Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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5. I VIZI CAPITALI5
1. Tra i doveri e gli uffici che avete da esercitare nella vita, vi sarà anche quello di dover dirigere gli esercizi, ma per imparare è necessario che li facciate bene voi. La prima parte degli esercizi è la parte purgativa; la seconda, la parte illuminativa; e la terza, la parte unitiva.
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2. Nella prima parte rientra la compunzione del cuore, il pentimento, il dolore: lodi e meditazioni che portano al dolore dei peccati. Bisogna purgarsi dai nemici della salute. Lottare contro i pericoli che ci vengono dal mondo, dal demonio, da noi stessi. Lottare contro le tre concupiscenze; lottare contro i vizi capitali.
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3. La concupiscenza della carne abbraccia tre vizi capitali: la pigrizia, la gola, la sensualità.
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4. La pigrizia. E' ripugnanza a faticare e tendenza al riposo. Dopo il peccato originale: Con il sudore del tuo volto mangerai il pane (Gn 3,19). San Paolo diceva: Chi non vuol lavorare non mangi (2Ts. 3,10).
La sacra Scrittura dice: Sono passato vicino al campo del pigro, era tutto incolto (Pr 24,30 ss). Vi sono persone così pigre che non sanno farsi violenza neppure per curare la pulizia personale, la pulizia della casa.
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5. Pigrizia è anche tendenza a riposare soverchiamente. Bisogna che dovunque andiate vi lascino almeno le ore di riposo; ma il pigro anche in ricreazione non gioca, in scuola sbadiglia. Ma io voglio ancora insistere su quella pigrizia che è tiepidezza. Il pigro non ha voglia di raccogliere le proprie facoltà interne per Gesù; non si prepara alla preghiera; prega piano per non faticare; non fa mai vero lavoro spirituale.
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6. E qui sono molte le anime che cadono. Eppure Gesù ha detto che il regno dei cieli soffre violenza. E' necessario lo sforzo. Vi sono invece persone che dichiarano lotta contro i loro difetti, e come lottano! Io ho conosciuto persone che andarono alle scuole serali a 17-18-19 anni; nei ritrovi militari, acquistarono bella calligrafia, istruzione. Vi sono delle figlie che non sanno molto (nutrivano polli e raccoglievano uova), ma entrate in comunità imparano un po' di tutto: orto, cucina, pollame, lettera ben scritta, ricamo... e sono sempre attente per sempre imparare. Persone che si scuotono, che s'impegnano. E questo, riguardo alle cose esterne.
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7. E nelle interne: quante cosette imparate sulla storia sacra, sulle vite dei santi, nella scuola d'ascetica. C'era un seminarista con me che si preparava così bene che i suoi fanciulli tacevano attenti e imparavano. Il parroco mandò a lui metà dei giovani della parrocchia.
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8. Chi non è pigro inventa tante cose, sa tante cose! Chi è pigro si lascia crescere erbacce e difetti in cuore, e neanche se ne accorge. Lo schiavo della pigrizia s'infiacchisce e non ha mai un giorno di fervore; non si degna di strappare sentimenti, di purificare le intenzioni. Questa è pigrizia spirituale che si chiama tiepidezza. Quanto è difficile che si scuota, si infervori. E' detto nella scrittura: Perché sei tiepido, io ti rigetto dalla mia bocca (Ap 3,16). Che brutta indifferenza è la tiepidezza! Combattere dunque la pigrizia. Può anche darsi però che una persona sia pigra perché molto debole e malaticcia.
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9. Il secondo vizio capitale, la golosità, è la tendenza a cibo soverchio. Il goloso è col cuore sempre in cucina, fa distinzione fra cibo e cibo e vi si soddisfa. Ha poco gusto nella comunione, tanto in una buona merenda. Il goloso è in cucina anche dopo aver mangiato, purché si rifaccia quella minestra. Tendenza a prendere cibo fuori pasto.
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10. Golosità e pigrizia approdano all'impurità. La golosità è da combattere, prendendo cibo con retta intenzione, per piacere a Dio, perché dopo si deve tornare a lavorare. E' dovere nutrirsi e anche curarsi con le medicine. Dominare la golosità non desiderando; durante il pasto non assaporare; nutrirsi con semplicità, almeno se non andiamo più avanti, come i santi che mescolavano erbe amare. Intanto elevare lo spirito nella lettura e buoni discorsi. Così faceva San Francesco di Sales, il quale non sapeva il gusto delle pietanze mangiate. Un giorno intingeva pane nell'acqua invece che nell'uovo, facendo ridere i vicini. Non lasciare il pasto senza una piccola mortificazione. Diceva San Vincenzo Ferreri: Guarda che il boccone che lasci non sia il peggiore.
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11. Sensibilità. Mortificare simpatie, antipatie non mettere mani addosso, non concedere nulla al senso, tanto da sole che in compagnia, tanto per relazioni sociali quanto in privato, per lettere, spettacoli, parole e fotografie. Mi diceva il prefetto della Sacra Congregazione dei Religiosi: Veda che queste suore non cerchino di piacere alla gente più di far piacere a Gesù. Non cercare le simpatie perché la gente si rivolga a voi.
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12. Far amare Gesù, non voi! Stare però attente a non esagerare, perché avendo il corpo, non possiamo escludere il bisogno del riposo, del nutrimento. Avere un cuore sensibile per i peccati, per i bambini abbandonati, per le sorelle, per la famiglia religiosa. Sensibile sì, ma sensuale no! Gesù fu la persona più sensibile che sia esistita, ma mai sensuale! Così la santissima Vergine. E poiché dovete vivere in mezzo a un mondo melmoso, siate come colombe bianche, con mente alta, con fronte serena, con cuore in cielo. Dignitose sempre: tempio dello Spirito Santo. Vi rispettiamo per quel che siete poiché Gesù è in voi: come le pissidi. Nella vostra semplicità dignitose sempre, come la santissima Vergine.

settembre 1941

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5 Settembre 1941