Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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ANNO VIII N. 2 – 15 Febbraio 1926 – Bollettino Mensile – Conto Corrente Postale

UNIONE COOPERATORI
BUONA STAMPA

Opus fac Evangelistae (II Tim. IV - 5)



Alba – Scuola Tipografica Editrice – Alba

IL CARATTERE E LA MISSIONE DELLA STAMPA CATTOLICA


Il Santo Padre, il dì dell’Epifania, alla lettura del Decreto con cui si approvavano le virtù in grado eroico di Antonio Maria Claret, Arcivescovo di Cuba, traeva, nel Suo discorso, argomento dalla festa dell’«Apparizione» e dall’apostolato del Venerabile, per toccare squisitamente ancora una volta della stampa.
Pio XI ha felice l’intuito, eloquentissima l’illustrazione dei provvidenziali ricorsi. Vi ascoltiamo o vi leggiamo spesso come una rivelazione, quale Ei traduce, così piana, così semplice e logica e naturale che par strano non sia stata da tutti spontaneamente ravvisata. L’Epifania e la stampa, ad esempio! La manifestazione di Gesù ai gentili è il mezzo più potente, più efficace, più irresistibile per dilatarla fra quanti non Lo conoscono nella Sua verità, nel Suo insegnamento, nella divina opera Sua! Iddio inviò gli Angeli a invitar i pastori, la stella a guidar i Magi: mosse dal Cielo i suoi segni. Se v’ha oggi una forza, una potenza, in terra, a cui niun confine è interdetto, e che può spingersi sotto ogni orizzonte e far eco a quegl’inviti celesti, questa, è la stampa. Essa può muovere verso l’altare e verso la cattedra eterna, in luogo di alcuni pastori appena e di alcuni grandi, moltitudini di umili e di eccelsi, popoli interi, e tracciar loro le vie con una virtù di espansione e di penetrazione quale materialmente non ebbero gli Apostoli, non i missionari, non l’infaticato pellegrinare della Chiesa, per secoli verso le sue conquiste.
Sulla pagina di un giornale, mille volte, centinaia di migliaia di volte riprodotta, diffusa a milioni, può rifulgere, contemporaneamente, dinnanzi ad un infinito numero di anime o ignare o sperdute, la luce di Betlem, raccogliendo, prostrata, intorno al Nato divino, una folla di coscienze e di cuori. E questo ogni dì, ogni ora, in ogni luogo, per una perenne, universale Epifania agli spiriti ed alle menti. L’Epifania e la stampa! L’«Apparizione» di Cristo ininterrotta in magistero popolare, che, se ossequente per filiale vincolo di assoluta disciplina alla parola infallibile di Verità, può rinnovare nel mondo costantemente la pietà ed i fervori onde palpitò il Presepio; può moltiplicare offerte sublimi ed effusioni ineffabili di divine misericordie!

Un Apostolo della Stampa


Certo così deve aver pensato e sentito l’apostolato della stampa, il grande Pastore di Santiago di Cuba, certo deve averlo immaginato sì alto e sì santo,
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sognato tanto degno ed efficace, se circa settant’anni or sono, nell’inarrivabile zelo che lo animava, scelse tra i mezzi più cospicui di propaganda e di lotta questo pel quale – fu detto acutamente – San Paolo avrebbe nutrito le più vive predilezioni.
Il P. Nicolò Garcia, rievocava tale caratteristica della vita dei Venerabile, con le seguenti parole, del suo indirizzo al Sommo Pontefice: «Fu apostolo della Spagna che tutta percorse nelle sue spedizioni evangeliche, profumandola cogli esempi della sua santa vita, e illuminandola colla verità di Cristo, ora a mezzo della sua predicazione, ora a mezzo della stampa. Sommano molti milioni gli scritti, libri, opuscoli, fogli volanti che il Servo di Dio distribuì non solo senza utile proprio ma eziandio spendendo del suo, all’uopo, somme copiose. Sicché sarebbe cosa difficile assai risolvere se il Venerabile salvò o santificò più anime col suo ministero sacerdotale e pastorale o con gli scritti suoi pieni d’unzione divina».
E il Santo Padre raccogliea tale accenno rilevando come «un titolo, una gloria, un merito caratteristico di Antonio Maria Claret, fosse precisamente quello di aver accoppiato con felicissimo connubio l’apostolato, il ministero della predicazione, della carità, dell’opera, dell’esercizio personale con l’impiego più largo, più moderno, più avveduto, più vivace, più industrioso, più popolarmente geniale della stampa, del libro, del piccolo libro, del piccolo foglio divoratore dello spazio». Più fortunato, in questo, dell’Apostolo delle genti, il quale «non v’ha dubbio, per l’anima così ardente di propagare la dottrina di Gesù Cristo, si sarebbe servito nella più larga misura possibile di quella grande propagatrice del pensiero e dell’idea che è la stampa».

Pio XI e la Stampa


Non per la prima volta Pio XI manifesta per la stampa l’altissima stima e la profonda considerazione propria di Chi crebbe e visse tra i libri, tra i monumenti più grandiosi di un’arte che s’affermò come nuovo soverchiante potere sociale; e la considerò per ciò ch’essa vale per la scienza non solo ma per la vita, per la erudizione non solo, ma per la difesa e la propagazione del Vero.
Certo ne vide e ne misurò i pericoli; certo pensò che pari al bene, ch’essa può diffondere ovunque, potea essere il male; pensò che di potenza salutare ed elevatrice, potea volgersi in uragano sterminatore, e quindi, alle rette volontà, alle sane forze umane che pongono la stampa al servizio della virtù, prepose, propiziatore di superni lumi, un protettore celeste: San Francesco di Sales.
Sì che celebrandolo in una memorabile Enciclica Ei tracciava gli insegnamenti che dalle opere sue, dal suo genio e dal suo esempio confortano gli scrittori, guidano, sopratutto i giornalisti, quando già il giornale, sopravanza il libro, ne moltiplica la propaganda, ingigantisce in sé e per sé, o i benefici o i danni della stampa, indicante ormai per antonomasia le celeri pagine quotidiane che una moltitudine di lettori divora in pochi minuti, sufficienti tuttavia ad imprimere nelle menti, nei cuori, nelle coscienze semi inestinguibili di bene o tenacissimi germi avvelenatori.

