Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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VI. GUARDANDO AL FUTURO
Cose da realizzare
I. LA SUMMA VITÆ1
Vi è un disorientamento sempre più forte, oggi: malattie dello scientismo e del tecnicismo. Ciascuna e tutte le scienze, invenzioni e scoperte sono capitoli del gran libro della creazione; ognuna è la conoscenza dell’opera creatrice di Dio, ognuna deve servire come mezzo all’uomo per andare a Dio; come serve l’occhio, la lingua, la volontà per l’uomo. Ma come avviene spesso in alcuni uomini che non si chiedono: «di dove vengo, dove vado, perché vivo?», così delle conoscenze, invenzioni, scoperte; compiacendosi gli uomini soltanto di possederle, non si chiedono «chi le ha fatte, perché me le ha date, a che servono?».
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Tutto deve servire all’uomo, in ordine a Gesù Cristo, a Dio, secondo San Paolo: «Omnia vestra sunt, vos autem Christi, Christus autem Dei».2
Le scienze approfondite conducono a Gesù Cristo, che è la via a Dio; preparano cioè a ricevere la rivelazione di Gesù Cristo; il quale, come Dio, mentre creando le cose illuminò l’uomo a conoscerle, volle rivelare, per elevare l’uomo, altre verità non impresse nella natura; [e] così preparare l’uomo a vedere Dio, se l’uomo avrà bene usato della ragione, accolto e creduto nella rivelazione.
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Come il peccato portò il disorientamento nei costumi, nel culto, tra i popoli: così portò il disorientamento nella Filosofia e nelle scienze. Per l’orgoglio umano: «eritis sicut Dii»,3 spesso esse non approdano alla Teologia, alla Fede, non servono all’uomo, lo rendono schiavo, così che impediscono il conseguimento del fine.
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La scienza umana è nobile arma, ma spesso è adoperata contro l’uomo. Ma noi Sacerdoti, continuatori dell’opera di Gesù Cristo, compiamo il nostro ministero di dominare la scienza e illuminare e guidare gli intellettuali, perché approfondiscano il loro sapere ed in fondo vi trovino Gesù Cristo e Dio? Il Sacerdote per operare in questa direzione ed elevare gli intellettuali dalla ragione alla Rivelazione, dalla scienza umana alla divina, deve cercare gli intellettuali ove sono; come il Figlio di Dio si fece uomo per trovare l’uomo, pecorella smarrita, e riportarlo a Dio Padre. Per questo i programmi pontifici esigono oggi che il chierico impari assai più della scienza umana, che non prima di Pio X.
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Occorre: 1º studiare, almeno sufficientemente, la scienza umana; 2º unificare le scienze nella Filosofia delle scienze; 3º mostrare la Filosofia come immediata ministra che introduce alla Rivelazione.
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Nell’oremus4 della festa di Sant’Alberto Magno5 si dice: «O Dio, che il Beato Alberto, pontefice e dottore, hai reso grande nel sottomettere la sapienza umana alla fede divina, concedici di seguire così da vicino il suo magistero da godere la perfetta luce in cielo».
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Attualmente manca l’unificazione delle scienze in una Filosofia che introduca gli intellettuali fin su la porta della Teologia, ed ecciti in loro il desiderio di altra luce, quella del Cristo; attraverso a cui si arriverà alla piena luce in cielo.
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Durante i corsi teologici, studiando, oltre i trattati della scuola, la Somma (filosofica e teologica) di San Tommaso e conferendo spesso con il Canonico Chiesa sull’impresa del Santo di raccogliere le scienze antiche (specialmente la filosofia di Aristotele) ed unificarle, si conchiudeva sempre: «Uniamoci in preghiera perché la Divina Provvidenza susciti un nuovo Aquinate che raccolga le sparse membra, cioè le scienze, in una nuova sintesi metodica e chiara, anche se breve; e ne formi un unico corpo».
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Gli intellettuali, oltre l’aiuto divino della grazia, così avranno pure l’aiuto umano del loro sapere: ogni scienza, attraverso la Filosofia, manderà un proprio sprazzo di luce alla Teologia; e le molteplici scienze troveranno pure la loro unità nella molteplicità, e per l’umiltà della fede si avrà la terza rivelazione, lumen gloriæ.6
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Tutto ciò si trova nel Maestro Divino: scienze naturali che si conoscono per il lume naturale della ragione; scienze teologiche rivelate da Gesù Cristo, che si accettano per il lume della fede; visione di tutto in Dio, nell’eterna vita, per il lume della gloria.
