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L’ELEMOSINA
LA SCRITTURA ED I SANTI
Dice S. Ambrogio: «Se la morte vi ha tolto un figlio o qualche persona cara, sarebbe vostro desiderio di assisterla, soccorrerla, sollevarla. Ma voi non lo potete più fare; allora pensate così: che vi è possibile assisterla, soccorrerla, difenderla nella persona dei poveri. Quanto farete al povero gioverà al defunto».
«Se volete, diceva il santo Curato d’Ars, non arrestarvi nelle vostre elemosine, immaginate di vedere nell’infermo
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e nel povero che bussa alla vostra porta, qualcuno dei vostri morti, venuto a chiedervi l’elemosina».
La Sacra Scrittura esalta frequentemente il valore dell’elemosina: «Come l’acqua spegne il fuoco, così l’elemosina toglie il peccato». Ed altrove: «L’elemosina purga i peccati e ci fa trovare misericordia presso Dio».
SANTE INDUSTRIE
S. Gregorio Magno unì assieme le due opere di suffragio: l’offerta del divin Sacrificio della Messa e la distribuzione dell’elemosina ai poveri. Tale uso divenne regola presso diverse famiglie religiose. Si prescrive infatti che morendo uno dei fratelli si applichi per un mese per lui la S. Messa; ed intanto si dia ai poveri quella porzione di cibo che sarebbe stata consumata, se fosse ancora in vita, dal defunto. Si usa la medesima pratica anche oggi in famiglie ricche o presso i principi: si distribuiscono
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elemosine ai poveri, specialmente se essi intervengono ai funerali dell’estinto.
S. Giovanni Crisostomo consigliava gli abbienti di ritenere nella propria stanza una borsa appesa al capezzale del letto. Desiderava che ogni sera, ciascuno in penitenza delle quotidiane mancanze vi deponesse qualche moneta da distribuirsi il giorno seguente ai poveri.
S. Agostino inculcava: «Vi preme di trafficar bene il vostro denaro perché vi giovi per l’eternità? Date quel che non potete sempre conservare, per ottenere quello che non si potrà più perdere in Cielo».
DOVERE E VANTAGGIO
L’elemosina è anche un dovere dal quale i ricchi non possono dispensarsi. Disgraziatamente molti ricchi lo ritengono solo un consiglio.
Dice la Scrittura: «Chi ha due vesti ne dia una al povero; chi cibo abbondante ne faccia parte all’affamato. Siate
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misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro celeste. Date e vi sarà dato: una misura giusta e pigiata e scossa e colma. La misura che avrete adoperata per gli altri sarà applicata per voi. Beato l’uomo che è sensibile per il povero; il Signore lo libererà nel giorno difficile».
S. Pier Damiani narra un bellissimo fatto: «Un signore aveva soccorso una vecchierella, intirizzita dal freddo e sotto la pioggia, mettendole sulle spalle il proprio ricco mantello. Avvenne un’apparizione dopo la morte di entrambi: la vecchia fu veduta dinanzi alla Vergine a intercedere per quel signore, che era in Purgatorio, mostrandole il mantello ricevuto. La supplica della vecchierella fu esaudita: quell’anima fu liberata.
GRANDE MERITO
Riporto un altro fatto, tolto da un libro di un autore pio e ben informato.
Un povero vecchio, portinaio di un seminario, durante la sua vita aveva
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accumulato, soldo per soldo, coi risparmi, la somma di ottocento franchi. Egli non aveva famiglia, li aveva destinati perciò alla celebrazione di Messe in suffragio dell’anima sua.
Invece un giovane sacerdote, che stava per recarsi nelle missioni straniere, ebbe occasione di parlare della sua partenza al povero vecchio. Questi, ispirato da Dio, si decise subito di erogare a vantaggio della propagazione della Fede il suo piccolo peculio. Preso in disparte il giovane missionario, gli disse che quantunque avesse destinato quella somma per Messe in suffragio dell’anima propria, preferiva tuttavia restare, dopo morte, un po’ più di tempo in Purgatorio, purché il nome di Dio fosse glorificato sulla terra ed il Vangelo si dilatasse nel mondo.
Il giovane Sacerdote, commosso, volle rifiutare; ma l’altro insistette tanto che finalmente il missionario dovette cedere. Pochi mesi dopo, quel buon vecchio morì. Nessuna rivelazione è venuta a svelarcelo, ma mi pare di poter affermare:
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il Cuore di Gesù è tanto amabile e generoso che ha certo ricompensato colui che si affidò alle fiamme del Purgatorio perché Dio fosse conosciuto e onorato dagli infedeli.
QUANTO SI DEVE DARE?
Si dia da ognuno:
a) doni materiali e opere spirituali;
b) quello che si può: denaro, vesti, consigli, preghiere, compatimento, conforto, catechismo, libri buoni;
c) preferendo le opere più bisognose, i poveri vergognosi, favorendo le missioni, l’apostolato delle edizioni, le vocazioni, l’azione cattolica;
d) con generosità. Vi sono ricconi che credono di soddisfare all’obbligo dell’ elemosina con qualche soldino o con una vuota commiserazione.
Il dovere dell’elemosina ai ricchi impone assolutamente elargizioni di somme notevoli, specialmente alle Chiese, ai Seminari poveri, agli Istituti, Ospizi,
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Ospedali, ed a quelli che, in un modo o in un altro, soccorrono gli indigenti e provvedono a tanti bisogni della società.
Secondo l’insegnamento di S. Tommaso, l’elemosina possiede la virtù di soddisfare il peccato in modo più pieno che la preghiera; ed è anche più utile di essa.
L’Arcangelo Raffaele disse a Tobia: «L’elemosina salva dalla morte, cancella i peccati e fa trovare grazia presso Dio».
Lo Spirito Santo confermò le parole dell’Angelo col dire: «Come l’acqua spegne il fuoco più ardente, così l’elemosina distrugge il peccato» (Eccl 3,33).
E per farci intendere che le nostre buone opere sono perfezionate dall’ elemosina, soggiunse: «Apri la mano al povero affinché il tuo sacrificio espiatorio sia perfetto» (Id 7,37).
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