Indirizzo paterno


Ma oggi ancora, la stampa ascolta una parola augusta di esaltazione del Maestro universale; e in questa esaltazione torna una volta ancora implicito un monito. Come già disse del giornalista, degno solo del suo nobilissimo apostolato se imitatore della dottrina, della prudenza, della fermezza e della carità del Salesio, così ripete della stampa, degna solo della sua missione se usata agli ideali ed ai fini cui la volle Antonio Claret.
Comunque volessimo considerare, ordinare, organizzare la stampa nostra e l’opera che il giornalista vi svolge, è ormai dinnanzi a noi ben chiaro e irrefutabile un presupposto, un eloquente indirizzo paterno.
Il Santo Padre infatti parlò della stampa, nell’occasiona del centenario di
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un Santo, di un Vescovo, apologista formidabile perché Pastore zelantissimo. Ripeté il suo pensiero nella festa dell’Epifania e classificò, per così dire, l’apostolato della stampa nel pio mandato di «manifestare» Cristo alle anime; di manifestarlo giorno per giorno nei brevi istanti, in cui in ogni campo, per ogni scorcio di vita, sotto ogni aspetto, religioso, morale, scientifico; sociale, civile, politico, passano in un baleno la fotografia del pensiero e del fatto, il commento, la critica, la approvazione e la deplorazione; recando nel bene e di contro al male sempre e ovunque, la «manifestazione» di Colui che ne dettò la legge eterna, e la volle operosamente attuata.
Richiamò finalmente per la stampa considerata, non solo nella sua essenza, ma nella sua estrinsecazione, l’esempio ancora di un Santo, ancora l’esempio di un Pastore.
In una parola è della stampa e del giornale cattolico, ciò che è della Chiesa e della società cristiana, cui il divino insegnamento impose: «cercate innanzi tutto il Regno di Dio»: difendetelo e diffondetelo innanzi tutto. Non «dopo» non «contemporaneamente» ma «innanzi tutto». Sta in questo semplice avverbio la nostra legge, il nostro dovere, l’esaurimento squisito della nostra missione.
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Di fronte all’atletica figura di Francesco di Sales, dinnanzi alla gigantesca opera di Antonio Claret, mentre il Vicario di Cristo dichiara essergli di conforto la rievocazione di un apostolo della stampa «nel giorno dei Santi Magi, nel giorno della grande manifestazione, della Epifania del Signore» niun’altra conclusione potrebbe trarsi, più ovvia, più logica, più rigorosa.
Conclusione che può ben farci tremare ma rassicurarci insieme per quelle divine promesse che la Chiesa accompagnano e, per essa, le opere compiute sotto l’egida sua.
La stampa pertanto, il giornale cattolico, partecipano del magistero della Chiesa, offrono ad esso tutta intera la propria missione, fan propri i suoi fini, la natura, le caratteristiche, e li riflettono sul posto avanzato di combattimento ch’è loro affidato, sull’arma che impugnano, nelle battaglie che impegnano. L’orgoglio cioè di un apostolato ch’è affermazione di verità, conquista di anime; il senso di responsabilità per salvaguardare e diffondere un patrimonio di fede, di dottrina spirituale e di insegnamenti sociali che non ci appartiene come ad arbitri: donde la fermezza cristiana per non piegare ad un contingente interesse o alle soggettive aure di una facile popolarità, e insieme la carità che fa della penna cattolica una forza che per vincere non abbatte, ma converte; il ripudio ad ogni lotta le cui passioni offuschino la netta visione dei sommi principi; delle ultime mète, del superiore mandato e insieme sovvertano l’obbiettività dell’osservazione e del giudizio, lo spirito di bene verso tutti, verso gli stessi avversari; la costante fedeltà alla divisa «fuori e sopra ogni questione di parte» per esser universale il pensiero che diffondiamo, inteso a salute di tutti: per esser la chiesa e l’Azione Cattolica – che la nostra milizia ordinano e consacrano – non mai legate a scopi ed a programmi di partito, quali essi siano, pur volti ad attuare nel campo politico – e cioè soltanto nei suoi limiti, nel costume, nelle vicissitudini, nelle discipline e con i mezzi suoi propri – sane e giuste idee, che però scaturiscono da ben più ampie fonti spirituali e morali, cui sale ed attinge la civiltà, e non solo lo Stato, la società, e non solo una organizzazione di parte.

(Dall’Osservatore Romano)



Raccomandiamo a tutti gli amici che ricevono il Bollettino «Unione Cooperatori» di farlo conoscere, farlo leggere, invitare e cercare persone ad associarsi inviandoci la piccola offerta di L. 5 pel bollettino. A tutte queste persone invieremo il bollettino ogni mese. È opera che costa poca fatica, ma di grandi meriti pel cielo.
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Si è detto che se l’Apostolo San Paolo fosse vissuto ai giorni nostri sarebbe divenuto giornalista. È dubbio che questa parola si sarebbe avverata secondo la lettera, ma senza dubbio si sarebbe avverata nello spirito. Non v’ha dubbio infatti che San Paolo, il quale, nonostante le difficoltà materiali, con le sue Lettere, con i suoi scritti così meravigliosamente moltiplicati fino dai suoi giorni portò in tanta parte del mondo l’evangelizzazione; che quell’uomo dall’anima così ardente di propagare la dottrina di Gesù Cristo, si sarebbe servito nella più larga misura possibile di quella grande propagatrice del pensiero e dell’idea che è la stampa.
Un titolo, una gloria, un merito caratteristico, è precisamente quello di aver accoppiato con felicissimo connubio l’apostolato, il ministero della predicazione, della carità , dell’opera, dell’esercizio personale con l’impiego più largo, più moderno, più avveduto, più vivace, più industrioso, più popolarmente geniale della stampa, del libro, del piccolo libro, del piccolo foglio divoratore dello spazio.