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Dopo molte preghiere si decise di farne un saggio, o come un tentativo in un Corso di Teologia.7 Il Canonico Chiesa era a conoscenza del popolo tedesco, inglese e francese, fra cui passò tempo notevole; laureato in Teologia, Filosofia, ed in ambo le parti del Diritto, largo conoscitore delle scienze umane (non in tutti i particolari, ma nei loro principii, uso, applicazione, fine, ecc.).
Si erano consultati molti trattati, guida il Divino esemplarismo;8 ma il tentativo da molti neppure fu esaminato, o venne considerato come una fanciullesca illusione...
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Eppure le adorazioni al Divin Maestro che egli,9 certo, compie in cielo, dove si riprometteva di accompagnare San Paolo Apostolo, l’universalista, nel canto eterno a Cristo, Eterna Verità; e le adorazioni che si fanno sopra la terra, dalla Famiglia Paolina, comprese le Pie Discepole (che hanno questa missione da compiere), otterranno dal Maestro Divino Eucaristico questa grazia. Se è vero che qualunque cosa chiediamo in nome di Gesù Cristo ci viene data,10 crediamo, aspettiamo, lavoriamo umilmente e con fede.
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La Pia Società San Paolo considererà spesso «ad quid venisti?».11 Essa porti sempre nel cuore gli intellettuali; il Vangelo è cosa divina: in fondo corrisponde a tutte le menti; è capace di soddisfare a tutte le domande [rispondendo] agli uomini di ogni tempo. Se si conquistano gli intellettuali, si pesca con la rete, non con l’amo soltanto.
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Allora [si realizzerà] il completo abbraccio delle due sorelle in Cristo-Dio: Ragione e Fede.
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II. STUDI ACCADEMICI
Occorre arrivare ad un completamento degli studi fino a conferire i gradi per la Filosofia, Sociologia, Teologia, Diritto. Il Seminario di Genova era facoltà pontificia che conferiva i gradi.12 Il Canonico Chiesa gli aveva detto: «Non che mediante una laurea tu acquisti la scienza; ma una laurea è una più solenne dichiarazione ed un’approvazione che puoi esercitare i ministeri sacri. Potrai entrare negli uffici sacerdotali con maggior fiducia, pensando: Mi sono impegnato a rendermi, sotto il riguardo della scienza, atto ad insegnare la dottrina cristiana: ora penso di poter contare per tutto quel che manca, che è il più, sopra la divina promessa dabit verbum evangelizantibus».13
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Particolare luce venne il 30 Giugno 1906.14
Questa ricchezza verrà data da Dio alla Famiglia Paolina nella misura della corrispondenza alla sua missione.
Si può lavorare in tale direzione.
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III. OSSEQUIO A MARIA, MEDIATRICE DI GRAZIA
In uno dei sogni interrogò Maria che [cosa] potesse ora fare la Famiglia Paolina di ossequio, e quale omaggio attendesse dalla cristianità in questo momento storico. Maria si mostrava avvolta in luce oro-bianco come la piena di grazia. Udì: «Sono la Mater divinæ gratiæ».15
Questo risponde al bisogno attuale della povera umanità; e giova a far meglio conoscere l’ufficio che Maria attualmente compie in cielo: «Mediatrice universale della grazia».16
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Ecco un semi-cieco, che è guidato; e col procedere viene di tanto in tanto illuminato, perché sempre possa avanzare: Dio è la luce.17
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Alcune altre cose potranno vedersi in seguito.
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Ringrazio il Signore per questi doni:
1) Nel corso filosofico feci la vestizione del cingolo di San Tommaso per la purezza.
2) Nel corso teologico fui ascritto al Circolo dell’Immacolata tra i chierici.
3) Nel corso teologico appartenni al Circolo Fanciullo Gesù.
4) Ricevetti successivamente l’abitino dell’Immacolata, del Carmine, dell’Addolorata.
5) Nel primo anno di Messa fui iscritto tra i Sacerdoti adoratori.
6) Mi fece un gran bene l’appartenere al Terz’Ordine domenicano ed esserne il Direttore per la città di Alba.
7) Soprattutto l’apostolato della preghiera, dal 1902.
8) Al Transito di San Giuseppe e alla Madonna della buona morte.18
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1 Su tutto questo tema: cf San Paolo, febbraio 1955-settembre 1959 (CISP pp. 1195-1254) e UPS II, 149-161.

