Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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Anno X - n. 13
S. PAOLO
G.D.P.H., Alba, 1 aprile 1935

[La cura dei Discepoli]

Carissimi in San Paolo,
Nella festa di S. Giuseppe, fra le grazie chieste, le cose imparate, gli esempi meditati vi furono:
a) Le grazie, gli insegnamenti, le virtù di famiglia religiosa. San Giuseppe Capo-Famiglia e di una Famiglia la più Santa, ma specialmente della Famiglia perfettamente religiosa, interceda per noi presso Gesù Figliuolo suo putativo e Maria SS. sua vera Sposa.
b) Inoltre abbiamo raccomandato al grande, umile e silenzioso Santo la Famiglia dei Discepoli (Coadiutori Laici). San Giuseppe, il più grande tra i Santi dopo la Madre di Dio e Madre nostra Maria SS., dice a quali uffici, altezze, meriti, gloria, possano essere chiamati questi nostri carissimi fratelli. È bene ricordarlo in questi giorni in cui il nostro caro Don Domenico, loro Maestro amato, è in viaggio per adempiere la Divina Volontà.
I Coadiutori Laici (Discepoli del Divin Maestro) hanno vocazione che ricorda la vocazione di San Giuseppe, custode, Maestro, Padre putativo, nutrizio rispetto a Gesù. Essi, infatti, dei Sacerdoti preparano per vari aspetti l'opera, l'aiutano e la estendono: sono coadiutori di essi, come essi di Dio, Dei adiutores. Chiamati a vita perfetta con particolare vocazione, sono consacrati a Dio con la professione dei voti di obbedienza, castità, povertà. Tutte le doti che San Bernardo, San Basilio, San Benedetto, San Francesco d'Assisi, Sant'Agostino fanno dello Stato Religioso si possono rivolgere alla loro privilegiata condizione; condizione così bella che la Chiesa l'ha regolata con disposizioni canoniche sapientissime, con privilegi ad essi riservati, con mansioni delicate.
San Basilio e Sant'Antonio Abate dedicarono ad essi buona parte della loro attività e della loro vita.
San Benedetto e San Francesco d'Assisi li amarono con fortissima e dolcissima carità: ed ammirabile fu il numero dei loro Religiosi-Laici. L'intero istituto di San Giovanni Battista de la Salle, che consta di 20.000 religiosi, è costituito da essi: milizia santa a servizio della Chiesa, della civiltà e della gioventù.
Quali altezze di virtù possono raggiungere nella loro umiltà silenziosa ed operosa! Poiché non è mai troppo detto: San Giuseppe né scrisse né predicò, ma sta sopra gli Apostoli; ed il succedersi dei secoli ne rivela sempre più la gloria; e il grande Leone XIII lo ha dichiarato protettore della Chiesa Universale. L'amore umile, la fede incrollabile, la speranza costante sono le virtù teologali che costituiscono il primo eroismo; la fedeltà nella obbedienza, nella castità, nella povertà, ne è frutto e altro eroismo ammirabile.
Nell'Apostolato Stampa condividono dei Sacerdoti così il lavoro come il merito. In esso partecipano all'ufficio d'insegnare ciò che Gesù Cristo insegnò ed i Sacerdoti insegnano; essi si fanno esempi di vita spesa interamente per il cielo; essi nell'orazione ed adorazioni ottengono frutti di vita alla parola e al ministero sacerdotale. L'Apostolato infatti richiede tanti mezzi oggi; e così sapienti e complessi nella loro organizzazione che quasi ci vien da dire: il ministero nostro è ben scarso senza il Coadiutore religioso, suora o laico. Perciò vengano elette persone che cooperino, come già vediamo nella vita del Maestro Gesù, nella vita di San Paolo, nei primi momenti e nei primi secoli della Chiesa.
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Vocazione - È la volontà di Dio che sceglie alcuno ad una vita più perfetta in terra per una maggiore felicità in cielo. Essa, eccetto nei casi straordinari, risulta a noi dal complesso delle attitudini di intelligenza, di affezione, di pietà, di salute; da un carattere mite e dolce, dall'età conveniente, ecc.: e ripetendo in breve quanto nei trattati appositi è spiegato in lungo, tre sono i segni: retta intenzione, attitudine, assenza d'impedimenti.
a) Recta intentio candidatorum a confessario convenienter probanda est; quin etiam regulariter exigenda est per certum tempus consilii constantia. Saepe enim fit ut quis sensibili potius aestu quam voluntatis proposito vitam religiosam appetat. De cetero, sciunt omnes veram vocationem aliquando ab humano eventu originem sumere.
b) Aptitudo pro statu religioso consistit potissimum in recto judicio, in animo jugo oboedientiae submisso, in indole bona, in scientia relative sufficienti. Parum apti sunt ad externam et communem consiliorum professionem, qui sunt ingenii nimis tenaces, animi insolentis, ad invidias suspicionesque propensi, parum sociabiles, qui humanis solatiis nimis indigent, etc. A fortiori parum apti sunt qui nimiam continendi experiuntur difficultatem, maxime si ingredi intendunt religionem clericalem. - Attamen, quoad haec omnia, perpendi debent candidati vires et spes emendationis; semina enim idoneitatis quandoque paulatim et post strenuos conatus voluntatis crescunt et vegetiora apparent (cfr. mox dicenda sub c).
c) Ad absentiam impedimentorum quod spectat, notandum, hos esse signum negativum idoneitatis, et ibi intervenire factum humanum, quod ingressum prohibet. Nihilominus non laevis momenti est signum istud; Deus enim per circumstantias exterioresque eventus suam voluntatem manifestare solet. Aditus enim ad claustrum interclusus est iis quos supra indicavimus, n. 2137. - Status peccati, dummodo fundata spes emendationis detur, non est ratio cur aliquis a proposito vitae religiosae retrahatur. (Morale del Marc, n. 2142).
I chiamati al sublime stato non sono: spostati, incapaci di un posto nella società; né dei caratteri strani, alteri, ecc.; né dei rifiuti di scuole o di famiglie, sebbene è evidente, in questo stato, non richiedesi l'inclinazione allo studio che nella vita sacerdotale. Essi sono dei fortunati, beniamini di Dio. In essi dobbiamo trovare delle condizioni e attitudini che ricordino quelle di San Giuseppe.
Il Signore ci dia lume e virtù e grazia per conoscere, zelare e formare queste anime al divino servizio. Notiamo che gli schiavi dell'invidia, che non lottano per estirparla efficacemente, non sono atti alla vita di comunità.
Molto si è fatto in questi ultimi mesi per i Discepoli e con frutto buono; il Signore attende però ancora tanto, tanto! Portiamo anime generose al Divino Maestro: Egli ritiene come fatto a sé quanto facciamo ad esse.
Ci benedica

Aff.mo Maestro ALBERIONE

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