Pio Papa XI



A San Paolo per la Buona Stampa

O gloriosissimo Apostolo, che con tanto zelo Vi adoperaste per distruggere in Efeso quegli scritti che ben conoscevate, avrebbero pervertito la mente dei fedeli: deh! vogliate anche al presente volgere su di noi benigno lo sguardo. Voi vedete come una stampa miscredente e senza freno si attenti a rapirci dal cuore il tesoro prezioso della fede e della illibatezza dei costumi.
Illuminate, ve ne preghiamo, o Santo Apostolo, la mente di tanti perversi scrittori, affinché desistano una buona volta dal recar danno alle anime colle loro ree dottrine e perfide insinuazioni. Suscitate in mezzo al popolo cristiano santi apostoli ed operai della Buona Stampa, che lavorino con fede, umiltà e zelo per diffondere il regno di Gesù Cristo. A noi impetrate la grazia, che, docili sempre alla voce del Supremo Gerarca, non ci diamo mai alla lettura di scritti perversi; ma cerchiamo invece di leggere, e, per quanto ci sarà dato, di diffondere quelli che, col loro pascolo salutare, aiutino tutti a promuovere la maggior gloria di Dio, l’esaltazione della sua Chiesa e la salute delle anime. Così sia.

50 giorni d’indulgenza



DATE ALLA CHIESA
UN MISSIONARIO DELLA BUONA STAMPA

Si sente talvolta da buone persone, questa esclamazione: Oh, se anche mio figlio si facesse sacerdote! Quanto sarei contenta di dare al Signore un mio figlio! Ed in cuor loro invidiano quelle madri che hanno un figlio avviato al sacerdozio e le chiamano fortunate.
Questa consolazione tutti se la possono procurare: anche quei genitori a cui il Signore non ha dato figli, facendosi Padrino o Madrina di un giovane che sia avviato al sacerdozio pagandogli la pensione o comprandogli il necessario (libri o vestiti).
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In Casa abbiamo dei giovani poveri che promettono bene, i cui genitori non possono pagare la tenue pensione o le altre spese necessarie: devono forse troncare per questo: deve a questi giovani essere chiusa la via al raggiungimento del loro alto ideale? Sarebbe una crudeltà troppo fine, un far dipendere il Signore da quattro soldi.
Quante buone persone sole e cui il Signore ha largheggiato in beni di fortuna potrebbero prendersi a cuore uno di questi figliuoli e procurarsi un bene immenso! Il giovane serberà riconoscenza, si ricorderà ogni giorno nella comunione del suo Padrino o Madrina e, sacerdote, alzando il calice dopo la consacrazione invocherà che quel Sangue scenda propizio sul suo benefattore.
La vita passa, i beni terreni si lasciano, le opere buone compiute rimangono e ci accompagnano al giudizio: quanto deve consolare nell’ultimo momento della vita il pensiero: Io parto, ma lascio un Sacerdote. Riflettano le persone che sono nella possibilità di compiere quest’opera e seguano la voce del Signore.
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Quanto ha già costato la Chiesa a S. Paolo?

Per il terreno. Lo spazio necessario per la Chiesa è rilevante. Infatti la Chiesa occupa una superficie di circa 1800 metri quadrati: inoltre devesi pure tenere conto del terreno necessariamente adiacente, un po’ di piazzale, dei passaggi di accesso, della sacrestia ecc. Ciò che importa almeno un totale di metri quadrati 3800. Tempo fa il terreno nei luoghi limitrofi ad Alba non aveva un prezzo molto elevato.
Oggi si calcola che esso venga a costare L. 1000 per tavola ciò che importa un totale di lire centomila per il terreno della Chiesa.
E questo è pure un prezzo buono! dato che si verifica ogni giorno un sensibile e ulteriore aumento ancora.
Quanti sono i proprietari degli stabili che circondano la nascente costruzione sono concordi nel riconoscere come tali dati sono anzi al di sotto della estimazione comune.
Si noti ancora che a tali prezzi si devono aggiungere parecchie spese che si devono ancora fare e quelle già fatte per rendere il sito sgombro, pulito, fabbricabile. E così si può calcolare che in totale il terreno verrà a costare a cose compiute L. 120.000 di cui 110.000 già pagate.

Per la muratura. Avevamo pubblicato che la muratura avrebbe raggiunti, su per giù, duemila metri cubi; ogni metro cubo avrebbe costato all’incirca 100 lire date le difficoltà che si incontrano nella costruzione di una Chiesa.
Nello sviluppo però del disegno è stato necessario aumentare di parecchio tale calcolo; giacché si è riconosciuto il bisogno di dare alla Chiesa un sotterraneo che potesse servire alla Chiesa stessa e la rendesse maggiormente sana; la Chiesa si è dovuto prolungare di altri dodici metri, per varie gravissime ragioni; inoltre si è sentito il bisogno di darle una facciata, dietro le molte insistenze, pervenute da varie parti, facciata che per l’uso cui era destinata la Chiesa non appariva necessaria.
Cosicché i metri di muratura saranno assai di più, di quanto preventivato. Intanto però della Chiesa esiste già la sacrestia che per ora serve di Cappella che ha costato L. 52.000; esistono già due muri laterali con una cubatura di metri circa 300; esistono già i muri di buona parte del sotterraneo; totale metri cubi circa 1000 pari a L. 100.000 (centomila) di spese.