2 «Tutto è vostro, ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio» (cf 1Cor 3,22-23).

3 «Diventerete come Dio» (cf Gn 3,5).

4 Cf Colletta dal Missale Romanam, “Proprium de Sanctis”, 15 nov.

5 Sant’Alberto Magno (1193-1280), canonizzato nel 1931; protettore degli studi di Scienze naturali.

6 Il “lume della gloria” è una “virtus” soprannaturale che potenzia la facoltà conoscitiva, rendendola capace di penetrare l’essenza di Dio. La necessità del “lumen gloriæ” fu definita dal Concilio di Vienne (Francia), contro i Beguardi che la negavano: cf la cost. Ad nostrum qui, 6.5.1312: Denz.-Schönm. 891ss.

7 Francesco CHIESA, Lectiones theologiæ dogmaticæ recentiori mentalitati et necessitati accomodatæ. Vol. I: De constitutione theologicæ mentalitatis. Vol. II: De Deo Uno - De Deo Trino - De Deo Patre. Vol. III: De Deo Filio - De Deo Spiritu Sancto. Vol. IV: De Sacramentis - De Sacramentalibus - De Oratione.

8 Cf E. DUBOIS, De exemplarismo divino seu de trino ordine exemplari et de trino rerum ordine exemplato, Roma 1897.

9 Il soggetto è il Canonico Chiesa.

10 Cf Gv 14,13.

11 «Perché sei venuto?» Interrogativo col quale si suole esprimere la finalità della esistenza o di una impresa particolare.

12 Presso il Seminario di Genova vi era un “Almum et Apostolicum genuensium theologorum S. Thomæ Aquinatis Collegium”, presso il quale si presentavano sacerdoti di diverse diocesi italiane, per dare gli esami e conseguire i gradi accademici in Teologia. Don G. Alberione ottenne qui il baccellierato, la licenza e la laurea in Teologia, rispettivamente il 18.2 e 17.12.1907 e il 9.4.1908. Il documento con il quale egli veniva dichiarato Dottore in Teologia, reca la data del 10.4.1908.

13 «Darà la parola a coloro che evangelizzano» (Sal 67,12, secondo la Vulgata). Il testo originale, secondo la Bibbia di Gerusalemme, è: «Il Signore annuncia una notizia: le messaggere di vittoria sono grande schiera».

14 Non conosciamo, finora, il significato di questa “luce”. Ricordiamo solo che il giorno precedente, 29 giugno 1906, il chierico Alberione aveva ricevuto il Suddiaconato.

15 «Sono la Madre della divina grazia».

16 Quanto fosse caro a Don Alberione questo titolo di Maria, risulta da una serie di fatti che legano, come un filo d’oro, tutta la sua esistenza. Il suo primo libro fu dedicato alla B. M. Vergine delle Grazie di Cherasco (1912), a proposito del quale testimoniò: «Per riconoscenza a Maria nel 1909 incominciò l’apostola[to-edizioni con il] piccolo libro: La Madonna delle grazie. Partire con Maria, come il Maestro Divino [quando iniziò] l’opera della Redenzione: è garanzia di grazie speciali; Dio stabilì Maria via a Gesù e quindi stabilì Gesù via al Padre» (frammento ms del 1953). – Una delle sue ultime fatiche fu il sostegno al Centro “Mater Divinæ Gratiæ” di Rosta (Torino) animato dalle dottoresse Luigina G. Provera e Lydia Bonicco. – Soprattutto notevole è la proposta avanzata da Don Alberione al Concilio Vaticano II per l’approvazione del relativo dogma (cf A. DAMINO, Don Alberione al Concilio Vaticano II, Ed. Archivio Storico Generale della F.P., Roma 1994, pp. 19ss.).

17 «Ecco un semi-cieco...», scritto a mano, con grafia quasi illeggibile, che ben testimonia la sua condizione fisica in quel momento.

18 Con questo brano manoscritto l’A. ha inteso concludere con un ultimo e motivato “ringraziamento” la rassegna delle “abbondanti ricchezze di grazia che Dio ha elargito alla Famiglia Paolina”.