Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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II

LA COMUNIONE DEI SANTI

COMUNIONE DEI SANTI

Il dogma della Comunione dei Santi ricorda che tutti i fedeli formano un solo corpo mistico in Gesù Cristo, loro Capo.
I beati che sono in Cielo, come le anime che stanno in Paradiso, ed i viventi che sulla terra sono uniti alla Chiesa, sono le membra di questo Corpo. In esso, come nel nostro corpo, circola il sangue vivificatore di Gesù Cristo. Chi si distacca da Gesù Cristo col peccato
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grave, non è più membro di Lui; né potrà portare alcun frutto; ma chi rimane in Gesù Cristo con la grazia, porta molto frutto di vita eterna.

RELAZIONI INEFFABILI

La Chiesa militante onora i beati, che sono in Paradiso come amici di Dio e come esemplari di virtù. Li supplica di intercedere presso il Signore per noi; anima i fedeli a ricopiare gli esempi e a seguire la strada del Cielo come essi hanno fatto.
La Chiesa militante suffraga le anime che sono in Purgatorio con Messe, penitenze, indulgenze, ecc.; onde siano abbreviate le loro pene; e si affretti la loro entrata in Cielo.
I Beati in paradiso pregano per noi e per le anime purganti. Le stesse anime purganti ci aiutano con la loro intercessione presso il Signore.
I fedeli sulla terra possono partecipare a beni preziosissimi: S. Messa, le
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pubbliche preghiere, breviario che i sacerdoti recitano ogni giorno; inoltre possono arricchirsi di tesori lavorando alla propria santificazione e partecipando ai meriti di Gesù Cristo e dei Santi.

COME AVVENGONO

Ascoltiamo il P. Monsabré, nella sua conferenza su le relazioni fra i defunti ed i vivi.
«Uscita viva dalle strette della morte, egli dice, l’anima porta seco tutte le facoltà, non atrofizzate o condannate alla inerzia, fino alla risurrezione della carne, ch’ella dovrà rivestire alla fine dei secoli, ma capaci d’agire, ancora: benché le condizioni di questa attività siano mutare. La coscienza del proprio io, le abitudini intellettuali contrattate, le conoscenze acquistate, i ricordi impressi nella sua incorruttibile sostanza, persistono in lei con la vita».
«L’anima glorificata conserva la facoltà di muoversi secondo che le aggrava.
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Il modo di trasportarsi sarà evidentemente cambiato, ma l’atto per se stesso resterà. Simile all’uccellino che vola rapido e bello nell’aria, l’anima, mossa dalla volontà, si trasporterà ovunque, da un luogo all’altro. Inoltre, ella conserverà la facoltà di comunicare i suoi pensieri e di conoscere quelli degli altri».
Le anime beate non si disinteressano delle cose della terra: «Esse conoscono molti particolari che vedono nell’essenza di Dio, affinché la loro gioia sia completa e possano aiutare, in qualche modo, tutti quelli che sono ancora sulla terra» (Suarez).
Finalmente, esse sono capaci di comprendere e di amare: «È questa la dottrina della fede cattolica».

VERA AMICIZIA

Le anime gloriose conservano dunque intelligenza e volontà capace di amare; con tutti i ricordi che hanno portato dalla loro vita terrestre. Esse hanno una
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attività meravigliosa. Conoscono gli avvenimenti di quaggiù, comprendono, amano, e quindi posseggono tutto quello che occorre per continuare, con i parenti ed intimi, le relazioni di amicizia un tempo contratte.
Tra i viventi e trapassati si forma dunque una unione invisibile, ma reale; unione d’anime che corrispondono insieme a vicenda e che s’amano. Non solo, ma l’affezione di queste sante anime separate, libere ormai da tutto quanto vi fu in passato d’imperfetto e d’umano, è ben più efficace di prima. Sicure della loro felicità e conoscendone il prezzo, esse prendono viva parte alla salvezza e alla santificazione dei loro parenti ed amici. La loro sollecitudine più grande non è forse di avere un giorno in cielo, in felicità comune, coloro che esse continuano ad amare?
Abbiamo dunque in questo caso gli elementi della vera amicizia: comunicazione di beni, scambio di buoni servigi, mutua carità.
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VISIONI DI SANTI

Nella lunga visita, che S. Maria Maddalena de’ Pazzi fece in Purgatorio, allorché arrivò alla prigione di coloro che peccarono per ignoranza o per debolezza, vide vicini a loro gli Angeli Custodi a consolarli.
Altrettanto accadde a S. Maria Alacoque. In una delle sue malattie, ebbe la visita del suo Angelo Custode. La invitò a recarsi con Lui in Purgatorio; la condusse in un luogo vastissimo, tutto pieno di fiamme e di carboni ardenti; le fece vedere una grande quantità di anime, sotto forma umana, sollevanti in alto le braccia, per implorare misericordia.
S. Filippo Neri fu visto, dopo morte, circondato da uno stuolo di religiosi della sua congregazione, che erano stati tutti salvati da lui.
S. Francesco d’Assisi promise, ai suoi, frati di scendere in Purgatorio, dopo la loro morte, per liberarli, purché fossero stati fedeli osservanti della regola e
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in modo speciale, della santa povertà. Nostro Signore stesso lo aveva privilegiato di questo dono. Un gran numero di fatti, che si leggono nelle Cronache dei Minori, ci confermano questo privilegio.

SANTA TERESA

Grande era la carità di S. Teresa per le anime del Purgatorio. Ella scrisse:
«Mi si annunziò la morte di un religioso che era stato per molto tempo provinciale. Io avevo avuto assai relazione con lui, ed egli mi aveva reso sempre buoni uffizi. Questa notizia mi portò non poco turbamento. Sebbene egli fosse distinto per molte virtù, io ero in apprensione per la salute dell’anima sua, essendo egli stato per circa vent’anni superiore. Io tempo sempre molto per quelli che ebbero in vita il carico delle anime. Piena di tristezza, mi portai in un oratorio, e colà scongiuravo Nostro Signore di applicare a quel religioso il
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poco bene da me fatto in vita; e di supplire al rimanente coi meriti suoi infiniti. Mentre con tutto il fervore chiedevo questa grazia, vidi, al mio lato destro, uscire quell’anima dal fondo della terra e salire al cielo in un trasporto d’allegrezza purissima. Questa visione, assai breve nella sua durata, mi lasciò piena di gioia, e senz’ombra di dubbi sulla verità di quanto avevo veduto».
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