Riassumendo

Per terreno: spese L. 110.000
Per la muratura della sacrestia L. 52.000
Per muratura della Chiesa L. 100.000
Totale spese ad oggi L. 262.000 a cui si devono aggiungere gli interessi.

Agli Emigrati

Un senso di gioia c’invade il cuore nel ricevere e leggere le vostre notizie: sentiamo allora di amarvi di più e ci pare di essere più vicini. Parecchi di voi, in questo mese ci procurarono questo godimento: dall’America, dalla Francia dalla Svizzera ci giunsero lettere, richieste di libri, offerte, domande di celebrazioni di S. Messe. Deo gratias.
Ora una parolina in confidenza: Non sarà possibile aumentare la famiglia dei cooperatori all’estero? A noi pare di sì e che il compito sia vostro: avete conoscenti, avete amici costì, se parlate loro del bene che possono compiere, se fate passare loro il bollettino, noi stimiamo che in poco tempo la famiglia aumenti di un buon numero di veri cooperatori. Sarà maggiore il bene, maggiori i meriti e più grande la gloria in cielo; confidiamo nella vostra opera.

Sulla tomba di S. Paolo Apostolo

Parecchi divoti di S. Paolo, dopo che hanno saputo dell’apertura di una casa nostra a Roma, hanno chiesto che venissero celebrate Messe nella Basilica di S. Paolo, presso le SS. Reliquie dell’Apostolo. Siamo lieti di poterli assicurare che verrà fatto.
Per le spese eccezionali l’elemosina è di L. 10 ogni Messa.
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NELLA PIA SOCIETÀ SAN PAOLO

Notiziette mensili

Conversione di S. Paolo

La festa della conversione di S. Paolo fu anticipata di un giorno: si celebrò la domenica 24 gennaio. Fu preceduta da una novena con benedizione del SS. Sacramento. Si celebrò con solennità, nella preghiera e nel raccoglimento.
La conversione di S. Paolo deve portare in noi una trasformazione intima, profonda, completa, perciò non deve disturbarsi il lavorio della grazia con esteriorità.
Si ebbero due messe e vespri solenni a cui presero parte anche amici di paesi vicini.
S. Paolo ricompensi quanti pregarono con noi.

Vestizione Chiericale

Tredici giovani ricevettero da mani del Venerato nostro Vescovo l’abito chiericale. È il primo frutto di volontà buona e costante: è il primo passo verso l’alta e sublime meta. S. Paolo benedica i loro propositi.

La Casa di Roma

va sistemandosi a poco a poco, mentre si incominciò a stampare i bollettini: è una tenera pianticella che abbisogna di cura e di molta preghiera.
I giovani e le figlie sono contenti; per la messa e la visita vanno alla basilica di S. Paolo a loro vicina: nel giorno della conversione di S. Paolo vi assistettero ai solenni Pontificali.

Una visita

Il Sig. Maestro venne da Roma a farci una visita. Lo vedemmo volentieri e sentimmo con gioia parlare della casa di Roma. La notizia del suo arrivo fu accolta con gioia. Tutti volevano vederlo, sapere notizie di Roma: si fermò poche ore: alla sua partenza i giovani fecero ressa all’uscita della casa per baciargli la mano.

La morte

Anche quest’anno venne a farci una visita.
Ci rapiva il ragazzo tredicenne Dani Daniele. Era buono, tanto buono, rispettoso e docile; adempiva con scrupolosità, con amore qualunque cosa gli venisse detta. La morte lo rapì per trapiantarlo in cielo; e fu degna corona ad una vita piena di meriti. Durante i pochi giorni di malattia ricevette il S. Viatico, l’Olio Santo, la benedizione degli agonizzanti, e più volte l’assoluzione e fece volentieri il sacrificio della sua vita, per la Stampa buona.
Per lui si pregò molto per ottenere la guarigione, si pregò e si prega per suffragarne l’anima. All’addolorata mamma che accorse ad assisterlo, ai parenti tutti le più sentite condoglianze della Casa: sia di conforto il pensiero di aver acquistato un angelo in cielo che prega per loro.

Borsa di studio Ss. Celso e Carlo


Due ottimi fratelli, benedetti dal Signore nelle loro sostanze, hanno destinata una somma che pubblichiamo a parte, per costituire una borsa di studio. Essa è sotto la denominazione dei Ss. Celso e Carlo: perché i due fratelli, avendo ciascuno un figliolino l’uno di nome Celso e l’altro di nome Carlo, intendono che l’offerta rimanga come preghiera perpetua ai due Santi loro protettori. Sì, ai due fratelli, degni padri di famiglia, che tanto ardentemente cercano la buona educazione dei loro figliolini, auguriamo e preghiamo di tutto cuore le grazie del Signore abbondantissime.
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Soccorriamo i nostri cari che gemono in Purgatorio: un piccolo nostro sacrificio, una Messa ben udita forse basta a liberarli da quelle atroci pene: non siamo di cuore insensibile: ascriviamoli alla partecipazione delle due mila messe.
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SEZIONE SOCIETÀ BIBLICA

Cari Cooperatori,

Una parola a voi: Le avete già le Lettere di San Paolo? - Per imparare a conoscere S. Paolo e per suo amore procuratevele, leggetele, meditatele. Sarete contenti. Ne furono stampate 25000, spedite 17000, rimangono 8000. Occorre diffonderle, prima fra di voi, e poi fra gli altri.
Per averne una copia senza nessun disturbo, ci vuole L. 1,50; 1 lira è il prezzo del libro, 0,50 il costo della posta per spedirlo; se legato alla bodoniana ci vogliono 2 lire; se legato in tela L. 2,50.
Indicateci persone che ne prendono o voi stessi fatene prendere dai vostri amici, o conoscenti e inviateci il seguente specchietto riempito e spedito a noi in busta aperta con 10 centesimi.
Inviate:
a me - p. es. 4 - 5 Lettere S. P. da 1,50 - 2
al seguente indirizzo ........................................
ai seguenti indirizzi ........................................
Per evitare tanti e tanti disturbi di cui difficilmente potete farvene un’idea, fateci la carità di mandare l’importo insieme alla commissione.
Con lo stesso specchietto e alle stesse condizioni potete avere:
Il Vangelo da 1,50 - 2,00 - 2,50
Il Divin Maestro da 2 - 2,50 - 3
Piccola vita di Gesù 2,50 - 3
Ora però vi raccomandiamo tanto le Lettere di S. Paolo.

