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IL PURGATORIO
CHE COSA SIA
Il Purgatorio è il luogo e lo stato nel quale si trovano le anime dei giusti che sono passate all’eternità con debiti di peccati veniali o di pene temporali. Quivi esse soffrono e si purgano finché abbiano soddisfatto interamente le Divina Giustizia.
Dai Padri viene indicato ora con uno ora con un altro termine. «Luogo di gemiti e di lacrime», «Fuoco di purgazione», «Carcere ove son trattenute le
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anime fin che abbiano pagato l’ultimo centesimo», «Lago profondo», Parte dell’inferno». Oggi lo si dice semplicemente «Purgatorio».
PERCHÉ IL PURGATORIO?
Vari sono i motivi per cui un’anima dopo morte può cadere nel Purgatorio:
1). Il peccato veniale non ancora perdonato. In Cielo nulla entra di macchiato. L’anima che passa all’eternità in peccato grave è condannata all’inferno. L’anima invece che è trovata del tutto pura, viene ammessa al Cielo. Ma l’anima che è macchiata di colpe leggere, viene mandata nel luogo di espiazione.
2). Le cattive abitudini: come una vita tiepida, le volontarie negligenze nelle preghiere, le piccole colpe nell’adempimento dei doveri del proprio stato, la trascuranza delle grazie di predilezione, ecc.
3). La pena temporale, meritata con le
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colpe; questa deve essere soddisfatta secondo che verrà determinato dal Giudice Divino, se in vita non si sarà scancellata con le indulgenze o le penitenze.
ESAME RIGOROSO
Un religioso per nome Stefano, venne trasportato in ispirito al tribunale di Dio. Stava egli già in agonia quando, eccolo turbarsi improvvisamente e rispondere ad un interlocutore invisibile. I suoi fratelli di religione che circondavano il letto, ascoltavano con terrore queste sue risposte:
«Feci, è vero, la tale azione, ma m’imposi pure tanti anni di digiuno».
«Io non nego quel fatto, ma l’ho pianto per tanti anni».
«Sì, anche questo è vero, ma in espiazione ho servito il mio prossimo per tre anni continui».
Indi, dopo un momento di silenzio, esclamò: «Ah! su questo punto non ho nulla da rispondere; non altro per mia
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difesa che raccomandarmi alla misericordia infinita di Dio».
S. Giovanni Climaco che riferisce questo fatto, di cui fu testimonio oculare, ci fa sapere che quel religioso aveva vissuto quarant’anni nel suo monastero; che aveva il dono delle lingue e altri privilegi; che superava altri monaci per esemplarità della sua vita e peri rigori delle sue penitenze. E conchiude con queste parole: «Me infelice! Che cosa mai diverrò e che cosa potrò sperare io meschino, se un religioso tanto penitente trovavasi privo di difesa dinanzi a poche colpe leggere?».
Le parole: inferno e purgatorio
Nel Simbolo degli Apostoli noi diciamo di Gesù Cristo che dopo la sua morte discese all’inferno. La parola «inferno», dice il Catechismo del Concilio di Trento, si dà ai luoghi inferiori in cui sono trattenute le anime che non ottennero l’eterna beatitudine. Uno di essi è
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una nera e oscura prigione, in cui le anime dei reprobi sono tormentate, da un fuoco eterno. Questo luogo è l’inferno propriamente detto; chiamasi anche « geenna e abisso».
Vi è un altro inferno, o Purgatorio. In esso le anime dei giusti soffrono per un certo tempo, onde essere pienamente purificate, prima che abbiano aperta l’entrata nella patria celeste: giacché niente di macchiato potrebbe mai entrarvi.
Un terzo inferno era quello in cui venivano accolte prima della venuta di Gesù Cristo le anime dei santi; e nel quale godevano un tranquillo riposo, consolate e sostenute nella speranza della loro redenzione. Sono quelle anime sante che nel «seno di Abramo» aspettavano Gesù Cristo; esse furono liberate quando Egli scese all’inferno . Allora il Salvatore subitaneamente in mezzo a loro, sparse una brillante luce, le riempì di una gioia ineffabile; e fece loro godere la sovrana beatitudine della visione di Dio. Si verificò allora quella promessa di Gesù
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al buon buon ladrone: «Oggi sarai meco in Paradiso».
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S. Bernardo, celebrando una volta la S. Messa nella chiesa che sorge presso le Tre Fontane di S. Paolo a Roma, vide una scala che da terra andava fino al cielo; su per essa gli Angeli andavano e venivano dal Purgatorio, liberando le anime purganti e conducendole tutte splendenti al Paradiso.
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