdirsi, se proposte solo a scopo ricreativo dei religiosi;
e) se ragioni di apostolato esigano chiaramente, per determinati Religiosi e in casi concreti, delle ragionevoli eccezioni, il giudizio di tali eccezioni sia sempre riservato al Superiore, il quale, «graviter onerata conscientia», procurerà che il pericolo sia il più possibile remoto, curando la scelta di Religiosi adatti, che abbiano solido spirito religioso, sana esperienza della vita e sappiano ben distinguere, non solo quanto possa essere dannoso ai detti Religiosi, ma anche quanto possa essere dannoso a coloro per i quali viene fornito lo spettacolo.

P. A. Larraona, Segretario
P. Palazzini, Sottosegretario


Questo «graviter onerata conscientia» con la presente passa ai Superiori Provinciali, Regionali, Locali, che devono provvedere innanzi a Dio, alla Congregazione, e ai loro rispettivi Fratelli e Sudditi. L'urgenza è maggiore nelle nazioni in cui le trasmissioni e proiezioni si permettono con più larga licenza.


Sac. Alberione

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