Ai delegati Diocesani

Per facilitare la diffusione è buono suddividere i Vangeli fra i vari centri più importanti della Diocesi; una parte ciascuno come tanti suddelegati.
Non sembra opportuno tenerli tutti alla sede della Diocesi, ma osservare i centri dove altri ha più comodità di intervenire e offrir loro la comodità, Vicarie, centri di mercato, di popolazione, di comunicazioni, ecc. Erano i luoghi preferiti da S. Paolo per la diffusione del Vangelo e della predicazione per S. Giovanni B. e Gesù Cristo. Per quanto si può presso sacerdoti.

Importante

SI PREGA vivamente nell’inviare acconti pei Vangeli o Divin Maestro di non attendere somme notevoli, ma si mandi subito, con sollecitudine anche solo cinquanta, cento lire. È una carità fiorita e facilita a noi il soddisfare ai nostri impegni di giustizia.

TORINO
La prima conferenza sul Vangelo

Con parola chiara e precisa, con dottrina soda e sicura, il teol. cav. Silvio Solero ha dato principio ieri sera davanti ad un uditorio numeroso, ed attento, al breve ciclo di conferenze sul Vangelo, dovute alla iniziativa del Centro Diocesano Uomini Cattolici.
Dopo brevi parole del prof. Bettazzi, che presentando l’oratore spiegò la ragione e il fine delle presenti conferenze, il teol. Solero esordì facendo rilevare l’importanza del Vangelo, come la più preziosa e autorevole fonte storica per la conoscenza di Colui che è senza dubbio il più grande personaggio che sia esistito, Gesù Cristo, che riempie
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di sé tutta la storia Umana. Oggetto di studi lunghi ed appassionati da parte di eretici e di razionalisti è pur doveroso che i Vangeli diventino anche oggetto di studio diligente per tutti i cattolici.
L’oratore prosegue, parlando degli autori dei quattro Vangeli, o meglio dei quattro libri che compongono il Vangelo, la buona novella; e delinea rapidamente ed efficacemente le caratteristiche di ciascuno, secondo il fine diretto e particolare che ognuno dei quattro si prefisse. Spiega il motivo della notevole (e troppo esagerata dai razionalisti) diversità tra i tre Vangeli sinottici e il quarto, quello di S. Giovanni, il quale, scrivendo per ultimo e dopo che già erano spuntate le prime eresie che tendevano a negare la divinità di Gesù Cristo, dovette tenerne conto, e condurre il suo Vangelo col carattere di una più esplicita, più insistente, più solenne affermazione del Grande dogma centrale della Religione Cristiana.
Si sofferma quindi ad accennare gli importantissimi documenti storici che provano la autenticità dei Vangeli sempre conosciuti, sia dai Padri e scrittori dei primi secoli, sia dagli stessi avversari della Chiesa, sotto quei nomi con cui ancora li conosciamo noi.
Le argomentazioni, sobrie e semplici, riescono di una grande efficacia, e gli uditori, le seguono con evidente interesse. Il teol. Solero che le seppe esporre con grande sicurezza e convinzione, annunziò per questa sera la continuazione del suo interessante studio. E siamo certi che crescerà il numero di coloro che accorreranno nel desiderio di essere sodamente istruiti in un punto di dottrina tanto importante.

Ciò che scrive l’Arcivescovo di Capua


Ai MM. Sigg. Parroci dell’Archidiocesi di Capua.
Abbiamo, con grande consolazione del nostro cuore, vista una rifioritura di premure in Italia, perché sia introdotta nelle famiglie la lettura del S. Evangelo. La benemerita Pia Società S. Paolo, per l’Apostolato della Buona Stampa, i Congressi, specialmente quello di Bologna, e la voce autorevole del S. Pontefice, che ha convalidati tali impegni, sono per noi una valevole spinta a collaborare, perché si metta in opera presso i nostri diocesani, un tale desiderio. Certamente nel Vangelo come afferma Clemente Alessandrino, Gesù Cristo si fa a noi grande pedagogo, giacché il Vangelo contiene due grandi ammaestramenti: quello cioè della narrazione della vita di Gesù Cristo e quello della dottrina, che viene dai suoi ammaestramenti. Infatti in quel codice divino viene narrata in compendio tutta la vita da Gesù Cristo menata sulla terra, a cominciare dal suo ammirabile concepimento, fino alla sua Ascensione al Cielo, son riportati i suoi principali miracoli e tutta la predicazione corroborata da essi e dall’esempio delle virtù divine da lui praticate.
Basterebbe per poco meditare sul discorso ammirabile detto della montagna riportato nel capo V del Vangelo di S. Matteo, per attingere da quel codice celeste tutto il distillato della più grande perfezione morale. Il Vangelo ha civilizzati i popoli più barbari, ha abolita la schiavitù, ha elevata alla sua dignità umana la donna, che presso i popoli, ove non rifulse una tal luce, era ed è tenuta come cosa e non come persona a dir corto, ha santificato il mondo e di questa parola scritta può dirsi quel, che della parola parlata da Cristo affermarono i Giudei, Nunquam locutus est homo sicut hic homo.
E non solo per il suo contenuto questo libro è divino, ma anche per la forma in cui e stato redatto perché esso fu scritto, come tutti gli altri libri della Bibbia sotto l’ispirazione dello Spirito
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Santo. Ed in ciò si rende più accessibile degli alti libri di quel codice divino, perché esso purché sia corredato almeno di piccole note esplicative, ha meno di quella oscurità, la quale si trova nei libri sì dell’Antico che del nuovo Patto, giacché la predicazione di G. C., fatta in maniera popolare e spessissimo per via di parabole e similitudini, è più accessibile alle menti meno evolute, ed emana una fragranza di virtù così semplice, così modesta e penetrante, da attirare con incredibile soavità la mente e il cuore di chi legge. Molto pure si rende necessaria la diffusione del Vangelo esattamente tradotto e corredato da note esplicative, perché la setta protestante, profittando dell’ignoranza o della buona fede delle persone ignare delle arti della Società Biblica, dispensa, per mezzo dei suoi gregari, il Vangelo non solo privo di note, ma tradotto in modo da inoculare sottilmente il veleno dell’errore. È dunque necessario, concludeva il Congresso di Bologna, che ogni famiglia tenga il Vangelo, ma tradotto con l’approvazione ecclesiastica e munito di note per i tratti oscuri, acciò i Cristiani abbiano da esso ad attingere verità di salute e di edificazione dalla parola di Colui, cui disse Pietro Verba vitae aeternae habes.
Perciò nella 2.a Domenica dell’Avvento (6 Dicembre), in apposita Omelia, dopo la Messa Solenne, cioè verso le 11, accenneremo al popolo di Capua la grande utilità dell’acquisto del libro dell’Evangelo e desidereremo che i Parroci di tutta l’Archidiocesi si trovassero presenti per trasmettere poi, nelle loro Omelie, la nostra parola. Nella detta Omelia, sarà accennato il modo pratico e la piccola spesa, che è necessaria per fornirsi di tale libro di sacra lettura.
Speriamo che questa nostra esortazione non sia rivolta invano, mentre con tutta l’effusione del nostro cuore vi benediciamo.

Gennaro Arc.vo di Capua



A San Paolo per ottenere la pazienza

O glorioso S. Paolo, che da persecutore del nome cristiano sei divenuto un Apostolo ardentissimo per zelo e che, per far conoscere il Salvatore Gesù fino agli estremi confini del mondo, hai sofferto carcere, flagellazioni, lapidazioni, naufragi e persecuzioni di ogni genere, e in ultimo hai versato, fino all’ultima goccia, il tuo sangue, ottieni a noi la grazia di ricevere, come favori della divina misericordia, le infermità, le tribolazioni e le disgrazie della vita presente affinché le vicissitudini di questo nostro esilio non ci raffreddino nel servizio di Dio, ma ci rendano sempre più fedeli e fervorosi. Così sia.

Indulgenza di 300 giorni

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ASSOCIAZIONE GENERALE BIBLIOTECHE
Pia Società San Paolo - Alba (Piemonte)


Nel mese di gennaio, la famiglia dell’A. G. B. ha acquistato un discreto numero di nuove federate e molte delle vecchie han preso novello e lodevole incremento.

SOFIA VAGGI REBUSCHINI
S. FRANCESCO D’ASSISI

Bellissima vita popolare scritta in occasione del VII Centenario Francescano. Tutte le Biblioteche se ne provvedano subito, perché sarà molto ricercata. L’edizione è magnifica: una bella copertina illustrata; 16 tavole fuori testo, stampate su carta di lusso; molte belle illustrazioni nel testo.
PREZZO LIRE SEI

I soci dell’A. G. B. la potranno avere franco di porto inviando cartolina vaglia di Lire 4,20.
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CENTRI DI DIFFUSIONE DI LIBRI BUONI E OGGETTI RELIGIOSI

Loro scopo

Siamo lieti di poter constatare come quest’opera, cara al Signore, e feconda di tanto bene, vada sempre più estendendosi. Deo gratias! In questo mese parecchi si son proposti in modo particolare di diffondere La Preghiera del Parrocchiano libro di pietà completo, molto pratico. Questo infatti è proprio lo scopo del Centro di diffusione di dedicarsi specialmente a far adottare un libro da tutte le famiglie, una corona, un crocifisso, ecc. e non temerne un assortimento tanto vasto, che non ottiene un frutto così copioso ed immediato. Ci avviciniamo ora alla S. Quaresima tempo molto propizio per pensare alla morte, farebbe cosa ottima chi in questo tempo provvedesse ad ogni famiglia, l’Apparecchio alla morte di Sant’Alfonso così da offrire un po’ di santa lettura per ogni giorno.
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OPERA ANTIBLASFEMA


È consolante l’assistere lo svolgimento sempre più vittorioso della crociata contro la bestemmia. Ieri quasi si aveva vergogna a non bestemmiare, oggi si copre la faccia di rossore a chi gli sfugge una bestemmia. Ieri non si poteva viaggiare, uscire di casa senza udire bestemmie, oggi si può viaggiare tranquillamente senza che le nostre orecchie siano offese da parolacce oscene contro Dio, la Vergine SS. ed i santi.
Questo è il frutto di una propaganda viva, intensa per ogni parte d’Italia.
Dappertutto si tengono conferenze, si organizzano giornate contro l’infame vizio. Sui tram, sulle automobili, nelle officine si legge la scritta: Non bestemmiare: ed il bestemmiatore è punito.
Sua E. il Card. Tosi Arcivescovo di Milano in una lettera pastorale al Clero ed al popolo milanese dopo aver stigmatizzato il brutto vizio, invita tutti ad una crociata solenne, cordiale, apostolica contro la bestemmia che è il desiderio del S. Padre.
La Giunta milanese in relazione al contenuto della pastorale ha stabilito:
1) In città avrà luogo la giornata antiblasfema in un giorno da stabilirsi;
2) Nella Diocesi il secondo giorno delle Quarant’Ore, che si celebrano nelle singole Parrocchie, sia dedicato alla crociata antiblasfema; quindi:
a) La predica che si tiene in quel giorno deve versare, sulla enormità di questo peccato, sul dovere o modo di riparazione;
b) Nelle ore pomeridiane di detto giorno si tenga pubblicamente l’Ora Santa di adorazione, cercando di assistere il popolo in questo atto di riparazione;
c) S’insista nel raccomandare la ripetizione della Comunione a questo scopo, anche da parte degli uomini, e si mettano in pratica tutte quelle risorse, che lo zelo dei singoli suggerisce.
Sorgano queste giornate care al Cuore di Gesù; sorgano in ogni paesello: e con più prestezza si arriverà alla vittoria completa.
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Le anime pie si commovono a sentire una bestemmia... e ben a ragione! ma molto di più dovrebbero commoversi alle bestemmie pubbliche lanciate dalla stampa perversa contro l’adorabile persona di N. S. Gesù Cristo, letta poi, gustata e ripetuta da milioni di lettori.
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La vittima è morta… Ma lui, non c’entra!


Il diretto proveniente da Bologna passava velocemente davanti al casello n. 88.
Ad un tratto il macchinista s’accorge che sui binari c’è qualche cosa, c’è qualcuno. Con tutti gli sforzi tenta di frenare il treno, per evitare una sciagura.
Impossibile! Quando il treno si ferma, già le rotaie rosseggiano di sangue.
Una giovane, sui vent’anni, giaceva col capo troncato dal busto.
Nessun seppe dirne il nome; nessun documento spiegava il motivo di quell’atto folle.
Eppure un documento c’era chiaro accusatore.
La giovane suicida, nell’istante in cui si gettava sotto il treno, aveva in mano un romanzo passionale.
La giustizia investiga, cercando i connotati dell’infelice suicida, le cause, le circostanze. E poi? E poi lei è morta, e nessuno si occupa più d’altro!
E l’autore del libro galeotto!
Ah! già lui non c’entra; non è stato lui a spingere con le sue mani la sventurata sul binario fatale; lui era lontano a sghignazzare oscenamente sul pianto delle vittime sciagurate, a ridere sulla loro morte, a godersi il guadagno ricavato colla vendita della turpe merce, il prezzo del tradimento.
Genitori, se amate i vostri figli non permette che passino per le loro mani libri e giornali maligni.
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LE VIE E I MEZZI DELLA DIVINA PROVVIDENZA

«Domandate e riceverete»

Iddio fa la volontà di coloro che lo pregano: ha piacere che mettiamo in Lui tutta la nostra confidenza. Egli è sensibile specialmente quando promettiamo di aiutare i suoi interessi.

Ricordiamo sempre che quanto diamo in beneficenza ricade su di noi trasformato in tante grazie e benedizioni.
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Le numerose quote pervenute nel mese dimostrano la costanza delle collettrici ed il loro zelo. Il denaro speso per far un sacerdote è quello che assicura il buon esito dei beni temporali e che più consolerà in punto di morte.

A tutti i generosi amici grazie infinite: il Signore e S. Paolo li benedicano tutti e ricompensino la loro bontà.

Fanno bene le famiglie dei nostri alunni ed alunne, mentre saldano il trimestre delle spese e della pensione, mandare una offerta per le eccezionali spese che deve sostenere la Casa, cogli attuali rincari. Il Signore ricompenserà questo atto in benedizioni sui figli.

Saremmo lieti aver notizie sugli inchini che fanno i bimbi delle cassettine sparse qua, e là: Cortemilia, Monticello, Boves, Ormea, Bagnasco, Montelupo, Novello ecc. Lavorano le cassettine? o si può sperare?
Quante grazie per la vita possono essere legate ad un soldino!

Dare al Signore è una bella fortuna: una grazia che il Signore non concede a tutti. Quando si dà in nome di Dio, perché si estenda il suo regno, frutta il cento per uno, su questa terra e per la felicità eterna.
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Nella piccola cappella di S. Paolo si prega continuamente anche durante la notte. Le Messe si celebrano dalle ore 4,30 alle 8: chiunque può assistervi e fare la Comunione.

Il donare qualcosa ai Signore torna sempre a nostro vantaggio: in modo tutto speciale ricordiamo al Signore la donatrice: Egli penserà a ricompensarla degnamente.

Cosa occorre

Ora la cappellina di Alba abbisogna di purificatoi, di amitti, di ampolle che raccomandiamo agli amici.
La Cappellina di Roma abbisogna di un po’ di tutto, anche di un altarino.

Pel Raggio al Divin Maestro

E il raggio sarà bello, servirà per la nuova chiesa! Che consolazione poter poi dire: quel raggio che chiude Gesù è in parte mio!

Depositi a fondo perduto

Vi sono persone sole, coniugi senza figli che disponendo di somme di denaro più o meno grandi hanno pensato portarle alla Società S. Paolo affinché se ne servisse per compiere del bene, riservandosi di ritirare il capitale e l’interesse in caso di bisogno.
Quante altre persone potrebbero fare altrettanto: con quel denaro che il Signore ha loro dato e di cui non si servono presentemente potrebbero acquistarsi un bel posticino in Paradiso ed in caso di bisogno ritirare il loro deposito.

Altro modo facile di cooperare

Una brava donna del popolo venne a S. Paolo e disse: «Ho qui questa somma; a casa non ne faccio niente, la lascio a loro in deposito senza interesse. A loro serve e così mi faccio del bene anch’io. Quando ne abbia bisogno tornerò a prenderla».
Due signori ci lasciarono in deposito cartelle, di cui non si servivano; e quando ne ebbero bisogno vennero a ritirarlo.
Un altro ci lasciò in deposito una discreta somma dicendo: «Per ora non ne ho bisogno, quando mi abbisognerà verrò a ritirarla».
Intanto il bene che si compie rimane e ci accompagna al giudizio.

Che cosa è un Apostolo

È un’anima, un cuore tutto di Dio, che innanzi al S. Tabernacolo di Gesù si è acceso d’amore al Signore ed alle anime.
In questo amore pena perché non tutti amano il Signore, non tutti sono sulla via della salute. Vorrebbe tutti accendere, tutti salvare! Scorgendo che mezzo efficacissimo è la Stampa Buona esclama: vorrei bruciare la cattiva, coprire il mondo della Buona.
Come S. Alfonso aveva provato il gran valore della preghiera e ne scrisse un libro e nella prefazione disse: Io non ho questa possibilità, ma vorrei di questo libro farne tante copie quanti sono gli uomini e darne una a ciascuno.
E l’Apostolo della Buona Stampa può farlo più facilmente e vuole, ardentemente desidera farlo.

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Vorrei che le persone da me dirette fossero sempre le meglio vestite, ma anche le meno pompose ed affettate.

S. Francesco di Sales.


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Dir. Resp. Teologo Alberione Giacomo
ALBA. Scuola Tip. Ed. ALBA
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PIA SOCIETÀ S. PAOLO
(CUNEO) ALBA – PIEMONTE

È un istituto di persone viventi in comune a modo dei religiosi allo scopo di santificare se stesso e di diffondere il pensiero e la vita cristiana a mezzo della Buona Stampa; giornali, periodici, riviste, biblioteche, libri, bollettini parrocchiali ecc.
In essa possono entrare tanto i Sacerdoti che i laici: prendendo i soliti impegni dei religiosi, cioè castità perfetta, povertà, obbedienza con l’obbligo di condurre vita comune sotto la regola determinata.
Per svolgere l’apostolato della Buona Stampa, ha varie iniziative; mentre che per formare il pensiero o gli apostoli della Buona Stampa ha aperto varie sezioni di aspiranti.

SEZIONE OPERAI

Si compone di giovanetti che aspirano a dedicarsi alla Stampa Buona, o eseguendo il lavoro tipografico (stampare, comporre, legare) o diffondendola in modo adatto ed efficace. Vi si accolgono giovanetti che abbiano 12 anni, sani di mente e di corpo, pii, che abbiano superato almeno la terza elementare. Ad essi si continua la scuola, si avviano all’arte tipografica, si dà educazione religiosa: passati cinque anni seno ammessi al noviziato, poi possono, volendolo, chiedere di entrare nella Pia Società S. Paolo, che penserà in tutto al loro avvenire.
Basta un’intelligenza comune, ma è indispensabile che diano segni di vocazione religiosa.

GIOVANI STUDENTI

Sono i giovanetti ch, tendono alla carriera ecclesiastica e alla vita religiosa. Essi sono in un vero seminario, con tutti i corsi di studio e tutti i mezzi di formazione secondo la loro speciale vocazione. Nello stesso tempo, essi imparano alquanto l’arte tipografica e si fa loro conoscere la missione della Buona Stampa. Terminati i loro corsi di studio (Ginnasio, liceo, teologia) potranno chiedere di entrare nella Pia Società S. Paolo.
Che se la loro vocazione sarà invece di sacerdoti secolari potranno poi in modo particolare valersi della Stampa Buona in vantaggio delle anime.

STAMPA PER LE MISSIONI

La stampa in favore delle missioni ha un campo vastissimo di bene: per invitare i popoli a pensare agli infedeli, formare gli alfabeti ed i libri per l’istruzione degli infedeli ecc...
Se i giovani vorranno essere Sacerdoti essi seguiranno i corsi ordinari di studi per prepararvisi convenientemente; se invece intendono di rimanere laici essi avranno la formazione morale mentre apprendono l’arte tipografica.
A suo tempo, potranno chiedere di partire per le missioni ove si dedicheranno a salvare gli infedeli.

Le Pie Discepole

Sono una famiglia religiosa di figliuole, in Alba (Piemonte), dai 18 anni in avanti.
Si consacrano ad adorare continuamente per turno, il Divin Maestro, Gesù Sacramentato per effettuare l’«Avvenga il tuo regno» specie col mezzo della Buona Stampa.
Conducono vita comune, a modo delle suore facendo privatamente i loro voti.
Hanno ciascuna due ore di adorazione per ogni giorno: oltre le altre pratiche comuni di pietà; si occupano poi anche di lavori comuni, (cucire, rammendare ecc.).
Vivono in casa propria, sotto la guida del Superiore della Pia Società S. Paolo.
Devono essere scelte fra le figlie che più inclinano alla pietà specialmente eucaristica. Siano sane di mente e di corpo, e non oltrepassino i 25 anni; entrando non pagano pensione di sorta, ma devono essere fornite di un corredo sufficiente: e nei primi due anni sono a loro carico le spese di vestire, bucato ecc..

Figlie di S. Paolo

Sono figliuole divise in due classi: quelle che scrivono e dirigono o diffondono la Buona Stampa; e quelle che la compongono, stampano, legano, spediscono.
Le prime compiono i loro studi ordinari di una giovane che voglia rendersi maestra.
Le altre imparano l’arte tipografica e la esercitano. Tutte hanno una formazione religiosa molto buona.
All’età conveniente possono chiedere di entrare nel noviziato e quindi di essere ammesse come Suore della Buona Stampa. Conducono poi vita comune e la Casa provvede a loro per l’intiera loro vita.
PER DOMANDE, SCHIARIMENTI RIVOLGERSI AL R.mo TEOL. ALBERIONE GIACOMO DIRETTORE DELLA PIA SOCIETÀ S. PAOLO - ALBA (Piemonte).
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